TV italiana | ||||||
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Arsenico e vecchi merletti Due innocue anziane signore, molto per bene e premurose, che con garbo d'altri tempi offrono ai propri ospiti un dolce vinello di sambuco, corretto all'arsenico (prendete nota: "Per due fiaschi di vino ci vuole un cucchiaino di arsenico. Si aggiunge mezzo cucchiaino di stricnina e poi appena un pizzico di curaro."). Il loro fratellone demente provvede poi a occultare opportunamente i cadaveri. Il nipote ignaro scopre questo simpatico passatempo ed è leggermente sorpreso. Equivoci e brividi deliziosi per un piccolo capolavoro, già ottimo film di Capra nel 1942. Altro RAI nel 1969. |
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Dieci poveri negretti Dieci persone in un luogo isolato e una per una vengono uccise dal misterioso padrone di casa. Ed è il terrore. Perchè? Uno dei primi gialli portati in tv è tratto da uno dei più celebri romanzi di Agatha Christie, che avrà numerose trasposizioni cinematografiche. Siamo proprio agli inizi e l'adattamento televisivo è condizionato da una scenografia allestita al risparmio e da una lentezza che vorrebbe replicare il clima di attesa del libro ma che si risolve in un ritmo soporifero. Gli attori, seppur bravi, sono inchiodati allo stile teatrale. |
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L'infallibile ispettore Rock Come non citare i gialli più brevi della storia? Si trattava della pubblicità, su Carosello, della terrificante Brillantina Linetti: l'agenzia APM ebbe l'idea di far sceneggiare dei polizieschi telegrafici (circa due minuti): un delitto, un dettaglio che sfugge al criminale, l'ispettore Rock che lo smaschera. Piccoli gioielli che terminavano con un celebre scambio di battute: "Ispettore, lei non sbaglia mai!" "No, anch'io ho commesso un errore: non ho mai usato la brillantina Linetti!" E il bravo Cesare Polacco, dalla voce inconfondibile, mostrava la pelata. |
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Il club dei suicidi In un bizzarro ritrovo londinese alcune persone scompaiono misteriosamente. Un gentiluomo riesce a capire che si tratta di un club i cui soci sono pronti al suicidio, in base a varie regole imperniate su una partita a carte: chi perde troverà la morte per mano altrui. Da un magnifico racconto di R.L. Stevenson un tentativo riuscito solo in parte (la tv italiana è ancora agli inizi) di riproporre sul piccolo schermo le atmosfere cariche di attesa e di paura. Gli attori sono bravi ma la recitazione risente troppo della matrice teatrale. |
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Sette piccole croci Parigi, il giorno di Natale. In un commissariato (dove si svolge tutta la storia) arrivano molte telefonate che segnalano un presunto omicida seriale che opera in città. E in effetti viene ritrovato il cadavere di una donna, e il panico dilaga. Gli investigatori lavorano freneticamente per venire a capo della faccenda. Grazie anche agli ottimi interpreti, un esempio notevole di racconto ambientato in un luogo chiuso, situazione frequentata da Buñuel, Hitchcock, Lumet, Scola, Fincher, Polanski, Tarantino, e altri. Da un racconto "minore" di Simenon. |
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Luce a gas Nell'Inghilterra vittoriana un gentiluomo sposa la nipote di una celebre cantante lirica morta in circostanze misteriose e con un piano perverso (la casa si anima diabolicamente: luci strane, il gas, rumori...) cerca di farla impazzire per ereditare. Meno male che c'è il giovanotto innamorato di lei che risolve tutto. L'impianto è decisamente melodrammatico, ma in realtà tutto è giocato con grande abilità sui meccanismi psicologici. Gli interpreti sono bravi ma difficile non rimpiangere Boyer e Bergman di Angoscia (1944). Altro sceneggiato RAI nel 1966. |
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Aprite: Polizia! Il commissario Alzani è un funzionario che si trova alle prese con vari crimini maturati nella piccola Italia degli anni '50: omicidi a volte grossolani, vendette squallide. In sei episodi lo sceneggiato è il primo giallo italiano in tv e sconta malamente questo primato: trame piuttosto fragili, ritmo soporifero, scenografie approssimative, grande prudenza rispetto ai temi "scabrosi", interpreti anche discreti ma troppo legati a una recitazione teatrale. La vera stagione gialla inizierà nel 1963 e, anche sull'onda del clamoroso successo di Maigret, decollerà nel 1968.. |
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Giallo club. Invito al poliziesco In qualche modo anticipando di decenni, e con ben altra vivacità intellettuale, l'interazione fra medium e pubblico, la RAI diede vita a un congegno davvero brillante: il misurato e arguto Paolo Ferrari (il futuro Archie Goodwin della serie Nero Wolfe) accoglieva lo spettatore in una sorta di circolo londinese, introducendo una storia poliziesca (con il tenente Sheridan) che però s'interrompeva prima dell'epilogo; ad alcuni ospiti veniva quindi chiesto di risolvere il mistero, tenendo conto che la storia conteneva tutti gli elementi necessari per scoprire l'assassino. Dopo di che riprendeva il filmato svelando la soluzione. Nel 1961 al posto di Ferrari Francesco Mulè. Con Perry Mason e Hitchcock questa serie fece conoscere il giallo al grande pubblico. |
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I figli di Medea RAI, Programma Nazionale, ore 21: va in onda in diretta lo sceneggiato I figli di Medea. All'improvviso la trasmissione viene interrotta: il celebre attore E.M. Salerno irrompe nello studio, con una pistola, annunciando di aver rapito il figlio avuto dalla collega A. Valli e ottenendo di poter parlare ai telespettatori del pericolo costituito dai mezzi di comunicazione di massa. Si trattava di una geniale trovata ispirata alla beffa radiofonica ideata da O. Welles nel 1938: ai suoi inizi la RAI si dimostra spericolata, e la maggior parte degli utenti pensò che si trattasse davvero di un giallo in diretta. |
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L'alfiere nero Svizzera, metà '800: Tom, un ex schiavo, liberato dal padrone che addirittura gli ha lasciato il suo cospicuo patrimonio, vive tranquillo finché per caso un americano lo incontra e lo sfida a scacchi, convinto dell'inferiorità dei negri. Ma quando l'alfiere nero dà scacco matto allo sfidante, costui perde la testa e uccide Tom. Il delitto resterà impunito ma l'anima dell'omicida ne uscirà distrutta. Da un bel racconto fantastico (1867) di Arrigo Boito, che all'epoca fece scalpore, è tra i primi gialli trasmessi dalla RAI. |
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Una tragedia americana Se siete astuti e ambiziosi, e avete addocchiato una bella ereditiera, evitate di mettere incinta un'operaia qualsiasi, col rischio che tutto vada in mona. E soprattutto evitate di aiutare l'ingombrante proletaria ad annegare. Intanto per ragioni morali, sì?, e poi perché magari andrete sulla sedia elettrica. Un omicidio, dunque, come clou di un drammatico sceneggiato, che però racconta altro: l'intreccio fra ingenuità e cinismo, tante forme di amore, e di solitudine, l'american way of life. Da un romanzo di T. Dreiser, già al cinema nel 1931 e nel 1951. |
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Ritorna il tenente Sheridan Aveva iniziato nel 1959 come supporto a Giallo Club, ma il successo fu tale che il personaggio assunse vita autonoma: era il tenente Ezechiele Sheridan della Squadra Omicidi di San Francisco: impermeabile alla Bogart, tono sbrigativo, sguardo penetrante, Sheridan divenne immediatamente popolarissimo, e l'ingenuità del neofita spettatore italiano (meno idiota, comunque, di chi oggi si beve i reality e i talk show a base di "casi umani") fece sì che sparisse il confine tra finzione e realtà, nel convincimento che Sheridan fosse un vero poliziotto. |
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Gialli RAI Se Sheridan fa storia a sé, nel '63 s'inaugura un capitolo fondamentale della tv italiana: si riprende anche per il giallo la formula degli sceneggiati, cioè le trasposizioni televisive, a puntate, di romanzi più o meno famosi. E Durbridge sarà l'autore più frequentato, con ben dieci opere. E poi ci saranno numerosi adattamenti da altri scrittori: Simenon, Greene, Doyle, Stout, Chesterton, Van Dine, Dürrenmatt, Collins, Borges&Casares, Carr. Trame a volte piuttosto convenzionali, ma che contribuirono in modo decisivo a far conoscere il giallo al grande pubblico. Fondamentale, comunque, che gli interpreti fossero tra i migliori attori di prosa dell'epoca., |
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La sciarpa Nella campagna intorno a Londra viene trovata una giovane donna strangolata con una sciarpa. L'ispettore che indaga punta gli occhi sul proprietario di una vicina tenuta, che per l'appunto possiede una sciarpa analoga, e che sarà davvero nei guai quando a casa sua spunterà un altro cadavere. A complicare le cose altre persone che hanno qualcosa da nascondere. Il successo della trasmissione, in sei puntate, fu clamoroso ed ebbe oltre sei milioni di spettatori. Sì, i tempi erano ormai maturi per il giallo in tv. Da Durbridge. |
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Paura per Janet Una coppia in procinto di separarsi litiga aspramente per l'affidamento della figlia, e quando questa scompare, vittima di un rapimento, la polizia sospetta che uno dei due abbia organizzato tutto. Alcuni drammatici sviluppi portano alla ribalta altri possibili sospetti, un'amica di famiglia, un dentista, un fotografo, e l'ispettore che dirige le indagini dovrà cercare di capire chi c'è dietro il crimine e, soprattutto, di trovare la bambina. Ancora Durbridge e un suo romanzo, adattato in sei puntate, e ancora grande successo. |
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Le inchieste del commissario Maigret Maigret è stato più volte protagonista di film e serie televisive: tra quest'ultime la più riuscita è quella interpretata da Gino Cervi, protagonista anche di un film, Maigret a Pigalle (1967), che tuttavia non aveva certo lo stesso fascino della serie televisiva, peraltro realizzata con palese povertà di mezzi. Gli stessi francesi (!) dovettero ammettere che quel Maigret era superbe, tant'è che è ancora ritenuto uno dei migliori in assoluto (e Simenon, che pure amava Gabin, concordava). Una pietra miliare della tv italiana, e forse solo Montalbano ha raggiunto una qualità così alta. |
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Melissa Londra, Regent's Park, il cadavere di una giovane donna. Si sa, negli omicidi i primi sospettati sono i familiari, e infatti molti sono gli indizi che puntano al marito della vittima, privo di alibi, e la cui posizione diventa insostenibile quando i suoi stessi amici danno testimonianze che ne contraddicono la difesa. L'uomo teme di essere stato incastrato e solo un acuto ispettore chiarirà le cose. Sempre ottimi interpreti a garantire il successo di sei puntate che incolleranno al video oltre dieci milioni di italiani. Da Durbridge. |
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Quinta colonna Il signor Rowe è coinvolto nelle trame dello spionaggio nazista degli anni '40. Nel tentativo di capire il proprio ruolo nella vicenda, l'uomo finirà al centro di una complicata storia che, partendo da un presagio annunciatogli da una zingara, finirà col vederlo protagonista di una struggente storia d'amore, di una perdita della memoria e di un conseguente ricovero in un ospedale psichiatrico. Solo al termine della storia il protagonista giungerà ad un parziale chiarimento della sua posizione. Da un romanzo di G. Greene già portato sullo schermo da F. Lang (1944) |
