inizio rosso e giallo


Andrew Klavan


Andrew Klavan è nato a New York nel 1954 ed è cresciuto a Long Island; laureato a Berkeley, insignito per ben due volte dell'Edgar Award, è uno dei migliori autori di thriller comparsi sulla scena negli ultimi anni.

Il modo migliore per affrontare Klavan è leggerlo, ovviamente, e dunque ecco la "prefazione" a Prima di mezzanotte (che Stephen King esorta a leggere "preparando la caffettiera e chiudendo a chiave le porte"; ma si tratta palesemente di una frase a effetto escogitata da qualche poco originale editor, che comunque avrà reso un po' più felice il già felicissimo conto in banca dell'ottimo King).

Questa non è una di quelle opere moderne che mescolano la realtà alla finzione. Di tutte le conversazioni e gli eventi che ho descritto qui sono stato testimone diretto, oppure mi sono stati riferiti da uno o più dei partecipanti. Detto questo, il lettore si renderà presto conto che non mi sono limitato alla semplice descrizione di eventi e di conversazioni. Questa storia non sarebbe completa senza almeno qualche riferimento, e talora parecchi riferimenti, a pensieri intimi, sensazioni e motivazioni. E, laddove ho cercato di descrivere tutto questo, confesso che è necessariamente entrata in gioco una certa quantità di deduzioni. Il che vale a dire che talora sono stato costretto a indovinare che cosa passasse nella mente di qualcuno.
Il motivo è ovvio. Escludendo forse Dio, esiste un unico testimone della vita interiore di un uomo. Quando questo testimone non è perfettamente consapevole di sé o non è affidabile o è morto, diventa molto difficile giungere alla verità sul suo mondo emotivo. Quindi per le persone cieche, disoneste e morte (e ne ho incontrate di tutti e tre i tipi, preparando questo libro), ho dovuto ricorrere alle mie impressioni. A volte ho reso esplicite tali deduzioni; spesso ho sperato che il contesto chiarisse la loro natura. In definitiva, dovrà essere il lettore a giudicare in quale misura la mia comprensione della natura umana sia viziata da pregiudizi oppure sia fallace.
Debbo aggiungere che ritengo tutto questo una seria infrazione alle regole del giornalismo. Io sono un giornalista, un reporter. Dal mio punto di vista, il mio lavoro consiste nel registrare ciò che vedo e ciò che la gente mi dice. Cerco di limitare le mie brillanti intuizioni e percezioni ai bar, dove posso fare colpo sui membri dell'altro sesso con la mia profonda sensibilità. Ma scrivere un libro è diverso dallo scrivere un articolo. Un libro deve occuparsi di qualcosa di preciso. E ogni volta che ho deviato dai miei consueti metodi di giornalismo, ogni volta che mi sono allontanato un po' dalla verità, è stato soltanto per rispettare quelli che a mio giudizio sono o non sono i veri interessi di questo libro.
In primo luogo, non ho voluto dibattere il " tema" della pena capitale. La mia opinione in materia, nonché sul concetto di "tema" in genere, è espressa all'inizio del testo, quindi non la ripeterò in questa sede. Basti dire che lascio l'intera questione agli scrittori che hanno smesso di voler fare colpo sull'altro sesso, ma sono ancora capaci di brillanti intuizioni.
In secondo luogo, questo libro non tratta di legge. I vari aspetti legali del caso di Frank Beachum sono sviscerati in due libri scritti dagli avvocati coinvolti.
Le fauci della morte di Tona Weiss e Hubert Tryon contiene un appassionato resoconto degli sforzi difensivi degli autori. Il tredicesimo giurato del procuratore Walter Cartwright adotta un diverso punto di vista e attacca il giornalismo americano in generale, e il vostro umile servitore in particolare; l'accusa è di aver fatto leva su un sentimentalismo da due soldi per distorcere l'opinione pubblica circa i fatti, nel tentativo della stampa di sostituirsi alle funzioni proprie dei tribunali. Al di là dei miei sentimenti personali su Cartwright, devo ammettere che ha costruito in maniera eccellente la sua tesi. In ogni caso, tutti e tre questi autori conoscono la legge molto meglio di me, e tutti e tre sono stati assai più vicini a quell'aspetto del caso di quanto lo sia mai stato io.
Per finire - ed è cosa più importante di tutte - questo libro non vuole essere un'analisi dettagliata dell'omicidio di Amy Wilson. La serie di articoli che ho scritto per il
St. Louis News e il pezzo che ho scritto per il New Yorker, basato sugli articoli del News, hanno esaurito le mie risorse sull'argomento. Né tenterò di confutare recenti attacchi al mio "carattere" portati da certi leader di minoranza molto compiaciuti di sé, e da editorialisti sia della destra religiosa sia della sinistra femminista. Non ho cercato di nascondere il mio "carattere" (leggete ciò che segue e prometto che ne avrete a piene mani), tuttavia i miei molti difetti non cambiano di una virgola la realtà del caso.
Quindi il libro non si occupa di tutto questo. Di che cosa si occupa, allora? Del lunedì 17 luglio dello scorso anno, una giornata brutalmente calda, e di ciò che quel giorno è accaduto; il giorno in cui Frank Beachum è entrato nella camera della morte del penitenziario statale di Osage.
Il lettore potrà forse chiedersi perché, quando ci sarebbero da discutere temi importanti quali la pena capitale, la legge e l'omicidio, io abbia scelto di raccontare una storia così semplice; per di più, una storia, quella delle ultime ore prima dell'esecuzione di un condannato a morte, che è già stata narrata tante volte sia nel giornalismo sia nella
fiction. Be', in parte perché è vera, e io l'ho vissuta, e mi hanno pagato per viverla. Però in quel giorno, in quelle ore, in quelle circostanze, sono anche stato testimone oculare di uno scontro fra parecchie persone, tra le loro idee, le loro teorie, i loro sentimenti e le loro percezioni; e mi sono trovato di fronte a un'incontrovertibile realtà esterna a noi: alla morte, distruttrice di ogni mondo, allegra macinatrice delle nostre filosofie. In un campo professionale, in una società sommersa da immagini e parole, con profeti, guru, esperti e santoni culturali improvvisati, mi sembra importante ricordare che questa realtà esterna esiste, che questi scontri si verificano, e che anche le nostre migliori idee, teorie, percezioni e sensazioni potrebbero valere davvero un bel nulla, nel grande vecchio schema delle cose.
Quindi, come dicevo, ho cercato di capire idee e percezioni del maggior numero possibile di attori di questo dramma, così da mostrare a quali prove sono stati sottoposti. Frank Beachum, ovviamente, è l'interprete principale. È stato lui, con la sua fede nel cristianesimo tradizionale e con le sue idee di vecchio stampo sulla virilità, a essere trascinato direttamente alla prova del fuoco. Però ci sono anche sua moglie Bonnie, il suo carceriere Luther Plunkitt, il suo sacerdote Harlan Flowers, oltre a un assortimento di poliziotti, di avvocati e di giornalisti; e ovviamente, oltre a me, ultimo di tutti, a quanto mi risulta, in ordine d'importanza.
Di nuovo, lascio al lettore decidere in quale modo tutti noi abbiamo affrontato il nostro a faccia a faccia di mezzanotte con l'innegabile.
Voglio ringraziare tutte le persone che con tanta generosità hanno accettato di lasciarsi intervistare per questo libro, sia quelle menzionate nel testo sia le altre, troppo numerose per poterne fare i nomi, che mi hanno ragguagliato sui retroscena.
Voglio ringraziare il mio agente, Barney Karpfinger, per il suo indefesso sostegno.
E voglio ringraziare la Ford Motor Company.

