Il problema delle foibe è da ottant'anni (!) motivo di polemiche particolarmente
aspre.
In estrema sintesi si può dire che da una parte (la destra,
il clero, e in generale i settori moderati dell'opinione pubblica) si è
ripetutamente accusata la sinistra (in particolare quella comunista) di
aver taciuto sulle responsabilità jugoslave in merito all'infoibamento
di moltissimi italiani - fascisti e non - e addirittura di aver contribuito
attivamente a questa infamia.
Le sinistre, viceversa, hanno mantenuto in genere un atteggiamento ondivago:
c'è chi ha ottusamente negato l'esistenza stessa del fenomeno, chi - soprattutto
in anni recenti - si è sentito in dovere di fare pubblica ammenda, magari
senza sapere bene di cosa stesse parlando, e chi ha lavorato seriamente
per mettere a fuoco i vari risvolti di queste drammatiche vicende.
L'Istituto Regionale del FVG per la Storia del Movimento di Liberazione ha
svolto in questo senso un ruolo importante e di grande serietà scientifica,
anche se, purtroppo, non con la stessa efficacia mediatica delle varie pubblicazioni
e iniziative che hanno visto come protagonisti esponenti della destra e giornalisti
a caccia di sensazionalismi. Nel 2019 ha pubblicato un utilissimo Vademecum per il Giorno del Ricordo, che riassume gli elementi essenziali della questione: qui.
Una ricercatrice in particolare, Claudia
Cernigoi, ha studiato a fondo la questione delle
foibe fornendo nuovi e decisivi elementi, sia dal punto di vista della definizione
delle responsabilità che da quello del contesto storico-politico, oltre che,
naturalmente, rispetto ai due quesiti cruciali: chi è stato infoibato?
Quante sono state le vittime?
Il primo risultato di questo accurato lavoro è stato il libro Operazione
foibe a Trieste. Tra
storia e mito. Ovvero, come
si crea una mistificazione storica: dalla
propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo.
Qui pubblichiamo integralmente la prima stesura del libro, di cui nel
2005 è uscita una seconda edizione per i tipi della Kappa Vu.
Data la complessità dell'argomento, inevitabilmente la ricerca è stata dettagliata, addirittura minuziosa, perché comportava un controllo incrociato di fonti variamente attendibili, di elenchi spesso manipolati, e quindi la lettura talvolta diviene impervia.
Anticipiamo quindi quelle che sono le conclusioni del libro, che non necessariamente condividiamo del tutto, e che comunque non potranno non sembrare sconcertanti per chi abitualmente sente parlare di "migliaia di italiani infoibati":
1) nella provincia di Trieste non si può assolutamente
parlare di “genocidio” per 517 persone di etnie diverse
arrestate per motivi politici e poi, alcune giustiziate altre morte
di malattia nei campi;
2) non vi furono massacri indiscriminati: della maggior parte
degli arrestati si sa che erano militari o comunque collaboratori del
nazifascismo;
3) le persone realmente “infoibate” risultano essere
poche decine]; ma qui un'importante precisazione;
4) di processi contro gli “infoibatori”
e persone accusate di “delazione” nei confronti degli “scomparsi”
se ne sono svolti un’ottantina e non si possono riprocessare le
persone per gli stessi reati, né processare altri per reati dei
quali si sono già condannati i colpevoli;
5) se vi furono delle vendette personali, di questo non si può
rendere responsabile un intero movimento di liberazione, né creare
un caso politico che dura da oltre cinquant’anni.
Un altro importante passo avanti nella definizione
di una seria ricostruzione storiografica lo si è avuto in seguito
ad una vicenda giudiziaria: sentendosi diffamato da alcune
affermazioni contenute nel libro di Cernigoi, un magistrato ha fatto causa
all'autrice e all'editore, ma nel luglio 2005 la Corte
d'Appello di Trieste ha confermato la precedente sentenza che
respingeva le richieste del querelante.
"Ecco che cosa significa parlare delle foibe:
chiamare in causa il complesso di situazioni cumulatesi nell'arco di un
ventennio con esasperazione di violenza e di lacerazioni politiche, militari,
sociali concentratesì in particolare nella fase più acuta
della seconda guerra mondiale." Così lo storico Enzo Collotti
a proposito di un importante libro: Giacomo Scotti, Dossier
Foibe, Manni, 2005. |