Émile Gaboriau
Immaginate di essere uno scrittore piuttosto bravo, con delle buone idee, chiamato per scrivere i vostri racconti su uno dei più seguiti giornali parigini della seconda metà dell'800, Le Petit Journal, ad esempio: beh, non sareste proprio felici all'idea che su quello stesso giornale scrivesse il più acclamato autore di feuilleton dell'epoca, vero?
Ma Émile Gaboriau (1832 - 1873) era sveglio e tenace ed ebbe un'idea molto acuta su come combattere la concorrenza nientemeno che di Pierre Alexis Ponson du Terrail: come avrebbe scritto Sun Tzu ne L'arte della guerra, "Il più grande condottiero è colui che vince senza combattere."
E così fece Gaboriau: invece di entrare in competizione diretta con il rocambolesco Rocambole, a suon di travestimenti, complotti, pugnali e coup de théatre, cambiò drasticamente rotta e si diede da fare con racconti basati sul realismo, sull'investigazione ragionata, arrivando addirittura a teorizzare per primo uno dei capisaldi della letteratura poliziesca: “Compito del lettore è quello di scoprire l’assassino, compito dell’autore è di mettere fuori strada il lettore."
Non che Gaboriau avesse inventato un genere - sono evidenti in lui le influenze del Dupin di Poe; e anche dei Mémoirs di Vidocq - perchè, pur puntando sulle tecniche investigative (che peraltro studiò seriamente) e sui nuovi procedimenti resi possibili dalla scienza, non fu così miope da non capire che una storia imperniata solo sulla razionalià avrebbe avuto fiato corto: nei suoi lavori, dunque, non mancano l'azione e l'intrigo secondo i modelli allora prepotentemente in voga, ma sono in continua dialettica - questa è la vera formula innovativa di Gaboriau - con quella che sarà la classica detection all'inglese.
Il successo che ebbe L’affaire Lerouge sta esattamente in questo nuovo equilibrio che Gaboriau propone: in realtà Gaboriau gioca ancora più di fino, perché mette in campo ben tre figure diverse di poliziotti: tutte derivate da una sapiente mescolanza Dupin - Vidocq ma ciascuna con caratteristiche proprie ben definite, e di pari dignità, per così dire, senza, cioè, che un personaggio prevalga nettamente sull'altro, come nel classico meccanismo SH - Watson (più precisamente, Dupin - anonimo amico): che fossero i lettori a scegliere chi loro garbasse di più: Gévrol, inflessibile, tenace e innovatore capo della Sûreté; Tabaret, funambolico e immaginifico; Lecocq, giovane, intelligente, dinamico.
E il pubblico scelse con entusiasmo, tanto che nel secondo libro della serie, Il Dossier 113, Lecocq diventa il perno decisivo, fino poi a diventare protagonista esclusivo. Ma Gaboriau, presentando sullo stesso piano i tre personaggi e lasciando che fossero i lettori a decidere, aveva in mente un altro bell'imbroglio: far emergere sopra tutti un unico eroe, che però assumesse in parte anche il carattere degli altri, avendo cioè una fisionomia nettamente caratterizzata, ma anche arricchita da altri elementi.
Così in Lecoq andranno a confluire sia la solida metodicità di Gévrol sia la vulcanica creatività di Tabaret, con in più un elemento dirompente (sottovalutato per molto tempo e poi ripreso con forza solo recentemente): catturare il criminale immedesimandosi in lui, seguendo il filo dei suoi ragionamenti. Così dirà Lecoq a proposito di indagini che richiedano questo tipo di impegno psicologico: "Mi spoglio della mia individualità e cerco in ogni modo di rivestir la sua. Sostituisco la sua intelligenza alla mia. Smetto d'essere l'agente della Sûreté per essere quest'uomo, chiunque sia..." Insomma, Gaboriau non era né Poe né Balzac, ma il contributo che ha dato al processo di crescita del poliziesco rimane decisivo.
Peccato che il suo stile molto feuilleton lo renda oggi piuttosto indigeribile, ma forse, con una nuova traduzione, Sellerio...
Bibliografia parziale:
- Il processo Lerouge (L’affaire Lerouge, 1866),Treves, 1887; o L'affare Lerouge, Mondadori, 1933, 1987; o Il caso Lerouge, Ronzani, 2022
- Il misfatto di Orcival (Le crime d’Orcival, 1866), Treves, 1874; o Il dramma d'Orcival, Mondadori, 1933, 1963, 1987; Garzanti, 1961; o Misteri ad Orcival, La Medusa, 1996
- L'avvelenatore, Elit, 1933 (ediz. ridotta de Il dramma d'Orcival)
- La cartella 113 (Le dossier 113, 1867), Treves, 1903; Mondadori, 1933; o Il dossier 113, Casini, 1977; Garden, 1991; Costa e Nolan, 2009
- Gli schiavi di Parigi (Les Esclaves de Paris, 1868) Sonzogno, 1872
- Il signor Lecoq (Monsieur Lecoq, 1869), Treves, 1869; Mondadori, 1933; Rizzoli, 1965; Casini, 1966 (in 5 volumi); Garzanti, 1973; Garden, 1990; o La vendetta d'oltre-tomba: le memorie del poliziotto Lecoq, Lubrano, 1912; Sonzogno, 1939; o L'agente Lecoq + I ribelli di Montaignac, Paoline, 1973
- Il capitombolo dell'impero di Napoleone (La Dégringolade, 1871), Sonzogno, 1872
- La cricca dorata (La clique dorée, 1871), Sonzogno, 1873, 1934
- La corda al collo (La corde au cou, 1873), Sonzogno, 1873, 1934
- I danari degli altri (L'Argent des autres, 1873), Sonzogno, 1874; o Denaro altrui, Elit, 1933
- Il vecchietto di Batignolles (Le petit Vieux des Batignolles, 1876, postumo), Sonzogno, 1922; Garden, 1990; Presentartsì, 2011; o Omicidio alle Batignolles, Robin Biblioteca del Vascello, 1994; Robin, 2021
- Gli amori di un'avvelenatrice (Les Amours d'une empoisonneuse, 1881, postumo), Pietrocola, 1887; Beltrami, 1891; Treves, 1889; Sonzogno, 1933; Nerbini, 1934
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