Lo diciamo subito: Diabolik non ci è mai piaciuto.
Forse perché è uscito mentre Mondadori pubblicava le avventure di Fantomas, di cui il criminale in calzamaglia nera pareva un grossolano clone.
E infatti la sua creatrice, Angela Giussani (1922 - 1987, poi egregiamente coadiuvata dalla sorella Luciana, 1928 - 2001), pare abbia per caso trovato su un autobus
di Milano uno di questi volumi e...
Però, appunto, mentre il mondo del giallo e del noir era, tranne rare eccezioni, territorio esclusivamente maschile, ecco arrivare dal nulla una signora milanese (peraltro moglie di un editore ed essa stessa impegnata nell'attività editoriale) che avrà pure rubato l'idea - come del resto fanno tutti gli scrittori - oltralpe ma che tuttavia seppe innestare su un cliché svariati elementi di innovazione.
In ogni caso Diabolik cambiò in modo radicale il panorama del fumetto italiano, in cui praticamente nessuno aveva osato proporre un protagonista totalmente cattivo.
E siamo nel 1962, con l'Italietta democristiana affaccendata a bardarsi dei lustrini del boom economico e ben attenta a non trasgredire: la censura imperava, gli sciamani cattolici tuonavano contro l'immoralità dilagante (e non erano ancora arrivate le minigonne!), la scomunica ai comunisti era ancora viva e vegeta (e non risulta che sia mai stata revocata), ecc.
Insomma, Diabolik irrompe sfacciatamente e, come accade nello stesso periodo con 007, rinnova in profondità un genere e apre la strada a folle di imitatori (tra cui salviamo solo... Qui).
Quindi, al di là delle riserve di fondo su un personaggio poco originale (oltre a tutto dalla Francia all'America Latina erano già nati vari fumetti ispirati direttamente a Fantomas), vada riconosciuto a Diabolik il merito di aver rappresentato una qualche novità: dal nome - semplicissimo e di grande efficacia - all'uso delle tecnologie, fino alle atmosfere sessualmente eversive (ci vorranno poi Kriminal e Satanik per arrivare al nudo e ai turpi amplessi, ma è Eva Kant la nave scuola).
qui il suo covo
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