Richard Sorge

Eterno straniero in fuga da se stesso
Richard Sorge, 1918



Il 7 novembre 1944, esattamente ventisette anni dopo la rivoluzione d'ottobre, il governatore del carcere di Sugamo (Tokyo) fece aprire la porta della cella di Richard Sorge: il regolamento fu seguito scrupolosamente e al prigioniero vennero chiesti il nome, l'età, il domicilio, e dopo gli fu comunicato che per ordine del Ministro della Giustizia la condanna a morte sarebbe stata eseguita immediatamente.
Il verbale recita che "Sorge compì compostamente il tragitto fino al luogo dell'esecuzione." (1) La stampa di Mosca poi affermò che sul patibolo egli gridò "Viva l'Unione Sovietica!", ma ciò fa parte della consuetudine di dipingere gli avvenimenti in un'aura di leggenda: la realtà è che Sorge non disse una parola né fece un gesto. Fu impiccato pochi minuti dopo l'esecuzione del suo compagno Ozaki Hotsumi e l'unica differenza fu che il giapponese recitò la tradizionale preghiera buddhista di conforto.

Il tragico squallore della forca pare togliere ogni possibile traccia di eroismo nella fine di questi uomini, ma talvolta la leggenda è realtà, e Sorge rimane probabilmente la più grande spia che sia mai esistita.
Dal 1933 al 1941 diresse una formidabile rete informativa nel paese che, forse più ancora della Germania hitleriana, era maggiormente ostile al comunismo, il Giappone.
Un lavoro intenso, preciso, efficacissimo, che tuttavia si svolse con mezzi quasi ridicoli: una dotazione mensile di soli mille dollari, un'unica trasmittente. Eppure Sorge e i suoi compagni riuscirono a comunicare al Centro di Mosca, con un mese di anticipo, addirittura la data esatta dell'aggressione nazista all'URSS. Stalin non volle crederci, eppure le informazioni fornite finora erano sbalorditive: dislocazione, consistenza e dotazione di tutta la struttura militare nipponica! Su questa base l'URSS avrebbe potuto tranquillamente sguarnire i confini della Manciuria e spostare il grosso delle truppe laddove erano assolutamente essenziali, sul fronte occidentale.
E Sorge aspettò il boia domandandosi "Perché Stalin non mi ha creduto?"

