Tra le grandi balle di Hollywood la battaglia di Alamo ha sicuramente un posto di primo piano: immortalata da numerosi film (il più noto, e, stranamente, fra i meno brutti, è La battaglia di Alamo, 1960, di quel fascistone di John Wayne) e definita quasi unanimemente uno dei momenti più gloriosi della storia americana, fu in realtà un episodio di tutt'altro segno. Facciamo un passo indietro: gli spagnoli sbarcarono sulle coste del Texas nel 1519 e, battendo la concorrenza francese, vi insediarono numerose missioni facendone una colonia della corona di Spagna. Nel primo scorcio del XIX secolo numerosi coloni giunsero dal Messico e dagli Stati Uniti. Il Texas da colonia spagnola diventò una provincia del Messico quando quest'ultimo raggiunse l'indipendenza, ma nel 1835 scoppiò la rivolta antimessicana e nel 1836 il Texas diventò una repubblica indipendente. Il 29 dicembre 1845 entrò negli Stati Uniti come 28° membro e nel 1861 aderì alla Confederazione sudista. La battaglia venne combattuta tra le forze messicane e texane durante la cosiddetta "rivoluzione texana", ed ebbe luogo nella vecchia missione spagnola di El Alamo vicino San Antonio, tra il febbraio e il marzo del 1836: l'assedio dei messicani terminò il 6 marzo con la presa della missione e la morte di tutti i difensori texani (tranne le donne e i bambini). Il generale messicano Antonio López de Santa Anna valutando l'importanza strategica della città di San Antonio decise di lanciare un'offensiva allo scopo di riconquistarla, allestendo un esercito di 6500 persone. Le forze texane, che in vista della battaglia avevano fortificato la missione di El Alamo, erano formate da volontari del Governo Provvisorio del Texas e da vari altri gruppi: oltre ai New Orleans Greys c'erano i Tennessee Mounted Volunteers guidati dall'ex deputato del Tennessee Davy Crockett; la guarnigione era agli ordini del colonnello William Travis, comandante delle forze regolari dell'esercito texano. Dai dispacci di Travis emerge 'lo spirito del Texas': "Il nemico mi ha chiesto di arrendermi, ho risposto loro con un colpo di cannone, non mi arrenderò mai." Per molti texani queste parole riassumono in maniera completa cosa significhi essere texani. Qualche tempo dopo, nella battaglia di San Jacinto, le forze di Santa Anna furono sconfitte dalle truppe texane guidate da Sam Houston, che usò il grido di battaglia: "Ricordatevi di Alamo!" Insomma, i soliti americani (perché, i messicani cosa sono, siberiani?) coraggiosi che combattono "per la libertà". In realtà il Texas non aveva nessun legame con gli altri Stati dell'Unione e la maggioranza della sua popolazione era di origine india e spagnola: solo la fame di terra dei coloni provenienti dall'Est, quella che fu alla base della "conquista del West" e del massacro dei nativi, portò centinaia di gringos (la parola deriva dal fatto che la prima bandiera dei coloni era verde e quindi i messicani che li volevano mandare via dicevano green go) a insediarsi in un territorio tradizionalmente spagnolo. Ma perché dividere quelle terre coi messicani? Perché non fare quanto aveva già funzionato con Navajo , Apache, Cheyenne, Sioux? (per un panorama completo delle popolazioni native v. Wikipedia) Di qui l'invenzione di una "lotta per la libertà": certo, la libertà di prendersi con la forza una terra di altri. Non che i messicani fossero dei santi (ma la loro rivoluzione per liberarsi dal dominio spagnolo l'avevano fatta: proclamata l'indipendenza nel 1810 combatterono fino alla vittoria del 1821), in ogni caso il Texas era sicuramente casa loro. Quindi solo l'espansionismo economico spiega l'afflusso di gringos e la loro pretesa di essere "indipendenti." Poi ci si mise la straordinaria (e per certi versi unica) abilità di Washington e dintorni nel creare eroi e leggende rispetto a situazioni che di epico avevano ben poco. Bugie, insomma. I cow boys - che, con tutto il rispetto, erano né più né meno che dei semplici mandriani - diventano qualcosa di leggendario; feroci soldataglie (v. la scheda su Soldato blu) si trasformano in fiammanti e nobili guerrieri; gli sceriffi, generalmente ex banditi passati dall'altra parte per convenienza, assumono un'aura di santità; persino fuorilegge crudeli e ignoranti entrano nel mito. Insomma, chapeau agli americani per aver saputo trasformare in leggenda universale una storia breve, modesta, e nemmeno tanto gloriosa. E toccherà ad un grande scrittore come P. I. Taibo raccontare la vera storia della battaglia: Alamo, Tropea, 2012. Godiamoci i bellissimi film di John Ford, Howard Hawks, Sam Peckinpah, ma alcuni non prendiamoli troppo sul serio... "Dio ha creato gli uomini e il colonnello Colt li ha resi uguali"
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