(1923) * In sostanza, la questione si pone nei seguenti termini: O dimostriamo ora di aver appreso seriamente qualcosa sull'edificazione dello Stato (dovremmo pure aver imparato qualcosa in cinque anni!), oppure dimostriamo di non essere maturi, e allora non vale la pena di accingersi all'opera. Credo che con il materiale umano di cui disponiamo non peccheremmo di immodestia se supponessimo di aver imparato abbastanza per poter creare sistematicamente ed ex novo almeno un Commissariato del popolo. È vero che questo Commissariato del popolo deve da solo dare una fisionomia a tutto il nostro apparato statale. Bisogna bandire un concorso per due o più manuali sull'organizzazione del lavoro in generale, e del lavoro amministrativo in particolare. Si può prendere come base il libro di Iermanski, benché egli, sia detto fra parentesi, si distingua per un'evidente simpatia per il menscevismo e sia incapace di compilare un manuale adatto per il potere sovietico. Inoltre si può prendere come base il recente libro di Kergentsev; infine possono essere utili alcuni testi già esistenti. Bisogna mandare alcune persone preparate e coscienziose in Germania o in Inghilterra per raccogliere le pubblicazioni esistenti e per studiare questo problema. Dico in Inghilterra, nel caso in cui non sia possibile mandarle in America o nel Canada. Occorre nominare una commissione che prepari uno schema di programma di esami per coloro che vogliono entrare nell'Ispezione operaia e contadina, e anche per i candidati a membri della Commissione centrale di controllo. Naturalmente, questi lavori e altri simili non intralceranno il lavoro né del commissario, né dei membri del collegio dell'Ispezione operaia e contadina, né del presidium della Commissione centrale di controllo. Parallelamente bisognerà nominare una commissione che proceda alla scelta dei candidati a membri della Commissione centrale di controllo. Spero che per queste mansioni troveremo un numero più che sufficiente di candidati, sia fra gli impiegati esperti di tutte le amministrazioni che fra gli studenti delle nostre scuole sovietiche. Non credo sarebbe giusto escludere a priori l'una o l'altra categoria. Probabilmente dovremo dare la preferenza a una composizione eterogenea per questo organismo, che deve assommare in sé molte qualità e requisiti diversi, sicché la compilazione dell'elenco dei candidati richiederà un lavoro molto serio. Per esempio, non sarebbe soprattutto desiderabile che il nuovo Commissariato del popolo fosse composto di gente di un solo tipo, di funzionari, diciamo, o ne fossero esclusi uomini con qualità di agitatori, o altri il cui tratto caratteristico è la socievolezza o la capacità di penetrare in ambienti che funzionari di questo tipo abitualmente non frequentano, ecc. Credo che esprimerò meglio il mio pensiero se paragonerò il mio progetto con le organizzazioni di tipo accademico. I membri della Commissione centrale di controllo dovranno, sotto la guida del loro presidium, studiare sistematicamente tutti gli incartamenti e i documenti dell'Ufficio politico. In pari tempo dovranno distribuire razionalmente il loro tempo fra le varie operazioni di controllo sul disbrigo degli affari nei nostri organismi, incominciando dai più piccoli per giungere fino ai massimi organismi statali. Infine farà parte del loro lavoro lo studio della teoria, cioè della teoria dell'organizzazione del lavoro a cui essi intendono dedicarsi e l'attività pratica sotto la guida di compagni anziani o di professori degli istituti superiori di organizzazione del lavoro. Ma credo sarà loro assolutamente impossibili limitarsi a questo lavoro accademico. Essi dovranno al tempo stesso prepararsi ad un lavoro che non mi periterei di definire addestramento alla caccia, non dirò degli imbroglioni, ma di qualcosa di simile, e escogitare speciali accorgimenti per non rivelare le proprie mosse e tener segreti i propri metodi, ecc.. Negli organismi dell'Europa occidentale simili proposte susciterebbero uno sdegno inaudito, un sentimento di indignazione morale, ecc.; ma io spero che non siamo ancora burocratizzati a tal punto da essere così suscettibili. La Nep non ha ancora potuto conquistarsi un così grande rispetto che ci si possa scandalizzare al solo pensiero che qualcuno possa essere colto sul fatto. La Repubblica