Alicia Giménez-Bartlett Alicia Giménez-Bartlett è nata ad Almansa, in Spagna, nel 1951 e si è laureata in Letteratura e Filologia moderna all'Università di Valencia; conseguito il dottorato ha insegnato per tredici anni letteratura spagnola e inglese. Dopo il successo dei suoi libri, ha deciso di dedicarsi completamente alla scrittura. Prima di raggiungere la notorietà presso il grande pubblico, ha scritto diverse opere, sia saggi che romanzi: esordisce con uno studio sullo scrittore spagnolo Gonzalo Torrente Ballester, pubblicato nel 1981. Exit, il suo primo racconto, viene pubblicato nel 1984. Con Una stanza tutta per gli altri ha vinto nel 1997 il premio Feminino Lumen come miglior scrittrice spagnola. Nel giro di qualche anno è diventata una delle più amate scrittrici del suo paese. ottenendo un clamoroso successo con la serie di romanzi polizieschi con protagonista Petra Delicado, un'ispettrice della polizia di Barcellona, che, insieme al suo più stretto collaboratore, il viceispettore Fermin Garzón, si trova di fronte a intricati casi di omicidio. Il primo libro con Delicado e Garzòn non provoca certo i brividi elettrici che immediatamente suscita Fred Vargas (nessun paragone o competizione tra le due gialliste: entrambe brave - e Vargas di più - ma completamente differenti): l'avvio è stentato, la trama non è particolarmente robusta, i personaggi sembrano ancora incerti. Ma rapidamente tutto pare sciogliersi e avviarsi verso una delle coppie più interessanti di tutta la letteratura poliziesca: intanto viene abilmente evitata la consueta trappola di un tandem in cui ci sono un protagonista pensante ed una spalla (S.H. e Watson, of course, ma prima Dupin e il narratore, e poi Poirot - Hastings, Wolfe - Goodwin, Mason - Drake, E. Queen - Queen sr., Monk - Stottlemeyer, ecc.); certo, Delicado è il personaggio centrale, ma Garzòn è tutt'altro che Sancho Pancha: è acuto, tenace, molto più sbirro del suo capo, e non esita a contraddirlo con energia e convinzione, e con un linguaggio a dir poco colorito. E Petra più di una volta chiude le discussioni facendo valere il proprio grado, ma in genere ci sta e gli da tanto filo da torcere: e tutti e due si divertono come pazzi a nutrire un'amicizia profonda di formalismi (si danno rigirosamente del lei) e parolacce... Proprio questi dialoghi, spesso esilaranti, talvolta surreali ed etilici, sono un perno di tutti i romanzi: certo, qualche debito nei confronti di tanti film brillanti americani, con quei dialoghi acuti e scoppiettanti, ma qui le parole sono brusche e sovente vicino a un cadavere, e quasi sempre si concludono con un guizzo spiazzante. E poi siamo a Barcellona, mica a Parigi. Già, e la Spagna moderna ed efficiente non riesce a nascondere il suo passato oscurantista e feroce: sprazzi di una storia nascosta, indimenticata. E poi siamo in Catalogna. La politica pervade tutti i libri di Giménez-Bartlett, ma senza ragionamenti forti, o prolissità: accenni e sfumature arrivano di soppiatto, rompono gli equilibri sommessamente, e sono più spietati di una requisitoria. Petra Delicado... Un nome così ossimoresco da sembrare uno scherzo, eppure questo semplice gioco ci riporta continuamente a una dialettica sempre viva e irrisolta, tra solitudine e confronto, libertà e doveri, determinazione e dubbio, senso di giustizia e cinismo. Talvolta i monologhi esistenziali dell'ispettore Delicado, o di Petra, sono un po' stucchevoli, soprattutto quando la protagonista fa i conti con la propria età e l'invadenza altrui, ma certi eccessi d'introspezione vanno poi a comporre una figura di donna decisamente insolita: una secca normalità che sembra davvero straordinaria rispetto a tante figure femminili della letteratura di genere, quasi sempre inchiodate a primati (di bellezza, di efficienza, di malvagità, di competenza, ecc.) che rivelano solo l'ansia competitiva. Insomma, gialli solidi, intelligenti, semplici, raffinati.
