Jean-Claude Izzo Nato a Marsiglia nel 1945 da padre italiano, è morto nella sua città nel 2000. Di formazione cattolica, nel 1968 si allontanò dalla religione e aderì al PCF, collaborando a varie testate giornalistiche dell'area comunista e dal 1978, quando lasciò il partito, della sinistra. Insieme al giornalismo la poesia fu la sua grande passione, ma si dedicò a molte attività culturali: radio, organizzazione di eventi letterari, stesura di sceneggiature cinematografiche e di testi di canzoni. Dopo aver vissuto molti anni a Parigi, nel 1997 tornò definitivamente in Provenza. Nel 1995 pubblica il primo romanzo della cosiddetta trilogia marsigliese: il protagonista è Fabio Montale, prima poliziotto poi uomo libero che vive serenamente, ma con grande intensità, la sua città, luminosa e feroce. Da questo mescolarsi di violenza urbana e di tranquillità davanti al mare pieno di sole nasce uno stile particolarissimo, che la critica definì noir mediterraneo. "Dicono che a volte i miei libri sono carichi di pessimismo, ma il più bel complimento che mi è stato fatto è che una volta letto un mio libro viene una maledetta voglia di vivere."
Altre opere:
"La mia città, sempre a metà strada fra la tragedia e la luce" "Marsiglia non è una città per turisti. Non c'è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c'è da vedere si lascia vedere. E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma. Un dramma antico dove l'eroe è la morte" (Casino totale). Se pensiamo al genere giallo, siamo soliti identificare un autore e un protagonista. Camilleri? Montalbano. Chandler? Marlowe. Agatha Christie? Poirot. Questo gioco non funzionerebbe di certo se l'autore a cui volessimo legare un protagonista fosse Jean-Claude Izzo. La risposta sicuramente non sarebbe Fabio Montale, bensì: Marsiglia. Il protagonista dichiarato dei noir di Jean Claude Izzo è la sua città. E i tre titoli che l'autore volle scrivere sono infatti conosciuti come trilogia marsigliese. Casino Totale, Chourmo, Solea, tutti editi in Italia per i tipi e/o, escono nel rapido giro di tre anni (1995, 1996, 1998): dopodiché Izzo decide di interrompere la serie, nonostante le forti sollecitazioni a proseguire da parte dell'editore francese, Gallimard. Il tributo di Jean-Claude Izzo alla sua città è un inarrestabile atto d'amore. "Ho Marsiglia nel cuore": con queste parole il figlio di Izzo ha voluto aprire su Internet un sito a lui dedicato (jeanclaude-izzo.com) nel quale troviamo anche una ricostruzione virtuale, arricchita di fotografie, dei luoghi della città attraversati dal protagonista della trilogia. "Non si può capire questa città se si rimane indifferenti alla sua luce" (Solea). Fabio Montale si muove in continuazione nella luce di Marsiglia. Ne attraversa le strade, ne gusta la vita a palmo a palmo. Ne rimpiange la vecchia gloria marinara. Ama Marsiglia in quanto grande scalo portuale. "Il porto era magnifico in quel punto. Entrava negli occhi. Le banchine. I cargo. Le gru. I traghetti. Il mare. Il castello d'If e le isole del Frioul in lontananza. Tutto era bello da vedere" (Solea). Marsiglia è per Montale-Izzo una bella donna. Anzi: più donne. In uno dei "quadri" più divertenti del primo romanzo, vediamo lo scapolo Montale al rientro notturno nella sua casetta con vista sul mare, dopo una giornata pienissima e feroce. Stupito, trova la sua anziana "tata" Honorine con una prostituta e una giornalista, amiche sue, intente a giocare a ramino in terrazzo. "Era tutto a posto. La cena pronta. I piatti lavati. La biancheria ad asciugare fuori. Avevo di fronte il sogno di ogni uomo: una madre, una sorella, una prostituta! Le sentii ridacchiare alle mie spalle. Sembravano unite da una dolce complicità. Il mio malumore svanì velocemente, così come era venuto. Ero felice di vederle lì. Volevo bene a tutte e tre. Peccato che non potessero essere un'unica donna, da amare". In tutti e tre i testi Montale-Izzo