Anne Perry
Juliet Hulme ha scelto lo pseudonimo di Anne Perry per celare - almeno all'inizio della sua carriera di scrittrice - il fatto di essere stata condannata per omicidio (a quindici anni aiutò un'amica ad uccidere la madre). Per la maggior parte dei suoi libri ha scelto di evitare le ambientazioni contemporanee, preferendo costruire gialli "storici", e particolare fortuna hanno avuto quelli collocati in epoca vittoriana.
Serie di Thomas Pitt
Riportiamo qui di seguito la traduzione dal testo inglese di una intervista fatta dallo scrittore di romanzi polizieschi Jan Perkin ad Anne Perry nel 2002. Potete vedere in rete, in youtube, l'intervista video da cui è stato tratto il testo.
... Avevo 13 anni, caddi gravemente ammalata. Quando avevo 15 anni, ho aiutato a commettere un crimine, ne sono stata coinvolta. Che tipo di crimine? Ho aiutato qualcuno ad uccidere una persona. Chi era questa persona? Sua madre. Era un suo amico? Sì. (Nota della redazione: nel 1954, Juliet Hulme, una studentessa che viveva in Nuova Zelanda, aiutò ad uccidere la madre della sua amica. Fu dichiarata colpevole dell'assassinio, ma aveva solo 15 anni, troppo giovane per la pena di morte. Invece fu mandata in prigione. Dopo aver scontato la pena entrambe le ragazze lasciarono il paese e sparirono. Nel 1994 il caso fu trasformato in un film: Creature del cielo.) La madre era sveglia, addormentata? Oh, era sveglia! Le siete saltate addosso, o qualche cosa del genere? Sì. E tutto successe molto rapidamente. Tutto successe nello spazio di... I miei genitori si stavano separando. Mio padre aveva perso il suo lavoro. Stavamo per lasciare il paese. Sentivo che non avevamo il tempo di trovare una soluzione migliore. Lei mi disse che se io la lasciavo si sarebbe uccisa e le credetti. (Al processo, la giuria giudicò che le ragazze avevano compiuto un prolungato e brutale attacco alla madre di Pauline Parker). Deve essere stata una sensazione straordinaria, a quella giovane età, passare attraverso il processo e il giudizio, suppongo, della società. Sì. … Passare attraverso il dibattimento e tutto quel che segue. Sì. E quando hai questa età, non ti è permesso di parlare. Nella corte, vuol dire? Sì. Così non puoi dire nulla di quello che hai fatto o di quello che non hai fatto. Così non le è stato permesso, per attenuanti, non le è stato permesso di dire la sua... No, no del tutto. Cosa sentiva quand'era in prigione? Percepì in quel momento cosa la società pensava di lei? Sì. In certo qual modo mi guardava come un mostro. Doveva essere una cosa che faceva star molto male. Si, lo era. … Anche specialmente perché stava attraversando un processo per porre termine a ciò. (ndT: si intende non un processo giudiziario) Sì. È molto difficile. Ma poi ero in quella che penso sia la più dura prigione dell'emisfero sud. È stato un processo utile a farti sentire che stavi pagando per quello che avevi fatto (NdT: processo qui non nel senso penale ma nel senso di “processo”...). Avevo anche un po' di gente che era gentile con me. Quanto è stata effettivamente in prigione? Cinque anni e mezzo. Cinque anni e mezzo! Le è sembrato un tempo lungo, le è sembrato troppo lungo? Era un tempo senza fine perché non sapevo quanto sarebbe durato. Hum, no non credo che sia stato troppo lungo... Se fosse stato più lungo avrebbe spezzato la mia capacità di ricostruirmi. Le chiedo: a che punto pensa sia arrivata la redenzione, voglio dire in che momento della incarcerazione? Questa è una questione molto spirituale alla quale le posso dare la mia propria opinione di risposta. La redenzione viene quando tu non desideri più di essere questo tipo di persona. Quando capisci che... quando vedi questo come cattivo, e capisci perché non è quello che volevi fosse. E questa è la differenza. Non perché qualcuno da fuori ti dice: questo non è quello che hai fatto. Ma perché tu dici, da te stesso: questo non è quello che volevo essere. Cosa ne pensa del fatto che la società esige che uno venga imprigionato, specialmente a quella giovane età, che esigiamo quella che non sembra una redenzione ma piuttosto una vendetta? Suppongo che la società richieda un certo livello di vendetta. È necessario non solo farlo, ma anche farlo vedere, perché si suppone sia sufficiente che altri vogliano