il fuggiasco
Il meccanismo è semplice (ma per ovvie esigenze nel film del 1993, abbastanza brutto, risulterà ancora più elementare): il fuggiasco, il fuggitivo, Kimble insomma, vaga per quattro anni da uno Stato all'altro in fuga dal poliziotto Gerard, vivendo avventure più o meno movimentate e cercando le prove della propria innocenza e dell'altrui colpevolezza. Gerard non molla ovviamente, ma se lo prendesse finirebbe il business, e così ci mette appunto quattro anni per mettergli le mani addosso. Però, colpo di scena... L'atmosfera - almeno nella prima serie televisiva - è francamente angosciosa, secondo un meccanismo di suspense rovesciata. Per inciso: suspense non significa l'irrompere improvviso e devastante dell'assassino, ma, al contrario, mettere lo spettatore in uno stato di forte tensione proprio perchè egli sa già cosa potrà accadere, a differenza dell'ignaro protagonista del film. Prendiamo Psyco, ad esempio, la celebre scena della doccia: ricordiamolo, non si vede mai il coltello che colpisce la donna, e tutto è reso terrificante solo dalla sequenza frenetica realizzata col montaggio di 70 inquadrature in soli 45 secondi: "È il montaggio che fa urlare il pubblico" soleva dire Hitchcock. Nel Fuggiasco, dunque, lo spettatore sa come stanno le cose e tutta la tensione sta nell'immminente, e continuamente rinviato (ma fino a quando?, ecco il punto) compiersi della grande ingiustizia, con Kimble che si guarda allo specchio, amaro e depresso, eppur mai domo. La struggente colonna sonora accentua sapientemente il sapore drammatico. Lo svolgersi degli avvenimenti è on the road e questo consente di arricchire la storia con tutta una serie di squarci sulla vita della provincia nordamericana, a volte con un discreto occhio indagatore più spesso secondo stereotipi un po' banali (Kimble, da bravo dottore, pur con tutta la sfiga del mondo che gli corre dietro riesce sempre ad aiutare qualcuno nei pasticci). Ma nelle avventure la figura dell'innocente perseguitato è quasi sempre un espediente sicuro, e, se gestito con mestiere, l'effetto è assicurato: anche qui l'insieme funziona e alla fine di ogni puntata milioni di persone tirano un respiro di sollievo, salvo aspettare con una certa apprensione l'episodio successivo. Nel brutto film del 1993 Tommy Lee Jones sarà così cattivo, e alla fine così buono, da meritarsi nientemeno che l'Oscar. Della serie del 2000 non sappiamo. |