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Corruzione al palazzo di giustizia Le già faticose indagini su un noto industriale assumono un carattere inquietante quando emergono forti indizi sulle coperture offerte da alcuni giudici: il giovane e ambizioso magistrato incaricato di fare luce si ritrova al centro delle lotte di potere interne al mondo giudiziario, la cui integrità complessiva è messa in discussione. Liberamente tratto dal dramma di Ugo Betti, il film non ne riprende l'atmosfera surreale, e più che sulle tensioni filosofiche, esistenziali, si focalizza sugli aspetti più politici e di attualità. |
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Luce a gas Nell'Inghilterra vittoriana un gentiluomo sposa la nipote di una celebre cantante lirica morta in circostanze misteriose e con un piano perverso (la casa si anima diabolicamente: luci strane, il gas, rumori...) cerca di farla impazzire per ereditare. Meno male che c'è il giovanotto innamorato di lei che risolve tutto. L'impianto è decisamente melodrammatico, ma in realtà tutto è giocato con grande abilità sui meccanismi psicologici. Gli interpreti sono bravi ma difficile non rimpiangere Boyer e Bergman di Angoscia (1944). Già sceneggiato RAI nel 1958. |
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Dossier Mata Hari Durante la prima guerra mondiale i servizi segreti francesi scoprono che la celebre danzatrice Mata Hari era in realtà una spia dei tedeschi: circuisce alti ufficiali per venire a conoscenza di segreti militari. Una storia complicata che al processo venne chiarita, e la spia fu giustiziata. L'interessante sceneggiato si sviluppa sotto forma di ricostruzione degli avvenimenti e fu più fedele alla realtà dei vari film ispirati alla vicenda con protagoniste Greta Garbo (1932) e Jeanne Moreau (1965), e altre da dimenticare. |
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La piramide senza vertice Il cedimento di una diga provoca il crollo di un ponte e diverse persone rimangono uccise. I segni di pericolo erano noti ma nessuno aveva provveduto: troppo costoso intervenire adeguatamente. E colpire i responsabili, come per il Vajont, sembra impossibile: gli interessi in gioco sono enormi e ci pensa la politica ad insabbiare. Una storia di ordinaria omertà, raccontata egregiamente, che faceva parte dell'interessante serie Vivere insieme (88 episodi, 1962 - 1970), in cui ogni puntata raccontava vicende drammatiche, per lo pù nell'ambito familiare. |
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Delitto impossibile Un furbacchione ricatta un grupo di amici fuggiti dopo aver investito e ucciso un uomo. Li convoca, va via la luce, e lui cadavere. Ma invitato dal padrone di casa c'è anche un criminologo, che dovrà vedersela, nientemeno, con un delitto dela camera chiusa. Il meccanismo funziona più che bene, e i bravi attori provengono dalla notevole scuola teatrale italiana: appunto, forse si risente ancora un po' troppo di quella matrice, ma, soprattutto, i tempi sono fastidiosamente dilatati, quasi che non bastasse una situazione già claustrofobica. |
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Il triangolo rosso Un ufficiale della polizia stradale e i due brigadieri che lo affiancano si trovano ad affrontare situazioni abbastanza ordinarie ma che talvolta hanno risvolti imprevisti, oscuri, e riconducono a gravi crimini. Buon tentativo, per l'epoca, di cvollegare la "normalià" quotidiana ad avvenimenti straordinari. E le trame si avvalsero della collaborazione di una giurista di valore, Tina Lagostena Bassi. Il protagonista principale, Sernas, ebbe notevole fortuna, dato il suo bell'aspetto, in vari fotoromanzi, ma i media sorvolarono sulla sua esperienza di partigiano, nel Maquis, e di deportato a Buchenwald. |
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Sherlock Holmes Gazzolo è stato l'unico italiano a interpretare SH e per questo lo citiamo. Infatti le sei puntate RAI (adattamento di E. Anton) non sono certo un esempio di come portare in tv SH: gli attori sono anche bravi, a partire proprio da Gazzolo (ottimo doppiatore, fra l'altro: Niven, Caine, Cushing-SH, chissà perchè il Volonté di S. Leone, ecc.), che però sembra a disagio ed è fisicamente poco plausibile, vestito da cliché; e Bonagura ricalca il Watson più stereotipato. L'ambientazione è troppo finta-Inghilterra e l'insieme è ingenuo e artificioso in modo imbarazzante. Brett, Cushing e Richardson rabbrividiscono. |
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Delitto a villa Roung Una ricca villa, a Londra: il ritrovamento di un cadavere scatena il panico e la polizia interviene subito: ma l'ispettore ed il suo aiutante più che indagare sembra che tirino a indovinare. Tra mille equivoci e presunti colpi di scena si dipana una storia volutamente fuori dagli schemi. O meglio, l'autore del testo teatrale, Achille Campanile, ha voluto farsi gioco di tutti gli stilemi del giallo classico, culminando nella tradizionale seduta finale in cui il colpevole viene smascherato. Un'idea brillante che verrà poi ripresa superbamente in Invito a cena con delitto (1976) e in Signori, il delitto è servito (1985). |
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Nel '58 il modesto comm. Alzani, nel '65 le mediocri Avventure di Laura Storm, ma è nel 1968 che inizia davvero la stagione TV dei gialli italiani: I racconti del Maresciallo (da M. Soldati) con T. Ferro; Francesco Bertolazzi Investigatore, con U. Tognazzi (1970), Qui Squadra Mobile (da Felisatti-Pittorru, 1973 e 1976), Il commissario De Vincenzi, con P. Stoppa (da De Angelis, 1974), Sarti Antonio brigadiere, con Flavio Bonacci (da Macchiavelli, 1978), Quattro delitti (da Scerbanenco, 1979), I nuovi racconti del Maresciallo, con A. Foà (1984), La ragazza dell'addio (da Scerbanenco, 1984). E proprio nel 1984 ci sarà una svolta, con produzioni decisamente più impegnative: La piovra, di D. Damiani, con i suoi seguiti, fino a Montalbano, passando per Sarti ora ispettore, il mar. Rocca, il comm. Corso, il comm. Soneri e altri. |
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Nero Wolfe Quando Rex Sout ammise di "avere la stoffa del narratore, ma non quella del grande romanziere", abbandonò la letteratura d'avanguardia e si dedicò al poliziesco. Col risultato sorprendente di riuscire a fondere le due grandi scuole, quella inglese e quella americana: Wolfe e Goodwin sono rappresentativi dei due mondi e riescono a incontrarsi efficacemente. Esistono svariati adattamenti cinematografici e televisivi (qui), ma quello più convincente è stato realizzato dalla RAI: Buazzelli è semplicemente strepitoso, e gli fa da spalla un brillante Ferrari (già conduttore di una deliziosa trasmissione di una decina di anni prima, Giallo Club). |
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Giocando a golf una mattina La strana morte (idea rubata da La fiamma e la morte di J.D. Carr) di un ex campione di golf è un duro colpo per suo fratello, ispettore di Scotland Yard, che è convinto trattarsi di un omicidio. Il suo principale sospettato, tuttavia, viene ucciso a sua volta, e le indagini faticano ad andare avanti. Un'amica delle due vittime nasconde molte cose, e altri sembrano in qualche modo coinvolti, e naturalmente non sarà facile arrivare alla soluzione. Dopo i primi gialli tratti da Durbridge anche questo, coi soliti bravi attori, riscuote un buon successo. |
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Arsenico e vecchi merletti Due innocue anziane signore, molto per bene e premurose, che con garbo d'altri tempi offrono ai propri ospiti un dolce vinello di sambuco, corretto all'arsenico (prendete nota: "Per due fiaschi di vino ci vuole un cucchiaino di arsenico. Si aggiunge mezzo cucchiaino di stricnina e poi appena un pizzico di curaro."). Il loro fratellone demente provvede poi a occultare opportunamente i cadaveri. Il nipote ignaro scopre questo simpatico passatempo ed è leggermente sorpreso. Equivoci e brividi deliziosi per un piccolo capolavoro, già ottimo film di Capra nel 1942 e RAI nel 1955. |
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Rebecca Lei sposa un vedovo molto ricco, ma l'inizio della convivenza è turbato dal fatto che si sente continuamente messa a confronto con la prima moglie, Rebecca. La governante in questo è particolarmente perfida e abile, e la novella sposa vive in un clima di angoscia e incertezza. Tutto si fa ancora più drammatico quando emerge con forza il sospetto che Rebecca sia stata uccisa dal marito: i due coniugi riusciranno a restare uniti, anche di fronte alla tragedia incombente? Suspense continua, anche in situazioni di normalità: ma Hitch... Da D. du Maurier. |
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Tutta la verità Litigi furibondi tra un produttore cinematografico e sua moglie. Lui va in Francia per lavoro e ha una relazione con la protagonista del film, che verrà uccisa dal marito geloso che ha scoperto il tradimento. L'assassino fa in modo che tutti i sospetti ricadano sull'amante e sarà proprio sua moglie, non senza correre gravi rischi, a risolvere la situazione. I bravi protagonisti si sono ormai liberati del tipo di recitazione teatrale che ha condizionato tutti i primi sceneggiati e danno alla vicenda un buon ritmo. |
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Un certo Harry Brent Harry Brent assiste casualmente all'omicidio del datore di lavoro della sua fidanzata: chi ha sparato è una donna che Harry aveva già visto ma di cui dice di non sapere nulla. L'assassina viene arrestata ma si rifiuta di rispondere; il mistero s'infittisce quando si scopre che la donna aveva portato dei fiori sulla tomba dei genitori di Brent; e di ciò non potrà dare spiegazione perché muore in carcere, avvelenata. Verrà fuori un intrigo spionistico. Senz'altro meno avvincente dei precedenti lavori tratti dal prolisso Durbridge. |
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F.B.I. - Francesco Bertolazzi Investigatore Uno scalcinato (ma non troppo) investigatore privato alle prese con mediocri (ma non troppo) crimini in una Roma adagiata sul maleodorante benessere del boom economico: neoricchi, faccendieri, burocrati, gangster fasulli. Su sceneggiature firmate Age & Scarpelli, Tognazzi dirige un Tognazzi sommesso ma superlativo nel mescolare bonomia, sonnolenza, acutezza, e nel trasformarsi in una girandola di improbabili travestimenti. Una gradevole serie in 6 episodi molto migliori di tante fiction a cavallo dei due secoli. |
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I racconti di Padre Brown Don Matteo, per i telespettatori odierni, frate Guglielmo da Baskerville, per il pubblico istruito e che ha subito colto il riferimento a S.H.: due religiosi al centro di vicende delittuose che devono molto a un sacerdote nato letterariamente nel 1910 dalla penna di G. K. Chesterton. Un prete inglese, ma cattolico, che risolve casi di omicidio: mica male come invenzione. E che riesce a convertire un temibile avversario, Flambeau, che lo aiuterà. Rascel non può competere con un precedente interprete, il grande Alec Guinness, ma va bene lo stesso. |
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Una pistola in vendita Raven, un sicario, viene assoldato per uccidere un tale e rubargli dei documenti, ma il mandante, una spia, lo paga con banconote segnate, per metterlo nei guai. Raven giura di vendicarsi, riesce a sfuggire alla polizia e nella fuga incontra una donna che lo aiuta. Lei, però, è legata ad un agente del controspionaggio, e alla fine cerca di convincere l'uomo a costituirsi. Tratto da un romanzo di Graham Greene, si tratta di un lavoro ben impostato, che tuttavia, come altri sceneggiati dell'epoca, risentiva di una scarsità di mezzi produttivi. |
