inizio rosso e giallo

 

il fuggiasco


Dunque, Fuggiasco o Fuggitivo?
Fugitive, appunto, ma ce ne sono tre.

1. Il fuggiasco (The Fugitive, 1963-1967): serie tv prodotta negli USA, con David Janssen (Richard Kimble), Barry Morse (Philip Gerard), Bill Raisch (Fred Johnson).
2. Il fuggitivo (The Fugitive, 1993): film diretto da Andrew Davis, con Harrison Ford (Richard Kimble), Tommy Lee Jones (Sam Gerard).
3. Il fuggiasco (The Fugitive, 2000): serie tv prodotta negli USA, con Tim Daly (Richard Kimble), Mykelti Williamson (Philip Gerard).

Naturalmente la paternità va alla prima serie: 120 episodi che ebbero un successo enorme, tanto che la puntata finale raggiunse, e mantenne fino al 1976, il record del telefilm più visto d'America, col 72% di share.
L'idea sembra presa direttamente da I Miserabili di Victor Hugo: uno spietato poliziotto (Javert) che dà la caccia a un innocente (Jean Valjean). Se nel grande romanzo francese il "buono" aveva una qualche ragione per essere così al centro delle attenzioni - bene o male era pur sempre un ex galeotto, ancorchè redento, nella serie il protagonista è proprio buono, anzi buonissimo: intanto è un medico, e questo è già un'ottima garanzia, e poi noi sappiamo perfettamente che non è lui che ha ucciso la moglie; quindi se è scappato dal braccio della morte ha fatto solo che bene, e male, anzi malissimo, fa a inseguirlo così pervicacemente l'implacabile poliziotto. Che ha il volto per niente rassicurante di Barry Morse, futuro integerrimo scienziato nella fortunata serie Spazio 1999 (1975-6, dal 1979 in Italia).


Il meccanismo è semplice (ma per ovvie esigenze nel film del 1993, abbastanza brutto, risulterà ancora più elementare): il fuggiasco, il fuggitivo, Kimble insomma, vaga per quattro anni da uno Stato all'altro in fuga dal poliziotto Gerard, vivendo avventure più o meno movimentate e cercando le prove della propria innocenza e dell'altrui colpevolezza. Gerard non molla ovviamente, ma se lo prendesse finirebbe il business, e così ci mette appunto quattro anni per mettergli le mani addosso. Però, colpo di scena...

L'atmosfera - almeno nella prima serie televisiva - è francamente angosciosa, secondo un meccanismo di suspense rovesciata. Per inciso: suspense non significa l'irrompere improvviso e devastante dell'assassino, ma, al contrario, mettere lo spettatore in uno stato di forte tensione proprio perchè egli sa già cosa potrà accadere, a differenza dell'ignaro protagonista del film. Prendiamo Psyco, ad esempio, la celebre scena della doccia: ricordiamolo, non si vede mai il coltello che colpisce la donna, e tutto è reso terrificante solo dalla sequenza frenetica realizzata col montaggio di 70 inquadrature in soli 45 secondi: "È il montaggio che fa urlare il pubblico" soleva dire Hitchcock.
Nel Fuggiasco, dunque, lo spettatore sa come stanno le cose e tutta la tensione sta nell'immminente, e continuamente rinviato (ma fino a quando?, ecco il punto) compiersi della grande ingiustizia, con Kimble che si guarda allo specchio, amaro e depresso, eppur mai domo. La struggente colonna sonora accentua sapientemente il sapore drammatico.
Lo svolgersi degli avvenimenti è on the road e questo consente di arricchire la storia con tutta una serie di squarci sulla vita della provincia nordamericana, a volte con un discreto occhio indagatore più spesso secondo stereotipi un po' banali (Kimble, da bravo dottore, pur con tutta la sfiga del mondo che gli corre dietro riesce sempre ad aiutare qualcuno nei pasticci).
Ma nelle avventure la figura dell'innocente perseguitato è quasi sempre un espediente sicuro, e, se gestito con mestiere, l'effetto è assicurato: anche qui l'insieme funziona e alla fine di ogni puntata milioni di persone tirano un respiro di sollievo, salvo aspettare con una certa apprensione l'episodio successivo.

Nel brutto film del 1993 Tommy Lee Jones sarà così cattivo, e alla fine così buono, da meritarsi nientemeno che l'Oscar.

Della serie del 2000 non sappiamo.