Albino Albico Operaio fonditore, nato a Milano il 24 novembre 1919. Prima dell’8 settembre 1943 svolge propaganda e diffonde stampa antifascista, dopo è uno degli organizzatori del GAP, 113a Brigata Garibaldi, di Baggio (Milano), del quale diventa comandante. Arrestato il 28 agosto 1944 da militi della "Muti", nella casa di un compagno, in seguito alla delazione di un collaborazionista infiltratosi nel gruppo partigiano, è tradotto nella sede della "Muti" in via Rovello a Milano; dopo esser stato torturato e processato sommariamente, viene fucilato il 28 agosto, contro il muro di via Tibaldi, con Giovanni Aliffi, Bruno Clapiz e Maurizio Del Sale. Carissimi, mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti, mi trovo senz’altro a breve distanza dall’esecuzione.
Mi sento però calmo e muoio sereno e con l’animo
tranquillo. Contento di morire per la nostra causa: il comunismo
e per la nostra cara e bella Italia.
Armando Amprino (Armando) 20 anni, meccanico, nato a Coazze (TO) il 24 maggio 1925. Partigiano della Brigata "Lullo Mongada", Divisione Autonoma "Sergio De Vitis", partecipa agli scontri del maggio 1944 nella Valle di Susa e a numerosi colpi di mano nella zona di Avigliana (TO). Catturato nel dicembre 1944 da una pattuglia RAU (Reparto Arditi Ufficiali), alla Barriera di Milano in Torino, è tradotto alle Carceri Nuove. Processato dal Tribunale Co.Gu. (Contro Guerriglia) di Torino, viene fucilato con Candido Dovis il 22 dicembre, al Poligono Nazionale del Martinetto da un plotone di militi della GNR. Dal Carcere, 22 dicembre 1944 Carissimi
genitori, parenti e amici tutti, Vostro figlio Armando Viva l'Italia! Viva gli Alpini!
Torino, 5 aprile 1944 La Divina Provvidenza non ha concesso che io offrissi all'Italia sui campi d'Africa quella vita che ho dedicato alla Patria il giorno in cui vestii per la prima volta il grigioverde. Iddio mi permette oggi di dare l'olocausto supremo di tutto me stesso all'Italia nostra ed io ne sono lieto, orgoglioso e felice! Possa il mio sangue servire per ricostruire l'unità italiana e per riportare la nostra Terra ad essere onorata e stimata nel mondo intero. Lascio nello strazio e nella tragedia dell'ora presente i miei Genitori, da cui ho imparato come si vive, si combatte e si muore; li raccomando alla bontà di tutti quelli che in terra mi hanno voluto bene. Desidero che vengano annualmente celebrate, in una chiesa delle colline torinesi, due messe: una il 4 dicembre anniversario della battaglia di Ain el Gazala; l'altra il 9 novembre, anniversario della battaglia di El Alamein; e siano dedicate e celebrate per tutti i miei Compagni d'armi, che in terra d'Africa hanno dato la vita per la nostra indimenticabile Italia. Prego i miei di non voler portare il lutto per la mia morte; quando si è dato un figlio alla Patria, comunque esso venga offerto, non lo si deve ricordare col segno della sventura. Con la coscienza sicura d'aver sempre voluto servire il mio Paese con lealtà e con onore, mi presento davanti al plotone d'esecuzione col cuore assolutamente tranquillo e a testa alta.Possa il mio grido di "Viva l'Italia libera" sovrastare e smorzare il crepítio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e per l'avvenire della nostra Patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice! Franco Balbis
Achille Barilatti (Gilberto della Valle) 22 anni, studente in Scienze economiche e commerciali, nato a Macerata il 16 settembre 1921. Tenente di complemento di Artiglieria, dopo l'8 settembre 1943 raggiunge Vestignano, sulle alture maceratesi, dove nei mesi successivi si vanno organizzando formazioni partigiane. Dal Gruppo "Patrioti Nicolò" è designato comandante del distaccamento di Montalto. Catturato all'alba del 22 marzo 1944, nel corso di un rastrellamento effettuato da tedeschi e fascisti nella zona di Montalto, mentre 26 dei suoi sono fucilati immediatamente sul posto e 5 vengono salvati grazie al suo intervento, viene trasportato a Muccia (Macerata) ed interrogato da un ufficiale tedesco ed uno fascista. É fucilato senza processo il 23 marzo, contro la cinta del cimitero di Muccía. Medaglia d'Oro al V. M.. Mamma adorata, quando riceverai
la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio
fucilato per la mia idea. Non vergognarti di tuo figlio, ma sii
fiera di lui. Non piangere, Mamma, il mio sangue non si verserà
invano e l'Italia sarà di nuovo grande. Da Dita Marasli
di Atene potrai avere i particolari sui miei ultimi giorni. Viva l'Italia libera! Achille
Miei carissimi genitori, sorelle, fratello, nonna, zii e cugini,
il Signore
ha deciso con i suoi imperscrutabili disegni, che io mi staccassi
da voi tutti quando avrei potuto essere di aiuto alla famiglia.
