Sharon Bolton
Sharon J. Bolton è nata e cresciuta nel Lancashire, una contea del nordovest inglese dominata dalla brughiera e ricca di antiche, e spesso inquietanti, tradizioni popolari.
Grande appassionata di musica, ha lavorato nel marketing e nel settore dell'educazione.
Vive col marito e con il figlio nel Chiltern Hills, non lontano da Oxford.
Naturalmente, dopo il felice esordio nella letteratura, è stata salutata come l'erede di..., la ... inglese, la nuova dark lady del genere, eccetera.
In realtà le sue storie hanno un'impronta decisamente originale, perché riescono a intrecciare abilmente i temi dell'investigazione scientifica con quelli legati al vasto mondo delle oscure leggende e dei miti precristiani che ancora domina tante parti della campagna inglese.
Al centro delle vicende vi è sempre una presenza femminile, che tuttavia non è imprigionata nel solito cliché (poliziotta o medico legale): veterinaria, ginecologa, detective o psichiatra, è però sempre una donna di formazione scientifica che deve fare i conti con delitti e orrori che paiono avere connotati soprannaturali.
Soprattutto nel Raccolto di sangue emerge poi una notevole capacità nel disarticolare continuamente la trama riuscendo però a mantenere sempre forte e coinvolgente la tensione.
E in
Ora mi vedi non rinuncia
a un paio di strepitosi giochi di prestigio.
- Sacrificio (Sacrifice) Mondadori, 2010
- Il risveglio (Awakening) Mondadori, 2010
- Il raccolto di sangue (Blood Harvest) Mondadori, 2011
- Ora mi vedi (Now you see me) Mondadori, 2012
- Incubi di morte (Dead scare) Mondadori, 2013
- La prossima vittima (Dead Woman Walking, 2017) Newton C., 2018
- L'uomo di carta (The Craftsman, 2018) 2019
- The Cunning Wife, 2019
- The Poisoner, 2020
il suo sito
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Luca Crovi
Intervista a Sharon Bolton |
È la regina del new gothic thriller britannico e con romanzi come “Sacrificio” e “Il risveglio” la scrittrice inglese Sharon Bolton ha raccontato misteri ambientati nelle Isole Shetland e nel Dorset. In “Raccolto di sangue” (Mondadori) è invece il piccolo villaggio di Heptonclough nel Lancashire a fare da sfondo a una storia che ci parla di tradizioni religiose e bizzarri rituali contadini atavici come il Raccolto di Sangue, Il Giorno dei Morti e il Taglio del Collo. Un romanzo scandito da apparizioni di fantasmi e ritrovamenti di piccoli cadaveri che instilla la paura nei lettori attraverso gli eventi che sconvolgono la vita dei piccoli Tom, Joe e Millie Fletcher i cui genitori hanno deciso malauguratamente di costruire la loro casa proprio di fianco a un tetro cimitero.
Quando ha pensato di essere pronta per la scrittura?
In realtà probabilmente sono da sempre stata una scrittrice, solo che non ne ero cosciente. Poi l’avere avuto un bambino ed avere avuto un blocco temporaneo nella mia carriera lavorativa è stato catalizzante per questa mia attitudine. Ho avuto più tenpo per pensare a cosa volessi davvero fare della mia vita, oltre ad essere una buona madre per mio figlio e visto che le storie sono state da sempre la mia grande passione ciò è accaduto in maniera naturale. Scoprire poi cosa ero in grado di scrivere è stata davvero una sorpresa.
Cosa ama e cosa odia del mestiere di scrittrice?
Amo ricevere decine di mai dai miei lettori, che spesso vivono dall’altra parte del mondo e che sono entusiasti dei miei libri. Ad essere onesta non c’è niente che odio del mio lavoro anche se è vero che posso diventare nervosa quando aspetto di veder nascere le mie creature. I miei editori hanno investito un sacco di tempo e di soldi su di me ed è di importanza vitale che i miei libri siano dei successi anche per loro.
Ha qualche rituale che l’aiuta con la scrittura?
Non ho mai avuto il blocco dello scrittore ma quando non mi sento sicura di come portare avanti una scena vado a fare una passeggiata con il mio cane Lupe. C’è sicuramente qualcosa nel ritmo costante del camminare che mi aiuta a concentrarmi e rende le idee più fluenti. Per ringraziarlo del suo contributo ho deciso di ritagliargli un ruolo speciale come guest star del prossimo libro che sto scrivendo.
“Raccolto di sangue” mi ha ricordato un po’ “I figli del grano” di Stephen King... Curiosamente non ho mai letto “I figli del grano” ma devo ammettere di essere stata influenzata enormemente da King. È lo scrittore contemporaneo che amo di più e credo che sia la sua incredibile immaginazione che il suo talento per la prosa mi abbiano davvero parecchio ispirata. C’è una cosa che condividiamo poi io e lui (soprattutto per quello che riguarda la sua più recente produzione) non c’è niente di soprannaturale nei miei libri. Il mio amore per le atmosfere sinistre e i fenomeni strani è sempre bilanciato dalla mia passione per le scienze forensi. Ogni cosa alla fine dei miei libri viene spiegata.
