Vidocq Eugène-François Vidocq (1775 - 1857) è un personaggio assolutamente unico, non molto conosciuto all'infuori della Francia, ma popolarissimo nel proprio paese. Innumerevoli sono le leggende e le dicerie sul suo conto, e in effetti è difficile distinguere realtà e fantasia. Anche perché lo stesso Vidocq, nelle sue Memorie, ha contribuito a creare intorno a sè l'aura del mito. D'altra parte, non sembra uscita dalla penna di qualche vulcanico romanziere di fine '800, questa figura singolarissima di criminale, poi più o meno redentosi, che comunque continua a cacciarsi in mille avventure, arrivando poi a diventare addirittura capo della polizia? Vidocq ebbe un'adolescenza piuttosto movimentata (con vari arresti) e a 16 anni si arruola nell'esercito rivoluzionario, combattendo a Valmy; diserta ed entra nel vivo dell'avventura: ladro e truffatore tra Parigi e il nord della Francia, nel 1797 viene arrestato e condannato ai lavori forzati; cercherà di evadere, ma senza successo, e anche un secondo tentativo fallirà. Così viene descritto nel registro della prigione: «22 anni, taglia 5 piedi, 2 pollici, 6 linee; capelli, sopracciglia castani chiari, barba dello stesso colore; viso ovale ricoperto di bitorzoli; occhi grigi, naso grosso; bocca media, mento tondo e biforcuto, fronte bassa, avente una cicatrice al labbro superiore lato destro; orecchie bucate».Finalmente riesce a evadere, lo riprendono, evade ancora. Siamo agli inizi del 1800 e a 25 anni Vidocq è già una mezza leggenda nel mondo dei fuorilegge, tanto che a Parigi riesce a muoversi quasi senza problemi e a continuare le proprie attività. Nelle Memorie Vidocq non sarà molto esplicito sui motivi che lo spingono ad abbandonare la professione e, addirittura, a passare dall'altra parte, fatto sta che nel 1806 si offre come "indicatore" alla polizia di Parigi: spia, insomma. Stranamente le autorità gli danno credito e qualche anno dopo Vidocq diviene addirittura capo di un servizio speciale di polizia, la Sûreté, che ha il compito di infiltrarsi nella malavita e contrastarne le attività. Vidocq ottiene numerosi successi, diventa una celebrità, di lui si occupano continuamente le cronache dei giornali, è conteso dai salotti, è il poliziotto più famoso dell'epoca, insomma, un vero personaggio da feuilleton. Ma i suoi brillanti risultati li ha ottenuti il più delle volte con sistemi assai poco ortodossi, e non nasconde il proprio disprezzo per l'ottusità burocratica con cui viene gestita la polizia: tutto ciò gli procura non pochi nemici all'interno dell'establishement. Stanco di contrasti e di polemiche (molti l’accusano di aver progettato lui stesso dei crimini, per riuscire a risolverli in un lampo ed arrestare i colpevoli, acquisendo quindi sempre maggior popolarità), lascia la Sûreté. Nel 1828 pubblica le sue Memorie, che naturalmente ottengono un grande successo, e qualche anno dopo crea un servizio di vigilanza privata per le aziende commerciali. Muore a Parigi nel 1857, alla rispettabile età di 82 anni. Come si diceva Vidocq è una figura centrale dell'immaginario collettivo francese, e su di lui sono stati scritti fiumi di parole, oltre ad aver ispirato in vario modo numerosi scrittori: Hugo per certi aspetti della figura di Jean Valjean; Poe che metterà in bocca al suo Dupin alcune delle critiche che Vidocq rivolgeva all'inefficiente polizia, e che in ogni caso criticherà acutamente lo stesso Vidocq; il Lecoq (evidente l'assonanza) di Émile Gaboriau; Rodolphe de Sombreuil in I Misteri di Parigi di Eugène Sue; il Vautrin de La Commedia umana di Honoré de Balzac. Egli stesso, comunque, oltre alle Memorie, aveva scritto due saggi (I ladri, 1836, e Considerazioni sommarie sulle prigioni, i carceri e la pena di morte, 1844), e il romanzo I veri misteri di Parigi (1844). Cinema e televisione hanno ovviamente attinto moltissimo al personaggio di Vidocq, il più delle volte ricamando in modo sfrenato e sfruttando - alimentando la sua leggenda:
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