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Coralba Il medico veneziano Marco Danon, reduce da un serio incidente professionale, insieme a due soci fonda ad Amburgo un'industria farmaceutica il cui prodotto più noto porta il nome di "Coralba". L'uomo vive tranquillo con moglie e figlia, quando improvvisamente viene fatto oggetto di un ricatto per un episodio del passato: una vicenda che coinvolge tutta la sua famiglia e che si sviluppa drammaticamente. Dignitoso prodotto che tuttavia è piuttosto debole dal punto di vista della suspense. |
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Come un uragano Un ispettore di Scotland Yard va nel Suffolk per indagare su un grosso giro illegale di scommesse sui cavalli e si ritrova un morto ammazzato nei pressi dell'ippodromo. Poi il cadavere scompare, subentrano stranissimi fatti, si scoprono tresche, si tessono intrighi, ci sono fanciulle in pericolo. La miniera d'oro che la RAI ha saccheggiato con profitto per anni (i tortuosi e spesso prolissi romanzi di Durbridge) si va esaurendo, e solo la consueta presenza di attori di grande professionalità continua a tenere vivo l'interesse del pubblico. |
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All'ultimo minuto Una persona, o un gruppo, al centro di una situazione molto pericolosa, anzi, disperata, senza soluzione, che, invece si risolverà all'ultimo minuto, appunto. Un aereo di linea, un ascensore, un ospedale, il mare, un cantiere, ecc.. Tredici episodi assolutamente spiazzanti per la RAI dell'epoca, che il pubblico, abituato a vicende più tranquille, accolse prima con perplessità e poi con grande favore. Una certa povertà di mezzi non poteva competere con le spettacolari produzioni straniere, ma il ritmo serrato fece della serie un ottimo prodotto. |
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Giallo di sera Ginevra: un commissario di polizia usa un metodo assai poco convenzionale per interrogare testimoni e sospetti: li filma con una microcamera nascosta nel blocco per appunti e poi, insieme ai propri collaboratori, analizza le immagini al fine di ricostruire i fatti ed arrivare alla soluzione. Ottima idea, che anticipa le tecnologie "americane" e stupisce il pubblico. Purtroppo dei 6 episodi solo alcuni si rivelano efficaci dal punto di vista poliziesco, ma complessivamente il tentativo di innovazione è più che dignitoso. |
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Un uomo senza volto Viene assassinato un uomo molto noto per le sue attività imprenditoriali e filantropiche, e alcune donne che hanno avuto con lui rapporti di vario genere si ritrovano a commemorarlo. Ma non sarà la consueta rassegna di elogi verso il caro estinto, perchè lentamente verranno alla luce aspetti oscuri e imprevisti, e anche il colpevole. In una stagione RAI ricca di gialli, un racconto molto tradizionale, appesantito da un ritmo quasi soporifero e da una recitazione troppo segnata dall'impostazione teatrale dei pur bravi interpreti. |
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Il segno del comando Forster, uno studioso inglese, scopre un inedito di Byron e si reca a Roma per parlarne ad una conferenza. Viene contattato da un pittore che gli vuole rivelare particolari importanti sul poeta. Forster comincia così un lungo, e talvolta onirico, viaggio nei misteri di una Roma spettrale, sconosciuta, minacciosa. Lo accompagna una ragazza che ha molto da nascondere. L'impianto giallo s'intreccia con elementi esoterici che prenderanno il sopravvento. Malgrado la recitazione teatrale, il meccanismo funziona, e il successo di pubblico fu clamoroso. Rifatto, male, nel 1992. |
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Joe Petrosino A New York, ai primi del '900, un poliziotto di origini campane si distingue per intuito e coraggio, tanto da venir messo a capo di una squadra speciale finalizzata al contrasto della "Mano Nera", un insieme di gruppi criminali dediti all'estorsione nell'ambito delle comunità italiane. Petrosino capisce che la priorità è impedire la saldatura tra questa organizzazione e la mafia, e si reca in Sicilia per indagare. Ma viene ucciso in un agguato. Buona ricostruzione di una vicenda reale, anche se vengono solo accennati i rapporti tra mafia e potere. |
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La pietra di luna (I, TV 1972) di A. G. Majano. Con Mario Feliciani, Andrea Checchi, Valeria Ciangottini, Aldo Reggiani, Bruno Alessandro Un colonnello già di stanza in India lascia in eredità alla nipote un prezioso diamante, sottratto a un tempio. Una pietra che fa gola a molti e inevitabilmente provocherà inganni e delitti. Sullo sfondo le strane figure di tre misteriosi bramini. Da uno dei primi e più celebri polizieschi, Fruttero e Lucentini scrivono uno sceneggiato tra i migliori della grande stagione RAI: personaggi ben disegnati, ambienti curati, atmosfere inquietanti: pare che i due avessero pensato di riproporre l'innovativa struttura del libro di Collins, ma in tv era troppo complicato. |
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Il giudice e il suo boia Il commissario bernese Hans Barlach è piuttosto malato, ormai prossimo alla pensione, e col suo vice si trova a indagare sull'omicidio di un collega. Si confronterà con un vecchio amico/nemico, sospettato, e da questo incontro uscirà la soluzione anche di un altro delitto, con un esito sconcertante. Dal bellissimo romanzo di Dürrenmatt, uno sceneggiato di qualità, giocato sui dialoghi sommessi e aspri, con un Paolo Stoppa perfetto nel rappresentare il dramma dell'ambiguità della legge rispetto alla giustizia. |
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Il sospetto Il commissario Barlach è gravemente malato e per curarsi si reca nella clinica del dottor Emmenberger. Il motivo è anche che il poliziotto sospetta il chirurgo di essere un criminale nazista a suo tempo sfuggito alla giustizia. Ma, come spesso accade, la verità è al tempo stesso più semplice e più complessa. E Barlach, pur vicino alla fine dei suoi giorni, ritroverà in qualche modo una sua serenità. Il solito bravo Stoppa trova in Celi un partner eccellente per condurre un gioco amaro e sottile. Dal romanzo del grande Dürrenmatt. |
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Scrivimi un omicidio Due fratelli che hanno appena ereditato vengono contattati da un uomo d'affari la cui moglie vorrebbe sfondare nell'editoria con un giallo. Anche uno dei fratelli è un aspirante scrittore, e quindi si mettono al lavoro per inventare una trama basata sul delitto perfetto. Che puntualmente viene messo in atto... Da un'opera teatrale di F. Knott, un discreto adattamento televisivo in tre puntate, che però risente di alcuni interpreti non impeccabili e di una certa debolezza della sceneggiatura. Strana l'assenza di una qualche colonna sonora. |
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Sul filo della memoria Un industriale viene sequestrato da una banda e viene rilasciato dopo il pagamento del riscatto. Una volta liberato, il rapito si mette alla ricerca dei sequestratori, cercando nei propri tumultuosi ricordi i dettagli che possano permettere di individuare il luogo in cui è stato rinchiuso e addirittura l'identità dei malviventi. Interessante tentativo di raccontare un fenomeno frequente fra gli anni '60 e '70 dal particolarissimo punto di vista della vittima, in cui fatica ad emergere la realtà che si confonde con la memoria. |
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Lungo il fiume e sull'acqua Il cadavere di un uomo viene trovato su un battello in riva al Tamigi: in seguito si scoprirà che egli era un ricercatore a conoscenza di importanti segreti industriali. Nel frattempo un tenace ispettore (interpretato dal primo doppiatore del tenente Colombo) si trova alle prese con amici del morto, testimoni dell'omicidio, e altre persone variamente coinvolte, anche in quanto cadaveri. Lo aiuta uno stimato docente universitario. Da Durbridge una storia molto complicata, che si risolverà con un notevole colpo di scena. |
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Qui Squadra Mobile Dai bei libri di Felisatti e Pittorru (anche sceneggiatori) una serie in due stagioni: le vicende narrate erano ambientate a Roma ed erano ispirate ad episodi di cronaca nera e giudiziaria (rapine, delitti, estorsioni) realmente accaduti nei primi violenti anni settanta. Un buon tentativo di non replicare i deplorevoli "poliziotteschi" dell'epoca e di rappresentare con discreto realismo la realtà urbana, i meccanismi della polizia giudiziaria (però senza graffiare come Petri). A capo della squadra si avvicendano i bravi Sbragia e Vannucchi. |
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Il signore e la signora Barbablù Due sposi non giovanissimi si stabiliscono nella campagna inglese. Lentamente scoprono di essere entrambi al settimo matrimonio e di aver agevolato la dipartita dei precedenti coniugi. Naturalmente tutti e due intendono ripetere il gioco anche in queste nozze. Chi ci riuscirà? Da una pièce teatrale molto british (forse Huston la conosceva?...) una commedia nera piacevolissima, con una eccellente coppia di protagonisti e bravi comprimari. Sì, quando la RAI attingeva con acume ai polizieschi e offriva dignitosi prodotti televisivi. |
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La porta sul buio Il clamoroso successo dei primi lavori di Dario Argento spinge la RAI a commissionargli una serie di quattro telefilm gialli (due diretti da lui e due da suoi collaudati collaboratori). Storie decisamente meno cruente dei film di Argento, perché si riteneva che il pubblico televisivo (solo due canali RAI) non fosse ancora preparato. Tuttavia le atmosfere notturne, le situazioni claustrofobiche, la suspense, i colpi di scena, garantirono comunque un buon livello narrativo, coerente con le tecniche e le idee del grande regista. Musiche di Giorgio Gaslini. |
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Delitto di regime. Il caso don Minzoni Don Minzoni è un prete particolarmente attivo nella difesa dei più deboli e quindi non può che trovarsi in conflitto con la violenza antioperaia che imperversa nel ferrarese: viene minacciato dai fascisti e nell'estate del 1923 picchiato a morte. Le indagini portano subito a individuare i colpevoli ma Italo Balbo, al vertice della polizia, e già capo degli squadristi emiliani, fa in modo che al processo tutti vengano assolti. Ottima ricostruzione (soggetto di Felisatti & Pittorru) di uno dei più gravi delitti di stato dell'epoca (Matteotti, Gobetti, fratelli Rosselli e tanti altri). |
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Il commissario De Vincenzi Durante il fascismo un commissario si muove a fatica tra le ortodossie burocratiche e i trionfi patriottici, ma è abbastanza scaltro (a vederlo, però, non si direbbe) per evitare le trappole che continuamente vengono preparate da qualche funzionario ambizioso o da profittatori di vario tipo. In due serie RAI il bravissimo Paolo Stoppa interpreta quuello che è stato definito il "Maigret italiano": fra i due c'è un abisso (fisico, ambientale, familiare), ma li accomunano una pazienza fatta di tenacia, un riservato senso dell'umorismo e buona memoria. Da De Angelis. |
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Ho incontrato un'ombra Philippe vive in Svizzera e si accorge che in casa sua era entrato qualcuno, presumibilmente una donna; poi trova addirittura un cadavere e pensa che sia colpa di quella donna. Casualmente incontra una persona che potrebbe essere lei, braccata da criminaii. Al centro della vicenda c'è in realtà un gruppo di estrema destra. Una trama forse troppo tortuosa, che si sviluppa lentamente, ma con una discreta suspense, e col merito di aver portato in tv un tema scottante come il neonazismo. Grande successo di pubblico. |