Altri autori che l’hanno suggestionata?
Ho amato molto classici come Bronte, Dickens, Tolkien, Wilkie Collins. Mentre fra gli autori più recenti J.K. Rowling, Johanne Harris, Lee Child. In genere prediligo tutti quegli autori che a una grande abilità di usare la lingua uniscono la capacità di scrivere dei plot appassionanti e originali.
In che modo la storia di “Raccolto di sangue” è legata alla sua famiglia?
Qualche anno fa mia sorella e la sua famiglia hanno costruito la loro nuova casa proprio vicino a una vecchia chiesa nel mezzo della brughiera del Nord England. Dopo essersi trasferiti in quei luoghi hanno trovato dei resti umani nel loro giardino. E questo mi ha fatto pensare. Cosa potrebbe succedere se durante un forte temporale una tomba venisse scoperchiata e al suo interno venissero rinvenuti più corpi di quelli che risultavano lì seppelliti?… Per il villaggio di Heptonclough mi sono ispirata al reale Heptonstall. È un luogo affascinante e particolarmente tetro ma nessuno degli strani cerimoniali che descrivo in “Raccolto di sangue” è attuato in quei luoghi. O almeno spero…
Come cerca di raccontare le tradizioni più oscure del suo paese?
Con onestà e comprensione. Anche se devo dirlo non sono una scienziata, sono una scrittrice di romanzi di fiction che devono intrattenere i lettori. Il folklore presente nei miei libri deve fare da sfondo suggestivo alla storia ma deve essere al contempo ben documentato storicamente.
Come descriverebbe il suo piccolo eroe Tom Fletcher?
Un normale ragazzo inglese che si trova alle prese con una situazione straordinaria. Alla fine della storia la salvezza di tutta la sua famiglia peserà solo e unicamente sulle sue spalle e il grande quesito è se ce la farà a trovare tutto quel coraggio che gli viene richiesto.
Cosa le fa realmente paura?
Trovarmi faccia a faccia con situazioni simili a quelle che affrontano i miei personaggi. Mi chiedo se riuscirei a trovare la loro stessa forza.
Qualche tempo fa ho visto un film come “The Wicker Man” con Christopher Lee che per certi versi trovo molto vicino alle atmosfere da lei descritte in alcuni suoi romanzi?
“The Wicker Man” parla di una comunità isolata che si è costruita un mondo e leggi speciali e che si trova a confrontarsi con uno straniero che ha deciso di visitarla. È un tema molto comune nei film e nella letteratura e per buoni motivi. Noi tutti abbiamo paura di trovarci in una situazione aliena dove non possiamo più confrontarci con un sistema di leggi e di regole. Noi tutti abbiamo paura di diventare quello straniero. Ho sviluppato questo tema sia in “Sacrificio” che in “Raccolto di sangue” e probabilmente continuerò ad esplorarlo visto che mi interessa parecchio.
Perché non ha ancora creato un personaggio seriale?
A me di solito interessa molto di più la storia rispetto ai personaggi che la vivono e questi ovviamente si devono adeguare ogni volta al plot che ho creato. Ciò detto, nel mio quarto libro tornerà in scena Dana Tulloch il sergente di polizia apparso in “Sacrificio”, mentre la psicologa Evi Oliver di “Raccolto di sangue” ritornerà nel libro che sto scrivendo in questi giorni.
Ma è vero che per un po’ ha pensato di scrivere una serie con protagonista Jack Lo Squartatore?
Sono sempre stata affascinata dal personaggio di Jack e sapevo che prima o poi gli avrei dedicato una storia. Nel mio quarto libro che uscirà in Inghilterra a giugno “Now you see me” non parlo esattamente dei suoi delitti ma la giovane Lacey Flint protagonista delle vicende è una detective affascinata dalla gesta di Jack che diventa il bersaglio di un killer scaltro e brutale… i capitoli finali del libro sono ambientati nelle Camden Catacombs, una serie di tunnel costruiti durante il regno della regina Vittoria che mi sembravano il set perfetto per il terrificante climax di questa storia.
grazie a: http://giallo.blog.rai.it/
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Giuseppe Pastore
Intervista a Sharon Bolton |
Ciao Sharon, benvenuta al Thriller Café. La nostra prima domanda di solito è: chi è Sharon Bolton come persona e come scrittrice?
Come persona sono molto ordinaria. Nella mezza età, ma benedetta da grande salute e buon livello di forma fisica. Sono stata sposata diciassette anni e sono madre di un intelligente, sportivo e divertente ragazzo di undici anni. Vivo in un pittoresco villaggio inglese sulle Chiltern Hills. Leggo, cucino e curo il mio giardino. Sono abbastanza gentile (o almeno cerco di essere) e mi godo una vita semplice, normale.
Come scrittrice, sono una delle donne più terrificanti che abbia mai incontrato.
Come hai iniziato a scrivere? C’è stato un motivo particolare?