Nel 1999 dai gialli di Alicia Giménez-Bartlett la televisione spagnola ha realizzato una serie interpretata da Ana Belen e Santiago Segura. Nel 2020 Sky trasmette una serie con protagonista Paola Cortellesi. Che è molto brava a riprendere le caratteristiche del personaggio e a duetttare con il suo collaboratore; le storie non sono ambientate a Barcellona, ma nella città mediterranea che forse le è più simile, Genova. Peccato che esigenze produttive (quattrini dagli sponsor, in primis l'Acquario) portino i due protagonisti a passeggiare continuamente nella zona turistica del Porto antico, ben distante dalla Questura. E le pur belle panoramiche tolgono spazio ad uno sguardo meno convenzionale, che avrebbe potuto mettere in luce le tante meraviglie nascoste di questa incantevole città.
Dimostrare quanto è conosciuta è semplice: la Sala Blu del Lingotto Fiere è stracolma di gente, la sicurezza è costretta a vietare nuovi ingressi. Far capire il carisma di questa scrittrice in poche righe, invece, non è cosa da poco. Alicia Gimenez-Bartlett calamita subito l'attenzione con le sue battute tra l'ironico e il sincero, in uno spagnolo così musicale e chiaro che anche chi non lo conosce a fondo finisce per comprendere tutto e ridere, il più delle volte, di gusto. E non importa che la moderatrice dell'incontro sia d'eccezione, Daria Bignardi: la protagonista è da subito lei. Daria Bignardi tenta subito una provocazione, cercando dalla scrittrice un commento sul Family Day italiano, messo in relazione al successo del suo personaggio più famoso, l'ispettrice Petra Delicado, donna scontrosa, arrogante e fiera nel suo carattere, due volte sposata e divorziata. In fondo, l'enorme successo che ha il personaggio tra i lettori donne potrebbe significare che un po' tutte loro vorrebbero avere il coraggio di essere come Petra. La Bartlett, però, riesce a smarcarsi facilmente dalle polemiche: tutti vorrebbero essere più liberi, più originali nel loro profondo, ma il mondo reale è fatto anche di obblighi, restrizioni. Più che altro Petra ha successo perché dice sempre quello che pensa, anche quando è scomodo. Non si fa problemi a dire al figlio adolescente che è un cretino o alla mamma anziana che è noiosa. Spiega poi che il rapporto con il suo vice Garzon, con cui si scontra e litiga spesso, è la pura rivendicazione dell'amicizia e in particolare dell'amicizia tra uomo e donna. Scontrasi è inevitabile per due caratteri forti, ma litigare con ironia è sempre possibile, perché con lo humor si può dire ciò che si pensa senza offendere. La Bartlett parla poi di se stessa: prima di scrivere a tempo pieno insegnava in una scuola superiore. Di quel periodo, talvolta, ha un po' di rimpianto. Il mestiere dello scrittore è per principio solitario, mentre quando insegnava incontrava ogni giorno giovani che riuscivano, con il loro entusiasmo, a farle tornare il sorriso anche quando si svegliava di umore nero. Ha scritto anche altro, ma è soprattutto famosa come giallista. In realtà, spiega, lo è diventata un po' per caso: ha scritto un primo romanzo giallo che ha avuto successo e da lì ha trovato il suo spazio. E il fatto che in Europa ci siano poche scrittrici di gialli, dice lei, è tutto a suo favore: in Spagna, per esempio, sa di essere la migliore... essendo anche l'unica! Daria Bignardi le fa notare che la Barcellona che viene descritta nei suoi romanzi è così particolare che ogni lettore riconosce un pezzo della sua città: sembra la città di tutti. Ma in fondo, dice la scrittrice, potrebbe essere