| Relazione del Sen. Libero Gualtieri alla Commissione Parlamentare d’inchiesta (1992)
 
 Gladio 
                non è stata soltanto una struttura segreta, quanto un “segreto”. 
                Un segreto che lo Stato italiano ha condiviso con altri stati, 
                e che a un certo punto è diventato totalmente suo. Come 
                questo segreto abbia preso forma all'inizio degli anni '50 e si 
                sia protratto fino ai nostri giorni, è stato oggetto di 
una prima relazione della Commissione al Parlamento,
 Si 
                è sostenuto, addirittura con compiacimento, che il fatto 
                che il segreto sia stato mantenuto così a lungo in un paese 
                come l'Italia ha del miracoloso. Quel che non è stato detto 
                è che le nostre leggi e le nostre istituzioni, se fossero 
                state servite lealmente e correttamente, non avrebbero potuto 
                consentirne né il sorgere né il suo protrarsi negli 
                anni. L'ordinamento e le leggi della Repubblica non ammettono 
                infatti in alcun modo che si formino e operino organismi statuali 
                al di fuori del controllo delle istituzioni a ciò preposte.
 
 Nessuno 
                nega il diritto-dovere dello Stato di difendere il territorio 
                nazionale da aggressioni esterne, di riconquistarlo quando fosse 
                perduto, di predisporre, anche in tempo di pace, i mezzi e gli 
                uomini per fare questo. Non c'è bisogno di collegarsi ad 
                altri per giustificare l'adozione delle misure indispensabili 
                per tutelare l'integrità del territorio nazionale. Censurabile, 
                anzi, sarebbe l'assenza di iniziative in questo senso. Anche la 
                previsione e la predisposizione di reti clandestine di resistenza 
                in quelle parti di territorio maggiormente minacciato di invasione 
                rientrano negli atti dovuti di un governo. Ma la protezione della 
                “clandestinità” necessaria a tali reti, non 
                significa che queste debbano essere clandestine all'interno delle 
                stesse istituzioni promoventi.
 
 All'origine 
                di esse vi debbono essere sempre atti formali assunti nel rispetto 
                delle leggi e della Costituzione. Il mantenerli riservati è 
                tutt'altro problema. Lo stesso diritto-dovere ha lo Stato di contrastare 
                e di reprimere tutte le forme di sovvertimento interno tese a 
                rovesciare con la forza il governo illegale e ad impadronirsi 
                con la violenza del potere. Ma anche questo deve essere fatto 
                nel quadro delle leggi e utilizzando le forze che sono previste 
                per tutelare l'ordine interno e la sicurezza dello Stato. Tra 
                gli organismi "legittimi" impiegabili vanno compresi 
                i "servizi segreti", che non sono strutture "fuori 
                controllo" ma solo strutture che operano in un alto grado 
                di riservatezza e di anonimato, sempre però "sotto 
                controllo".
 
 La 
                fuoriuscita quindi dal nostro "sistema di garanzie" 
                non si può giustificare con l'impossibilità di fare 
                altrimenti. La possibilità di rispettare la legge c'è 
                sempre stata nel nostro paese dopo che la caduta del fascismo 
                ha permesso di ripristinare le libertà fondamentali.
 
 La 
                vicenda di Gladio è durata 40 anni. Nel corso di questo 
                lunghissimo periodo è cambiata più volte la storia 
                del mondo.
 
 Ci 
                sono state profonde modifiche nelle alleanze intestatali; la forma 
                di governo di molti paesi è mutata più volte. Il 
                Patto di Varsavia è crollato, la Germania si è riunificata, 
                si è accentuato il passaggio di poteri nazionali a poteri 
                comunitari, la tecnologia ha provveduto ad una unificazione senza 
                precedenti dei costumi e dei comportamenti. In Italia si è 
                passati dal centrismo al centro-sinistra, da questo al compromesso 
                storico e poi alla dispersione del consenso. Il più grande 
                partito comunista dell'occidente ha seguito le sorti dell'ideologia 
                di riferimento.
 
