Guido Rossa
Nel 1970 Guido Rossa, militante del PCI e iscritto alla CGIL, era stato eletto delegato sindacale all'Italsider di Genova ed era diventato ben presto un riferimento per lavoratori e dirigenti che apprezzavano in lui la serietà e il rigore morale. Erano gli anni del terrorismo, ma Guido Rossa non aveva paura: al processo contro Francesco Berardi - reo di aver lasciato in fabbrica volantini e risoluzioni delle Brigate Rosse - lo aveva indicato come il “postino” delle BR. Sarà questa coraggiosa testimonianza a condannarlo: all'alba del 24 gennaio 1979 un commando della colonna genovese delle Brigate Rosse lo uccide sotto casa.
Ecco un passaggio della lettera che Guido, alpinista di indiscussa qualità che tra le sue vette annoverò l’Annapurna, scrive all’amico Ottavio: “Da ormai parecchi anni mi ritrovo sempre più spesso a predicare agli amici che mi sono vicini l’assoluta necessità di trovare un valido interesse nell’esistenza; un interesse che si contrapponga a quello quasi inutile .. dell’andar sui sassi. Che ci liberi dal vizio di quella droga che da troppi anni ci fa sognare … chiusi nel nostro egoismo, unici abitanti di un pianeta senza problemi sociali, fatto di lisce e sterili pareti … dove per un attimo o per sempre possiamo dimenticare di essere gli abitanti di un mondo colmo di soprusi e ingiustizie, di un mondo dove un abitante su tre vive in uno stato di fame cronica … Per questo penso anche che noi dobbiamo finalmente scendere giù in mezzo agli uomini a lottare con loro … tra gli uomini di tutti i giorni, e che ciò ci aiuti a rendere valida l’esistenza nostra e dei nostri figli”.
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