Sia fatta la sua volontà santa. Non disperatevi, pregate
piuttosto per me affinché Lo raggiunga presto e per voi
affinché possiate sopportare il distacco. Vostro per sempre Mario Paolo Braccini (Verdi) 36 anni, docente universitario, nato a Canepina (Víterbo) il 16 maggio 1907. Incaricato della cattedra di Zootecnia generale e speciale all'Università di Torino, specializzato nelle ricerche sulla fecondazione artificiale degli animali presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte e della Liguria, nel 1931 viene allontanato dal corso allievi ufficiali per professione di idee antifasciste. Dopo l'8 settembre abbandona ogni attività privata ed entra nel movimento clandestino di Torino; è designato a far parte del 1° Comitato Militare Regionale Piemontese quale rappresentante del Partito d'Azione; pur essendo braccato dalla polizia fascista, per quattro mesi dirige l'organizzazione delle formazioni GL. Viene arrestato il 31 marzo 1944 da elementi della Federazione dei Fasci Repubblicani di Torino, mentre partecipa ad una riunione del CMRP nella sacrestia di San Giovanni in Torino. Processato nei giorni 2-3 aprile, insieme ai membri del CMRP, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, è fucilato il 5 aprile al Poligono Nazionale del Martinetto a Torino, da un plotone di militi della GNR, con Franco Baibís ed altri sei membri del CMRP. Medaglia d'Oro al V. M.. 3 aprile 1944 Gianna, figlia mia adorata, è
la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima,
in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in
te. Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.
Antonio Brancati 23 anni, studente, nato a Ispica (RG) il 21 dicembre 1920. Allievo ufficiale di Fanteria, il 1° marzo 1944 entra a far parte del "Gruppo di Organizzazione" del Comitato Militare di Grosseto, di stanza a Monte Bottigli, sopra Grosseto. É catturato sul monte Bottigli, nel corso di un rastrellamento di forze tedesche e fasciste che lo sorprendono assieme ad altri dieci compagni nella capanna in cui dormono. Processato il 22 marzo nella scuola di Maiano Lavacchio (GR) da un tribunale misto tedesco e fascista. Fucilato lo stesso giorno, a Maiano Lavacchio, con Mario Becucci, Rino Cíattini, Silvano Guidoni, Alfiero Grazi, Corrado Matteini, Emanuele Matteini, Alcide Mignarri, Alvaro Ninucci, Alfonso Passananti e Attilio Sforzi. Carissimi genitori, non so se
mi sarà possibile potervi rivedere, per la qual cosa vi
scrivo questa lettera. Sono stato condannato a morte per non essermi
associato a coloro che vogliono distruggere completamente l'Italia. Ricordatevi sempre di me. Un forte bacione Antonio Sappiate che il vostro Antonio penserà sempre a voi anche dopo morto e che vi guarderà dal cielo.
Parma, 4-5-1944 Cari compagni,
ora tocca a noi.