riflette più e più volte proprio sulla sua incapacità di legarsi ad una donna, sulla sua impossibilità a "darsi" con fiducia piena ad un'altra. Nell'ultimo volume della trilogia, Solea, a volte questa riflessione eccede la misura, rendendolo il meno fluido, il più cerebrale. Ma Casino Totale e Chourmo sono due opere riuscitissime. La narrazione si snoda veloce per le vie della città, segretamente amata da Montale forse più delle donne reali: "Sono spesso degli amori segreti / Quelli che dividiamo con una città" (Solea), recita Camus, citato dal protagonista. Fabio Montale nel primo romanzo è un poliziotto dei quartieri nord con la tendenza a far troppo l'assistente sociale. Nei due volumi successivi è ormai un ex poliziotto. Le vicende vissute e i personaggi incontrati sono ritratti con cenni rapidi. Tutto si risolve nella narrazione. Il mondo visto attraverso i suoi occhi è orribile. Lui e i suoi amici più cari sono degli sconfitti. Ma la vita si prende sempre delle piccole rivincite, delle ragioni che la rendono godibile: il cibo, il vino e l'alcool, il sole al tramonto, il mare, la pesca, le amicizie antiche e sincere. Su tutto c'è un forte odore di vita, di carne. La trilogia segue un percorso crescente dalla micro alla macro criminalità, dalle vicende quasi personali delle zone difficili di una città multietnica alle grosse trame internazionali dei collegamenti fra mafia e politica. La trama affascina non tanto per lo svolgimento giallo quanto per il continuo gioco di posizione che si instaura fra gli attori. Un gioco fatto di intelligenza mentale, di raffinatezza psicologica e di abilità fisica. Tutti, buoni e cattivi, si muovono sullo stesso scacchiere: Marsiglia, la città sempre amata mai posseduta. "Questa città sarà sempre e soltanto l'ultimo scalo del mondo. Il suo futuro appartiene a quelli che arrivano. Mai a quelli che partono" (Chourmo). grazie a: railibro.rai.it
Se la costruzione della scena investigativa e dell'iter innescato dall'evento criminale nasce sempre da desiderio di conoscenza, nel noir di Jean Claude Izzo questo desiderio si fa slancio, passione e persino grido, ora disperato ora smorzato dalla riflessione, ma sempre spinto da una tensione incontenibile che rivendica tutto il bisogno della ricerca e del dolore a questa inevitabilmente connesso. Marsiglia e, in modo più ampio, il Mediterraneo diventano luogo non concluso da cui contemplare il mondo e, di nuovo, in modo più ampio, la vita. Vicinissimo al giallo noir tradizionale francese e al giallo spagnolo, il noir di J. C.Izzo pare anche anomalo e diverso: come se qualcosa lo allontanasse dai suoi compagni di area geografica e culturale, con i quali peraltro mantiene una forte sintonia, spingendolo per vie e distanze infinite.
grazie a: http://www.lanaturadellecose.it/
“Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere”. Così lo scrittore Jean Claude Izzo ha descritto la sua città in Casino totale, primo volume della “trilogia marsigliese” (Chourmo e Solea i titoli successivi) che lo ha reso un autore di culto e un punto di riferimento per il cosiddetto noir mediterraneo. E se Marsiglia non è luogo per turisti, l’unico modo per scoprirne sapori e profumi è non affidarsi a una guida tradizionale, ma a chi questa metropoli ricca di contrasti se la porta dentro: Fabio Montale, il protagonista dei romanzi di Izzo. Non resta perciò che salire sulla sua vecchia R5 e abbandonarsi con lui ai banconi o ai tavoli dei suoi locali preferiti. Marsiglia è una città meticcia dove le mille culture di passaggio, fradicie d’acqua di mare, sgocciolano lasciando tracce indelebili su una mappa frastagliata: dai quartieri diventati ostentatamente alla moda, alle cités del nord, “le periferie dell’immigrazione”, fino alle strade storiche del Panier e del Vieux Port. Un crogiuolo di lingue e suggestioni trasferitosi anche nei piatti e nel fondo dei bicchieri, dando vita a quel sapore mediterraneo