Padre Brown Don Matteo, per i telespettatori odierni, frate Guglielmo da Baskerville, per il pubblico colto e che ha subito colto il riferimento a S. H.: due religiosi al centro di vicende delittuose che devono molto - in particolare il primo, visto che Il nome della rosa ha tutt'altre atmosfere - a un sacerdote nato letterariamente nel 1910.Un prete inglese, ma cattolico, che risolve casi di omicidio: mica male come invenzione. Lo si deve alla brillante fantasia di Gilbert Keith Chesterton (1874 - 1936), scrittore inglese che dalla Chiesa anglicana passò a quella cattolica ("per amore della salute, dell'allegria e dell'immaginazione" disse, evidentemente equivocando assai), che creò questa singolarissima figura di detective proprio quando trionfavano tutt'altri personaggi: l'iperrazionalista S. H., l'infernale Fantômas, Lupin bon vivant, il vulcanico Vidocq, e tanti altri romantici avventurieri. Nel primo libro del ciclo così viene descritto l'incontro fra Padre Brown ed il capo della Sûreté, Valentin, giunto in Inghilterra sulle tracce del criminale Flambeau: "Quel pretucolo era proprio l'essenza delle pianure dell'Essex: aveva una faccia tonda ed inespressiva come gli gnocchi di Norfolk, gli occhi incolori come il mare del Nord, e portava un'infinità di pacchetti di carta scura che non riusciva a tenere riuniti. Il congresso eucaristico aveva certamente tirato fuori dalla morta gora provinciale molte creature di quel genere, cieche e impacciate come talpe strappate al loro sottosuolo. Valentin era uno scettico di rigido stile francese, e non poteva provare alcuna simpatia per i preti; ma per qualcuno di loro poteva nutrir compassione, questo sì, e il tipo davanti a lui avrebbe suscitato la compassione di chiunque. Aveva un grosso ombrello malandato che gli cadeva di continuo e pareva ignorare quale parte del biglietto dovesse conservare per il ritorno. Spiegò con sciocca ingenuità a tutti quelli del vagone che doveva stare molto all'erta, perché aveva roba di vero argento con pietre azzurre in uno degli involti di carta scura. Quella curiosa mescolanza di insipidezza essexiana e di santa semplicità divertì un mondo il francese, sinché il prete non arrivò, come potè, a Tottenham con tutti i suoi pacchetti. Tornò immediatamente indietro a cercare l'ombrello, e allora Valentin ebbe persino la bontà d'avvertirlo di non custodire l'argento in quel modo, dicendolo a tutti. Ma, con chiunque parlasse, Valentin continuava a tenere gli occhi aperti alla ricerca di un altro..." Il sorriso candido, l'andatura impacciata, lo sguardo placido che all'improvviso si fa acuto e implacabile, li ritroveremo (Father Brown, 1954) nello straordinario Alec Guinness (1914 - 2000), ma non nella riduzione televisiva realizzata dalla RAI nel 1970: Renato Rascel (1912 - 1991) è bravo, con la sua figura esile addirittura più verosimile di sir Alec, ma non riesce a togliersi di dosso quella sua maschera nostrana e rischia di rubare credibilità a un personaggio che non è certo tipicamente british, ma pur sempre figlio di una cultura anglosassone (e che avrebbe chiamato un esorcista ascoltando la colonna sonora del telefilm italiano). In una delle sue Lettere dal carcere, Gramsci (e una volta tanto non siamo assolutamente d'accordo) scriveva : «Carissima Tania, sono stato contento della venuta di Carlo. Egli mi ha detto che ti sei rimessa abbastanza, ma vorrei avere piú precise notizie sulle tue condizioni di salute. Ti ringrazio per tutto ciò che mi hai mandato. Non mi sono stati ancora consegnati i due libri: la «Bibliografia fascista» e le novelline di Chesterton che leggerò volentieri per due ragioni. Primo perché immagino che siano interessanti almeno quanto la prima serie e secondo perché cercherò di ricostruire l'impressione che dovettero fare su di te. Ti confesso che questo sarà il mio diletto maggiore. Ricordo esattamente il tuo stato d'animo nel leggere la prima serie: tu avevi una felice disposizione a ricevere le impressioni più immediate e meno complicate dai sedimenti culturali. Non eri neanche riuscita ad accorgerti che il Chesterton ha scritto una delicatissima caricatura delle novelle poliziesche più che delle novelle poliziesche propriamente dette. Il padre Brown è un cattolico che prende in giro il modo di pensare meccanico dei protestanti, e il libro è fondamentalmente un'apologia della Chiesa Romana contro la Chiesa Anglicana. Sherlock Holmes è il poliziotto «protestante» che trova il bandolo di una matassa criminale partendo dall'esterno, basandosi sulla scienza, sul metodo sperimentale, sull'induzione. Padre Brown è il prete cattolico, che attraverso le raffinate esperienze psicologiche date dalla confessione e dal lavorio di casistica morale dei padri, pur senza trascurare la scienza e l'esperienza, ma basandosi specialmente sulla deduzione e sull'introspezione, batte Sherlock Holmes in pieno, lo fa apparire un ragazzetto pretenzioso, ne mostra l'angustia e la meschinità. D'altra parte Chesterton è grande artista, mentre Conan Doyle era un mediocre scrittore, anche se fatto baronetto per meriti letterari; perciò in Chesterton c'è un distacco stilistico tra il contenuto, l'intrigo poliziesco e la forma, quindi una sottile ironia verso la materia trattata che rende più gustosi i racconti.» (6 ottobre 1930) Molte (e talvolta pessime) le edizioni italiane delle avventure di Padre Brown: di seguito diamo conto delle cinque principali raccolte dei racconti, e poi di alcune delle varie antologie.
Chesterton fu uomo di vastissima cultura e la sua produzione assai considerevole: critica letteraria, saggi teologici e sociologici, poesie, opere teatrali, polemica politica. Nel campo della narrativa esordì nel 1904 con Il Napoleone di Notting Hill, di fatto un romanzo di fantascienza in cui s'immagina una Londra (nel 1984...) sconvolta da stravaganze e conflitti sanguinosi, e spesso mescolò i generi (fantastico, satira, grottesco, poliziesco) per rendere più brillante e incisiva la sua visione del mondo.
|