 In 
                questi 40 anni si sono succeduti 40 governi diversi e ci sono 
                stati 20 diversi Presidenti del Consiglio.
 
 
  Gli 
                stessi servizi segreti, a cui Gladio è stata ancorata, 
                sono stati, nel periodo, profondamente riformati tre volte: dal 
                SIFAR si è passati, nel 1966, al SID e poi, nel 1977, sono 
                subentrati il SISDE e il SISMI. Anche il quadro di riferimento 
                strategico in Europa ha subito nel quarantennio mutamenti radicali. 
                La Nato ha dovuto affrontare le problematiche del "nucleare". 
                L'Italia si è trovata di fronte alla scelta del posizionamento 
                nel suo territorio di missili strategici e ha visto diminuire 
                gradatamente l'importanza della "frontiera del nord-est" 
                e crescere di molto quella della frontiera a sud. 
 All'interno, 
                dopo che con la scelta elettorale del 1948 il paese fu messo nelle 
                condizioni di regolare i suoi conflitti interni con le armi della 
                democrazia e dentro l'istituto parlamentare, i soli veri fenomeni 
                eversivi e destabilizzanti sono stati il terrorismo, che ha segnato 
                i cosiddetti "anni di piombo" e, più vicino a 
                noi, la fuoriuscita del sistema mafioso dal "santuario" 
                siciliano e la sua "invasione" di parti consistenti 
                del territorio nazionale.
 
 In 
                tutti questi 40 anni Gladio è sempre stata mantenuta attiva 
                e costantemente mobilitata. Quando però il velo del segreto 
                che ha coperto l'organizzazione è stato sollevato nell'ottobre 
                1990 dal Presidente del Consiglio, on. Andreotti, è sembrato 
                che ci si riferisse quasi ad un qualcosa di dimenticato, un residuato 
                della guerra costituito da un limitato numero di uomini, poco 
                più di 600, rimasti tenacemente in attesa di una invasione 
                dall'est sempre più improbabile, encomiabili per il loro 
                patriottismo ma da giudicare ormai con gli occhi dello storico. 
                Così il dibattito sulla sua "legittimità"' 
                ha avuto come oggetto quasi esclusivamente l'atto costitutivo 
                iniziale, un atto che andava "compreso" dati i tempi 
                in cui si era stati costretti ad adottarlo e che quindi si poteva 
                anche "perdonare".
 
 Le 
                cose stavano però molto diversamente. All'interno del segreto, 
                Gladio ha assunto volti diversi, ha modificato anche profondamente 
                la sua "ragione sociale", ha svolto attività 
                non contemplate inizialmente, ha ampliato i suoi campi di intervento.
 
 Almeno 
                quattro sono state le mutazioni subite da Gladio nel corso degli 
                anni. il problema di distinguere e comprendere questi passaggi 
                non attiene soltanto l'analisi storica. La "periodizzazione” 
                del percorso seguito da Gladio è rilevante al fine di stabilirne 
                la legittimità: questa deve infatti poter essere dimostrata 
                in qualsiasi momento della sua storia, non una tantum.
 
 Di 
                recente il Presidente della Repubblica ha ricordato che la Corte 
                Costituzionale (certamente per altre problematiche) ha elaborato, 
                anche se non ancora in modo sistematico e definitivo la nozione 
                di "illegittimità" costituzionale progressiva. 
                In conseguenza di questa interpretazione, "atti gravi da 
                ipoteche di illegittimità costituzionale vengono ‘tollerati’ 
                al loro primo apparire, ma nella loro ripetizione, confermando 
                e ribadendo la violazione delle norme costituzionali, vengono 
                a non poter più essere tollerati e ad essere colpiti da 
                innegabile illegittimità costituzionale."
 
 Lasciando per un momento impregiudicata la questione della "legittimità 
                iniziale" di Gladio, è certo che, con il trascorrere 
                degli anni e il mutare delle situazioni, Gladio si è caricata 
                di una "illegittimità progressiva". 
                Tre sono i momenti nei quali tale legittimità emerge.
 
