| Se l'Uomo della folla affermava: ecco il criminale! e domandava senza rispondere: quale delitto ha compiuto? Gli            omicidi della Rue Morgue ribalta i termini. Infatti, questo racconto afferma: ecco il delitto! e poi domanda: chi è stato il
            criminale? E, a questa domanda, questo racconto, il primo nel
          genere poliziesco, pretende di fornire una risposta.
 
 Quando Gli omicidi della Rue Morgue, nell'aprile del 1841,
            apparve nel «Graham's Magazine», il grande periodico fondato da Graham grazie alla fusione del suo «Atkinson's Cashet»            con il «Gentleman's Magazine» di Burton, già da tre mesi
            l'Uomo della folla era uscito su quest'ultima rivista. La fase di
            profonda depressione, sopravvenuta alla rottura con Burton,
            aveva impedito a Poe di assumere prima la dirczione effettiva
            del «Graham's» e non aveva pubblicato alcun altro racconto
          nel frattempo.
 
 Ci si potrebbe domandare se il conflitto violento di Poe
            con il suo principale Burton, la sua esplosione di odio feroce
            contro quell'uomo di affari, bislacco e burlone, capace di vendersi il giornale per comprarsi un circo, non sia stata la causa
            originale della reviviscenza nell'opera di Poe del tema del delitto paterno. Non aveva forse allora ricominciato a bere? Burton a ogni modo glielo rimproverava. È certo, tuttavia, che
            proprio a partire dall'Uomo della folla una corrente nuova e
            ancor più sanguinosa s'innesca nell'ispirazione di Poe, manifestandosi già prima dell'emottisi di Virginia verificatasi nel gennaio 1842...
 
 Con l'Uomo della folla, come si è visto, appare nell'opera di
            Poe la figura del criminale, misteriosamente tragica, mentre il
            delitto resta nascosto nell'ombra. Con Gli omicidi della Rue
            Morgue è il delitto stesso che si pone in primo piano, ostentato subito alla nostra vista in tutto il suo orrore e in tutto il suo
            sangue. E l'enigma dell'identità del criminale è risolto da Dupin, l'infallibile raziocinante di cui facciamo conoscenza.
 
 
  Tuttavia la stessa affermazione: ecco il delitto! non reca in sé          tutta l'evidenza che pretenderebbe di avere. Come i tratti sinistri dell'Uomo della folla, sebbene illuminati dalla luce dei
          lampioni metropolitani, non rivelano a prima vista a chi veramente appartengano, cosi il sangue e le mulilazioni della signora L'Espanaye non dicono alla prima ricognizione quel che
          sono, a causa della realtà inconscia profonda. È forse possibile, per quanto inverosimile appaia, che un grande antropoide
          in fuga penetri con la scalata sino a una finestra aperta, in una
          camera abitata da donne inermi, le strangoli o tagli loro la gola, e quindi si dilegui: in questo caso, in assenza di testimoni,
        la polizia sarà messa fuori strada! Ma il determinismo psichico          è altrettanto rigoroso di quello fisico, anche se più difficile da
          cogliere, e tutte le possibilità che andiamo elencando non sono in grado di spiegarci perché Poe abbia scelto, come tema
          del suo primo racconto poliziesco in cui presenta il quasi-mago Dupin, questo tema piuttosto di un altro... 
 Il fatto è che il tema di questo omicidio, che è nello stesso
          tempo, non dimentichiamolo, omicidio in sé, e come tale già          stimola l'istinto di aggressione sadica che dorme in ognuno di
          noi, istinto d'aggressione che tutta la nostra civiltà rimuove e
          che può scaricarsi solo nella caccia o nell'invenzione narrativa
          - se si vuol restare lontani dal tribunale - il fatto è che questo          tema dell'assassinio esprime pure un altro tema, altrettanto
          eterno e ancor più interessante per l'inconscio umano. Le analisi di nevrotici o di persone cosiddette normali ci hanno fra
          l'altro fornito un insegnamento. Ovvero che nell'infanzia della
          maggior parte degli uomini è accaduta una scena primaria, che
          lascia delle tracce nell'inconscio per tutta la vita. Questa scena          è quella dell'accoppiamento dei genitori o delle persone che,
          per il bambino, li sostituiscono. A questo proposito gli adulti
          non diffidano mai abbastanza dei bambini piccoli: si ritiene a
          torto che siano troppo piccoli e che, quindi, non capiscano! E
          in molte famiglie il bambino, per mancanza di spazio, vive
          nella stanza dei genitori, i quali non possono comunque rinunciare per la sua presenza alla vita coniugale. E i genitori, quando cedono ai loro istinti, preferiscono immaginarsiche il loro bambino dorma. Ma l'istinto del bambino non dorme!        Sin dalla più tenera età, il bambino è in grado di registrare osservazioni sessuali...
 