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Ritratto di donna velata Un giovane collaudatore di automobili incontra una misteriosa ragazza che assomiglia in modo impressionante alla donna ritratta in un quadro del '700. Quando si recano a Volterra la ragazza ha strane visioni, e la situazione si fa sempre più inquietante: misteriose apparizioni, morti inspiegabili, personaggi bizzarri, e una necropoli etrusca in cui forse è nascosto un antico tesoro. La complicata trama va oltre il giallo, virando sui temi gotico-fantastici che ebbero grande successo in altre produzioni come Il segno del comando (1971). |
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A casa, una sera... Eh sì, qualche volta gli amanti possono essere diabolici, anche se non altrettanto di quelli disegnati stupendamente da Clouzot (1954). Ma ce la mettono tutta e fanno fuori la moglie ingombrante. Senonché un vecchio amante (...) della defunta si fà vivo asserendo di essere in compagnia della donna che i due avrebbero ucciso. Ops. La RAI ricorre ancora una volta all'usato sicuro (Durbridge), trasformando Castelnuovo, già ingenuo e buonissimo, in un cattivo coi fiocchi. Operazione riuscita solo in parte. |
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Dov'è Anna? Marito e moglie che conducono una vita tranquilla, apparentemente nella normalità, finché, all'improvviso, e senza alcuna ragione evidente, lei svanisce nel nulla. Fuggita con qualcuno? Rapita? Uccisa? Lui non si dà pace e la cerca in ogni modo, con l'aiuto di un'amica e di un commissario di polizia. E verranno alla luce fatti sorprendenti sulla personalità della scomparsa. Una vicenda davvero poco originale, che tuttavia suscitò nel pubblico un'ondata di simpatia, e le sette puntate ebbero addirittura oltre 24 milioni di spettatori. |
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Dimenticare Lisa Un antiquario inglese in visita a Napoli incontra casualmente una giovane donna e se ne invaghisce. Lei gli confida di essere vedova di un uomo morto in mare e di essere in contatto con un avvocato per sbrigare la successione. Quando la donna scompare, e l'avvocato nega di conoscerla, il mistero diventa davvero inquietante. E poi un'amica della donna viene trovata uccisa. Un tentativo, non molto riuscito, di replicare il successo di Dov'è Anna, ma, appunto, le vicende sono troppo simili. Pagliai, nuntereggae più. |
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Albert e l'uomo nero Il piccolo Albert, orfano di madre, vive in una grande villa insieme al babbo e alla matrigna. Costei viene uccisa ed è proprio il ragazzino a scoprirne il cadavere. Albert cerca in vario modo di scoprire cos'è accaduto ma una minaccia incombe su di lui: un misterioso uomo vestito di nero che si aggira intorno alla casa. Felisatti e Pittorru forniscono l'ossatura di una storia che s'inserisce dignitosamente nella stagione dei gialli RAI, più o meno contaminati da elementi blandamente orrorifici, che appassionarono il pubblico. |
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La traccia verde Uno scienziato utilizza una macchina della verità di sua invenzione per interrogare un presunto assassino, che poi si suicida. Il turbamento cresce quando viene brutalmente uccisa la vicina di casa dello scienziato, che ha un'intuizione: forse la pianta donatagli dalla signora ha in qualche modo "sentito" cosa è accaduto e può quindi fare luce? Il riferimento è ad alcuni esperimenti realmente effettuati sulle presunte capacità sensoriali delle piante, ma l'intreccio tra giallo e fantascienza è farraginoso e non convince. |
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La mossa del cavallo "Sulla scacchiera, il Cavallo non avanza dritto, ma obliquo, la cosa più difficile, nella realtà, è procedere come fa il cavallo". Sei episodi non collegati che raccontano una sorta di sfida fra due personaggi: chi sarà più lucido? Un incontro amoroso in un hotel; un giovanotto e una signora; un malato e un'infermiera; un commissario e una donna reticente; un uomo, una donna, e i gioielli; due amanti che si ricattano reciprocamente. Bravi attori sostengono questo gioco, piuttosto insolito rispetto ai gialli tradizionali. |
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Traffico d'armi nel Golfo Frazer, un archeologo inglese, è a Pompei per lavoro e viene contattato da un vecchio amico, intenzionato a saldargli un prestito. Ma l'amico non si fa vivo e Frazer, preoccupato, si mette a cercarlo, insieme alla fidanzata dello scomparso. Ne trovano solo l'auto, che qualcuno vorrebbe assolutamente acquistare. L'incontro con un'altra coppia si rivela foriero di strane novità. Maldestro tentativo (da un noioso libro del solito Durbridge) di portare a casa nostra vicende con un respiro internazionale. |
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Il caso Philby Harold "Kim" Philby dal 1936 al 1963 lavorò nei servizi segreti britannici, ma in realtà era un agente dell'NKVD sovietico. Ricoprì incarichi molto importanti, arrivando quasi al vertice dell'MI5, e solo nel 1963, ormai scoperto, fuggì in URSS. Il suo doppio gioco nasce dal suo essere diventato comunista già dai tempi dell'università. Insieme a Richard Sorge è sicuramente la spia più abile e importante del XX secolo. Il film RAI ricostruisce abbastanza fedelmente la sua storia e gli interpreti sono convincenti. |
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Il nero muove Reggio Calabria, 1970: fascisti e gruppi variamente collocati alimentano una rivolta di piazza per la mancata assegnazione alla città del ruolo di capoluogo regionale. La trama è più vasta e ha obiettivi che vanno al di là della rivendicazione campanilistica; vi resta invischiata una ragazza che ha visto uccidere un magistrato che indagava, appunto, sull'eversione di estrema destra. Uno dei pochi lavori che hanno affrontato, seppur in chiave spettacolare e da un'angolazione parziale, le trame nere. |
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Delitto sulle punte Una compagnia di ballo, affiatata quanto basta per tenere sotto controllo invidie, rancori e altre piacevolezze. Il precario equilibrio salta allorché viene commesso un misterioso omicidio. Naturalmente il flemmatico ispettore capisce subito che tutti, per una ragione o per l'altra, mentono. Ma, e non senza fatica, ne verrà a capo. Buon adattamento di una classica pièce inglese (1937), con argute punte di umorismo, che ebbe un grande successo. Palmer e Mezzogiorno misurati ed efficaci. |
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Puzzle Il classico modo per disfarsi di una moglie insopportabile: inscenare il suo suicidio. Il piano è pronto, lui fa in modo di tornare a casa e "scoprire" il corpo della donna, che però non c'è. Una telefonata anonima informa la polizia dell'omicidio ed il giorno dopo l'uomo riceve una foto raffigurante il cadavere della moglie nella loro casa. Panico, e una voce al telefono gli dà istruzioni per... Un meccanismo collaudato, con una variante che non è del tutto imprevedibile. |
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Sarti Antonio brigadiere Sarti Antonio, come vuole l'italiano dell'imbecillità burocratica, della Questura di Bologna, indaga su crimini più o meno "normali" nella sua quieta (?) città e dintorni. Spesso l'aiuta un amico un po' stravagante, Rosas, che a volte riesce a cogliere sfumature che sfuggono a uno del mestiere. Dopo questa prima serie, due negli anni '90, con cambio di autori e interpreti: non male, anche se i libri di Macchiavelli sono più accurati e graffianti nel ritrarre ambiguità e contraddizioni di una società apparentemente ordinata. |
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I problemi di don Isidro Parodi Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares nel 1942 danno vita ad uno scrittore fantasma, Honorio Bustos Domecq, creatore di un investigatore particolarissimo: don Isidro Parodi è infatti un detenuto che dalla sua cella risolve misteri inestricabili. Nel 1980 gli Editori Riuniti pubblicarono le sue inchieste, che però erano state già portate sul piccolo schermo con un perfetto F. Rey, calmo e dolente nei panni di un barbiere ingiustamente condannato per omicidio e imperturbabile nell'esaminare e risolvere casi impossibili. |
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La gatta 1940, nella Francia occupata un ufficiale polacco, d'intesa con l'intelligence britannnica, recluta una giovane infermiera e con lei organizza un piccolo nucleo che raccoglie informazioni utili alla Resistenza, gruppo che poi si allargherà. Ma le cose si complicano drammaticamente e ci sono sorprese e tradimenti. E alla fine della guerra l'inevitabile e dolorosa resa dei conti. Discreta ricostruzione, forse un po melodrammatica; buoni attori e Spaak in un ruolo insolito, che sa svolgere con professionalità. |
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Accadde ad Ankara Un cameriere albanese molto intraprendente: dopo vari impieghi nel 1942 trova lavoro all'ambasciata britannica di Ankara e inizia a fotografare documenti top secret, vendendoli ai tedeschi, che gli diedero il nome in codice Cicero e, ops, lo pagarono con banconote false. Il mancato introito lo portò, dopo la guerra, a fare vari mestieri, e svanì il suo sogno di diventare ricco. Una storia vera, già egregiamente portata al cinema nel 1951, e qui resa in modo più approssimativo, soprattutto rispetto ai complessi meccanismi dello spionaggio. |
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La dama dei veleni Un editore, a Parigi per lavoro, conosce una donna di cui s'innamora e si sposano. Un giorno, sfogliando un libro che egli stesso ha pubblicato, vede l'immagine di una donna, ghigliottinata nell'800 per omicidio, incredibilmente somigliante alla moglie; e, per di più, le due hanno lo stesso nome. Sconvolto, va dall'autore, un criminologo, per saperne di più. Sarà una coincidenza o che altro? Tratto da La corte delle streghe, di John D. Carr, lo sceneggiato non riesce a riprenderne l'abile commistione tra reale e fantastico e si rivela piuttosto noioso. |
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Morte a passo di valzer Un ispettore di Scotland Yard, che sta indagando su una strana morte avvenuta in un campo da golf, va alla Tate Gallery e d'improvviso si ritrova nella Londra del 1829 (l'anno di nascita dello Yard), incaricato di risolvere un problema apparentemente futile. Ma lo aspetta un omicidio inspiegabile come l'altro. Tratto da La fiamma e la morte di John D. Carr, un autore che sa intrecciare molto bene realtà e fantastico, il film a puntate non rende assolutamente giustizia all'elaborato e avvincente libro. Pagliai è come sempre soporifero. |
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Così per gioco Un uomo muore in un incidente stradale, che forse incidente non è, ed il commissario che indaga sospetta di alcuni suoi amici patiti del gioco d'azzardo. Costoro subiscono una rapina durante la quale uno di essi rimane gravemente ferito: per non avere guai lo trasportano lontano e avvisano il 113, che però di lui non trova traccia. Vi è un legame fra le due vicende? Una buona sceneggiatura non trova pieno riscontro in una realizzazione abbastanza modesta, con interpreti non sempre adeguati. |