 Il 
                primo è quello della "capacità” del SIFAR 
                di farsi soggetto di accordi internazionali al posto del governo 
                e del Parlamento. È indubbio che il SIFAR non aveva alcun 
                titolo per questo, da chiunque e in qualsiasi modo autorizzato. 
                Il documento del 28 novembre 1956, ancorché lo si voglia 
                ritenere l'atto iniziale e non il restatement di un atto precedente, 
                è totalmente privo di valenza istituzionale. Un servizio 
                segreto non può impegnare il governo né può 
                impegnarsi per il governo.
 
 Per 
                di più SIFAR e CIA non erano in posizione di eguaglianza 
                istituzionale.
 
 La 
                CIA, attraverso il suo direttore, che ha anche la veste di coordinatore 
                di tutte le altre agenzie informative statunitensi, fa parte a 
                pieno titolo del National Security Council, di fatto e di diritto 
                alto organo di governo degli Stati Uniti in materia di sicurezza. 
                Una decisione del NSC vincola tutti i centri amministrativi e 
                militari americani e nella documentazione oggi disponibile per 
                la legge che ha liberalizzato gli atti del NSC fino al 1970 c'è 
                la prova che le iniziative CIA sono state tutte approvate e conosciute 
                dal governo americano. Lo stesso non avveniva certo per il SIFAR, 
                perché collocato fuori dal circuito decisionale diretto 
                dal governo.
 
 Il 
                secondo problema riguarda invece la presunta appartenenza di Gladio 
                alla Nato.
 
 Il 
                presidente Andreotti, in una relazione trasmessa ai presidenti 
                delle Camere il 26 febbraio 1991 ha definito Gladio "una 
                struttura costituita in determinate circostanze storiche e confluita 
                progressivamente in un contesto operativo strettamente collegato 
                alla pianificazione militare della Alleanza Atlantica." 
                All'inizio quindi vi sarebbe stata la "necessità” 
                poi, progressivamente, la sua “legalizzazione.”
 
 Se 
                si accetta questo, e cioè che la partecipazione a pieno 
                titolo agli organismi Nato costituisce la legittimazione istituzionale 
                di Gladio, allora la data di inizio non dovrebbe essere più 
                quella del 28 novembre 1956 (accordo SIFAR-CIA), ma quella del 
                19 maggio 1959 quando l’Italia (SIFAR) fu ammessa nel Coordination 
                and Planning Committee (C.P.C.), istituito dal comandante in capo 
                delle forze alleate in Europa (Saceur) generale Dwight Eisenhower.
 
 In 
                questo caso, che "legittimazione" aveva Gladio negli 
                anni precedenti il 1959?
 
 Nel 
                1959 Gladio esisteva già da alcuni anni senza che vi fosse 
                alcun rapporto con la Nato e con le strutture dell’Alleanza 
                Atlantica. I rapporti esistevano solo con alcuni servizi segreti, 
                quello inglese e soprattutto quello statunitense.
 
 Il 
                terzo momento in cui appare con evidenza e si viene aggravando 
                l’illegittimità di Gladio è quando nel 1977, 
                per la prima volta con una legge dello Stato, furono riformati 
                i nostri servizi segreti. Si crearono da una parte il SISDE e 
                dall'altra il SISMI ponendoli sotto la diretta responsabilità 
                del Presidente del Consiglio - che la esercita sia mediante un 
                comitato ristretto di ministri (CLIS), sia mediante un suo personale 
                segretario (Cesis) - e venne altresì istituito un organo 
                non eludibile di controllo: il comitato parlamentare per i servizi 
                di informazione. Al Cesis oltre al compito di fornire al Presidente 
                del Consiglio tutti gli elementi necessari per il coordinamento 
                dell'attività dei servizi e le analisi delle situazioni, 
                veniva data l’”esclusiva” di tenere i rapporti 
                con i servizi esteri.
 