qualunque città, perché lei si concentra poco sui luoghi. Le interessano i personaggi. Senza contare che Barcellona è una città con cui ha a che fare da trent'anni, ma che sa di non conoscere bene: è così grande che non si orienta tra le sue innumerevoli vie e ci sono molti quartieri dove non è mai stata. Incalzata, parla anche di politica: ci sono scrittori progressisti e scrittori reazionari. Lei è sicuramente di sinistra, ma la politica rimane fuori dai suoi libri, perché ritiene che non sia necessario vincolare le idee politiche alla letteratura. Come nuovo presidente francese, al posto di Sarkozy, che trova troppo arrogante, avrebbe preferito la Royale. Non perché donna, ma perché di sinistra. E qui la scrittrice ci mostra davvero la sua grande apertura mentale. Spiega che non è vero che le donne sono perfette e che, come qualcuno sostiene, non ci sarebbero guerre se governassero le donne. Diversi sono gli esempi storici che dimostrano il contrario, a partire da Margaret Thatcher. Le donne sono esseri umani e come tali hanno anch'esse i loro difetti. Un esempio lampante: Petra Delicado! Terminata la conferenza con la scrittrice, organizzata da Sellerio Editore e moderata da Daria Bignardi, Alicia Gimenez-Bartlett si trasferisce nello stand del suo editore per incontrare i lettori. A vederla seduta ad un tavolino, intenta a conversare amichevolmente con chi le chiede una dedica su un libro, si fa quasi fatica a riconoscerla, lei che, con il personaggio di Petra Delicado è diventata famosissima tanto in Spagna (dove dai suoi gialli è stata tratta una serie televisiva in tredici puntate, Petra Delicado, interpretata da Ana Belen e Santiago Segura), quanto all'estero e in particolare qui in Italia. Timorosi le chiediamo se ci concede pochi minuti per qualche domanda. La sorpresa è immediata: Alicia Gimenz-Bartlett non solo è disponibilissima, ma è di una semplicità e di una simpatia disarmanti; è una di quelle persone capaci di mettere a suo agio chiunque. Anche chi, come l'intervistatore, non conosce bene lo spagnolo e si affida alla sua grande capacità comunicativa. Innanzitutto grazie per la sua disponibilità! È la prima volta che viene alla Fiera del Libro di Torino? No, è la seconda volta: sono già stata alla Fiera tre anni fa, in occasione della presentazione di un altro mio libro. Come trova la Fiera quest'anno? Ha notato dei cambiamenti, delle novità significative? Molti! Innanzitutto cambiamenti rispetto a me stessa. Adesso sono più famosa! Tre anni fa pochi mi conoscevano e io potevo girare come una visitatrice qualsiasi tra i banchi; adesso, invece, tantissima gente viene per conoscermi, per chiedermi l'autografo... La Fiera poi è più viva e giovane che mai. Entrando ho visto tantissima gente che aspettava di fare il biglietto: è una bella immagine per il mondo del libro. Le fiere italiane come questa mi piacciono molto. Qui puoi muoverti tra i banchi, cercare i libri, toccarli. In Spagna, in un certo senso, tutto è più rigoroso, per ogni cosa bisogna fare la coda. Qui tutto assomiglia più ad una grande festa! Seguendo il suo intervento in compagnia di Daria Bignardi, ho scoperto che lei, prima di occuparsi a tempo pieno della scrittura, è stata un'insegnante. Che materia insegnava e cosa l'ha spinta a scrivere? Insegnavo inglese. Ma ho scritto tutta la vita, fin da piccola, quando mio papà mi raccontava le storie e io le scrivevo. C'è una parola per descrivere il percorso che mi ha portato a scrivere libri: vocazione! La mia è stata una vocazione. Tra i suoi allievi, ha mai avuto la sensazione che ci fosse qualcuno con la stoffa dello scrittore? E da cosa si riconosce secondo lei? Sì, certo, mi è successo leggendo certi lavori, certe relazioni. È un insieme di cose che te lo fa capire. L'originalità innanzitutto! ... E poi naturalmente la passione con cui erano stati scritti. C'è qualcuno dei suoi allievi che è diventato famoso? Eh, ma io non sono così vecchia! [risata]. Uno di loro ha iniziato a scrivere e si sta facendo conoscere in Spagna, ma è giovane. Il tempo ci dirà se riuscirà a diventare famoso! Per finire, si lascia fare una foto con me? Come no! 14.05.2007 l'articolo è stato pubblicato in originale su whipart.it
