Auguste Le Breton Auguste Le Breton (pseudonimo di Auguste Montford, 1913 - 1999) dopo la morte del padre viene messo in un orfanotrofio: evade due volte finchè non viene rinchiuso in una casa di correzione. A diciotto anni inizia a fare vari lavori, ma la maggior parte del tempo la passa vagabondando e frequentando gli ambienti della mala parigina. I suoi primi manoscritti (fine anni '40) ripercorrono appunto gli anni trascorsi nella casa di correzione e la sua gioventù da teppistello. Nel 1953 esce il suo primo romanzo ambientato nel quartiere di Montmartre, Rififi: è un enorme successo e lo rende celebre. Le Breton prosegue quindi nel filone (divenendo una delle figure centrali del polar, insieme a Josè Giovanni e Albert Simonin) e ha l'idea di far iniziare con la parola Rififi il titolo di ogni libro della serie che ha per protagonista il detective Mike Coppolano. Nel 1977 crea un'altra serie dedicata agli assi dell'anticrimine. Rififi: uno dei più sensazionali colpi del secolo e una delle più violente bagarres che abbiano sconvolto la malavita parigina. Qui tutta la mala diventa personaggio. Pochi romanzi di gesta criminali ci hanno dato un'immagine così brutale e disperatamente viva dello squallido sottobosco umano di una grande città, con i suoi ladri, scassinatori, spacciatori, prostitute, macro; ma - dicono le leggende e dice anche Le Breton, ma... - anche col suo rigido codice. Rififi (da cui un famoso film di Jules Dassin, del 1954, con Jean Servais), da oscuro termine dell'argot della mala di Parigi, è diventato un modo di dire diffusissimo. Purtoppo gli altri film da Le Breton si sono rivelati decisamente mediocri, tranne la Grande razzia, di Henri Decoin (1954).
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