 Al 
                Comitato parlamentare era affidato il “controllo” 
                della corretta applicazione della legge, potendo, a tal fine, 
                disporre di tutte le informazioni sulle "linee essenziali" 
                della struttura e dell'attività dei Servizi. Con la legge 
                del 1977 i Servizi non solo erano riformati ma era totalmente 
                "riposizionato" il loro modo di essere nel quadro istituzionale.
 
 Mentre 
                il SIFAR era nato il 30 marzo 1949, mediante una circolare interna 
                dell'allora ministro della Difesa Pacciardi, e il SID era sorto 
                mediante una circolare segreta interna - che peraltro non accennava 
                minimamente a Gladio o ad altra struttura riservata - del ministro 
                della Difesa Tremelloni, il 26 giugno 1966, ora invece era la 
                legge dello Stato, votata dal Parlamento, a fissare le nuove regole. 
                Proprio per questo, la scelta di ignorare la legge e di procedere 
                come se il Parlamento non si fosse pronunciato è di una 
                gravità estrema.
 
 Il 
                Cesis fu semplicemente "cortocircuitato" e ciò 
                per volontà degli stessi presidenti del Consiglio che, 
                quando volevano sapere qualcosa o far fare qualcosa, si rivolgevano 
                direttamente ai capi dei servizi. Anche il rapporto con i servizi 
                esteri fu sottratto al Cesis. In tal modo Gladio, nelle sue proiezioni 
                interne e internazionali, sfuggì al controllo del segretariato 
                esecutivo dei servizi di informazione e sicurezza. Inoltre si 
                doveva tener conto della suddivisione dei campi di attività 
                dei servizi, il SISDE impegnato nella tutela della sicurezza all'interno, 
                il SISMI in quello della sicurezza esterna.
 
 A 
                quale servizio va "appoggiata" Gladio? Il problema non 
                sfiorò in alcun modo i responsabili politici. Addirittura 
                la “riforma" fu gestita da altri poteri, quelli piduisti: 
                il SISMI fu affidato al generale Santovito. Il SISDE al generale 
                Grassini. Il Cesis al prefetto Pelosi. La penetrazione 
                piduista nei servizi fu massiccia.
 
 Furono 
                gli anni del rapimento di Aldo Moro e della strage di Via Fani, 
                del dispiegamento della "geometrica potenza del terrorismo" 
                e dell'impotenza dello Stato. Furono gli anni di Ustica e della 
                strage alla stazione di Bologna.
 
 Quando 
                venne alla luce la trama piduista e la profondità della 
                sua penetrazione, anche i servizi furono bonificati. Nell'agosto 
                del 1981 il SISMI fu affidato al generale Lugaresi e il SISDE 
                al prefetto De Francesco.
 
 Gladio 
                continuò però a vivere la sua esistenza clandestina 
                all’interno delle istituzioni, potendo anche cambiare metodi 
                e finalità protetta dalla sua stessa "invisibilità 
                istituzionale".
 
 Nell'aprile 
                1984 il SISMI passò all'ammiraglio Fulvio Martini. E Gladio 
                accrebbe ancora di più la sua sfera di attività. 
                Non poteva accadere diversamente, dato che nella gestione Martini 
                aumentò di molto il peso del generale Paolo Inzerilli che, 
                da responsabile diretto di Gladio nel periodo 1974-1986 e principale 
                sostenitore della riconversione della rete in funzione informativa 
                interna, divenne poi, sino all'ottobre 1991, il capo di Stato 
                maggiore del SISMI, il secondo per importanza nel servizio.
 
 Ancora 
                più grave la violazione commessa nei confronti del Comitato 
                parlamentare. La battaglia per portare sotto controllo i servizi, 
                dopo le avventurose gestioni degli anni '60 e '70 era stata lunga, 
                difficile e spesso aspra. Ma appena fatta la legge, si trovò 
                subito l'inganno. Gladio doveva rimanere nella sua “invisibilità”. 
                E al Comitato non ne fu data alcuna notizia, sia pure approssimativa 
                e generale.
 