Fra Alicia Giménez Bartlett e i lettori italiani è amore senza riserve. La Bartlett è, insieme ai nordici, uno degli autori di grande richiamo per gli appassionati del genere giallo e noir: nel suo caso si tratta di un legame con l'Italia confermato dalla partecipazione e premiazione dell'autrice spagnola in occasione di diversi eventi letterari nel nostro paese, cui hanno fatto seguito interesse, sintonia, persino affetto. Alicia costruisce storie che ambienta a Barcellona, la sua città, secondo uno schema ormai ben consolidato fra gli autori di gialli contemporanei, che in genere snobbano le varie forme di paesaggio mentale, preferendo percorsi ben noti e atmosfere respirate spesso dall'infanzia; anche la protagonista è pensata, come nella maggior parte dei casi, all'interno di una serie: episodio dopo episodio, romanzo dopo romanzo, gli eventi criminosi e investigativi si sviluppano in parallelo rispetto alla linea evolutiva del privato. Petra, protagonista della serie, è, come altre eroine, una donna investigatrice, una donna poliziotto, indipendente, disincantata, persino cinica e segnata dalla vita, dura come il suo nome. Non è, quindi, in questo ambito, quello della semplice “cornice” dei suoi romanzi, che dobbiamo cercare l'originalità della scrittrice e le motivazioni del suo successo. La spiegazione superficiale che ricerca le ragioni del successo nella linea di tendenza o nella capacità di dosaggio, più o meno spontaneo o artificiale, di topoi classici e contemporanei risulta solo in parte soddisfacente e non spiega il fascino esercitato in tempi medio-lunghi su una tipologia di lettore mediamente colto, esigente, abituato a spaziare in un vasto campo della narrativa di genere . La risposta può essere cercata proprio nelle esigenze di questo pubblico particolare, che si è fatto le ossa sui classici e ha tenuto vivo il livello dell'attenzione critica, rifuggendo ormai, per esperienza, da banalità alla moda o da riciclaggi di vario tipo e chiedendo alla lettura un modello di storia aggiornato rispetto alla realtà contemporanea capace di fornire quel tipo di vero divertimento che è legato alla soddisfazione intellettuale. In questo senso Bartlett, come i giallisti scandivani o francesi, riesce a piacere solleticando il gusto della ricerca. Nel caso di Petra e Firmin, i due personaggi che finiscono per realizzare una coppia perfetta, l'indagine di polizia si sviluppa necessariamente come ricerca innanzitutto del proprio posto nel mondo e dei propri desideri e come scontro-incontro interpersonale. I luoghi, ovviamente, sono quelli tradizionali del tessuto urbano ed extraurbano abitato da una umanità che esprime tutto il ventaglio della criminalità, del degrado o della perversione individuale; ciò che rende affascinante questo viaggio all'inferno è la sensazione continua che non si tratta di una situazione cristallizata, ma in continua evoluzione e, per i protagonisti, perfino maturazione. È forse questo il motivo per cui si è parlato della Bartlett come del Camilleri spagnolo: la disperazione di certo noir francese che sembra leggere il mondo come inchiodato in una negazione metafisica qui è molto lontana. Ma non si tratta nemmeno del buonismo alla Camilleri, troppo legato, almeno