Steven Everett



  • Il tranello (The Trapdoor, 1988), Longanesi, 1988
  • Pioggia sporca (The Rain, 1988), Longanesi, 1988
  • Una lama d'ombra (There fell a shadow, 1988), Longanesi, 1988
  • Giustizia sommaria (Rough Justice, 1989), TEA, 1989
  • Non dire una parola (Don't Say a Word, 1991), Longanesi, 1992
  • L'ora delle bestie (The Animal Hour, 1992), Longanesi, 1993
  • Prima di mezzanotte (True Crime, 1995), Longanesi, 1996
  • Spettri (The Uncanny, 1998), Longanesi, 1998
  • Inseguendo Amanda (Hunting Down Amanda, 1999), Longanesi, 2001
  • Nessun sospetto (Man and Wife, 2001), Longanesi, 2008
  • Shadowman o L'ombra del diavolo (Dynamite Road o Shadowman, 2003), Longanesi, 2006
  • Cobra (Cobra, 2005), Longanesi, 2006
  • L'ultima cosa che ricordo (The Homelanders 1, 2009), ReNoir, 2010 (per ragazzi)


    alcuni film, accettabili, dai suoi libri:

  • Fino a prova contraria (1999), di Clint Eastwood (da Prima di mezzanotte)
  • Non dire una parola (2001), di Gary Fleder