 C'è 
                di più. Quando nel Comitato parlamentare furono rivolte 
                precise domande sulla esistenza nel SISMI di strutture riservate, 
                si disse che non ne esistevano nel modo più assoluto. Il 
                presidente Craxi, in una audizione presso il Comitato, nel 1985, 
                rispose, sulla base delle informazioni ricevute dal servizio, 
                che non esistevano accordi che ponessero i nostri servizi in posizione 
                subordinata rispetto ad altri servizi o ad organi sovranazionali.
 
 Risposte 
                negative avevano sempre avuto, nel corso degli anni, anche i magistrati 
                che si erano imbattuti nelle tracce di strutture riservate. Lo 
                stesso presidente del Consiglio, Aldo Moro, interrogato nel marzo 
                1975 dai magistrati che conducevano l'inchiesta sul golpe Borghese 
                in ordine all'esistenza di un organismo informativo e operativo 
                parallelo, direttamente dipendente dal capo del SID con compiti 
                diversi da quelli istituzionali, fu indotto a dichiarare che non 
                vi erano nei servizi simili strutture riservate.
 
 La 
                decisione assunta dall'ammiraglio Martini nel 1984 di far sottoscrivere 
                il documento di “presa conoscenza” ai presidenti del 
                Consiglio e ai ministri della Difesa, non solo non sanò 
                l’illegittimità in atto, ma la aggravò ancora 
                di più, perché il consenso così ottenuto 
                aveva il solo scopo di alleggerire la responsabilità di 
                chi chiedeva la firma e di lasciare nei guai chi la concedeva.
 
 Di 
                tutta la storia "interna" di Gladio il fatto sconcertante 
                e inammissibile è che non esista assolutamente documentazione 
                di parte governativa.
 
 La 
                Commissione parlamentare e la magistratura hanno potuto ottenere, 
                in gran parte mediante azioni di sequestro, migliaia e migliaia 
                di documenti riguardanti Gladio, tutti però provenienti 
                dagli archivi dei Servizi, per quella parte che si è riusciti 
                a penetrare. Dallo Stato maggiore della Difesa non un solo foglio. 
                Dalle amministrazioni governative ancora meno. Agli atti non risulta 
                alcun atto dell'Esecutivo di indirizzo, di coordinamento e di 
                controllo riguardante Gladio.
 
 In 
                sostanza Gladio ha vissuto clandestinamente per quarant'anni, 
                non per i servizi di informazione avversari, che ne hanno sempre 
                conosciuto l'esistenza, ma per le istituzioni italiane.
 
 Qualunque 
                giudizio - che il Parlamento sarà chiamato ad esprimere 
                - voglia darsi sulla "necessità" della nascita 
                di Gladio, le particolari caratteristiche dell'organizzazione 
                avrebbero dovuto imporre le forme di controllo analoghe, se non 
                più rigorose, di quelle riservate ad altre organizzazioni 
                operanti entro schemi conosciuti e con responsabilità definite.
 
 Invece, 
                è accaduto esattamente il contrario. Non solo l'"informazione" 
                della avvenuta costituzione di Gladio e delle sue finalità 
                non è calata dal primo governo che aveva preso la decisione 
                ai governi successivi (da un presidente del Consiglio all'altro, 
                da un ministro della Difesa al suo successore), ma il compito 
                di fornire l"'informazione", di ciò che era Gladio, 
                degli impegni assunti anche con altri paesi, delle attività 
                svolte, ad un certo punto è passato dai controllori ai 
                controllati.
 
 In 
                altri termini erano i Servizi a decidere che cosa dire e a chi. 
                I direttori dei Servizi, a loro discrezione, sceglievano quali 
                presidenti del Consiglio e quali ministri della Difesa informare 
                e quali no, di che cosa informarli e che cosa tacere.
 
 Così 
                si è reso difficile, se non impossibile, risalire alle 
                responsabilità delle decisioni assunte in epoche tanto 
                diverse nelle diverse fasi della storia di Gladio.
 