che partendo dalla bouillabaisse, ricchissima zuppa di pesce locale, sfiora le coste della Grecia col gusto deciso di dolmades (involtini di vite ripieni) e tarama (salsa a base di uova di carpa o merluzzo), e si rinfresca con un calice di bianco delle Cinque Terre o di rosso provenzale per poi terminare nei loukoum, dolcetti arabi di pasta aromatizzata ricoperti di zucchero a velo. E così per Fabio Montale mangiare diventa non solo un modo di immergersi in questa affascinante atmosfera multietnica, ma anche un vero e proprio atto di resistenza politica verso le crescenti tensioni razziali fomentate dall’estrema destra. Come al “Bar de Maraichers”, in rue Curiol nel quartiere La Plaine, frequentato da chi “sicuramente non votava Fronte Nazionale” e dove Hassan, sotto l’ala protettrice della musica di Brel, Brassens e Ferré, gli offre un bicchiere dopo l’altro e pietanze semplici a base di pane, pomodoro e olio d’oliva. O come al mercato multicolore di Longue des Capucins, lungo la Canebiere, perfetto per perdersi tra i profumi di mille spezie che trasformano questa parte della città in un angolo d’oriente: dal coriandolo al cumino, dal curry alla menta, quegli stessi aromi che Montale ritrova anche sul corpo delle donne che tragicamente ama. Cuore pulsante di Marsiglia e di molte delle vicende della trilogia sono poi il Vieux Port e le zone limitrofe. Qui si può osservare l’andirivieni delle imbarcazioni sorseggiando una birra sulla terrazza de “La Samaritaine” o gustando un piatto di calamari fritti e melanzane gratinate innaffiati da un vino rosè al “Bar de la Marine”. Poco lontano i vicoli tortuosi del Panier, dove Montale viene accolto al “Treize coins” di Ange, in rue Sainte Françoise, con un bicchiere di mauresque (pastis e sciroppo d’orzata) e un piatto di verdure ripiene o di trigliette in salsa bohemienne. È questo uno dei suoi rifugi quando ha bisogno di farsi invadere dai sapori “per negare la morte”, riparo offerto anche dal non lontano “Chez Felix”, in rue Caisserie, dove l’investigatore affoga l’inquietudine nei bicchierini di pastis, nel cognac e nella straordinaria armonia della zuppa di mare, della fricassea, delle sardine marinate e della pasta con le vongole. E non manca lo spazio per la cucina italiana di Mario, in place Thiars: mozzarella, acciughe, capperi, pomodori, olive nere e un cremoso tiramisù. Ma c’è ancora un ultimo posto dove Montale cerca di sfuggire “alla schifezza del mondo” con un’uscita in barca in solitaria o attraverso i piaceri del palato. Il porticciolo di Les Goudes, poco fuori dalla città, protetto da colline brulle e collocato a sud-est dell’agglomerato urbano, poco prima de Le Calanques, venti chilometri di spettacolare massiccio di roccia calcarea a strapiombo sul mare. Qui si trova la casa di Fabio, che tradisce per un attimo il Mare Nostrum anestetizzando il dolore con il profumo torbato dei whisky scozzesi Oban e Lagavulin. Ma il Mediterraneo torna prepotentemente protagonista nelle scelte in cucina, sia quando è lo stesso Montale a cucinare sfornando orate alla griglia o spigole farcite con finocchio e olio d’oliva, ma soprattutto nei piatti di Honorine, l’energica settantenne che lo ha praticamente “adottato”. Dalla semplicità di croque monsieur (tipico sandwich francese grigliato con prosciutto e formaggio) e focacce, ai più elaborati stufati, frittelle di puré di ceci e pasta al pesto fino alla settimana di lavoro necessaria per preparare al meglio la bottarga. Sono queste delizie culinarie, innaffiate da una bottiglia di Cassis, a concedere all’investigatore una tregua dallo stress delle indagini. Volete cimentarvi anche voi? Provate con i “peperoni alla rumena”, la cui ricetta è raccontata in Casino Totale, ripieni di riso, salsiccia, carne di manzo e salsa di pomodoro, e insaporiti da timo, alloro e santoreggia. grazie a: Il Fatto quotidiano, 25.09.2012
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