Periodicamente, quando qualcuno osa criticare la religione cattolica o addirittura fare satira sul Papa e dintorni (vedasi la tempesta di fuoco scatenata sul bravissimo (ma, ahimè, doriano) Maurizio Crozza, colpevolissimo di aver satireggiato su quel buffone di padre Pio, la Vanna Marchi delle ostie), ci si richiama al dovere di "rispettare il senso religioso degli italiani". Lo ribadisce autorevolmente, ad esempio, l'on. Mons. Massimo D'Alema a proposito del matrimonio.
Certo, il buon Voltaire - che ateo non era - ci ha insegnato molto sulla tolleranza, ma siamo sicuri che si debba davvero "rispettare il senso religioso degli italiani" quando la loro mamma vaticana a suo tempo ha deciso che siano "consegnati a Satana" (come scrive Paolo nella prima Lettera ai Corinzi) comunisti, iscritti alla CGIL, ecc.?
Insomma, milioni di italiani sono scomunicati secondo quanto stabilito dal decreto - mai abrogato - del Santo Uffizio del 28 giugno 1949, e non lo sanno! E in ogni caso nessun fedele si è mai realmente chiesto se avesse una qualche dignità questo provvedimento da Inquisizione.
La Chiesa ha condannato brutalmente chiunque indulga nel comportamento "delittuoso" (ecco a chi si è ispirato Silvio!) di militare a sinistra (quindi i soci del Partito Democratico si tranquillizzino: loro non c'entrano), e poi pretende rispetto?
Ma vaffanculo!