 Il 
                26 maggio 1980 una nota del SISMI diede notizia dell’”indottrinamento” 
                del ministro della Difesa, onorevole Lagorio. A Lagorio il Servizio 
                raccontò che nel 1951 era stata impiantata in Italia una 
                rete clandestina incaricata di predisporre fin dal tempo di pace 
                operazioni militari clandestine. Non fu detto niente degli impegni 
                assunti fin dal 1956.
 
 Una 
                certa enfasi fu messa nel riferire dell'inserimento dell’Italia 
                nei vari Comitati interalleati (Ccp e Acc) e delle direttive per 
                la guerra non ortodossa emanate dal comandante supremo alleato 
                (Saceur) nel 1968, 1972 e 1976. Venne ricordato che la base segreta 
                d'addestramento di Capo Marrargiu era stata visitata dagli onorevoli 
                Taviani (nel 1958), Andreotti (nel 1961), nuovamente Taviani (nel 
                1965), Cossiga (nel 1967) e Gui (nel 1969). Lo stesso schema di 
                indottrinamento era stato adoperato per l’onorevole Forlani 
                quando questi, dal 23 novembre 1974 al 30 luglio 1976 era stato 
                ministro della Difesa. In seguito, per informare i ministri Lattanzio 
                (dal 30 luglio 1976 al 19 settembre 1977) e Ruffini (dal 19 settembre 
                1977 al 13 gennaio 1980) fu utilizzato uno schema più completo. 
                In esso c'erano maggiori particolari sulle persone a conoscenza 
                della rete e degli impegni assunti con gli americani. Furono indicati 
                come già informati, Taviani, Mancinelli, De Lorenzo, Andreotti, 
                Rossi, Viggiani, Gui, Cossiga, Vedovato, Henke, Tanassi, Miceli, 
                Forlani, Viglione, Casardi. Fu detto che la base di Capo Marrargiu 
                doveva servire anche per "dare ospitalità" agli 
                Stati Uniti per "missioni".
 
 Nei briefing effettuati venne indicata una consistenza della 
                rete del tutto difforme da quella reale. L'organico previsto sarebbe 
                stato di 2.135 uomini, i già reclutati ed addestrati, dal 
                1957 al 1976, 350. Gli esclusi solo 22, lo 0,7%.
 
 A 
                partire dal 1984 il nuovo direttore del SISMI, ammiraglio Martini, 
                prese la decisione di informare "sistematicamente" i 
                presidenti del Consiglio, i ministri della Difesa e i capi di 
                Stato maggiore. Lo fece sottoponendo loro il seguente documento:
 
 "Nell'ambito 
                del Servizio esiste una organizzazione alla quale è devoluto 
                il compito di predisporre, con modalità assolutamente riservate 
                e fin dal tempo di pace, quanto necessario per la condotta di 
                operazioni di guerra non ortodossa sul territorio nazionale eventualmente 
                occupato da forze nemiche, a diretto supporto delle operazioni 
                militari condotte dalle forze Nato.
 
 L'Organizzazione:
 
 agisce 
                in stretta collaborazione con analoghe strutture create dai Servizi 
                nei paesi Nato;
 
 svolge 
                la sua attività sulla base di una pianificazione per l'emergenza 
                ispirata alle diretti del Saceur per la guerra non ortodossa;
 
 è 
                responsabile della organizzazione e della condotta, in territorio 
                occupato, di tutte le operazioni clandestine e del coordinamento 
                delle attività di guerra non ortodossa svolte dalle Forze 
                Speciali nazionali ed alleate.
 
 Nell'ambito 
                di tale organizzazione vengono condotte, ai fini addestrativi, 
                esercitazioni nazionali e Nato con l'apporto delle unità 
                speciali delle tre Forze Armate, con le quali esiste collegamento 
                operativo tramite i maggiori comandi Nato (Shape, Msouth e Ftase).
 
 È 
                prassi ricorrente che dell'organizzazione citata e delle sue attività 
                vengano informati, nella forma opportuna e con il vincolo della 
                segretezza, il presidente del Consiglio dei ministri, il ministro 
                della Difesa e i capi di Stato maggiore”.
 