Il padre di Sorge è un ingegnere minerario tedesco, la madre è russa. Nel 1898, tre anni dopo la nascita di Richard in una cittadina presso Baku, nel Caucaso, la famiglia Sorge fece rientro in Germania, conducendo un'esistenza agiata e borghese.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Richard si arruola volontario: combatte coraggiosamente, è promosso ufficiale sul campo, e viene congedato dopo che una granata gli ha spezzato entrambe le gambe. Rimarrà zoppo per tutta la vita, ma con dura determinazione farà sempre, quotidianamente, faticosi esercizi per alleviare il dolore e ridurre la menomazione. Del resto Richard pare il prototipo del giovane di "pura stirpe germanica": alto come un granatiere di Pomerania, fisico possente, occhi azzurri, viso scolpito.
Ma la guerra non lo segnò solo nel corpo: spazzò via i suoi sentimenti nazionalistici, lo lasciò in un profondo stato di inqiuetudine, inducendolo a riflettere intensamente su se stesso e sul proprio paese. Una vicenda non dissimile da quella di tanti altri, ma che per Sorge assunse un tratto specifico: egli sentiva, tramite la madre, un forte legame con la Russia e guardò con entusiasmo alla rivoluzione d'ottobre. Nel 1919 si iscrive al Partito Comunista Tedesco ed entra a far parte di una particolare sezione dell'apparato, incaricata di creare le condizioni per replicare la rivoluzione sovietica.
Come agente del Komintern il suo ruolo non è particolarmente rilevante, e questo periodo gli servì soprattutto da scuola: politica, militare, tecnica.
Nel 1929 viene trasferito al IV Bureau, il dipartimento di spionaggio dell'Armata Rossa, e inviato in Cina: tre anni di ulteriore apprendistato che gli consentono di prendere familiarità con l'Oriente e di diventarne rapidamente un esperto conoscitore. Ma è anche il periodo in cui Richard affina le sue capacità di agente clandestino, tanto che nel 1931, quando i giapponesi invadono la Manciuria, è in grado di inviare a Mosca un quadro dettagliato ed estremamente preciso delle forze in campo. In Cina si lega a due persone con cui condividerà fraternamente avventure incredibili e, anche, il tragico destino: Max Klausen, marinaio e telegrafista, colui che diventerà una sorta di mago delle telecomunicazioni, e Ozaki Hotsumi, giornalista ed intimo amico del futuro Premier nipponico.
Nel '33, con l'ascesa al potere di Hitler, Sorge riceve l'ordine di trasferirsi in Giappone, il paese che, ben più dell'Italia, sarà l'alleato decisivo della Germania: egli deve informare Mosca su come i giapponesi stanno riorganizzando il proprio apparato industriale e militare in vista di una probabile guerra a fianco dei nazisti, anche tenendo conto della tradizionale rivalità tra Mosca e Tokyo per l'egemonia sull'Estremo Oriente.
Sorge agisce con la consueta meticolosità: torna a Berlino, si iscrive al partito nazista, e riallaccia i vecchi rapporti di amicizia, in particolare con un suo compagno d'armi, il capitano Scholl, che lo introduce negli ambienti giornalistici e diplomatici; sarà proprio Scholl, prossimo attaché militare all'ambasciata tedesca di Tokyo, ad essere il suo mentore quando Sorge arriva nella capitale giapponese come corrispondente della prestigiosa Frankfurter Zeitung. Ma non è solo grazie al suo amico che Sorge s'inserisce perfettamente: è bello, colto, un vero gentiluomo, e sfrutta abilmente queste qualità, diventando uno dei personaggi più charmants della vita mondana di Tokyo. "Non aveva bisogno di far la corte a nessuno: tutti accorrevano intorno a lui, uomini e donne" ebbe a dire la prima moglie Christine Gerlach.
È naturalmente ai circoli diplomatici e finanziari germanici che Sorge dedica le maggiori attenzioni: la sua formidabile capacità di affabulazione, e di reggere l'alcol, lo rendono un beniamino dei salotti che contano, dove, fra le mille astuzie, esibisce - pur entro i confini di una dichiarata ed entusiastica adesione al nazionalsocialismo - un'irresistibile aria trasgressiva, azzardando storielle irriverenti addirittura sul Führer. Ed era talmente affascinante che spesso non aveva nemmeno bisogno di particolari espedienti per venire a conoscenza di notizie riservate: il più delle volte sono i suoi stessi interlocutori a confidarsi con lui, contando sulla sua profonda conoscenza del mondo orientale, e magari a chiedergli consiglio. Un'altra mossa di stupefacente abilità fu quella di non limitarsi a raccogliere informazioni - cosa che alla lunga avrebbe potuto destare sospetti: sovente egli stesso ricambiava raccontando fatti e particolari apparentemente strictly confidential, se non addirittura classified: una tattica da manuale, il cosiddetto double-cross system, sperimentato con successo anche dagli inglesi, dopo il 1939, quando scoprivano un agente nemico: invece di sbatterlo dentro o di giustiziarlo, lo costringevano a continuare a passare informazioni false, e quindi controproducenti, ma rese più credibili dal loro essere mescolate con notizie vere.