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Luigi Ganna detective Truffe, tradimenti, furti, omicidi per caso o per avidità, sparizioni: di crimini ordinari, talvolta misteriosi e più spesso squallidi, si occupa un investigatore privato di provincia, acuto, disilluso, umano quanto basta. Discreto tentativo di portare sul piccolo schermo una figura ancora abbastanza trascurata nel panorama italiano (e in effetti non così frequente nella nostra realtà), ma è troppa la distanza con le produzioni, mature e al passo coi tempi, francesi o americane. E anche i bravi protagonisti sono imprigionati in schemi poco attuali. |
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Il delitto Notarbartolo 1893, il direttore del Banco di Sicilia, già sindaco di Palermo, viene assassinato da due picciotti: la ragione sta nelle ripetute denunce che il bamchiere aveva fatto a proposito della cattiva gestione dell'istituto (a favore di agrari e speculatori) e delle pesanti ingerenze della mafia locale. Mandante (un deputato) ed esecutori vennero scandalosamente prosciolti dopo vari processi. Forse il primo vero delitto di stato, che inaugura l'interminabile periodo dei segreti. Recitazione asciutta e regia solida. |
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La mano sugli occhi Sicilia, anni '50: un cadavere viene rinvenuto nei pressi del podere di un tranquillo contadino, che troverà poi il proprio cane ammazzato. E ancora altri segnali inquietanti, galline sgozzate, colpi di pistola. Ma lui è un poveruomo, che da sempre si fa gli affari suoi, e non si capacita di essere in mezzo ai guai. E il maresciallo dei carabinieri capisce bene che le cose sono più grandi di quel che sembrano. Dal primo romanzo di Camilleri un breve ritratto siciliano, con le cose e le persone rinchiuse in un piccolo mondo in cui s'infiltra una malvagia modernità. Trieste bravissimo. |
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Astuzia per astuzia Una casa di moda è al centro di un sacco di brutte cose: corruzione, ricatti, e svariati omicidi. Chi indaga, e che risolverà il caso, non è un aitante poliziotto, ma un corpulento e pigro avvocato, che sembra cinico e svagato ma ha buon occhio, si muove con astuzia e non si fa fregare dal fatto che tutti raccontino balle. Un dignitoso giallo di impianto piuttosto tradizionale ma che scuote un certo immobilismo dei polizieschi televisivi e anima i personaggi di una verve insolita. Da notare che i fatti sono narrati consentendo allo spettatore di avere tutti gli elementi per capire il mistero. |
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Quattro delitti Un ragazzo senza arte nè parte che per quattro soldi accetta di ammazzare una persona. Un uomo da poco uscito dal carcere cerca inutilmente un po' di serenità. Un giovane si sente a tal punto inferiore all'amico fortunato con le ragazze da ucciderlo. Un "gigante buono" cerca di redimere una prostituta. Quattro episodi tratti da Il centodelitti di Giorgio Scerbanenco tra una periferia milanese squallida e senza vita, una montagna tranquilla ed il Friuli devastato dal terremoto. Storie ineviitabilmente amare. |
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Delitto in piazza Lui è un mediocre impiegato ma la sua fidanzata fa credere in giro che è un agente dei servizi. Così lui riceve da una coppia di amici una richiesta d'aiuto per ritrovare una persona scomparsa. E nella vicenda s'inseriscono bizzarri personaggi. Potrebbe essere l'inizio di un dramma frenetico o di una commedia degli equivoci, e invece la storia si dipana quasi a somiglianza del protagonista, con un ritmo sonnacchioso e senza particolari momenti di tensione. Non uno dei migliori sceneggiati polizieschi. |
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L'enigma delle due sorelle Nora è perseguitata dalle telefonate di una donna che sostiene di essere sua sorella; ma questa è morta in un incidente stradale causato dalla stessa Nora. Per cercare di capire Nora va in due luoghi dove ha vissuto: la casa d'infanzia e la clinica psichiatrica in cui è stata ricoverata. Alcuni delitti, e vari intrighi sentimentali, rendono la faccenda ancora più complicata. Trama decisamente troppo aggrovigliata, e appesantita da un ritmo talvolta soporifero. E, a parte l'ottimo Albertini, interpreti poco convincenti. Eppure la sceneggiatura è del bravo Pittorru. |
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Poco a poco (I, TV 1980) di Alberto Sironi. Con Flavio Bucci, Teresa Ann Savoy, Franco Fabrizi, Renato Scarpa, Diego Abatantuono Milano: un coreografo e la sua costumista vengono aggrediti, e la cosa sembra piuttosto banale, ma un commissario sospetta che ci sia dell'altro, e infatti uno degli aggressori fugge dopo essere stato arrestato. Costui si nasconde a casa di un pittore, che fa strani giri con dei quadri. Appunto, la vicenda ruota intorno a un traffico illecito di opere d'arte. Sironi è ancora lontano dagli ottimi risultati di Montalbano, e si fa le ossa in questo giallo metropolitano, non indimenticabile. Bucci sempre molto bravo. Da un lavoro teatrale di Durbridge. |
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Bambole: scene di un delitto perfetto Torino, periodo della prima guerra mondiale: un ricco signore, cinico e vizioso, non si accontenta di un normale, e insodddisfacente, matrimonio, ed escogita un diabolico piano per assicurarsi il proseguimento della bella vita. Astuto manipolatore, riuscirà a ingannare chi sospetta di lui? Buona ricostruzione d'epoca, nell'ambientazione e nel clima sociale della provincia italiana. Il malvagio protagonista, ottimamente interpretato, ricorda inevitabilmente altri cattivissimi: Angoscia, Delitto perfetto, Il promontorio..., Chinatown, Velluto blu, ecc. Sceneggiatura di Pittorru. |
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Delitto in via Teulada A Roma, nel grande stabile sede della RAI, dove vengono registrate numerose trasmissioni, vengono uccise due donne e si cerca di scoprire chi è stato: alcuni dipendenti indagano ma sono anch'essi minacciati da un'inquietante figura vestita di nero. Nello scontro finale lo sconosciuto viene ucciso e tutto pare finito. Ma c'è il colpo di scena. Idea interessante quella di ambientare un giallo, e per di più abbastanza cruento, nientemeno che nel cuore della televisione italiana, ma non sempre funziona il meccanismo di intrecciare realtà e finzione. |
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Colpo di grazia alla Sezione III Nella Sezione III di una clinica privata vengono ricoverati i pazienti "a breve scadenza", cioè quelli ormai incurabili e destinati a morte certa. Ma questo sinistro reparto non è ciò che sembra e nasconde un mostruoso segreto: alcune grandi aziende e la struttura sanitaria hanno stretto un accordo "riservato" per ingigantire i profitti, e solo pochi privilegiati possono sottrarsi al sistema. Da un libro di Sergio Casati, medico, Fabio Pittorru ha ricavato una buona sceneggiatura, e per la prima volta in televisione vengono affrontati temi così scottanti. |
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Accadde a Zurigo Prima guerra mondiale: in una cassaforte del consolato austriaco di Zurigo sono conservati documenti segretissimi ritenuti di particolare importanza e il neonato servizio segreto italiano, con poche risorse, è costretto a ricorrere ad un "esperto" esterno: un giovane scassinatore talmente abile che si è guadagnato il soprannome di Passpartout. Con qualche peripezia il colpo riuscirà ma ci sarà gloria per il nostro eroe? Liberamente ispirato a una vera operazione del Servizio Informazioni della Regia Marina. |
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Inverno al Mare Fine anni '60: sul litorale toscano un ragazzino di dodici anni scompare e si pensa ad un rapimento (peraltro inedito, perché i sequestri avevano sempre colpito solo adulti). Dopo qualche tempo in una pineta viene rinvenuto il cadavere del ragazzo. Le indagini si scontrano con omertà e depistaggi, perché la vicenda va oltre lo specifico crimine ed è collegata ad un giro di prostituzione minorile e a gruppi neo fascisti. Liberamente ispirato ad un fatto reale, il sequestro Lavorini, il film è gestito con cura e realismo. |
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La sconosciuta Un'automobile investe volontariamente e uccide un restauratore di quadri, che era alla ricerca della moglie scomparsa. Che però ricompare misteriosamente e intrattiene strani rapporti con varie persone, e in particolare alcune donne che hanno di certo molto da nscondere. Altre morti rendono la vicenda sempre più complicata, e forse l'intrigo è addirittura legato al mondo dello spionaggio. Un buon tentativo di giallo a incastro, che tuttavia risente, appunto, dell'eccessivo affollamento di personaggi. |
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Una tranquilla coppia di killer Sì, una coppia normale e tranquilla, ma che in realtà, dopo il golpe militare dell'11 settembre 1973, collabora con i servizi segreti cileni per uccidere espponenti politici antifascisti ancora in libertà o in clandestinità. In vare occasioni sono proprio questi due agenti americani a progettare i sequestri e gli attentati. Uno dei pochi film che affronta le pesantissime ingerenze USA nella politica del Sud America e il tentativo di far luce su questo terrorismo. Liberamente ispirato alla vera storia di un agente. |
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L'indizio Cinque ordinarie indagini di un funzionario di polizia, napoletano trasferito a Torino: tra gente-bene, balordi, persone apparentemente normali, in una città nebbiosa, ma tranquilla e ordinata, che naturalmente nasconde molte cose. Una vera delusione questa regia del grande Camilleri: un commissario che vorrebbe essere distratto e astuto come Colombo e invece è solo trasandato e ottuso; personaggi caratterizzati in modo grossolano, ambientazione superficiale, trame debolissime, ritmo soporifero. |
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L'occhio di Giuda Londra, anni '30: come da tradizione giovanotto va dal padre della ragazza per chiedere la mano di lei, e insieme all'auspicabile futuro suocero si siede a bere un whisky in salotto. Ma si addormenta, come l'avessero drogato, e al risveglio trova l'altro morto, ucciso da una freccia. La stanza è chiusa a chiave, ci sono solo loro due, e quindi la polizia non ha dubbi. Per fortuna un amico di famiglia, Sir Henry Merrivale, risolve genialmente il mistero. Finalmente un libro di J. D. Carr, il maestro dei delitti nella camera chiusa, adattato per la tv con abilità e attenzione. |
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Tre colpi di fucile Campagna inglese, una fiera di beneficenza, un indovino con la sfera di cristallo. Una giovane donna va da lui e subito fugge terrorizzata, perché il chiromante cade colpito da un colpo di fucile, apparentemente sparato proprio dalla ragazza. Cosa è davvero successo? Si scoprirà che tutto è collegato ad altri delitti commessi in una stanza chiusa ermeticamente a chiave. Lo sceneggiato fa parte della serie RAI Dentro una stanza chiusa ed è tratto dal romanzo di John D. Carr, il maestro dei delitti nella camera chiusa. |
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Parole e sangue Nel caos degli anni di piombo differenti strade portano sciaguratamente vari giovani a considerare vuota la vita democratica e ad avvicinarsi alla lotta armata: così Federico, laureato in Scienze politiche, si aggrega ad un gruppo clandestino che sequestra un giudice. Che però il giovane conosceva, e quindi si crea un corto circuito fra la mentalità brigatista e la realtà conosciuta in altri ambiti. Damiani non affronta il terrorismo come fenomeno globale ma mette a fuoco un'esperienza individuale, cercando di capirne le motivazioni. |