 "Esiste 
                una organizzazione". Non veniva detto niente che servisse 
                a capire quando e perché era stata creata, da chi e con 
                chi. Non veniva neppure detto che il suo nome era Gladio o Stay-behind. 
                Su questi soli elementi un presidente del Consiglio degli anni 
                '80 non veniva nemmeno messo nelle condizioni di conoscere la 
                "storia" dell'organizzazione, figuriamoci le reali dimensioni 
                degli impegni assunti e il tipo di obbligazione che ne era risultato. 
                Veniva indicato come limite rassicurante il fatto che l'organizzazione 
                avrebbe dovuto attivarsi solamente in territorio nazionale eventualmente 
                occupato e non in altre parti e per altre finalità .Sulla 
                base di tale documento, l'onorevole Craxi venne avvertito da Martini 
                cinque mesi dopo la sua nomina a presidente del Consiglio e firmò 
                per conoscenza l' 8 agosto 1984.
 
 Il 
                senatore Spadolini, che come presidente del Consiglio negli anni 
                1981-82 risulta non essere stato mai informato dell'esistenza 
                della struttura, come ministro della Difesa firmò il citato 
                documento il 14 novembre 1984 otto mesi dopo la nomina di Martini 
                e quindici mesi dopo il suo ingresso nel dicastero della Difesa. 
                Firmarono anche i capi di Stato maggiore della Difesa, dell'Esercito 
                e della Marina, mentre l'Aeronautica venne tenuta fuori. Il senatore 
                Fanfani, presidente del Consiglio dal 17 aprile al 28 luglio 1987 
                non fu indottrinato, e nemmeno il suo ministro della Difesa, onorevole 
                Gaspari. Il caso del senatore Fanfani è particolarmente 
                significativo, perché non fu indottrinato nemmeno negli 
                anni '50 e '60, quando ricoprì per molte volte la carica 
                di presidente del Consiglio. L'onorevole Goria, presidente del 
                Consiglio dal 28 luglio 1987 all'11 marzo 1988 firmò il 
                4 novembre 1987; il suo ministro della Difesa, Zanone, firmò 
                il 21 dicembre 1987. L'onorevole De Mita, divenuto presidente 
                del Consiglio il 13 aprile 1988, firmò il 6 maggio 1988. 
                L'onorevole Andreotti, divenuto presidente del Consiglio il 22 
                luglio 1989, firmò il 3 agosto 1989. Firmarono anche come 
                ministri della Difesa Martinazzoli (il 4 agosto 1989) e Rognoni 
                (il 19 ottobre 1990).
 
 Vediamo 
                ora che cosa significa tutto questo.
 
 Significa 
                innanzitutto che la “illegittimità”, 
                di Gladio, invece di attenuarsi con il passar degli anni e con 
                la diminuzione delle tensioni internazionali, aumenta, soprattutto 
                nella seconda metà degli anni '80. La "riconversione" 
                di Gladio da struttura antinvasione a struttura informativa al 
                servizio dell'intero SISMI a fini interni, è pienamente 
                documentata.
 
 La 
                violazione della "legge di base" dei servizi, la legge 
                24 ottobre 1977, n. 801, è stata sistematica, spregiudicata 
                e del tutto intenzionale. Esiste certamente il problema della 
                "legittimità iniziale”; il Parlamento dovrà 
                affrontarlo con un occhio alle leggi e l’altro alla situazione 
                storica degli anni ‘50, e questa sarà una componente 
                non ultima del giudizio. Ma con un metro più severo il 
                Parlamento e la Magistratura dovranno valutare ciò che 
                è stato fatto dal 1977 ad oggi. È in questi anni 
                che si è instaurata una nuova e più grave "illegittimità" 
                che negli ultimi tempi il presidente del Consiglio non ha più 
                ritenuto di dover coprire, fornendo gli elementi perché 
                si sciogliesse il segreto e fosse resa possibile la eliminazione 
      di Gladio.
 