 L'osservazione del coito dei genitori, che sia visto alla luce
          naturale o alla luce artificiale, o ascoltato nell'oscurità della
          notte, costituisce senz'altro uno dei più grandi insegnamenti
          che la natura, già a quell'età, riservi ai cuccioli dell'uomo. In effetti il bambino appartiene alla specie più straordinariamente dotata di sessualità, alla specie che per l'amore non conosce
          stagioni. Cosi, sia nelle notti d'inverno sia nelle notti d'estate,
          il bambino ha modo di osservare, sin dai suoi primi anni, i gesti dell'amore. E cosi il suo istinto, l'istinto preformato di piccolo animale spiccatamente sessuale, riceve subito non solo
          dall'interno, ma anche dall'esterno un impulso di eccitamento.        Qualcosa in lui risponde con tutta la forza...
 
 Ma l'educazione verrà presto a frenare, che dico? spesso a
          soffocare, la sessualità del bambino. Alla prima iniziazione
          della natura, portata a conoscenza del bambino, dei gesti
          amorosi degli adulti, verrà allora a opporsi un'educazione che
          condanna in lui qualsiasi sessualità e qualsiasi interesse per le
          cose sessuali, educazione imposta dagli stessi adulti che ne
          fanno qualche volta, come nel caso di Poe, un impotente. Ma
          l'opera della natura non si lascia annullare. Quel che il bambino ha visto resta in lui, e lui lo porterà con sé per tutta la sua
          vita da adulto. La scena dell'accoppiamento dei genitori - o di
          chi li sostituisce - sorpresa dal bambino sin dalla più tenera
          età, costituisce una parte costante dell'eredità di ogni essere
          umano. Perché quando questa scena non si verifica nella realtà, viene di solito sostituita da un fantasma di origine filogenetica, atavica, che anche la visione di cani accoppiantisi può, ad
          esempio, esser sufficiente a destare. Per Poe noi dobbiamo
        pensare che la scena primaria fu osservata in realtà nell'infanzia...
 
 
  I poveri attori ambulanti David ed Elizabeth Poe non potevano nel corso delle loro tournées far dormire i bambini in
          stanze separate. E il precoce piccolo Edgar potè senza dubbio
          nell'ombra spiare i gesti sessuali degli adulti accanto ai quali
          giaceva. È facile indovinare: l'atto omicida compiuto sulla signora L'Espanaye dal feroce antropoide, per l'inconscio traboccante di sessualità, non è altro che un atto sessuale. Non
          per nulla la maggior parte dei testimoni de Gli omicidi della
          Rue Morgue crede di aver distinto, attraverso la parete, salendo le scale, le voci di un litigio, una voce d'uomo contro una
          voce di donna, una coppia umana!... 
 Dobbiamo ricordare una caratteristica generale delle osservazioni del coito da parte del bambino. Il bambino identifica
          immancabilmente l'atto sessuale con una violenza, con una
          crudeltà compiuta dall'uomo di cui la donna sarebbe vittima.
 È quanto Freud ha chiamato la concezione sadica del coito e
          che si ritrova, con l'analisi, nell'anamnesi di tutti. Essa è conforme agli stadi pregenitali, durante i quali il bambino, in genere, fa queste osservazioni, ed è per lui la sola interpretazione possibile - dato che ignora lo sperma e la vagina - di un atto il cui aspetto è, malgrado tutto, aggressivo e che lui identifica con le botte, le varie ferite che ha potuto ricevere. Questa
        concezione, nonostante la sua unilateralità, non è, in fondo,
        totalmente falsa. La penetrazione del corpo femminile da parte del pene non è sempre piacevole per la donna, per la vergine è dolorosa e ha in comune con un assalto omicida proprio
        questa penetrazione delle carni che è necessaria per uccidere
        usando il ferro o qualsiasi altro strumento...
 
 L'Urang Utang della Rue Morgue non si accontenta di penetrare la signora L'Espanaye con il rasoio fallico, ma la scotenna e le recide la testa, e noi sappiamo d'altronde che i trofei della testa, usanza universale, sono per l'inconscio un sostituto classico dei trofei fallici. Un altro racconto di Poe, scritto
        poco dopo Gli omicidi della Rue Morgue e sotto l'influsso della medesima dinamica psichica, conferma la nostra ipotesi: è II mistero di Marie Rogêt, esplicitamente definito dal sottotitolo «seguito de Gli omicidi della Rue Morgue». Questa fiacca
          replica del primo racconto poliziesco di Poe ci narra la storia,
          ricalcata su un delitto compiuto a New York, del misterioso
          assassinio di una commessa di profumeria in un boschetto vicino a Parigi. Il cadavere vien trovato galleggiante sulla Senna: la povera giovane è stata vittima di violenza sessuale...
 
 M. Bonaparte, Edgar Allan Poe. Sa vie - son oeuvre. Etude
        analytique, Paris 1933, ed. accresciuta 1958. Ed. italiana: Newton Compton,  1976, trad. di A. Ciocca e S. De Rezio.
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