Le spie rosse


La storia del movimento operaio non è fatta solo di scioperi, lotte, rivoluzioni, ma anche di un "lato oscuro", riferito alla partita giocata dalle grandi potenze, e in particolare dal blocco sovietico e da quello statunitense, non solo durante la vera e propria guerra fredda ma, di fatto, già all'indomani della rivoluzione d'ottobre.

Il "grande gioco", secondo un'espressione resa celebre da Rudyard Kipling nel suo Kim (ma era stata coniata da un vero agente britannico in Oriente, Arthur Connolly), non si svolse certo secondo gli stereotipi delle spy stories dei romanzi o dei film, e i libri di Deighton, Greene, Le Carré sono ben distanti da quelli, pur divertenti, di Fleming, e si dipanano in un'atmosfera rarefatta, complessa, dolorosa, sovente assai vicina alla realtà.
Reinhard Gehlen, geniale capo della Fremde Herre Ost, la rete spionistica nazista in URSS, e poi direttore della BND, Bundesnachruchtendienst, i servizi della Repubblica Federale Tedesca, ebbe a dire che il lavoro della spia "è così sporco che soltanto le persone proprio tagliate hanno il diritto di occuparsene."
Già, che tipo di persone?
Non, ovviamente, superuomini che si presentano dicendo "Bond, James Bond", ma, al contrario, persone comuni, spesso addirittura così normali da passare inosservate: il sogno di ogni spia.
Il denaro, il ricatto, il sesso, sono in genere i motivi che spingono una persona a impegnarsi in attività spionistiche, o a tradire il proprio paese passando informazioni ad un servizio straniero. Ma questo in realtà è riferibile soprattutto a coloro i quali hanno lavorato per l'Occidente: tra chi ha fatto la "spia rossa" vi era sovente, invece, una motivazione ideologica: Philby, il Maestro, matura la propria scelta mentre è in Austria, nei primissimi anni '30, per imparare il tedesco, e vede le manifestazioni operaie represse duramente; Burgess e McLean guardano all'URSS come il baluardo contro il fascismo, e in più, in quanto omosessuali, hanno un conto supplementare da saldare con l'oscurantismo dell'establishement britannico; Richard Sorge e Misha Wolf sono due tedeschi che compiono una scelta di vita in coerenza con le proprie idee antifasciste e comuniste. E così via.
Con ciò non si vuol certo asserire che sempre le spie rosse fossero "i buoni" e quelle occidentali "i cattivi": si sa che i servizi dell'Est erano contigui, o parte integrante, di un formidabile apparato repressivo, quello che ha consentito per decenni allo stalinismo di sopravvivere sulle ceneri del socialismo.
Tuttavia è fuori di dubbio che molti "traditori" dell'Occidente erano sostanzialmente spinti da una ragione ideale, avendo dell'Unione Sovietica un'immagine ancora leninista perchè filtrata abilmente dal regime, quella falsa idea di progresso e di libertà che per decenni fu il riferimento centrale della sinistra.
Oggi è tutto cambiato, un ex KGB è addirittura il leader di una Russia succube del complesso militar-mafioso-industriale, sono ben noti tutti i crimini e gli inganni del cosiddetto socialismo reale, ma riesce difficile non avere ammirazione per chi a suo tempo pensò di schierarsi dalla parte della rivoluzione, lottando segretamente.


"Ormai ho perso da molto tempo il mio diploma di laurea (penso, in realtà, che si trovi negli archivi del MI5), ma conservo ancora le mie convinzioni"
Kim Philby, La mia guerra segreta