sovietica è stata creata da così poco tempo e vi si è ammonticchiato un tal mucchio di ciarpame di ogni genere che è poco probabile che a qualcuno venga in mente di scandalizzarsi al pensiero che si possa frugare in questo mucchio ricorrendo a qualche astuzia, mediante esplorazioni che talvolta devono risalire a origini abbastanza lontane o seguire vie traverse; e se a qualcuno venisse in mente di scandalizzarsi possiamo essere certi che gli rideremo tutti dietro di cuore. La nostra nuova Ispezione operaia e contadina non sarà affetta, speriamo, da quel che i francesi chiamano pruderie, e che noi possiamo chiamare affettazione ridicola o ridicola presunzione, la quale torna a tutto vantaggio della nostra burocrazia - presa nel suo insieme - sia sovietica che di partito. Sia detto fra parentesi, la burocrazia esiste da noi non solo negli organismi sovietici, ma anche in quelli di partito. Se più sopra ho scritto che dobbiamo studiare e ancora studiare negli istituti per l'organizzazione superiore del lavoro, ecc., ciò non vuol dire affatto che io intenda questo "studio" in maniera più o meno scolastica, o mi limiti a pensare a uno studio unicamente scolastico. Spero che nessun vero rivoluzionario sospetti che nello "studio" in questo caso non voglia comprendere qualche tiro semischerzoso, qualche astuzia, qualche tranello o qualcosa del genere. So che in uno Stato austero e serio dell'Europa occidentale quest'idea susciterebbe veramente orrore, e nessun funzionario per bene acconsentirebbe di metterlo in discussione. Ma io spero che non ci siamo ancora burocratizzati a tal punto, e che la discussione di questa idea susciterà in noi soltanto buon umore. Perché infatti non unire l'utile al dilettevole? Perché non servirsi di un tiro scherzoso o semischerzoso per scoprire qualcosa di ridicolo, di dannoso, semiridicolo, semidannoso, ecc.? Mi pare che se la nostra Ispezione operaia e contadina terrà conto di queste considerazioni ci guadagnerà non poco e che la lista dei casi nei quali la nostra Commissione centrale di controllo o i suoi colleghi dell'Ispezione operaia e contadina hanno raggiunto alcuni dei più brillanti successi sarà di molto arricchita grazie alle gesta dei nostri futuri "ispettori" e "controllori" in posti che non è decoroso ricordare in manuali austeri e rispettabili. Come è possibili fondere organismi di partito con organismi sovietici? Non c'è qui qualcosa di inammissibile? Pongo questa domanda non a nome mio, ma a nome di coloro a cui ho accennato sopra, quando ho detto che da noi esistono dei burocrati non solo negli organismi sovietici, ma anche in quelli di partito. E perché mai non fonderli se gli interessi della causa lo esigono? Vi è forse qualcuno che non abbia avuto occasione di osservare che in un Commissariato del popolo come quello degli affari esteri questo è estremamente utile ed è stato praticato sin dall'inizio? L'Ufficio politico non discute forse da un punto di vista di partito una quantità di problemi piccoli e grandi circa le "mosse" da noi compiute in risposta alle "mosse" delle potenze estere, allo scopo di prevenirne, diciamo, le astuzie, per non dir di peggio? Questa fusione elastica di un organismo sovietico con un organismo di partito non è forse la sorgente della forza eccezionale della nostra politica? Penso che ciò che si è dimostrato utile, che si è affermato ed è ormai entrato nell'uso comune tanto da non sollevare più alcun dubbio, sarà almeno altrettanto opportuno (anzi credo sarà molto più opportuno) per tutto il nostro apparato statale. L'ispezione operaia e contadina dovrà appunto occuparsi di tutto il nostro apparato statale, e la sua attività dovrà toccare tutti - senza eccezione - gli organismi statali sia locali che centrali, commerciali o puramente burocratici, educativi o di archivio, teatrali, ecc., in una parola, tutti, senza la più piccola esclusione. Perché dunque per un organismo con funzioni così ampie, il quale inoltre deve essere straordinariamente duttile nelle forme della sua attività, non ammettere un tipo particolare di fusione, cioè quella dell'organismo di controllo di partito con l'organismo di controllo sovietico? Non vi vedrei nessuno ostacolo. Credo inoltre che tale fusione sia la sola garanzia per la riuscita del lavoro. Credo che tutti i dubbi in