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Il caso Murri Bologna, inizio '900: un noto aristocratico viene ucciso e le indagini si orientano sbrigativamente verso una rapina finita male. Mai il suocero della vittima, un illustre clinico, rivela che l'assassino è il proprio figlio, ed il processo passerà alla storia come il "caso Murri". Ispirato ad un celebre fatto di cronaca nera, reso ancora più clamoroso da risvolti di tipo politico e sessuale, il film è un buon ritratto della borghesia del tempo, ancora in bilico fra pulsioni progressiste e vocazione reazionaria. Già portato sullo schermo nel 1974. |
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Quer pasticciaccio brutto de via Merulana Da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, di Gadda, una storia di furti, gelosie, morte violenta, segreti, passioni inconfessate, miserie quotidiane, ambizioni ridicole. In una Roma lacera, ancora segnata dalla guerra, in cui ciascuno cerca di sopravvivere a modo suo. E il commissario Ingravallo deve cercare qualcosa in mezzo a questa varia umanità. E alla fine, chi è il colpevole? Un giallo vero, ben condotto, con Bucci incisivo e acuto, e molto diverso da Gemi nel suo splendido film (1959). Nel 1996 un'altra versione, di Giuseppe Bertolucci. |
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Bebawi - Il delitto di viale Lazio Roma, 1964. Il titolare di un'azienda tessile, un egiziano, viene ritrovato morto, ucciso a colpi di pistola. Si ipotizza che sia stata l'amante, Claire Bebawi, in complicità col marito. Al processo i due adottano un'astuta strategia difensiva: lui accusa lei e lei accusa lui, così, non potendo stabilire la verità, vengono entrambi assolti. In appello i due saranno invece condannati, ma intanto erano fuggiti all'estero. Il caso, reale, all'epoca fece molto scalpore e la ricostruzione è piuttosto efficace. Haber bravo come al solito, forse un po' troppo. |
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Giallo sera Delitti che hanno luogo quasi sempre in interni, nei locali dell'Hotel Sette Stelle, dove lavora Gianluca Spada, un poliziotto privato, bonario, umano e con uno spiccato acume investigativo. Riprendendo la fortunata formula di Giallo club, il giallo s'interrompeva prima del finale e due concorrenti in studio (ma eventualmente anche telespettaori che potevano telefonare) dovevano cercare di scoprire il colpevole. Se la prima stagione presentava storie piuttosto convenzionali, la seconda si indirizzò sul thriller più o meno ad alta tensione. |
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Nucleo zero Nucleo Zero è una formazione terroristica che effettua rapine per finanziare le future attività. Membro del gruppo è il figlio di un noto avvocato, ed entrambi saranno coinvolti in una drammatica e ambigua situazione allorché il Nucleo verrà neutralizzato. Da un bel libro di Luce D'Eramo, il film è un coraggioso tentativo di raccontare un pezzo della recente storia italiana, gli anni di piombo, rinunciando a formulare tesi o giudizi e puntando invece a porre domande: dove nasce il terrorismo? Che effetti, anche a lungo termine, può produrre nella società? |
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Un delitto In un piccolo paese delle Alpi francesi arriva un nuovo parroco, che subito si trova coinvolto in un dramma, due delitti: una ricca signora e un giovane. La polizia pensa ad una rapina finita male, ma il giudice istruttore è di parere diverso e sospetta sia del prete che della governante, ex suora, della morta. La soluzione, come spesso accade, è da ricercarsi nel passato. Da un romanzo (1935) di George Bernanos una storia oscura e dolorosa, in cui vittime e carnefici sono ugualmente oppressi dalle vicende umane. |
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La piovra Il commissario Cattani, appena giunto in Sicilia, indaga sull'uccisione di un collega: il delitto è mafioso, e le indagini porteranno alla luce un intricato e micidiale quadro di collusioni tra mafia, economia e potere politico. Partita quasi in sordina, questa miniserie televisiva è diventata la più vista negli anni '80 e '90 (10 stagioni in tutto), riuscendo ad affermarsi anche all'estero: un fenomeno sociale che ha dato il suo forte contributo alla coscienza antimafia. Un esempio di buona televisione, grazie a un cast notevole e soprattutto all'esperienza di un cineasta fra i più capaci e coraggiosi, già regista de Il giorno della civetta (1968). Berlusconi lo strozzerebbe. |
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Un uomo in trappola Un uomo è sospettato di omicidio, ma il suo alibi è un problema: era con una ragazza che però ha paura e non vuole testimoniare in sua difesa. La faccenda si complica e i cadaveri aumentano: anche quello della testimone e del vero assassino. C'è qualcuno che ha orchestrato tutto e il commissario che indaga farà davvero molta fatica. La trama è forse troppo complicata, ma il giallo italiano diventa lentamente adulto, anche grazie alla sceneggiatura di uno specialista come Pittorru. |
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L’archivista Un abile poliziotto è confinato nell'archivio della Questura, ed esaminando i fascicoli si trova a indagare su casi irrisolti o lasciati perdere perché legati a scomodi fatti di corruzione e malaffare: viene a capo della verità, ma, incazzato com'è coi colleghi (e in genere col mondo) non lo rivela a nessuno, tanto... Dai libri di Macchiavelli una figura insolita (ma forse debitrice verso Scerbanenco) di investigatore, aspra e aliena dal lieto fine, che nella sua improbabilità è più realistica di molti commissari televisivi. |
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Una verità come un'altra Un agente di borsa trova la moglie morta e non riesce a spiegarsi cosa sia successo. Le indagini faranno emergere lentamente che la vita della donna assassinata era molto diversa da quello che ci si poteva immaginare: una misteriosa doppia esistenza di cui, in realtà, varie persone erano a conoscenza, senza farne parola. Intrighi, minacce, menzogne, indizi contraddittori, sospetti, per un discreto film (tratto da un romanzo di Patrick Quentin), che segue i collaudati meccanismi del giallo tradizionale. |
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L'ispettore Sarti Sarti Antonio, come vuole l'italiano dell'imbecillità burocratica, della Questura di Bologna, indaga su crimini più o meno "normali" nella sua quieta (?) città e dintorni. Spesso l'aiuta un amico un po' stravagante, Rosas, che a volte riesce a cogliere sfumature che sfuggono a uno del mestiere. Non male, anche se i libri di Macchiavelli sono più accurati e graffianti nel ritrarre ambiguità e contraddizioni di una società apparentemente ordinata. Una prima serie, con altri autori e interpreti, nel 1978. |
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Il commissario Corso Un commissario meridionale viene trasferito a Milano e non è entusiasta di questa metropoli grigia e inquinata. Qui i reati sono talvolta feroci, ma più spesso si tratta di faccende piuttosto comuni, coi soliti moventi: denaro, gelosia, vendetta. La diffusa microcriminalità è il mondo con cui deve fare i conti lo sbirro terrone, a cui le pistole, anche la sua, fanno schifo. E agisce con umanità e senso della misura. Niene di particolare da segnalare in questa serie dignitosa ma che non aggiunge molto di nuovo. |
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Scoop Un giornalista investigativo si muove tra l'Italia, Berlino e la Spagna occupandosi di affari scottanti: spionaggio, rifiuti tossici, sequestri di persona, 'ndrangheta, servizi segreti deviati, terrorismo. Mestiere complicato e pericoloso, perché ficcare il naso in certe cose non può che portare guai seri. Tanto più se poi certi articoli di denuncia i giornali non li pubblicano. Discreto tentativo di riprendere il filone americano del giornalismo d'assalto, ma l'intreccio fra denuncia civile e thriller non sempre convince. |
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Uomo di rispetto Fare l'autista di un ricco signore può essere un mestiere tranquillo e rispettabile, ma se il capo è in affari con Cosa Nostra e litiga ferocemente con un potente boss... E quando scoppia una violenta guerra di mafia il povero chauffeur ci si trova in mezzo, con morti ammazzati ovunque. Dieci anni dopo La piovra (e sull'onda del successo internazionale) Damiani e Placido di nuovo in Sicilia, ma stavolta non c'è un commissario senza macchia e senza paura bensì un uomo ordinario alle prese con un mondo senza regole. |
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L'ispettore anticrimine Un ispettore della Criminalpol, coadiuvato da un'efficiente squadra investigativa, è alle prese con difficili e pericolose indagini sulla Sacra Corona Unita, implicata nel traffico d'armi, nel commercio di sangue infetto, nella speculazione edilizia, ed altre simpatiche attività. Il tutto è reso ancora più problematico dai legami che la mafia pugliese ha con Cosa Nostra e con ambienti del potere politico. Discreto tentativo di seguire le orme de La piovra, allargando lo sguardo a una mafia meno nota ma altrettanto potente. |
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Voci notturne Sulle rive del Tevere il cadavere di un giovane, figlio di un architetto già implicato in un grosso scandalo politico - finanziario. Ma tutto si complica quando altri indizi riconducono a una misteriosa setta e agli scritti di uno studioso dei riti magico-religiosi dell'antica Roma. E poi com'è possibile che in varie telefonate si senta la voce del ragazzo morto? Malgrado certe incongruenze la trama poliziesca funziona, e con alcune ottime trovate, tanto da convivere egregiamente con la deriva esoterica di tutta la vicenda. |
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Il maresciallo Rocca |
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Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (I, TV 1996) di Giuseppe Bertolucci. Con Franco Graziosi, Ilaria Occhini, Maria Grazia Bon, Corrado Pani, Stefano Lescovelli Da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, di Gadda, una storia di furti, gelosie, morte violenta, segreti, passioni inconfessate, miserie quotidiane, ambizioni ridicole. In una Roma lacera, ancora segnata dalla guerra, in cui ciascuno cerca di sopravvivere a modo suo. E il commissario Ingravallo deve cercare qualcosa in mezzo a questa varia umanità. E alla fine, chi è il colpevole? Parziale rifacimento (con la regia teatrale di Luca Ronconi) dopo lo splendido film di Germi (1959) e la versione televisiva del 1983. |
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Ultimo Un ufficiale dei carabinieri, nome in codice Ultimo, e la sua lunga attività di contrasto alla mafia, culminata nell'arresto del boss dei boss, Totò Riina: un clamoroso successo ottenuto grazie ad un lungo lavoro investigativo, fatto più di intercettazioni e pedinamenti che di sparatorie. Ma è sugli aspetti più spettacolari che questa miniserie (e le altre 4 che seguiranno, 1999, 2004, 2013, 2018) si concentra, romanzando un po' troppo vicende complicate e controverse. Come la Piovra, comunque, col merito di riproporre i temi della difficilissima lotta alla criminalità organizzata. |
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Trenta righe per un delitto Cronista sportivo del quotidiano di Parma scopre un caso di doping nella locale squadra di calcio, il cui presidente, però, è il maggior azionista del giornale; quindi viene trasferito alla cronaca nera e insieme a una collega verrà a capo di varie faccende di ordinaria criminalità. La buona ambientazione e gli ottimi interpreti (i due 'belli' ma soprattutto i due vecchi giornalisti) sono alla base di una serie solida e piacevole, tanto che nello stesso anno verrà prodotto un seguito, Cronaca nera. |
