inizio rosso e gialloa>

Mickey Spillane


Si vantava (millantando) di essere l'autore più tradotto al mondo dopo Lenin, Tolstoj, Gorkij e Verne (con la differenza "che loro erano morti"), e di "non avere ammiratori ma solo clienti."
Una persona a modino, insomma.

Così scrive di lui Giorgio Placereani in Il giardino degli assassini - Bibliografia minima della letteratura poliziesca: "Perso papà Zdanov i democratico - moralisti si sono abituati a inghiottire di tutto; solo Spillane, se lo leggi vieni ancora scomunicato. È già un buon motivo per leggerlo. Si aggiunga che è un autore discreto, anche se non trascendentale. "
Niet. Lasciamo perdere Zdanov e andiamo al sodo, all'hard boiled: hanno detto che Spillane è il vero continuatore di Hammett e Chandler, avendo portato quasi a perfezione il vecchio detto della scuola dei duri, secondo cui quando la storia langue non c'è niente di meglio che far tirar fuori una pistola.
Il fatto è che Hammett, Chandler, e gli altri usavano sì spesso e volentieri la pistola, ma non nel vuoto assoluto: c'era l'America bigotta e violenta, affascinante e desolata, corrotta e rabbiosa; c'erano gli americani disillusi e ambiziosi, onesti e perdenti, fragili e testardi.

In Spillane e nel suo alter ego Mike Hammer (nomen omen: martello), invece, c'è solo violenza allo stato puro, di cui non si capisce nè l'origine nè il fine, violenza che riempie le pagine fino a divenire stucchevole, violenza in cui è buono solo chi spara per primo, violenza senza rimpianti verso chi è debole, le donne, ad esempio.

Fascismo maschilista? Sì, senza retorica.

Quindi, fate un po' voi.