 
 
        
          | Oggi 
                sappiamo che nel 1990 non vi era più il piccolo esercito 
                di gladiatori in paziente attesa di una invasione che non ci sarebbe 
                mai stata, una situazione da "deserto dei tartari", 
                ma una rete informativo-operativa estesa in tutto il territorio 
                che operava a fini di controllo della situazione interna e che 
          in questa situazione interveniva anche direttamente. |  
 Chi era a conoscenza di questo, fuori dai vertici del SISMI? Chi sapeva 
                quali erano le funzioni dell'organizzazione che operava all'interno 
                del SISMI? Chi sapeva della istituzione dei cinque centri di Asti, 
                Brescia, Udine, Roma e Trapani? Chi sapeva della creazione della 
                Sezione addestramento speciale e della nascita dei Gos o "nucleo 
                K"? Chi sapeva di Cervetri?
 
 Per 
                proteggere la sicurezza dei vertici dello Stato e di altre personalità 
                eminenti nei loro viaggi all'interno e all'estero non vi era e 
                non vi è alcun bisogno di "nascondere" l'esistenza 
                degli addetti alla protezione. Il presidente degli Stati Uniti 
                è protetto da un corpo specializzato perfettamente conosciuto, 
                pubblicizzato e istituzionalizzato. Nell'ambito della Polizia 
                di Stato o dei Carabinieri si sarebbe potuto formare un reparto 
                addetto a questi compiti senza percorrere la strada seguita. A 
                garantire la sicurezza democratica dello Stato vi era il SISDE, 
                e, soprattutto vi era la condizione politica del Paese, stabilizzata 
                nella democrazia e forte del consenso della stragrande maggioranza 
                dei cittadini.
 
 In 
                nessun momento, dopo il fascismo, vi è stata una situazione 
                di "guerra civile" nel nostro Paese. La stessa Resistenza 
                fu guerra di liberazione e non guerra civile. La stabilizzazione 
                del Paese nella democrazia è stata il grande merito della 
                classe politica che operò nei primi anni della riconquistata 
                libertà. Vi sono stati certamente momenti di tensione, 
                come ad esempio l'attentato a Togliatti. Ma non vi sono mai state 
                situazioni da difendere con "tutti i mezzi", così 
                come non sono mai state imboccate scorciatoie al posto della strada 
                maestra. E questa strada è stata tutelata con la legge 
                e il diritto.
 
 Come 
                ha scritto Norberto Bobbio, nell'Italia repubblicana tutti i problemi 
                sono stati sempre risolvibili senza che si dovessero costituire 
                milizie clandestine.
 
 Il 
                tentativo abbastanza scoperto, che oggi viene fatto di racchiudere 
                Gladio solo nella sua fase iniziale per poter giustificare quella 
                struttura occulta come un fatto di patriottismo ed eroismo, non 
                può essere consentito. E così pure gli arruolamenti 
                postumi e i riconoscimenti elargiti con abbondanza.
 
 
 
        
          | Non 
                vi è alcuna giustificazione per Gladio. Né all’inizio 
                né alla fine. Vi è invece un accrescimento della 
                sua pericolosità e della sua illegittimità con il 
          passare degli anni. |  Non 
                tutto ciò che è accaduto negli anni torbidi della 
                storia recente va addebitato a Gladio. Ma Gladio è stata 
                una componente di quella strategia che, immettendo nel sistema 
                elementi di tensione, ha giustificato la necessità di opportuni 
                interventi stabilizzatori.
 
 Alla 
                Magistratura spetta di individuare quali di questi interventi 
                abbiano avuto rilevanza penale. In questa ricerca il contributo 
                della Commissione è stato rilevante. Ma il nostro compito 
                essenziale era quello di "leggere" organicamente l'intera 
                storia di Gladio, penetrando dentro la sua oscurità istituzionale.
 
 Nei 
                documenti interni del SISMI Gladio è indicata come la "nota 
                organizzazione". In realtà allo Stato italiano Gladio 
                è sempre rimasta "ignota". Riteniamo di averla 
                fatta uscire dall'anonimato. È tempo che di questo si prenda 
    atto e si puniscano i responsabili del lungo inganno.
 |