Dopo l'infernale musichetta (adattamento di un serissimo brano sinfonico: Marcia funebre di una marionetta, di Charles Gounod) eccolo lì, ogni volta con una trovata diversa e ogni volta con quel suo "Buonasera!" che gli italiani conoscono con la voce pastosa e solenne di Carlo Romano (attenzione: era anche lo strepitoso doppiatore di Jerry Lewis e di Fernandel!). La sorpresa, dicevamo: ecco l'altro ingrediente fondamentale delle storie presentate da Hitchcock. Non quella brutale e sanguinosa appena ricordata, e nemmeno quella derivante dallo scoprire che l'assassino è il personaggio più insospettabile; la sorpresa che Hitchcock introduce nei suoi telefilm è sarcastica, corrosiva, intesa quasi a farsi beffe dello spettatore ingenuo, perchè svela un aspetto della storia che spesso stravolge il meccanismo classico del poliziesco (delitto-indagine-scoperta del colpevole), spariglia allegramente i ruoli classici. Proprio per il raffinato mescolarsi di suspense, sorpresa ed ironia, la serie Alfred Hitchcock presenta..., andata in onda per quasi un decennio a partire dalla metà degli anni '50 (e che ebbe un seguito con L'ora di Hitchcock - The Alfred Hitchcock Hour, 1962-1965), ebbe un effetto dirompente sul sonnolento pubblico americano (che poi ebbe uno scossone ancora più violento con The Twilight Zone - da noi Ai confini della realtà), e ottenne un successo che i produttori assolutamente non si aspettavano. In realtà Hitchcock ebbe soprattutto il ruolo di ideatore e di "protagonista" della serie, infatti si limitò a scrivere e dirigere solo pochi degli oltre trecento episodi (uno dei registi più assidui fu Robert Altman); ma quelle sue presenze all'inizio e alla fine del telefilm sono rimaste un capolavoro. Forse si può parlare addirittura di un "altro" Hitchcock: i suoi film sono stati fortemente innovativi sul piano del linguaggio cinematografico (si veda il bellissimo: François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Pratiche, 1997; il Saggiatore, 2108; qui alcuni stralci; e qui la scheda sul film di Kent Jones, 2015, Hitchcock/Truffaut), e si può senz'altro dire che dopo Ejzenštejn Hitchcock sia stato il più grande creatore di immagini del XX secolo. Ma sicuramente lo si è sopravvalutato come autore: in definitiva, tranne rare eccezioni, tutti i suoi film, anche quelli dominati dall'angoscia e dal senso di ingiustizia, si ricompongono in un ordine finale rassicurante. Cosa che, al contrario, non avviene quasi mai nei telefilm. E lo stesso ruolo di Hitchcock, soprattutto nella parte successiva alla storia, assume un sapore "eversivo" del tutto assente nel suo lavoro cinematografico. Se il comunista Brecht in uno dei suoi drammi ebbe a scrivere che "è più criminale fondare una banca che rapinarla", il borghesissimo Hitchcock dopo un episodio che parlava di una rapina in banca si presentò commentando che in fondo i veri ladri sono dietro lo sportello...
Riprendendo la formula di Ellery Queen's Mystery Magazine, nel 1956 nasce l'Alfred Hitchcock's Mystery Magazine: tuttora in attività, la pubblicazione alternò racconti tratti dalla serie televisiva e lavori scritti da autori più o meno noti. Dal 1978 al '79 Rizzoli ne pubblicò la versione italiana (16 numeri). Un'operazione tipicamente americana, perché veniva sfruttato il nome di Hitchcock (che peraltro incassava cospicue royalties) senza che del grande regista vi fosse alcunchè, a parte la foto di copertina.
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