il Santo "Il mio nome è Templar, Simon Templar." Sì, in questo modo si presentava, il Santo. E altre connessioni ci sono: il più famoso Templar dello schermo è stato Roger Moore, futuro e indegno erede di Connery nel ruolo di Bond, e Ian Fleming sposò una contessa di Charteris, parente di quel Leslie Charteris (nato Leslie Charles Bowyer-Yin; Singapore 1907- Windsor 1993) creatore del Santo. Charteris ha scritto 14 romanzi (due scritti in collaborazione con altri autori), 34 novelle e 95 racconti, tra il 1928 e il 1971; 7 romanzi e 14 novelle sono stati scritti invece da altri autori fra il 1963 e il 1997. Poi una serie televisiva negli anni '60 (con, appunto, l'ex-Ivanhoe R. Moore), altri film ancora, per un personaggio decisamente poco originale: ladro gentiluomo, in perenne - e vincente - lotta con polizia e gangster, raffinato, tombeur de femmes, generoso, brillante, poliglotta, esperto di armi e di automobili. "Sono abbastanza matto da credere nell'avventura e sono nauseato e stanco di questa nostra epoca, stanco delle sciocchezze, deprimenti e stantie, su cui la gente si spreme il cervello e scrive libri, e che chiamano vita. Volevo qualcosa di più elementare e genuino: battaglie, assassini!, morti improvvise, con tanta buona birra, fanciulle in pericolo e una totale insensibilità nell'anteporre l'empietà al bigottismo. Può darsi che non sia il genere di vita che noi conosciamo, ma dovrebbe essere così." Più sbrigativamente, come si leggeva in quarta di copertina dei Gialli Garzanti degli anni '60 e '70: "Mescolate il 30% di Robin Hood, il 30% di Sherlock Holmes, il 30% di 007, il 10% di Casanova: ecco il Santo, il sogno delle donne, il terrore dei delinquenti." Eppure Charteris ci sapeva fare: una scrittura piacevolissima, un senso dell'umorismo a volte irresistibile, storie che scorrono quasi scontate ma che all'improvviso hanno dei guizzi notevoli di originalità e di ritmo. Da notare, comunque, che la figura del personaggio si è evoluta nel corso del tempo, con evidenti concessioni ai gusti più semplici del pubblico, dato che all'inizio Templar aveva tratti di durezza e anche ferocia che presumibilmente disorientavano non poco i lettori. E nel nome stesso, Il Santo, c'è un risvolto di irriverente (o inquietante) ambiguità. Anche il modo in cui Templar lascia il segno del proprio passaggio, un semplice biglietto, non è una trovata proprio nuovissima, ma di originale c'è il fatto che sul biglietto c'è solo una piccola figura disegnata con pochi tratti, che sia la polizia sia i criminali riconoscono all'istante. Ecco come l'ispettore Fernack descrive il disegno: "Non sono molto portato per l'arte ma ho l'impressione che neanche Templar abbia un gran talento artistico. Però sa rendere l'idea. Guardate questa figura: sembra una di quelle che disegnano i bambini la prima volta che prendono in mano una matita. Un semplice cerchio per la testa, una linea diritta per il corpo e altre quattro per braccia e gambe, ma si capisce che rappresenta un essere umano. E un altro segno che gli galleggia sulla testa." Un disegnino che si è conquistato un posto non di secondo piano nell'iconografia del poliziesco. Il suo creatore è stato un grafico amico di Charteris, Eugene Hastain. Qui sotto nelle elaborazioni di Fulvio Bianconi per l'editore Garzanti.
Non particolarmente interessanti gli apocrifi post mortem (in genere, come Il capolavoro del Santo, furbescamente firmati Charteris anche se gli autori sono altri). Va notato che ci sono molte differenze fra i titoli delle edizioni inglesi e americane.
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