proposito possano spuntar fuori dagli angoli più polverosi del nostro apparato e che bisogna rispondere in un modo solo: con lo scherno. Un altro dubbio: è opportuno unire lo studio con l'esercizio delle proprie funzioni? Mi pare che non solo sia opportuno, ma obbligatorio. In generale, nonostante il nostro atteggiamento rivoluzionario verso i princìpi sui quali poggiano gli ordinamenti degli Stati europei occidentali, noi siamo riusciti a lasciarci contagiare da tutta una serie dei più dannosi e ridicoli pregiudizi, e in parte il contagio ce l'hanno di proposito portato i nostri cari burocrati, i quali hanno intenzionalmente speculato sul fatto che sarebbero riusciti a far buona pesca nelle torbide acque di questi pregiudizi, e vi sono riusciti a tal punto che fra noi solo coloro che sono completamente ciechi non hanno visto come questa pesca era largamente praticata. In tutti i campi delle relazioni sociali, economiche e politiche noi siamo "terribilmente" rivoluzionari. Ma quando si tratta di rispettare i gradi, di osservare le forme e i riti amministrativi, il nostro "rivoluzionarismo" è spesso sostituito dal più stantio tradizionalismo. In questo campo si può osservare spesso un fenomeno estremamente interessante: il grandioso balzo in avanti nella vita sociale si unisce ad una mostruosa timidezza di fronte ai più piccoli cambiamenti. E ciò è comprensibile, perché i più audaci passi in avanti sono stati fatti su un terreno che da lungo tempo era riservato alla teoria, su un terreno che era stato coltivato principalmente e persino quasi esclusivamente in modo teorico. Il russo si sfogava in casa contro l'odiosa condizione di impiegatuccio, si sfogava con elucubrazioni teoriche estremamente ardite, e queste elucubrazioni teoriche estremamente ardite acquistavano quindi un carattere eccezionalmente unilaterale. Nel nostro paese vivevano l'una accanto all'altra, in buona armonia, l'audacia teorica nelle costruzioni generali e una sorprendente timidezza per la più insignificante delle riforme burocratiche. Una grandiosa rivoluzione agraria mondiale è stata elaborata con un'audacia sconosciuta in altri Stati, e in pari tempo mancava la fantasia per una riforma burocratica di infimo ordine; mancava la fantasia o la pazienza per applicare a questa riforma le tesi generali che davano risultati così "brillanti" quando erano applicate a questioni di carattere generale. Perciò la nostra vita odierna unisce in sé, in misura sorprendente, i tratti dell'audacia più temeraria e della timidezza mentale di fronte ai cambiamenti più insignificanti. Penso che non sia stato altrimenti in nessuna delle rivoluzioni realmente grandi, in quanto le rivoluzioni realmente grandi nascono dall'antagonismo tra il vecchio, tra la tendenza a rielaborare il vecchio e la più astratta aspirazione al nuovo, che deve essere talmente nuovo da non contenere in sé nemmeno un briciolo di antico. E quanto più questa rivoluzione è repentina, tanto più a lungo dureranno tali contraddizioni. Il tratto generale della nostra vita odierna è il seguente: noi abbiamo distrutto l'industria capitalistica, ci siamo sforzati di distruggere dalle fondamenta gli istituti medioevali, la grande proprietà fondiaria, e al suo posto abbiamo creato la piccola e piccolissima proprietà dei contadini, che seguono il proletariato per la fiducia che hanno riposto nei risultati della sua opera rivoluzionaria. È tuttavia difficile reggersi su questa fiducia fino alla vittoria della rivoluzione socialista nei paesi più progrediti, perché la classe dei piccoli e piccolissimi contadini, specialmente durante la Nep, si mantiene per necessità economica a un livello estremamente basso di rendimento del lavoro. Inoltre, la situazione internazionale ha fatto sì che oggi la Russia è stata respinta indietro, e che, in generale, il rendimento del lavoro è ora considerevolmente inferiore a quello dell'anteguerra. Le potenze capitalistiche dell'Europa occidentale, in parte consapevolmente, in parte spontaneamente, hanno fatto tutto il possibile per respingerci indietro, per utilizzare gli elementi di guerra civile in Russia al fine di rovinare il più possibile il nostro paese. Appunto una soluzione simile della guerra imperialistica si presentava, naturalmente, come cosa che offriva considerevoli vantaggi: se