Tra il '33 e il '34 Sorge mette a punto la rete: riesce a far venire da Pechino l'amico Klausen, indispensabile per le comunicazioni; penetra i segreti e i misteri del mondo politico nipponico attraverso l'amico Ozaki; recluta un giornalista jugoslavo, Branko Vukeliç, e un pittore, Miyagi Yotoku, non particolarmente brillanti ma entrambi abilissimi nel reperire informazioni d'archivio. Tutto qui: cinque persone che diventano forse la più efficace rete spionistica mai esistita. Ma non c'è bisogno d'altro: più sono gli agenti e più aumentano i rischi di passi falsi o tradimenti, e del resto le fonti informative sono più che sufficienti.
La maestria di Sorge non è solo nell'intessere un complesso e vivace sistema di relazioni, ma soprattutto nell'elaborare le informazioni, collegarle, ricondurle a sintesi: egli anticipa quelle che saranno le tecniche più sofisticate dell'intelligence, basate sull'abilità intellettuale più che sull'inganno o sulla forza. (Chi ha letto I sei giorni del Condor, di James Grady, o visto l'ancor più bello I tre giorni del Condor di Sydney Pollack, 1975, ricorderà che il protagonista, a tutti gli effetti un agente della CIA, non gira il mondo a spiare e a uccidere ma legge libri, riviste, fumetti, cioè raccoglie e analizza informazioni di ogni genere, spesso facilmente reperibili ma che assumono valore solo se adeguatamente contestualizzate e interpretate)
Qualcuno arrivò al punto di affermare che in realtà Sorge non aveva spiato, ma semplicemente "ragionato e dedotto." Un'esagerazione, certo, ma è fuori di dubbio che fu l'intelligenza prodigiosa a fare di Sorge il Maestro, titolo che a ragione gli può essere conteso solo da Kim Philby. Non a caso per tutta la vita la sua passione furono i libri: solo sull'Asia possedeva una biblioteca di oltre mille volumi, ed era un lettore accanito, insaziabile, onnivoro.

