inizio rosso e giallo

 

Capitaine Marleau

 

Uno dei personaggi più interessanti e divertenti nel mare magnum delle produzioni televisive di genere poliziesco.

Molto si è detto e scritto su di lei nei siti e nei giornali francesi, ma in Italia la serie è passata senza particolare attenzione né da parte del pubblico né da parte dei siti specializzati.
C'est scandaleux!

Di investigatori, privati e istituzionali, ne abbiamo visti tanti: intelligenti, duri, ottusi, simpatici, odiosi, freddi, timidi, sciupafemmine, impulsivi, bizzarri, acuti, umani, cinici, ingenui, ...
Però Marleau è unica, anche se il suo cognome è un evidente omaggio a Marlowe (il nome resta misterioso: Sylvie?)
Grazie a Elsa Marpeau, scrittrice e sceneggiatrice, che ha inventato il personaggio. A Josée Dayan, regista e produttrice della serie. E, naturalmente, a Corinne Masiero (già rocciosa tenente di polizia nei film tratti dagli splendidi libri di Fred Vargas), la formidabile protagonista.
Che in realtà è ben più che la protagonista: tutte le storie si reggono assolutamente su di lei, che ci affascina anche quando le trame sono un po' deboli.

Un serio problema logistico: abituati a seguire gli investigatori di turno operare in un distretto di polizia, in una contea, o comunque in una zona circoscritta e definita, non ci capacitiamo di vedere Marleau oggi a Perpignan, domani nei Vosgi, o in Bretagna, in Corsica, in Guadalupa... Essendoci sfuggita un'eventuale spiegazione in un episodio pilota, abbiamo indagato: Marleau fa parte di una reale struttura della Gendarmeria Nazionale, la Sezione Ricerche, che interviene in casi particolarmente complessi, anche in modalità itinerante. Forse qui si esagera un po', ma almeno vediamo stupendi pezzi di Francia.

 

Si definisce "brutta come la fame" e in un episodio la vediamo guardare il proprio viso riflesso nell'acqua e mormorare "Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più brutta della Gendarmeria Nazionale"?
Ironia lieve e potente, che è il filo rosso che percorre tutta la serie.
Perché Marleau non le manda a dire a nessuno: parla in modo irrispettoso, nei confronti di estranei, vittime, colleghi, e dell'autorità se ne frega.
Già, la politica. L'hanno definita in molti modi, ma non le si addice alcuna etichetta. Libertaria, si potrebbe dire, e non ne fa mistero, ma anche qui vince l'ironia, magari rivolta a tante parole d'ordine della gauche: esilaranti certi saluti (Hasta la victoria, siempre!) palesemente incongrui, o citazioni venate di distaccato cinismo.
E comunque i ricchi borghesi non li sopporta proprio.
Femminista, però, e qui non si scherza: quelli che ammazzano le compagne, o semplicemente le maltrattano, lei li appenderebbe per le palle.

Dura, invadente, sgarbata, autoritaria, sprezzante, inopportuna, e altre qualità che spiazzano tutti e non la rendono particolarmente popolare. E queste spigolosità si alternano, anche nell'arco di pochi secondi, con momenti giocosi e infantili: arriva nel bel mezzo di qualche tragedia e saluta tutti con un allegro Yuuuu; in un luna park funestato da un bel cadavere non può fare a meno di salire sul cavalluccio di una giostra e godersela; entra in una casa, in un negozio, e gioca beatamente con ammenicoli e soprammobili. E via così. Forse una delle più autentiche rappresentazioni del Fanciullino di Pascoli (sempre travisato nelle nostrane lezioni scolastiche): tieni stretto il tuo essere bambino e lo usi per scoprire meglio l'essenza delle cose.