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Cronaca nera Passato finalmente alla cronaca nera del quotidiano di Parma, il giornalista Walter Cherubini continua le sue indagini su casi particolarmente scottanti e complicati, sempre insieme alla brava collega Federica Stanguellini. La coppia si troverà di fronte a scenari inaspettati, ma tenacia, acume e sangue freddo li porteranno a trovare le soluzioni. Sempre buona ambientazione e ottimi interpreti (i due 'belli' ma soprattutto i due vecchi giornalisti) tuttavia questo seguito è inferiore alla precedente serie. |
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Il commissario Montalbano Tra Camilleri e Montalbano vi è un rapporto amicale, oltre che il legame fra padre e figlio, ben lontano dal vero e proprio odio che Doyle sviluppò per Holmes, dall'indifferenza con cui Simenon prese a guardare Maigret, dal fastidio che Christie nutrì sempre per Poirot. Camilleri in tutti i suoi romanzi parla di vita, e come potrebbe dunque non amare Montalbano? Che è uguale e diverso: non dissimile dai suoi conterranei, uomo del suo tempo con tutte le contraddizioni di questi due secoli che si dilaniano a vicenda, ma cerca continuamente di uscire dal seminato di una terra che qualcuno vorrebbe immobile; e quando parla del G8 di Genova... La migliore fiction televisiva italiana da moltissimo tempo. |
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Don Matteo Tra Gubbio e Spoleto ne succedono di tutti i colori, davvero un po' troppe, ma per fortuna c'è un prete sveglio che risolve ogni cosa. La serie ha avuto, e continua ad avere, un enorme successo: i personaggi sono artificiosamente buoni, gentili, simpatici, e gli occhi azzurri di Hill irresistibili. Che dire? La provincia italiana era molto più credibile nei Racconti del maresciallo (1968, 1984), e, mutatis mutandis, in Don Camillo, ma la furbizia di regista e sceneggiatori ha trovato una formula gradevole e consolatoria, ancorché fuori dalla realtà. Amen. |
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Distretto di polizia Le vicende di un commissariato (ma perché titolarlo all'americana come distretto?) di polizia a Roma: di fronte all'ordinaria criminalità un gruppo variegato diretto da una esperta commissaria (poi sostituita da un'altra analoga figura), con le storie individuali che s'intrecciano coi problemi di lavoro. Lunga serie che tenta, invano, di adattare la tipologia di produzioni USA alla realtà de noantri. I pochi momenti felici, e alcuni bravi interpreti, non riescono a salvare un insieme costruito su trame banali e consolatorie, alla Don Matteo, appunto. |
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La Omicidi Nel mezzo del cammin..., ecco un serial killer che più italico non si può: ammazza e firma nientemeno che con versi della Divina Commedia. E allora ci vuole un superpoliziotto, che si è fatto le ossa nel contrasto ai narcotrafficanti, e una squadra a statuto speciale, senza troppi vincoli burocratici, e addirittura una sede particolare, magari una villa. Un po' tanti i tentativi (anche rispetto alle vicende personali dei protagonisti) di arricchire a tutti i costi il menu di una breve serie anche dignitosa, che tuttavia ha qualche ambizione di troppo. |
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Nebbie e delitti La bella Ferrara e la sua provincia, con il grande fiume e la nebbia: delitti per denaro, per vendetta, per amore. Le solite cose, dunque, ma affrontate con attenzione all'ambiente e alla caratterizzazione dei personaggi. Una buona serie, che fra le tante fiction nostrane si distingue per una struttura solida, trame realistiche e interpreti capaci: il protagonista, commissario Soneri, è un Barbareschi insolitamente non antipatico, misurato e fluido nel cogliere le sfumature. Anche Stefanenko apprezzabile. Dai romanzi di Valerio Varesi. |
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Il giudice Mastrangelo Dopo molti anni al Nord, un magistrato pugliese ritorna nella sua terra di origine e si ritrova imprigionato in una profonda contraddizione: da una parte i luoghi amati, le antiche amicizie, certe abitudini, dal'altra uno Stato che al Sud non è davvero Stato, con l'inefficienza, la burocrazia soffocante, la rassegnazione, gli osceni rapporti tra le istituzioni e la criminalità organizzata. Tentativo riuscito solo in parte (anche per superflui imbrogli sentimentali) di offrire uno sguardo realistico della realtà meridionale. |
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Joe Petrosino A New York, ai primi del '900, un poliziotto di origini campane si distingue per intuito e coraggio, tanto da venir messo a capo di una squadra speciale finalizzata al contrasto della "Mano Nera", un insieme di gruppi criminali dediti all'estorsione nell'ambito delle comunità italiane. Petrosino capisce che la priorità è impedire la saldatura tra questa organizzazione e la mafia, e si reca in Sicilia per indagare. Ma viene ucciso in un agguato. Buona ricostruzione di una vicenda reale, anche se vengono solo accennati i rapporti tra mafia e potere. Già sceneggiato nel 1972. |
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Rebecca, la prima moglie Lei sposa un vedovo molto ricco, ma l'inizio della convivenza è turbato dal fatto che si sente continuamente messa a confronto con la prima moglie, Rebecca. La governante in questo è particolarmente perfida e abile, e la novella sposa vive in un clima di angoscia e incertezza. Tutto si fa ancora più drammatico quando emerge con forza il sospetto che Rebecca sia stata uccisa dal marito: i due coniugi riusciranno a restare uniti, anche di fronte alla tragedia incombente? Discreta serie ma non c'è partita rispetto al grande film di Hitch. Da D. du Maurier. |
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Romanzo criminale Roma è una miniera d'oro e tanti farabutti cercano di sfruttarla al massimo: in particolare un gruppo criminale compatto e agguerrito, addirittura con l'obiettivo di diventare i padroni della città. I protagonisti di questa lotta feroce sono figure ben definite, forti e complesse. Dal bel romanzo di De Cataldo una ricostruzione cruda e realistica delle vicende che hanno insanguinato Roma per oltre quindici anni, dal 1977 al 1992, con al centro l'intensa e spregiudicata attività della banda della Magliana. |
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Il commissario Nardone Un commissario meridionale trapiantato in una Milano nebbiosa, che ben presto diverrà casa sua, indaga con determinazione su casi "veri". Sì, perchè Nardone è realmente esistito, e addirittura si deve a lui l'idea di dotare le questure di una nuova struttura operativa, la Squadra Mobile. Una vicenda, che si sviluppa dall'immediato dopoguerra fino ai primi anni '60, ricostruita con attenzione ai particolari e con plausibile realismo, anche se non mancano superflui spunti sentimentali. Protagonisti bravi e un po' gigioni, e nell'insieme la serie è più che buona. |
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Le inchieste dell'ispettore Zen In una Roma splendida e oltraggiata dal crimine, un bravo ispettore che viene dal Nord cerca di fare il proprio onesto lavoro malgrado la soffocante burocrazia e, soprattutto, il pervasivo malaffare politico. Lo affianca una bellissima collega (ma è possibile che siano tutte così?) e non potrà mancare la liaison sentimentale tra i due fascinosi sbirri. Inevitabilmente abbondano i luoghi comuni "italiani", sia nella scenografia che nella rappresentazione della società civile, tuttavia la breve serie è abbastanza dignitosa. |
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Gomorra Napoli e la camorra: come altrove non c'è un potere unico che governa la malavita ma vari centri di comando in aspra lotta fra di loro. E che si tratti di una guerra vera e propria, senza regole e senza tregua, lo sanno bene i capi dei clan che si contendono la supremazia. Il tutto narrato anche dal punto di vista dei turbolenti protagonisti. Dal romanzo di Roberto Saviano una serie considerata fra le più importanti del ventennio e che sicuramente affronta con lucidità ed efficacia una realtà complessa, ma che rischia anche di enfatizzare certe figure criminali. |
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Non uccidere Squadra mobile di Torino: l'ispettrice Valeria Ferro e i suoi colleghi alle prese con ordinaria criminalità. I moventi sono quasi sempre gli stessi, avidità, sesso, vendetta, ma spesso le cause scatenanti sono più complesse e rimandano a conflitti familiari o razziali, e le indagini diventano anche dolorose. E naturalmente c'è un mistero che percorre tutte le vicende. Dignitosa serie che, pur con varie semplificazioi, ma senza l'abuso "americano" di pallottole ed efferatezze, si misura freddamente con la realtà. |
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La Catturandi In varie città la Squadra Mobile ha una sezione speciale, la Catturandi, che si occupa della caccia ai più pericolosi latitanti, in particolare quelli legati alla criminalità organizzata: e a Palermo si tratta di Cosa Nostra. Un'esperta funzionaria dirige questa forza d'élite, ben conosciuta dai mafiosi, che a loro volta cercano di contrastarla, infiltrando e uccidendo. La discreta serie creca di raccontare, spettacolarizzando, le vicende di un reparto che in realtà svolge un lavoro tanto prezioso quanto oscuro e lontano dai riflettori. Interpreti convincenti. |
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Rocco Schiavone |
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I bastardi di Pizzofalcone Napoli: un commissariato "sgarruppato" cerca di riacquistare efficacia e credibilità e i suoi nuovi membri (peraltro con difficili storie personali) lavorano duro. Delitti ordinari e criminalità organizzata, burocrazie e degrado, sono i nemici. Maurizio de Giovanni, autore dei bei libri incentrati sull'ispettore Lojacono, collabora alla sceneggiatura, ma la ricchezza letteraria non sempre trova un'adeguata trasposizione, anche per la preoccupazione produttiva di insistere sulla "modernità" della città, al di là degli stereotipi. |
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Maltese - Il romanzo del commissario Fin dalla strage di Portella della Ginestra (1947) CGIL e PCI hanno combattuto duramente Cosa Nostra, nell'indifferenza - sinonimo spesso di complicità - delle istituzioni. A metà anni '70, dunque, nelle forze di polizia si continuava a ignorare, o perlomeno sottovalutare, il dilagare della mafia: e grande fatica farà un commissario a organizzare il lavoro di contrasto alla criminalità organizzata e ai suoi stretti legami con il mondo politico e imprenditoriale. Una serie che riprende i temi de La piovra, cercando di ricostruire anche le origini del fenomeno mafioso. |
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Il cacciatore Dopo l'assassinio di Falcone e Borsellino (1992) lo Stato sembra finalmente reagire e un PM (ispirato al magistrato Alfonso Sabella) del pool Antimafia dirige con determinazione la caccia ai capi di Cosa Nostra: nell'arco di alcuni anni riesce a catturare Bagarella ed i fratelli Brusca. Successo in buona misura ottenuto grazie al coordinamento delle forze investigative. I bravi attori danno intensità a questa accurata ricostruzione di una delle più fortunate stagioni della lotta alla mafia, con un ottimo equilibrio tra rigore storiografico e spettacolarizzazione. |