Nel 1938 i giapponesi riescono ad avere da un alto ufficiale russo il quadro della disposizione delle truppe sovietiche in Estremo Oriente e decidono di verificare provocando alcuni incidenti di frontiera: venutone a conoscenza Sorge informa immediatamente Mosca che provvede a modificare lo schieramento, rafforzando energicamente proprio i punti più deboli, cosicché i vari tentativi di saggiare le forze nemiche convincono Tokyo che i sovietici sono in realtà fortissimi su tutto il confine; la conclusione è che Mosca e Tokyo firmano un prezioso (per i sovietici) trattato di neutralità.
Due anni dopo Sorge invierà al comando del GRU (Glavnoe Razvedyvatel'noe Upravlenie, Direttorato Principale per le Informazioni) il quadro completo delle forze armate nipponiche, compresi i nomi degli alti ufficiali: una descrizione che gli stessi giapponesi, nel corso del processo, saranno costretti a definire "perfetta."
Il colpo più strabiliante Sorge lo compie a metà del 1941: fornisce a Mosca la data esatta - 22 giugno - dell'inizio dell'Operazione Barbarossa, la più grande operazione militare terrestre di tutti i tempi, cioè l'invasione dell'Unione Sovietica: l'informazione gli viene fornita da un ufficiale dello Stato Maggiore del Reich, e poi confermata dall'amico Scholl e dallo stesso ambasciatore tedesco, il generale Ott; per ulteriore scrupolo Sorge spedì a Mosca un microfilm con la trascrizione di alcuni telegrammi del ministro von Ribbentropp a Ott di conferma della data.
Tutta la guerra avrebbe avuto uno svolgimento completamente diverso se Stalin non fosse stato al culmine della paranoia: egli aveva già decimato, oltre ai maggiori protagonisti dell'Ottobre, i quadri migliori dell'Armata Rossa, decapitandola e indebolendola spaventosamente proprio nel momento più delicato dal punto di vista militare, e anche stavolta non smentì la propria criminale miopia: senza alcuna ragione liquidò la clamorosa notizia come "dubbia e pericolosa" e, non potendo mettere le mani su Sorge (che pure avrebbe dovuto avere un ottimo credito, vista l'altissima qualità e attendibilità dei dati forniti nei tre anni precedenti), pensò bene di far fucilare il generale Berzin, comandante del Servizio segreto militare, ed il responsabile del Servizio comunicazioni che, eccezionalmente, aveva inviato all'agente un messaggio di "grata approvazione."
Le conseguenze dell'imbecillità di "questo mediocre rapinatore di banche" (così lo definì Trotsky in riferimento al modesto ruolo avuto da Koba durante la rivoluzione) sono note: i soldati sovietici travolti su tutto il fronte e la svastica che giunge a pochi chilometri dal Kremlino.
"Quando la guerra scoppiò, Richard era furente. Si domandava perplesso: Perché Stalin non ha reagito?" (2)
Una ventina d'anni più tardi ritroveremo tre dei "magnifici cinque" (Kim Philby, Donald McLean, Guy Burgess, Anthony Blunt, John Cairncross) ad affogare in litri di vodka e di scotch (quando riuscivano a procurarselo): ciascuno aveva i suoi motivi, ma non poco contò la delusione per una realtà sovietica che non era certo quella per cui avevano lottato, abbandonando per sempre "le dolci colline del Sussex." Sorge - pur perdendo la vita - non ebbe la sventura di veder squartato il suo cuore comunista, ma in lui qualcosa si frantumò: com'era possibile che non gli credessero? Perchè non si è voluto evitare la catastrofe? L'alcol non gli diede risposte ma perlomeno appannò molte domande.
Il segnale, forse, che stava iniziando la fine di tutto, ma Richard mantenne i nervi saldi e mandò a segno un altro colpo fenomenale: il 2 luglio '41 diede al fidato Klausen questo messaggio da inviare con urgenza a Mosca: "In un consiglio di guerra tenutosi alla presenza del Mikado [l'imperatore], i capi dell'Esercito e della Marina nipponici hanno deciso di spostare tutte le loro forze nel sud-est asiatico, in vista di un possibile confronto con la Gran Bretagna e forse, successivamente, con gli USA."
Il fatto è di eccezionale importanza, e probabilmente è l'operazione di spionaggio più importante della storia: questa volta Stalin si fidò e ordinò lo spostamento di numerose divisioni sul fronte occidentale, creando le premesse per l'epica battaglia di Stalingrado, il punto di svolta decisivo di tutta la guerra.I servizi di sicurezza nipponici non disponevano di attrezzature sofisticate come quelle in possesso dei tedeschi e quindi non riuscirono che a intercettare alcune delle trasmissioni di Klausen, senza tuttavia localizzare l'impianto: sapevano perfettamente che sul loro territorio operavano agenti sovietici ma non erano in grado di bloccarli. Così indirizzarono le indagini in altra direzione, presumendo che vi fosse qualche supporto logistico da parte di membri del Partito Comunista Giapponese. Un ragionamento plausibile ma che presupponeva l'esistenza di una rete più articolata, cosa che, come abbiamo visto, non corrispondeva alla realtà.