non rovesceremo il regime rivoluzionario in Russia ne renderemo in ogni caso difficile lo sviluppo verso il socialismo. Così press'a poco ragionavano quelle potenze, e, secondo il loro modo di vedere, non potevano ragionare diversamente. Il risultato che hanno ottenuto è che il compito che si erano prefisso è stato risolto a metà. Non rovesciarono il nuovo regime creato dalla rivoluzione, ma non gli permisero di fare subito un passo in avanti tale da giustificare le previsioni dei socialisti e da permettergli di sviluppare con grandissima rapidità le forze produttive, di sviluppare tutte quelle possibilità, che messe assieme, avrebbero dato il socialismo, di dimostrare a tutti in modo evidente, lampante, che il socialismo racchiude in sé forze gigantesche e che l'umanità è ora passata in una nuova fase di sviluppo, che racchiude in sé possibilità magnifiche. Il sistema delle relazioni internazionali ha preso oggi una forma che uno degli Stati europei - la Germania - è asservito agli Stati vincitori. Inoltre, parecchi Stati, tra i più vecchi dell'Occidente, avendo vinto la guerra, hanno avuto la possibilità di sfruttare la vittoria per fare alle loro classi oppresse diverse concessioni che, pur essendo poco importanti, ritardano il movimento rivoluzionario e creano una sembianza di "pace sociale". Nello stesso tempo, una serie di paesi, Oriente, India, Cina, ecc., a causa appunto dell'ultima guerra imperialistica, sono stati definitivamente gettati fuori dai loro binari. Il loro sviluppo si è adeguato definitivamente allo sviluppo del capitalismo europeo. È incominciato in essi un fermento simile a quello che si ha in Europa. È ormai chiaro per il mondo intero che essi sono stati trascinati su una vita di sviluppo che non può non portare a una crisi del capitalismo mondiale nel suo insieme. Ci troviamo così, nel momento attuale, davanti alla domanda: saremo noi in grado di resistere con la nostra piccola e piccolissima produzione contadina, nelle nostre condizioni disastrose, fino a che i paesi capitalistici dell'Europa occidentale non avranno compiuto il loro sviluppo verso il socialismo? Ed essi tuttavia non lo compiono come ci attendevamo. Essi lo compiono non attraverso una "maturazione" uniforme del socialismo, ma attraverso lo sfruttamento di alcuni Stati da parte di altri, attraverso lo sfruttamento del primo Stato vinto nella guerra imperialistica, unito allo sfruttamento di tutto l'Oriente. L'Oriente d'altra parte, è entrato definitivamente nel movimento rivoluzionario appunto in seguito a questa prima guerra imperialistica, ed è stato trascinato definitivamente nel turbine generale del movimento rivoluzionario mondiale. Quale tattica prescrive dunque tale situazione per il nostro paese? Evidentemente la seguente: dobbiamo essere estremamente cauti per poter conservare il nostro potere operaio, per poter mantenere sotto la sua autorità e sotto la sua guida i nostri piccoli e piccolissimi contadini. Dalla nostra parte c'è il vantaggio che tutto il mondo sta già passando a un movimento da cui dovrà nascere la rivoluzione socialista mondiale. Ma vi è anche lo svantaggio che gli imperialisti sono riusciti a scindere tutto il mondo in due campi, e che inoltre questa scissione si complica per il fatto che la Germania, paese capitalistico effettivamente sviluppato e colto, incontra estreme difficoltà per rimettersi in piedi. Tutte le potenze capitalistiche del cosiddetto Occidente la beccano e non le permettono di rialzarsi. E d'altra parte tutto l'Oriente, con le sue centinaia di milioni di lavoratori sfruttati e ridotti all'estremo limite della sopportazione, è messo in condizioni tali che le sue forze fisiche e materiali non possono essere messe a confronto con le forze fisiche materiali e militari di uno qualsiasi degli Stati più piccoli dell'Europa occidentale. Possiamo noi salvarci dall'incombente conflitto con questi Stati imperialistici? Possiamo noi sperare che gli antagonismi e i conflitti interni fra i floridi Stati imperialistici dell'Occidente e i floridi Stati imperialistici dell'Oriente ci diano un periodo di tregua per la seconda volta come ce l'hanno dato la prima volta, allorché la campagna della controrivoluzione dell'Europa occidentale, volta ad appoggiare la controrivoluzione russa, fallì a causa delle contraddizioni