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Nero a metà Un ispettore di polizia ed il suo vice, originario della Costa d'Avorio: un rapporto inizialmente difficile (anche perché c'è un legame tra il giovane e la figlia del capo) ma che presto diviene efficace. E gli altri membri di un commissariato romano, alle prese con l'ordinaria criminalità. Un certo realismo forse salva una serie che non si distingue per originalità ed è appesantita da un inutile groviglio di complicazioni sentimentali e familiari; scontato e irrilevante il solito mistero che percorre tutti gli episodi. |
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Imma Tataranni - Sostituto Procuratore A Matera il Proocuratore della Repubblica non è entusiasta del suo Sostituto Tataranni: irruente, incazzosa, vestita non certo comme il faut, rompiballe. Ma acuta, umanissima, e con una memoria di ferro. Un personaggio sopra le righe, eppure plausibile, che indaga sulla realtà, su delitti nati dalle cose comuni, siano drammi individuali o fatti di corruzione e malaffare. La cornice ambientale è convincente ed equilibrata, così come i bravi protagonisti: tra cui ovviamente si distingue Vanessa Scalera. |
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Il processo Una minorenne viene uccisa e come probabile colpevole viene individuata la moglie del suo amante. Il processo viene condotto da una PM molto determinata, che però non dovrebbe occuparsene perché scopre di essere la madre naturale della vittima. Al dibattimento l'avvocato difensore si dimostra particolarmente abile. Questa serie è una delle poche italiane che si cimenta efficacemente, anche grazie ad un buon meccanismo poliziesco, con un sottogenere portato al cinema e in tv un'infinità di volte. Interpreti convincenti. |
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ZeroZeroZero Un enorme carico di cocaina parte dal Messico verso l'Europa, ma l'affare andrà a buon fine soltanto se verrà rispettato il complesso equilibrio tra i vari soggetti: la 'ndrangheta, i cartelli messicani e colombiani, i produttori, e, naturalmente, i rispettabili centri finanziari che gestiranno le colossali somme di denaro ricavate. Dal libro di Saviano il racconto estremamente realistico - senza le semplificazioni e il ricorso alla pura azione di troppi film - di come funziona l'impero mondiale della droga. Un quadro impressionante. |
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L'alligatore Marco, detto l'Alligatore, ex cantante, ha scontato ingiustamente sette anni di galera e quando esce vorrebbe solo starsene tranquillo, ma l'indifferenza non fa parte del suo carattere, e così decide di tirare fuori dai guai un ex compagno di cella. Lo aiuta un tipo tosto, anch'egli reduce dalla "vacanza". Molti guai, naturalmente, a cui si aggiunge la brusca fine di un amore. Però, triste e incazzato, Marco non molla. Dai libri di M. Carlotto, una buona serie noir ambientata nel ricco e sregolato Nord Est. |
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Petra Un'ispettrice di polizia ed il suo collega, della Omicidi di Genova: niente crimini fantasiosi o diabolici serial killer, ma delitti "normali". La coppia funziona bene, è sobriamente intima (si danno del lei), e risolve i casi con intelligenza. Zena è bellissima (ma lo è di più nell'ottimo Blanca), però è fastidiosa la palese sponsorizzazione dell'Acquario, ben distante dalla Questura. I due protagonisti sono molto bravi e, con alcune variazioni, riprendono in modo eccellente i personaggi creati da Alicia Giménez-Bartlett, che ha ambientato le proprie storie a Barcellona. Sempre gente di mare. |
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Blanca (I, TV 2021 - ) di Jan Michelini. Con Maria Chiara Giannetta, Giuseppe Zeno, Enzo Paci, Ugo Dighero, Stefano Dionisi Blanca, cieca dall'età di 12 anni, collabora con la Questura di Genova perché è specializzata nell'analisi di file audio, e nel suo "buio" coglie particolari che agli altri sfuggono. La sua cecità risale all'omicidio della sorella, non del tutto chiarito, e c'è una misteriosa figura che la perseguita. E una madre che nasconde segreti. Un'idea non nuovissima che però si sviluppa egregiamente, anche grazie all'ottima protagonista. Forse po' meno riusciti gli altri interpreti, ma per fortuna c'è la meravigliosa Zena. |
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Esterno notte 1978: sta per realizzarsi una svolta storica nella politica italiana: il coinvolgimento del PCI nell'area di governo. Aldo Moro, presidente della DC, è l'artefice, ma numerosi sono i contrari e ci sarà la reazione. Moro viene rapito dalle BR, tenuto in ostaggio per 55 giorni e infine ucciso. La splendida serie racconta, come una Via Crucis, il dramma della vittima, di sua moglie, della DC divisa tra chi vuole salvare Moro e chi (d'accordo con gli USA) sceglie di abbandonarlo. E anche quello dei brigatisti, seppur carnefici. |
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The Bad Guy Un magistrato antimafia indaga troppo, e lo incastrano: condannato per collusione con Cosa Nostra, sconta cinque anni di carcere. Durante un trasferimento riesce fortunosamente a scampare ad un incidente e, creduto morto, cerca di organizzarsi clandestinamente per cercare se non giustizia almeno vendetta. E si ritrova in mezzo ad una feroce guerra di mafia. Variazione sul tema innocente creduto colpevole, la serie vira rapidamente sul thriller, addirittura con qualche guizzo surreale, quasi tarantiniano. |
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Vincenzo Malinconico, avvocato d'insuccesso Avvocato indolente e riflessivo, non è un principe del foro, si occupa in genere di casi insignificanti, finché, suo malgrado, gli affibbiano una faccenda di camorra. Il suo disorientamento è in parte attenuato dall'aiuto di uno che certi ambienti li conosce assai. Tra ex moglie, ex suocera, figli, e nuova fidanzata, Malinconico cerca una tranquillità sempre a rischio. I bravi interpreti sono all'altezza di una serie che riesce a combinare egregiamente i toni della commedia con uno sguardo non banale su quel mondo a parte che è la Campania. |
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L'Ora - L'inchiostro contro il piombo L'Ora, quotidiano di Palermo fondato ai primi del '900, nel secondo dopoguerra fu l'unico giornale siciliano ad affrontare apertamente l'influenza pervasiva della mafia nell'isola. Per questo subì minacce e attentati, che tuttavia non fermarono il lavoro di denuncia. Vari fattori portarono alla chiusura nel 1992. Ambientato tra la fine degli anni '50 e i primi '60, il film ricostruisce la vita dei protagonisti di questa durissima battaglia civile, senza eccessi spettacolari ma con un ritmo serrato e coinvolgente. |
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Il metodo Fenoglio Il mareciallo Fenoglio, piemontese come il grande scrittore omonimo, da parecchi anni lavora a Bari in un nucleo operativo che indaga sulla Sacra Corona Unita. Indagini sempre difficili e pericolose, perché storicamente questa mafia è sempre stata sottovalutata. Carofiglio riprende alcuni temi dei suoi romanzi e imposta, pur semplificando molto, una serie realistica e ben interpretata (soprattutto da Boni), senza eccessi spettacolari ma con attenzione alla vera natura della criminalità organizzata. |
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Il clandestino Un ispettore capo dell'antiterrorismo lascia l'incarico dopo un attentato che non ha saputo evitare e in cui è morta la sua fidanzata; distrutto dal rimorso, si trasferisce a Milano: il cingalese (razzista come un italiano "doc") che gli affitta una stanza lo coinvolge in un caso e insieme mettono su un'improbabile agenzia investigativa. Un noir metropolitano in cui Milano rivela la propria anima nascosta: crogiolo di razze e conflitti talvolta incomprensibili, specchio dei contrasti sociali e culturali dell'Italia che cambia. |
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I casi di Teresa Battaglia Nel tarvisiano, zona montana orientale del Friuli, un assassino colpisce più volte, e da Udine si muove un'esperta funzionaria di polizia, peraltro con seri problemi personali. Le indagini, naturalmente, si scontrano con omertà e diffidenza, e venirne a capo sarà complicato. Dei romanzi di Tuti resta l'ossatura, e per fortuna, perché i libri (di gran successo) sono dominati da una scrittura che grida "guardate come sono brava" e dalla presunzione di interpretare l'anima profonda della montagna. Ricci comunque brava. |
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Il nostro generale Gli ultimi dieci anni del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso insieme alla moglie nel 1982. Con la voce narrante di un suo stretto collaboratore, viene ripercorso il cammino del generale, dalla creazione del primo nucleo antiterrorismo alla lotta contro la mafia. Castellitto è molto convincente, ma il punto di forza della serie sta nel lavoro, accuratissimo, di documentazione (anche con filmati originali), che offre un quadro realistico degli avvenimenti e delle persone coinvolte, senza nulla togliere all'efficacia drammaturgica. |
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La legge di Lidia Poët |
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Brennero A Bolzano e dintorni la convivenza tra le due etnie non è mai stata semplice e le rispettive contaddizioni permeano tutta la società. E ci si mette pure il solito serial killer a complicare la vita di tutti. L'ispettore che indaga è tutto italiano, il pubblico ministero è una donna di estrazione tedesca: problema. L'ennesimo binomio lui-lei (ci fosse una volta in cui la coppia è lui-lui) vorrebbe essere originale, viste le differenti culture, ma non va oltre la banalità e anche l'insieme della storia non brilla certo per fantasia. |
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I fratelli Corsaro Fabrizio Corsaro è un giornalista di Palermo, è estroverso e impulsivo, si occupa di nera; suo fratello Roberto è un serissimo avvocato penalista, non farfallone come l'altro. Si trovano entrambi ad occuparsi di due omicidi, che risulteranno legati fra loro, ed i rispettivi ruoli e punti di vista concorreranno ad arrivare alla verità. La brillante collaborazione tra i due continuerà su altri casi. Discreta serie imperniata sullo scontro e poi sulla convergenza di due caratteri profondamente diversi. |
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Stucky Questura di Treviso: un ispettore capo alle prese con ordinari delitti coi soliti moventi: denaro, gelosia, vendetta. I vecchi portici, l'osteria, i canali, e il sigaro è acceso e l'impermeabile è più scuro, ma c'è proprio Colombo (e anche un tot di Maigret): lui sembra un po' mona, è distratto, lento, ma l'assassino (che vediamo subito) non avrà scampo. Gradevole rappresentazione del Nord Est, anche se la realtà è degradata dal razzismo, e da altre faccende che abbiamo già visto, meglio, in Il commissario Pepe e in Signore e signori (Pietro Germi, 1966). Battiston molto convincente. |
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Dostoevskij Un omicida seriale che sceglie a caso le proprie vittime e sul cadavere lascia dei biglietti con riflessioni su vita e morte: per questa ragione è stato soprannominato Dostoevskij dagli investigatori. Il loro capo è ossessionato dal caso, anche perché vi ritrova elementi esistenziali legati al difficile rapporto con la figlia tossicodipendente. Il legame fra le due situazioni non è forzato e viene affrontato con cura e consapevolezza, scavando nei sotterranei e ritrovando il cupo mistero fra delitto e castigo. Timi eccellente. |