Tuttavia nello scegliere la pista "politica" ebbero fortuna, riuscendo a individuare l'unico agente giapponese di Sorge la cui identità fosse in qualche modo riconducibile alla sinistra: nel corso delle innumerevoli retate fra i simpatizzanti comunisti non ottennero alcun risultato, finché non s'imbatterono in un piccolo funzionario delle ferrovie che aveva militato nel PCG: gravemente malato di tubercolosi non resse alle torture e fece il nome di vari compagni, tra cui quello di Miyagi Yotoku, il pittore amico e collaboratore di Sorge. Costui conosceva bene i metodi della polizia e cercò di sottrarsi all'interrogatorio buttandosi da una finestra: però riuscì solo a fratturarsi le gambe, agevolando il compito degli investigatori che ben presto ottennero i nomi di Sorge e Ozaki.
La situazione non è semplicissima, perché Sorge è un autorevole esponente della stampa, un cittadino di un paese amico, amico personale dell'ambasciatore, e non mancano gli attriti fra il Kempei, la polizia militare che ha giurisdizione sui casi di spionaggio, e la Tokko, il servizio dipendente dal Ministero degli Interni. Comunque i membri del gruppo vengono immediatamente arrestati (ottobre 1941) e, cosa piuttosto sorprendente, Sorge parla.
Tuttora non è ben chiaro come si svolsero gli interrogatori dei cinque, se vi fu o meno tortura (pratica peraltro abituale), ma certamente gli esperti investigatori giapponesi non trascurarono di bluffare dicendo a X che Y aveva confessato, e così via: secondo lo studio più serio svolto sulla vicenda (il libro di Deakin già citato, cfr. p. 254) "per Sorge la crisi giunse quando gli mostrarono le deposizioni di Klausen e degli altri, e quando Yoshikawa [il Procuratore che istruì il processo] gli rivolse un appello tipicamente giapponese: '...Volete voi, il capo, abbandonarli al loro destino? Al vostro posto confesserei.' [...] Improvvisamente Sorge chiese carta e matita. E scrisse in tedesco 'Sono un comunista internazionale dal 1925.'"
Anni dopo così ebbe a dire Yoshikawa: "In tutta la mia vita, non ho mai incontrato un uomo di tale levatura."
Sorge parla per vari motivi: ha concluso il suo compito e non ha dubbi sul fatto che l'URSS vincerà la guerra; sa che le sue dichiarazioni non potranno fare danni, visto che tutti i suoi compagni sono stati arrestati e che le implicazioni politiche interne (giapponesi e tedeschi che si sono rivelati imprudenti e superficiali) non lo riguardano; sfoga la terribile tensione accumulata in tanti anni di segreti e menzogne; ha dentro di sè, pur non manifestandolo, un profondo senso di frustrazione verso chi, a Mosca, non sempre ha apprezzato il suo lavoro; conta sulla possibilità di uno scambio di prigionieri.
Trascorsero mesi di estenuanti e complessi interrogatori, e lo stesso processo fu fortemente influenzato da un groviglio di problemi politici (i rapporti fra Germania e Giappone, i conflitti tra le istituzioni nipponiche, le responsabilità di varia natura di numerosi esponenti dell'establishement); Sorge adottò un'abile linea difensiva, centrata sul fatto che da un lato egli era un militante politico e che dall'altro non aveva carpito con la violenza informazioni segrete, bensì aveva recepito notizie di fatto disponibili per chiunque fosse un osservatore attento o che altri - i diplomatici tedeschi - gli avevano fornito volontariamente.
Naturalmente, però, la sentenza era inevitabile: Sorge e Ozaki a morte, Klausen e Vukeliç all'ergastolo. Miyagi era morto in carcere e la stessa sorte toccherà a Vukeliç.
Hanako-san, la donna che aveva vissuto gli ultimi anni insieme a Richard Sorge, fu ritenuta estranea alle vicende e lasciata libera; alla fine della guerra cercò insistentemente di recuperare i resti dell'uomo che aveva amato: finalmente, cinque anni dopo la sua morte, riuscì a rintracciare la bara in un piccolo cimitero, nell'area solitamente destinata ai vagabondi. Non restava che uno scheletro, con ancora riconoscibili sulle ossa le ferite di guerra, che venne trasportato nel tranquillo cimitero di Tama, alle porte di Tokyo.
Richard Sorge riposa lì, vicino ai suoi compagni Ozaki Hotsumi e Miyagi Yotoku.

una delle solite splendide conferenze di Alessandro Barbero:

qui alcuni brani delle lettere dal carcere


per saperne di più:

  • Chalmers Johnson, La storia del dottor Sorge e di Ozaki Hotsumi, Ed. Riuniti, 1965

  • Messaggi dei condannati a morte della Resistenza Sovietica, Teti , 1974

  • Hans-Otto Meissner, Spia e controspia. Il caso Sorge, Longanesi, 1976 [in realtà, come tutti i libri che pretendono di raccontare "la vera storia..." si tratta di una versione completamente romanzata e inattendibile]

  • La Spia del Secolo (Qui êtes-vous Monsieur Sorge?), film di Yves Ciampi, con Keiko Kishi, Thomas Holtzmann, Francia-Italia 1961) [sceneggiatura di Hans-Otto Meissner, di cui sopra]
  • Spy Sorge (J - D, 2003), film di Masahiro Shinoda, con Iain Glen, Masahiro Motoki, Kippei Shiina
  • Note

    (1) F.W. Deakin - G.R. Storry, Il caso Sorge, Einaudi, 1966, p. 307
    (2) ivi, p. 216.