esistenti nel campo dei controrivoluzionari d'Occidente e d'Oriente, nel campo degli sfruttatori orientali e degli sfruttatori occidentali, nel campo del Giappone e dell'America? A questa domanda, io penso, dobbiamo rispondere che la soluzione dipende qui da troppe circostanze, e che l'esito di tutta la lotta in generale può essere previsto solo considerando che, in fin dei conti, il capitalismo stesso educa e addestra alla lotta l'enorme maggioranza della popolazione del globo. L'esito della lotta dipende, in ultima analisi, dal fatto che la Russia, l'India, la Cina, ecc. costituiscono l'enorme maggioranza della popolazione. Ed è appunto questa maggioranza che negli ultimi anni, con una rapidità mai vista, è entrata in lotta per la propria liberazione, sicché in questo senso non può sorgere ombra di dubbio sul risultato finale della lotta mondiale. In questo senso la vittoria definitiva del socialismo è senza dubbio pienamente assicurata. Ma quel che c'interessa non è l'ineluttabilità della vittoria finale del socialismo. Ci interessa la tattica alla quale dobbiamo attenerci noi, Partito comunista russo, noi, potere sovietico della Russia, per impedire agli Stati controrivoluzionari dell'Europa occidentale di schiacciarci. Affinché ci sia possibile resistere sino al prossimo conflitto armato tra l'Occidente controrivoluzionario imperialistico e l'Oriente rivoluzionario e nazionalista, tra gli Stati più civili del mondo e gli Stati arretrati come quelli dell'Oriente, che peraltro costituiscono la maggioranza, è necessario che questa maggioranza faccia in tempo a diventare civile. Anche noi non abbiamo un grado sufficiente di civiltà per passare direttamente al socialismo, pur essendoci da noi le premesse politiche. Dobbiamo attenerci a questa tattica oppure attuare per la nostra salvezza la politica seguente. Ci dobbiamo sforzare di costruire uno Stato in cui gli operai mantengano la loro direzione sui contadini, godano della fiducia dei contadini e con la più grande economia eliminino dai rapporti sociali ogni traccia di sperpero. Dobbiamo ridurre il nostro apparato statale in modo da fare la massima economia. Dobbiamo eliminare ogni traccia di quello che la Russia zarista ed il suo apparato burocratico e capitalistico ha lasciato in così larga misura in eredità al nostro apparato. Non sarà questo il regno della grettezza contadina? No. Se la classe operaia continuerà a dirigere i contadini, avremo la possibilità, gestendo il nostro Stato con la massima economia, di far sì che ogni più piccolo risparmio serva a sviluppare la nostra industria meccanica, a sviluppare l'elettrificazione, l'estrazione idraulica della torba, a condurre a termine la centrale elettrica del Volkhov, ecc.. Questa e solo questa è la nostra speranza. Solo allora, per dirla con una metafora, saremo in grado di passare da un cavallo all'altro, e precisamente dalla povera rozza contadina del mugik, dal ronzino dell'economia, adatto a un paese contadino rovinato, al cavallo che il proletariato cerca e non può non cercare per sé, al cavallo della grande industria meccanica, dell'elettrificazione, della centrale elettrica del Volkhov, ecc.. Ecco come nella mia mente lego il piano generale del nostro lavoro, della nostra politica, della nostra tattica, della nostra strategia con i compiti dell'ispezione operaia e contadina riorganizzata. Ecco che cosa, secondo me, giustifica le cure eccezionali, l'attenzione eccezionale che noi dobbiamo dedicare all'Ispezione operaia e contadina, ponendola su un piano eccezionalmente elevato, dandole un gruppo dirigente che abbia gli stessi diritti del Comitato centrale, ecc.. Ci giustifica il fatto che soltanto epurando al massimo il nostro apparato, riducendolo al massimo - il che è assolutamente necessario - saremo veramente in grado di resistere. Inoltre, saremo in grado di resistere non già restando al livello di un paese a piccola economia contadina, al livello di questa ristrettezza generale, ma a un livello che immancabilmente si eleverà fino alla grande industria meccanica. Ecco quali sono gli altri compiti che vorrei affidare alla nostra Ispezione operaia e contadina. Ecco perché progetto la fusione di un autorevolissimo organismo dirigente del partito con un "semplice" Commissariato del popolo. Lenin 2
marzo 1923 |