fare lo stesso. Penso che sarebbe stata la peggior cosa che mi potesse capitare nella mia vita se qualcuno mi avesse detto:” Bene, guarda. Lo sai, eri sotto cure mediche. Queste sono droghe che alterano la mente. Son sicuro che tu non sei veramente malvagia. Vai avanti e dimenticati tutto ciò.” Penso che questo sarebbe stato totalmente distruttivo verso di me. Quanto è importante, per lei, la punizione? Penso che sia vitale. Penso che fino a che non senti di aver saldato il debito, non puoi andare avanti.. Penso che sia un po' come cercare di camminare con un paracadute aperto dietro di te. Pagando, tagli le stringhe e puoi andare avanti. Puoi permetterti di andare avanti. Posso dirlo e guardarla negli occhi, perché io posso dire: Sì, ho affrontato questo. Credo di avere pagato. Credo di di esser stata dimenticata dove è importante. E ora ciò non esiste più per me. Posso andare avanti ed essere la persona migliore. Io sono capace di esserlo. Ma penso che questo sia vero per chiunque. A condizione che tu non dica: “in qualche modo non era realmente me, era quella persona e in qualche modo non è importante e non è necessario che paghi. Trova una certa ironia nel fatto che adesso lei conduca una vita di scrittrice di gialli, having (???) (NdT: non è stato trascritto cosa veniva dopo having..) Sa, non pensato intorno a questa cosa fino a che altra gente... Perché, veramente io voglio scrivere una novella e un crimine è un buon pretesto per farlo. Penso di tirare fuori un coniglio dal cappello alla fine e di essere capace di dire alla gente: “Sì, voi pensate che era così e così, ma in realtà non lo era” non è così facile. “Voi pensate che questa persona sia cattiva, ma veramente quello che ha fatto lo ha fatto per delle buone ragioni. Voi pensate che questa persona sia buona ma veramente non lo è”. È il senso del dramma e tirare fuori qualche cosa per dire: “Ecco! Non è così semplice come pensavate che fosse.” ... Situazioni estreme o cambiamenti della loro vita. Sì. Scelte morali e penso anche che molto raramente succede una tragedia di cui una sola persona ha la colpa. normalmente è un insieme di circostanze combinate tra di loro. Sono convinta che non è una sola persona, ma che tutti noi contribuiamo a far succedere cose nel beme e nel male. Siamo responsabili per il nostro proprio contributo. E nella vostra personale vita lei ha avuto a che fare con ..., ovviamente. Sì. grazie a: http://www.lanaturadellecose.it/
Conosciamo oggi Anne Perry, una londinese che ama scrivere gialli storici e approfondire temi sociali di carattere etico: grazie alla sua penna ci fa riscoprire le atmosfere vittoriane, il 1864, a volte un po’ cupe ma profondamente reali. Se non conoscete le acque del Tamigi e vi siete persi le avventure dell’ispettore William Monk, non dovrete fare altro che leggere l’ultimo romanzo dell’autrice dal titolo Assassinio sul molo, edito da Fanucci (collezione Vintage) e vivrete tra le acque dense e la bruma londinese, dove sarete invischiati in un giro di prostituzione minorile e rocamboleschi inseguimenti, una Londra insomma, che non è mai stata così ricca di suspence. Una frase che utilizza spesso… Ci dica qual è il suo genere di scrittura? È stato divertente da scrivere “Assassinio sul molo”? Ci può dire qualcosa riguardo “Assassinio sul molo”? Qual è stata l’esperienza più inusuale o imbarazzante che le è capitata come scrittrice? Che cosa vorrebbe per sé nel settore editoriale nei prossimi anni? Qual è la parte migliore di scrivere e pubblicare narrativa? Da dove prende le sue storie? Come ha fatto a sfondare nell’editoria? C’è un fatto reale o luogo che si ritrovano nel suo romanzo? Per raccontare del Tamigi, si è recata di persona o ha ricordato ciò che ha letto in passato? Le piace l’epoca vittoriana? In effetti all’epoca non si sentiva ancora parlare di C.S.I… Che cosa pensa della prostituzione giovanile, tema trattato nel romanzo? Chiudiamo con una nota un po’ cruda ma vogliamo utilizzarla come monito affinchè attraverso la lettura ci si possa aprire verso temi non sempre facili da trattare. Il tempo a nostra disposizione purtroppo è terminato signora Perry… Siamo noi a doverla ringraziare per aver omaggiato Thriller Café della sua presenza. grazie a: http://www.thrillercafe.it/ 22.11.2010 |