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Non è solo nei campi di concentramento tedeschi che trovarono la morte le vittime della persecuzione nazista nella II Guerra Mondiale. Nella neonata Repubblica di Croazia, fondata unilateralmente nel 1941 dal dittatore-fantoccio Ante Pavelic, furono selvaggiamente trucidati circa mezzo milione di serbi, 40.000 ebrei, migliaia di Rom e altre etnie minori, nel famigerato campo di concentramento di Jasenovac, comandato dai frati francescani. Sono fatti sconvolgenti e difficili da accettare, che si possono comprendere solo se visti nella più ampia ottica del ventennio storico che precedette la Seconda Guerra Mondiale. Ma sono stati ampiamente documentati da diversi autori, jugoslavi e non, anche se ovviamente non hanno mai trovato eco sui media tradizionali, nè certamente se ne parla nei libri di scuola. Come ebbe a commentare Eleanor Roosevelt ad Avro Manhattan, lo scrittore che stava svolgendo ricerche sulle atrocità commesse dai cattolici in Croazia:
Fu la Jugoslavia di Tito, dopo la guerra, a raccogliere e presentare al mondo la documentazione sui crimini di Jasenovac, che fu esposta al Museo dell'Olocausto di Belgrado. Tale documentazione mostra in modo inconfutabile la complicità della Chiesa cattolica nel genocidio, sistematico e programmato, di tutti i serbo-ortodossi e degli ebrei che vivevano nella regione. Come vedremo, il caso di Jasenovac non fu un evento isolato, ma solo la punta di un iceberg nato dalla politica di connivenza intrapresa dalla Chiesa nel periodo anteguerra con tutti gli stati nazi-fascisti di quell'epoca.
Ma è soprattutto attorno al conflitto fra cattolici e ortodossi, nato dallo Scisma d'Oriente (1054), che ruota l'interminabile spirale di violenza dei Balcani, di cui la recente Guerra del Kosovo (1991) non è stato che l'amaro epilogo. La "spina nel fianco" per i cattolici è sempre stata l'etnia serba, di religione ortodossa, che ha più volte cercato di prendere il sopravvento nella regione, mettendo a rischio la sussistenza dei croati, e quindi della religione cattolica. Non a caso il Vaticano ha sempre considerato la Croazia, fin dai tempi dell'Impero Austro-Ungarico, "l'ultimo baluardo" cattolico contro l'avanzata della religione ortodossa. In proposito Annie Lacroix-Riz ha scritto:
Nel marzo del 1941, a pochi giorni dall'invasione tedesca della Jugoslavia - che avrebbe creato la nuova Repubblica di Croazia - l'arcivescovo di Zagabria Stepinac scriveva:
A sua volta gli Imperi Centrali (Austria-Germania) hanno sempre coltivato mire di conquista verso la Serbia, che poneva un serio ostacolo al piano pan-germanico di espansione verso oriente ed i paesi arabi, rappresentato dal famoso progetto ferroviario Berlino-Baghdad. Esisteva quindi già una naturale convergenza di interessi sul territorio serbo-croato, fra Vaticano e Austria-Germania, sin dal tempo degli Asburgo.
1815: L'impero Austro-Ungarico comprendeva Croazia e Dalmazia. Serbia e Bosnia erano sotto l'Impero Ottomano, Questa nuova geografia, uscita dal trattato di Versailles del 1918, aveva reso profondamente scontenta la Chiesa di Roma, che dopo aver perso la speranza di restaurare il cattolicesimo in Europa centrale, con la caduta degli Asburgo, si trovava ora la chiesa ortodossa alle porte d'Italia. A sua volta il Trattato di Versailles sembrava fatto apposta per scatenare le più virulente rivendicazioni nazionaliste all'interno della Germania sconfitta. Venne quindi naturale per la Chiesa di Roma guardare al nascente nazional-socialismo come futuro alleato, per riconquistare la supremazia religiosa in Europa Centrale, e per opporre un blocco compatto alla crescente minaccia comunista da est, nata dalla rivoluzione russa del 1917.