Sarebbe piaciuta assai ai surrealisti questa capitaine svagata, imprevedibile, acutissima, che taluni hanno voluto a tutti i costi paragonare al furbissimo tenente Colombo; ma lui faceva solo finta di essere un po' mona e restava sempre sotto le righe, mentre Marleau è scoppiettante, sarcastica, irriverente, scostumata.
Se davvero si vuole trovare qualche assonanza con altre situazioni del mondo poliziesco, allora non si può fare a meno di pensare a Simenon: Marleau non ha certo nulla a che vedere con Maigret, sornione e compassato, ma certe atmosfere, ambiguità, grovigli familiari, ricordano le tante amarezze disegnate dal grande scrittore belga.

Marleau sempre vestita fuori ordinanza, rozza e volgare, che legge Harmony e si appassiona alle peggiori serie tv, e che poi di sfuggita cita Brassens, Camus, Kubrick, Brel, de Beauvoir, Voltaire, Truffaut, Brecht, Balzac...E parla tedesco e inglese in modo impeccabile.

 

...

Come diavolo avrà fatto Marleau a procurarsi decine di colbacchi (ushanka in russo), ognuno differente nei vari episodi?

qui una galleria di immagini

 

    Le parole di Marleau:

     

    - Bel funerale, Capitano.
    - Mah, io preferisco la birra.


    - Cosa ne pensa, Capitano?
    - Non mi pagano per pensare, sono un gendarme.



    - Essere una poliziotta liberata non è facile!

    - Siamo arrivati all'ultimo atto, mio caro... Ho sempre sognato di dirlo, chissà perché, è spazzatura.


    - Perchè non arresta quel tipo prima che ammazzi tutta la sua famiglia?
    - Ma io faccio quello che voglio, non sei mica mia madre, insomma!

     

    - Se ci fossero più preti come lei non ci sarebbe bisogno di anticlericali come me.

    - Volevo sapere se aveva visto un testimone, dato che sembra essercene uno nascosto in quella proprietà.
    - Un testimone di cosa?
    - Bah, mica un testimone di Geova! Un testimone dell'omicidio. Doppio omicidio!


    - No, ma siete un cannone, capitano!
    - E cos'ho appena detto?


    - Sa perchè mi dicono che sono brutta come un pidocchio?
    - Prego?
    - Perché é vero!  Quando mi attacco a qualcosa sono come loro, sono così! Così!

    - Capitaine !
    - Quoi ?
    - On a un nouveau cadavre.
    - C'est pas vrai, y'a un micro- climat chez vous, ou quoi ?


    - Franchement, si eux, c'est des terroristes, moi je suis Béatrice Dalle !


    - Oh, la vache !
    - Oh, he ! Un commentaire et c'est un "mawashi gueri" direct dans le plexus !


    - Mon coup préféré, les valseuses...
    - J'adore Patrick Dewaere !


    - Putain... Mais... Quoi ?
    - Je suis en plein drame familial, là, foutez- moi la paix !


    - J'peux avoir une tite bière ?
    - Un galopin hein, une larmichette...


    - Mais comme dit le grand Didier Super :
    "Les taulards, c'est comme les flics, y'en a des biens",
    et moi je crois que ce que je vois.


    - Un jeune sans portable, c'est comme un actionnaire sans licenciement, ça peut pas survivre !


    - Les Zorros, là, ils se méfient peut- être des nouveaux Robins des bois. Les méchants Robins des bois qui amènent de l'emploi soi- disant...


    - Ouais, ça va... On n'est pas au Festival de Cannes non plus. Faut pas pousser !


    - Ça va les cotons tige ?
    - Capitaine !
    - J'vous avais pas reconnu !


    - C'est marrant, vous avez pas trop la tronche d'un curé de campagne.
    - Vous ne ressemblez pas non plus à l'idée qu'on se fait d'un gendarme...
    - L'habit ne fait pas le flic !


    - On se bouge la cellulite, là !
    - Comme disait Marguerite Croton, c'était mon institutrice en CM2 : "Faut jamais désespérer d'un abruti !"


    - Bonjour Capitaine !
    - Salut !
    - Vous marchez avec moi ?
    - Faites gaffe hein ! Chez moi, marcher, ça veut dire sortir avec une personne...
    - On va commencer par marcher.