recentemente, ad un sentimentalismo dichiarato e quindi stilisticamente debole. Alicia sembra distante anche dalla forte emotività di Izzo, altro cantore dell'atmosfera mediterranea e delle sue tragedie, le cui esagerazioni, benchè condivisibili sul piano umano e politico ( a volte l'esagerazione ci vuole proprio!) rischiano di sbilanciare il livello letterario del racconto. Forse c'è maggiore somiglianza con l'impostazione degli autori svedesi, capaci di reggere disincanto e speranza e, soprattutto, capaci di una grande lezione di stile che ha saputo imporsi, rendendola inutile, sulla logora distinzione fra letteratura tout court e letteratura di genere. Tornando a Petra e Firmin, sembra davvero di essere a contatto con la donna o il vicino della porta accanto. Come molte donne di media cultura e impegnate in attività lavorative, Petra ha vissuto il suo decollo dal ristretto e ovattato mondo borghese ad una veloce socializzazione di tipo moderno con gli inevitabili esiti di crisi e fallimenti; come molte, ha interiorizzato quel modello postfemminista che promette non solo l'indipendenza economica, ma il diritto alla solitudine e all'appagamento del desiderio, a qualunque costo: si tratta di un modo di essere che inizialmente fa apparire Petra superficiale e ovvia, ma acquista una luce diversa nel tempo perchè solo in prospettiva ci si rende conto che si tratta non di una rigidezza del carattere o di piatta omologazione, ma di una base di partenza che permetterà la continua analisi e ridefinizione di una donna capace di accettarsi e, quindi, anche di cambiare. Il ritratto di Petra in Nido vuoto è affidato al suo superiore che, in una occasion e speciale, ne tesse l'elogio: “Forse sono un po' masochista, perché non esiste donna al mondo che più di lei abbia il potere di darmi sui nervi. Petra Delicado è attaccabrighe, ribelle, anarchica, testarda e, se mi perdonate l'espressione, una gran rompipalle”. L'evoluzione della inspectora si snoda negli anni, dalla determinazione quasi feroce a difendere il proprio spazio, la propria identità, le voglie del momento fino alle prime incertezze, al riconoscimento della durezza della solitudine e del desiderio di tenerezza. La cifra di questi romanzi, nella grande varietà di trame e ambienti, pare quindi essere proprio l'evoluzione: quella di tipo umano, ma anche quella del lavoro investigativo, che si sviluppa nel conflitto incessante fra metodologie e tecniche diverse; ma quella forse più interessante è quella della società spagnola che analizza i propri cambiamenti e fa i conti con la storia. Ne Il silenzio dei chiostri, la Bartlett rievoca alcune pagine importanti della cattolicissima Spagna: gli eventi della Semana Tragica del 1909 e della Guerra Civile del '36, con tutte le conseguenze non solo per il clero, ma per tutta la popolazione spagnola da sempre in bilico fra zelo religioso tradizionalista e tensione verso la laicità e la modernizzazione. È un riferimento che risulterà alla fine inutile per la soluzione del caso, ma Alicia se ne serve sia per rendere conto dell'importanza di una possibile ipotesi di lavoro nel corso delle indagini, sia per il piacere di creare alla sua vicenda uno sfondo che non è solo morto scenario, ma occasione di ricerca e desiderio di conoscenza circa le contraddizioni del proprio paese. Sempre ne Il silenzio dei chiostri il lettore può ormai vedere all'opera la coppia di investigatori ormai approdati, rispettivamente, al proprio destino di maturità e serenità: Alicia, infatti, mostra coerentemente già in Nido vuoto, il procedere coerente di quell'evoluzione di cui si è parlato sopra e non ha paura nemmeno di una cosa così tradizionale come un lieto fine. grazie a: http://www.lanaturadellecose.it/ |