A sua volta Hitler non ha mai fatto mistero della propria scelta di campo rispetto alla religione:
Si potrebbero riempire intere pagine di citazioni che trasudano di reciproca "simpatia" fra nazi-fascismo e Chiesa cattolica. Citazioni quasi mai sincere, ovviamente, ma proprio per questo indicatrici dei molteplici interessi in comune, che portavano le due forze ad attrarsi reciprocamente.
A partire dagli anni '20 inizia infatti quel lungo ed ambiguo percorso parallelo, fra Chiesa e nazi-fascismo, che li avrebbe visti camminare uniti fino alla II Guerra Mondiale, ed anche oltre. (Fu proprio il Vaticano, alla fine del conflitto armato, a dare asilo e ad aiutare molti gerarchi nazisti nella loro fuga verso il Sudamerica). Nel corso della storia i rapporti fra la Chiesa e le altre nazioni sono stati regolamentati, ovunque possibile, da relativi concordati.
Per "concordato" si intende un accordo ufficiale fra il Vaticano e uno stato straniero. È l'equivalente dei "trattati" fra nazione e nazione. Nel periodo anteguerra la Chiesa aveva firmato concordati con tutti gli stati nazi-fascisti di quel periodo. CROAZIA Nel 1855 il Vaticano aveva firmato un concordato con l'Impero Austro-Ungarico, che prevedeva libertà per le altre confessioni religiose, ma faceva di quella cattolica la religione ufficiale dell'Impero. Questo dava al Vaticano il controllo dell'educazione religiosa dei giovani, la gestione ed amministrazione dei matrimoni, l'autonomia di movimento e comunicazioni del clero, la giurisdizione sulle cause legali di tipo ecclesiastico, il diritto di ricevere introiti pubblici (tasse dallo stato), e la completa autonomia sulle nomine vescovili. [1-7] Nonostante la caduta dell'Impero Austro-Ungarico, con il passaggio della Croazia al Regno di Serbia, il concordato rimase valido "de facto" su tutto il territorio croato, per tornare ufficialmente in vigore con la creazione dello stato-fantoccio nazi-cattolico di Ante Pavelic (1941). ITALIA Nel 1929, dopo estenuanti trattative segrete, a cui Pacelli partecipò attivamente, la Chiesa di Roma firmava con Mussolini i cosiddetti Patti Lateranensi. In base a questo concordato la Chiesa otteneva la restituzione di antiche proprietà terriere, la creazione del moderno stato Vaticano, una serie di vistosi privilegi per il clero, la gestione dei matrimoni e l'autorità sui divorzi, la parificazione delle scuole cattoliche a quelle statali, e una lauta "ricompensa" - pagata dal popolo italiano - per le espropriazioni subite nel secolo precedente. La religione cattolica divenne religione di stato, fu resa obbligatoria come materia scolastica fino alle scuole medie, e la Chiesa si riservò ovviamente il diritto di insegnarla. Il concordato prevedeva anche la "protezione" di Azione Cattolica, che era entrata in aperto contrasto con Mussolini, ma di fatto impegnava tutto il clero ad astenersi da qualunque attività di tipo politico. Da parte sua la Chiesa riconobbe il Regno d'Italia, e da quel giorno offrì a Mussolini il pieno supporto politico, arrivando a definirlo "l'uomo della Provvidenza". In realtà era stata la Chiesa fin dall'inizio, ad imporre le condizioni a Mussolini per restare al potere. In proposito lo stesso Duce ebbe a scrivere: [manca citazione]. Iniziava così un lento processo di "adozione" del fascismo da parte della Chiesa, mentre la nuova ideologia compenetrava progressivamente il nostro tessuto sociale, al punto da rendere sempre più sottile la linea di demarcazione fra l'aspetto politico e quello religioso nella vita di tutti i giorni. In proposito Tracy Koon ha scritto:
Su Civiltà Cattolica, Padre Messineo descrisse l'invasione dell'Etiopia come
Episodi come la morte di Padre Giuliani, il cappellano militare ucciso in Abissinia, venivano pubblicamente celebrati ed elevati ad atti di eroismo militare:
Mentre offriva apertamente il suo supporto alla conquista militare, nessun esponente del clero si preoccupò mai di denunciare le azioni criminali che venivano compiute a cielo aperto dalle nostre armate contro le popolazioni locali. Da un parte gli stupri sistematici delle giovani abissine, dall'altra i regolari bombardamenti con il gas all'iprite, che devastavano interi villaggi in pochi minuti, hanno contribuito ad inserire l'esercito italiano fra i peggiori criminali di guerra del 20° secolo. Si giunse così alle soglie della guerra mondiale con una completa sovrapposizione di ideali e finalità pratiche, fra Chiesa e fascismo, ben difficile a quel punto da risolvere per chiunque. SPAGNA Lo stesso tipo di incoraggiamento da parte del Vaticano fu riservato al fascismo spagnolo, con il Papa in persona che arrivò a dare la benedizione alle truppe italiane che partivano per combattere al fianco del generalissimo Franco. Più tardi, nel ricevere a Castelgandolfo 500 profughi spagnoli, in maggioranza sacerdoti e religiosi, Pio XI dichiarò:
Ma la imprevista vittoria elettorale delle sinistre, che portò alla nascita della Seconda Repubblica (1931), pose improvvisamente fine ai privilegi della Chiesa e della nobiltà spagnole. La nuova costituzione introduceva la libertà di espressione, la separazione fra Stato e Chiesa, il diritto al divorzio, la perdita di tutti i privilegi nobiliari, e il suffragio universale per le donne. Decisamente troppo per una Chiesa abituata a farla da padrona in una terra in cui il suo volere era stato sempre rispettato, fin dal tempo dei Re Cattolici. Se in Germania e Italia l'alleanza col nazi-fascismo era stata perseguita con un minimo di pudore esteriore, in Spagna il clero non ebbe la minima remora a mostrarsi apertamente a favore del nuovo fascismo, che incitava apertamente, con il passare dei mesi, alla "rivolta armata" contro il marxismo dei "senzadio".
Non ci volle molto perchè il termine "rivolta armata" venisse sostituito da quello, molto più appropriato - secondo la Chiesa - di "crociata". Il canonico di magistero di Salamanca, Albarràn, aveva pubblicato nel 1934 un libro intitolato "Diritto alla ribellione", nel quale incitava alla rivolta armata contro l'ordine costituito (la Repubblica Spagnola, che fu rovesciata da Franco, era nata legittimamente, per volere popolare). Dopo la vittoria nella Guerra Civile ne pubblicò un altro, intitolato "Guerra Santa", nel quale definiva più volte "guerra santa" lo scontro appena terminato, e sottolineava come tala guerra fosse stata incoraggiata e benedetta dalla chiesa cattolica. Voci importanti risuonavano ovunque, inculcando nel subconscio degli spagnoli il senso di una crociata religiosa:
Non a caso fu proprio nella Guerra Civile spagnola che si assistette per la prima volta al coinvolgimento diretto del clero nella lotta armata.
Sopra: Preti armati nella Plaza de Toros di Siviglia, in seguito trasformata in campo di prigionia. Sotto a sinistra: Anche i frati francescani parteciparono attivamente alla lotta armata, mentre i cappellani militari (sotto a destra) davano regolarmente l'assoluzione anticipata ai franchisti per le carneficine dei "comunisti" che si apprestavano a compiere.
Questa indissolubile commistione di intenti fra Chiesa e fascismo continuò anche dopo la guerra, con la celebrazione religiosa di tutti i morti sul fronte fascista. Nel 1938 un decreto del Capo di Stato stabiliva "previo accordo con le autorità ecclesistiche" che "sui muri di ogni parrocchia compaia una lapide con i nomi dei suoi Caduti, nella presente Crociata, già vittime della rivoluzione marxista". Tutti i preti morti per mano dei"rossi" venivano automaticamente elevati a rango di martire. (Curiosamente, in questo caso era lo stesso "martire" ad aver aggredito una nazione con un governo legittimamente eletto). Con il trionfo del franchismo in Spagna ebbe inizio una dittatura basata su un sodalizio con la Chiesa che sarebbe durato fino alla morte del Generalissimo, avvenuta nel 1975. Questo sodalizio aveva trovato un nome sin dal momento della diffusione dell'ideologia fascista in Spagna: "Nazional-cattolicesimo".