Ho cominciato scrivere narrativa relativamente tardi, perché, per lungo tempo, semplicemente non mi è mai venuto in mente che avrei potuto farlo. Voglio prendermi a calci da sola, guardandomi indietro, perché tutti gli ingredienti erano lì: amore per la lettura, immaginazione iperattiva, un lavoro che prevedeva usare le parole per trasmettere idee. Suppongo che l’aver fatto un lungo apprendistato mi abbia aiutato in qualche modo, perché una volta che ho cominciato, tutto è venuto molto naturale e semplice.
Pubblicato di recente in Italia, Incubi di morte è il tuo secondo libro con la poliziotta Lacey Flint, e ne hai già pubblicato un terzo nel Regno Unito, oltre a una novella. Quando hai capito che Lacey stava per diventare un personaggio seriale ?
Penso che sia stato alla fine del primo libro con Lacey, Ora mi vedi, perché non ero per nulla vicina alla fine della sua storia. Sembrava avere ancora tanto da dare. Il mondo avrebbe mai scoperto chi era davvero? Che cosa sarebbe accaduto al rapporto tra lei e il personaggio che, a fine di Ora mi vedi, è accusato di omicidio? Lei e Joesbury sarebbero mai stati insieme? Per fortuna, ho avuto un sacco di lettori che hanno voluto conoscere le risposte, quindi le abbiamo scoperte assieme.
Quanto si è evoluta lungo la serie secondo te? Pensi che sia diventata migliore in alcuni aspetti e peggiore in altri?
Penso a Lacey come a qualcuno con un’anima molto pura e nobile, il tipo di persona di cui sono fatti gli eroi, ma che è stata danneggiata molto gravemente da quello che le è successo quando era giovane. Quando la incontriamo per la prima volta, in Ora mi vedi, vediamo solo il danno. È una donna fragile, noiosa, unidimensionale, introversa, isolata, molto egoista. Con lo svolgersi degli eventi e l’essere costretta a interagire con le persone, l’appannamento gradualmente viene strofinato via, fino a quando possiamo vedere scorci brillanti nel suo cuore.
Sei simile a Lacey in qualche aspetto?
Entrambe teniamo molto a Joesbury.
Incubi di morte ha una trama abbastanza drammatica, toccando il difficile tema del suicidio. Come ti sei sentita nello scrivere questo romanzo?
È stato probabilmente il mio libro più difficile in quanto a ricerca. Ho dovuto leggere e assorbire un po’ di materiale molto triste. Allo stesso tempo, ero consapevole che questo fosse un problema che tocca molte vite. Molte più persone muoiono per loro stessa mano che per violenza inflitta da altri, e di certo non volevo sorvolare sul dolore molto reale che provoca.
Cosa pensi che ai lettori italiani potrebbe piacere di più, nel libro? E potrebbero odiare qualcosa in questa storia?
Spero che si godranno l’emozione e il pericolo mentre Lacey e la sua nuova amica (Evi Oliver da Raccolto di Sangue) cercano di andare a fondo del perché così tante giovani donne si siano apparentemente tolte la vita. Spero che si godranno gli scorci della vita accademica in questa antica università inglese. Immagino che odieranno, come me, l’idea che le persone possano essere spinte a farsi del male da sole da parte di coloro i cui motivi sono solo malizia e guadagno.
Stai lavorando a un nuovo episodio della serie Flint?
Ho appena mandato in produzione il quarto libro (quinta storia compresa la novella in ebook). In questa storia, torna di nuovo in uniforme: ha aderito all’Unità marina della polizia metropolitana e sta trascorrendo i suoi giorni sul suo amato fiume Tamigi. Spera in una vita tranquilla. Certo, non tutto va come si vorrebbe.
C’è qualche autore che pensi ti abbia influenzato particolarmente?
Diversi. Amo i vecchi classici, in particolare i romanzi gotici delle Bronte, Dickens e Wilkie Collins. Sono una grande fan di Stephen King, e sono piuttosto in soggezione di fronte alla sua formidabile immaginazione, abbinata a un grande dono per la prosa. Mi piace anche la scrittura sensuale ed elegante di Joanne Harris.
Un consiglio per aspiranti scrittori?
Leggete il più possibile. Scrivete sinceramente e col cuore, e sempre per voi stessi prima che per chiunque altro. E non permettete a nessuno di vedere il vostro manoscritto fino a che non lo riterrete perfetto. Non lo sarà, ma dovrebbe essere sulla buona strada. Poi, non mollate mai.
Se vuoi dire qualcosa, questo è il momento…
L’Italia è stata uno dei primi paesi ad acquistare e pubblicare i miei libri e vi sarò sempre molto grata per la fiducia in me, sia da parte del mio editore italiano, Mondadori, che da parte del pubblico dei lettori.
Vorresti salutare i visitatori di Thriller Café?
Ciao. Grazie per esservi fermati. Se avete letto uno dei miei libri, spero che vi sia piaciuto. Se non li avete ancora provati, spero che lo farete al più presto. E non esitate a scrivermi sul mio sito web, o la mia pagina Facebook. Io di solito rispondo!
Grazie per aver accettato il nostro invito, Sharon: è stato un piacere averti al Thriller Café.
grazie a: http://www.thrillercafe.it// 2 ottobre 2013 |