Costanzo Preve
Centoventi anni dalla morte di Marx |
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[In molte parti questo saggio non è convincente, tuttavia resta una delle poche riflessioni organiche sul pensiero di Marx sviluppate recentemente]
Centoventi anni fa moriva Karl Marx (1883-2003). La liturgia
cerimoniale degli anniversari non è interessante, ma resta
sempre un’occasione per un bilancio storico e teorico. Ed
è appunto questo che propongo in questo intervento, che
per ragioni di spazio non può andare oltre al repertorio
di argomenti da discutere insieme.
Inizio con una parentesi. Venti anni fa (1983) vi furono molti
convegni in occasione del centenario della morte di Marx (1883-1983).
Rileggendo con il senno del poi gli atti di molti di questi convegni,
risulta chiaro che non ci si rendeva ancora conto della profondità
della crisi del marxismo teorico e del comunismo politico. La
vicina dissoluzione del comunismo storico novecentesco, consumatasi
fra il 1989 ed il 1991, era allora del tutto imprevedibile ed
imprevista. Alle stesse debolezze, debitamente segnalate e “registrate”,
del marxismo teorico, si proponevano in genere correzioni lontanissime
dal configurare una vera “rivoluzione scientifica”
alla Kuhn, correzioni che erano appunto solo delle aggiunte ad
hoc, ecc. Le comunità accademiche degli “specialisti”
(storici, economisti, sociologi, filosofi, ecc.) si esibivano
sulla base di un autismo e di una autoreferenzialità conclamati,
ignare del fatto che il marxismo di Marx si autopercepiva come
una scienza sociale complessiva filosoficamente orientata e non
come un sapere specialistico.
Ebbi modo allora di partecipare alla preparazione di un convegno
per il centenario di Marx che diede poi luogo alla rivista “Marx
101”, ed i cui atti sono forse ancora rintracciabili,
sia pure con fatica (cfr. Marx 101 - Rivista internazionale
di dibattito teorico, n. 1-2, 1985). Colgo l’occasione
di ricordare qui la limpida figura di Emilio Agazzi, scomparso
alcuni anni fa, che fu l’organizzatore di questo convegno,
finanziato dal piccolo partito di Democrazia Proletaria (1976-1991).
Agazzi faceva parte di quella generazione di marxisti indipendenti,
di lontana origine PSI e non PCI (come del resto Raniero Panzieri,
Sebastiano Timpanaro e Franco Fortini ecc.), del tutto privi di
giustificazionismo ideologico e di fiancheggiamento apologetico
(comuni invece all’ambiente PCI del tempo), che sono stati
l’onore della generazione dei marxisti italiani fra il 1945
ed il 1991. Chi non sa nulla di Agazzi può iniziare dalla
lettura di un suo breve libro di saggi (cfr. Crisi e ricostruzione
del marxismo, UNICOPLI, Milano 1984). Io condividevo molto
poco della sua impostazione teorica, ma la sua figura morale e
la sua apertura intellettuale mi colpirono molto. Per questo dedico
questo breve intervento alla sua memoria.
Detto questo, le cose sono cambiate radicalmente negli ultimi
venti anni. Per chiarezza, dividerò questa mia introduzione
all’anniversario dei cento e venti anni dalla morte di Marx
in nove punti distinti.
L'articolo è diviso nelle seguenti sezioni:
Questo
saggio è apparso originariamente sul sito web Kelebek
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