Naturalmente ci si domanda se sarebbe mai nata, e quanto sarebbe durata, una dittatura come quella di Franco, se invece di appoggiarla fin dal primo giorno la Chiesa l'avesse apertamente osteggiata. Il potere del pulpito religioso, specialmente nei paesi di lunga tradizione cattolica, è forse meno penetrante ed efficace di quello politico? PORTOGALLO Parallelamente alla Spagna, la Chiesa appoggiò anche la nascita della dittatura fascista in Portogallo, che sarebbe durata dal 1932 fino al 1975. Nel 1940 la Chiesa avrebbe formalizzato i rapporti con la seconda nazione iberica, firmando un concordato con il dittatore Salazar. Accanto al regolare concordato fu firmato anche il cosiddetto Accordo Missionario, che estendeva i diritti ecclesiastici a tutte le colonie dell'Impero Portoghese (Angola, Mozambico, Timor, Guinea, ecc.). I vari territori sarebbero stati suddivisi in diocesi, con ampi poteri e privilegi concessi ai prelati locali. Fra i privilegi c'era anche quello di ammettere missionari di altre nazioni solo se accettassero di sottomettersi pienamente al controllo del clero locale. LINK
GERMANIA Anche in Germania il percorso verso un concordato fra i nazisti e la Chiesa fu lungo e faticoso, dato che nessuno dei due poteri aveva realmente intenzione di cedere all'altro il controllo della nazione. Ciascuno cercava di ottenere per sè i massimi vantaggi, mentre cedeva all'altro solo il minimo indispensabile per ottenerli. Nei primi anni di vita politica infatti Hitler non era visto di buon occhio dai cattolici, nè peraltro il futuro Fuhrer faceva grandi sforzi per celare la sua scarsissima simpatia per la Chiesa. Ma presto - come già era avvenuto in Italia - ambedue si resero conto di avere anche degli interessi in comune (che verranno esaminati in seguito), mentre si rendevano conto che nessuno sarebbe riuscito a portare avanti serenamente il proprio programma senza il consenso dell'altro. La svolta cruciale avvenne nel marzo del 1933, quando il neo-eletto cancelliere Adolf Hitler presentò al Reichstag la richiesta eccezionale per l'approvazione di un "Decreto di pieni poteri", che gli avrebbe permesso di promulgare leggi senza più sottoporle al parlamento. In altre parole, chiedeva ai deputati di rinunciare legittimamente allo scopo stesso per cui erano stati eletti. Per ottenere il passaggio di un tale decreto però era necessaria una maggioranza di due terzi, che Hitler avrebbe raggiunto solo con il voto dei rappresentanti del Zentrum, il partito politico della Chiesa, guidato dal vescovo Ludwig Kaas, che fino a quel giorno lo aveva osteggiato apertamente. Ma in poche ora Kaas - stretto collaboratore, amico personale e uomo di fiducia di Pacelli in Germania - riuscì a convincere i deputati del Zentrum a votare il decreto a favore di Hitler, che di fatto avrebbe posto fine alla Repubblica di Weimar e dato inizio alla dittatura nazista. In proposito lo storico della Chiesa Owen Chadwick ha scritto:
Quattro giorni dopo la conferenza episcopale tedesca annullava sia la proibizione per i cattolici di iscriversi al partito nazista, sia quella per i nazisti di presentarsi in chiesa con la svastica sulla divisa. Rinunciava cioè, senza motivo apparente, alle due armi principali con cui aveva combattuto fino a quel momento l'ascesa al potere dei nazisti. In proposito lo storico cattolico James Carroll ha scritto:
Come già accaduto per l'Italia, quello che poteva apparire un punto perso per il Vaticano era in realtà una questione di interesse primario per Pacelli - accentratore per eccellenza - che temeva la crescita di qualunque altra forza politica all'interno della Chiesa. [y] In questo modo fece un grande piacere sia a se stesso che a Hitler, che da quel giorno potè imperversare in Germania senza più alcuna opposizione politica. (Nel frattempo i socialisti, unici ad aver votato contro il Decreto, erano già in fuga per tutta la nazione). La stessa cosa era accaduta con Mussolini, dopo la firma dei Patti Lateranensi, con la progressiva emarginazione dalla vita politica di Azione Cattolica (v. Don Sturzo), ottenuta con la complicità del Vaticano. Per quanto fingesse di difenderle pubblicamente, infatti, la Santa Sede fu ben contenta di "sacrificare" queste istituzioni politiche - spesso intenzionate a far valere i veri principi del cristianesimo - sull'altare delle nascenti alleanze con il nazi-fascismo. A questo proposito Lehmann ha scritto:
Accanto a von Papen sedeva Ludwig Kaas, che dopo essere stato ripudiato dal partito che aveva tradito si era trasferito a Roma, per lavorare a stretto contatto con Pacelli su tutte le più importanti questioni di diplomazia internazionale. (Dieci anni dopo Pacelli, che nel frattempo era diventato Papa con il nome di Pio XII, avrebbe affidato a Kaas le trattative segrete che avrebbero portato alla nuova alleanza con gli americani, rompendo quella con Hitler e Mussolini [y2]). Accanto a Pacelli compare Mons. Ottaviani. Alla sua sinistra c'è un giovane diplomatico di nome Giovanni Montini, che 40 anni dopo diventerà papa con il nome di Paolo VI. È quindi evidente che dietro all'improvviso "cambio di atmosfera" fra la Chiesa e il partito nazista, registrato a partire dal marzo 1933, vi fossero già gli accordi di mutua soddisfazione che si sarebbero poi concretizzati nelle clausole del Concordato. In proposito, nel 1937 Goebbels scrisse:
Da parte sua Hitler aveva ottenuto il primo riconoscimento ufficiale del Nuovo Reich da parte di una nazione straniera. Ma soprattutto, come vedremo in seguito, aveva gettato le basi per il suo progetto di sterminio totale del popolo ebraico. Sembra che vi fosse anche un supplemento segreto al concordato tedesco, la cui esistenza non è mai stata riconosciuta ufficialmente dal Vaticano, che stabiliva diritti e doveri del clero "nel caso di un cambiamento nelle forze armate tedesche, nel senso di una chiamata obbligatoria alle armi". Nonostante il Trattato di Versailles proibisse esplicitamente il riarmo della Germania, nel '33 c'era quindi chi già pensava che sarebbe avvenuto, e si preparava ad affrontarlo in maniera adeguata. LINK L'importanza politica ed il peso morale del Reichskonkordat furono sottolineati nel 1937 dal cardinale Faulhaber con questa secca presa di posizione della Chiesa a favore del Reich:
Il 2 marzo 1939, a quattro giorni dalla propria elezione a pontefice, Pio XII scriveva a Hitler:
Proprio in quelle ore le armate tedesche stavano invadendo la Cecoslovacchia. (mancano) BELGIO + AUSTRIA
Se si considera il supporto complessivo dato dalla Chiesa ai vari stati fascisti nel periodo anteguerra, non può non emergere una profonda compicità che andava ben oltre l'eventuale vantaggio momentaneo, a favore di una visione del mondo in cui ritornasse a trionfare lo stesso tipo di autorità centralizzata e gerarchica, di discendenza divina, che già aveva caratterizzato l'Impero d'Asburgo, e prima ancora il Sacro Impero Romano. Come aveva fatto fin dai tempi di Costantino, la Chiesa dava a imperatori e dittatori l'avallo morale per le loro imprese di conquista, e i dittatori davano alla Chiesa gli eserciti per combatterle e portarle a termine nel comune interesse. Pur non avendo avuto mai un esercito, infatti, la Chiesa ha combattuto nella storia più guerre di chiunque altro, facendolo sempre con le armate altrui. Imperatori, re e dittatori andavano e venivano, mentre la Chiesa è sempre rimasta al centro di tutte le battaglie, riuscendo ogni volta ad riemergere intatta da guerre e carneficine di dimensioni apocalittiche. Grazie alla nuova alleanza con il nazi-fascismo, all'alba del conflitto mondiale la Chiesa sembrava disporre della più potente ed invincibile armata mai assemblata nella storia, disposta a distruggere intere nazioni per riaffermare nuovamente il predominio di Roma e della religione cattolica sul resto del mondo. È in questo clima di neo-imperialismo a carattere religioso che si inserisce la vicenda della Croazia di Ante Pavelic, lo stato-fantoccio creato da Hitler e Mussolini con l'appoggio del Vaticano, per lanciare la conquista della Russia e per ristabilire al più presto il "baluardo" cattolico a est della frontiera italiana.
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