Carlo Emilio Gadda Il più grande scrittore italiano insieme a Pirandello (già, chissà come sarebbe stato un giallo di Pirandello) si misura col delitto e offre a Pietro Germi la possibilità di portare sullo schermo (anche come interprete, fenomenale, del Commissario Ingravallo) Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (il titolo del film, 1959, fu però Un maledetto imbroglio). Una storia di furti, gelosie, morte violenta, segreti, passioni inconfessate, miserie quotidiane, ambizioni ridicole: Gadda forse gioca col lettore, sparigliando continuamente: la vicenda delittuosa sembra a un punto cruciale?, ecco allora una serie di dialoghi tutti romaneschi e ben lontani dal delitto; l'atmosfera vivida, popolare, ammalia chi legge?, e allora ecco qualche brutalità da questurino incallito. E alla fine, chi è il colpevole? Ma un giallo vero, indimenticabile, con una Roma burocratica e sanguigna che ritroviamo in Germi, anche se nel libro le vicende si svolgono durante il fascismo, mentre il film è ambientato nel dopoguerra. Così Calvino in una delle splendide Lezioni americane: «Gadda cercò per tutta la vita di rappresentare il mondo come un garbuglio, o groviglio, o gomitolo, di rappresentarlo senza attenuarne affatto l'inestricabile complessità, o per meglio dire la presenza simultanea degli elementi più eterogenei che concorrono a determinare ogni evento.»
«Il dirmi che una scarica di mitra è realtà mi va bene, certo; ma io chiedo al romanzo che dietro questi due ettogrammi di piombo ci sia una tensione tragica, una consecuzione operante, un mistero, forse le ragioni o le irragioni del fatto.»
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