Mio caro papà, per disgraziate
circostanze sono caduto prigioniero dei tedeschi. Quasi sicuramente
sarò fucilato. Il mio ultimo saluto a tutti quelli che mi vollero bene
31 gennaio 1945 Edda voglio scriverti
queste mie ultime, e poche righe. Edda, purtroppo sono le ultime,
il destino vuole così, spero ti giungano di conforto in
tanta triste sventura. Addio Edda Franca Lanzone 25 anni, casalinga, nata a Savona il 28 settembre 1918. Il 1°ottobre 1943 si unisce alla Brigata "Colombo", Divisione "Gramsci", svolgendo attività informative e di collegamento, e procurando viveri alle formazioni di montagna. Arrestata la sera del 21 ottobre 1944, nella propria casa di Savona, da militi delle Brigate Nere, è tradotta nella sede della Federazione Fascista di Savona. Fucilata il 1° novembre, senza processo, da un plotone fascista, nel fossato della Fortezza ex Priamar di Savona, con Paola Garelli ed altri quattro partigiani. Caro Mario, sono le ultime
ore della mia vita, ma con questo vado alla morte senza rancore
delle ore vissute. Franca Cara mamma, perdonami e coraggio. Dio solo farà ciò che la vita
umana non sarà in grado di adempiere. La tua FrancaUgo Machieraldo (Mak) 35 anni, nato a Cavaglià (Vercelli) il 18 luglio 1909. Maggiore dell'Aeronautica, quattro Medaglie d'Argento al Valor Militare, due proposte di Medaglia d'Argento; dall'autunno del 1943 si collega all'attività clandestina a Milano e nel 1944 si unisce alle formazioni operanti in Valle d'Aosta, prima come partigiano semplice, poi come ufficiale di Stato Maggiore della 76a Brigata Garibaldi operante in Valle d'Aosta e nel Canavese. Catturato da militari tedeschi la notte tra il 29 e il 30 gennaio 1945 in località Lace (Ivrea), in seguito a una delazione, è incarcerato a Cuorgnè (TO). Processato dal Comando Militare tedesco di Cuorgnè, viene fucilato il 2 febbraio contro la cinta del cimitero di Ivrea, con Riccio Orla e Piero Ottinetti. Medaglia d'Oro al V. M.. Mia cara Mary, compagna ideale della mia vita, questa sarà l'ultima lettera che tu avrai dal tuo Ugo! Ed io spero che sappia portarti tanto conforto. Il tribunale militare tedesco di Cuorgnè mi ha condannato a morte mediante fucilazione ed io attendo con altri due patrioti (Orla Riccio di Borgofranco e Ottinetti Piero di Ivrea) di passare da un momento all'altro a miglior vita. Sono perfettamente sereno nell'adempiere il mio dovere verso la Patria, che ho sempre servito da soldato senza macchia e senza paura, sino in fondo. So che è col sangue che si fa grande il paese nel quale si è nati, si è vissuti e si è combattuto. Come soldato io sono sempre stato pronto a questo passo ed oggi nel mio animo è grande più che mai la forza che mi sorregge per affrontare con vera dignità l'ultimo mio atto di soldato. Bisogna che tu, come compagna ideale e meravigliosa del tuo Ugo, sappia come lui sopportare da sola con la nostra cara Nena il resto della tua vita che porterà il tuo Ugo nel cuore. Vado ora a morire ma non posso neanche finire, ti bacio forte forte con Nena, tuo Ugo Rino Mandoli (Sergio Boero) 31 anni, meccanico alla SIAC, nato a Genova il 13 dicembre 1912. Dal 1935 membro del PCI e diffusore di stampa clandestina, il 25 aprile 1939 è arrestato una prima volta e tradotto alle carceri di Marassi di Genova, poi a Regina Coeli di Roma. Condannato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato a otto anni di reclusione, è recluso al penitenziario di Castelfranco Emilia (MO). Rilasciato dopo il 25 luglio 1943, dopo l'8 settembre torna all'attività clandestina: è commissario politico operante nei dintorni di Genoso. Catturato da un reparto fascista, è tradotto nelle carceri di Alessandria, e nei ripetuti interrogatori mantiene il falso nome di Sergio Boero; trasferito alla Questura di Genova, dove è indentificato, e quindi alla 4a Sezione delle carceri di Marassi. Fucilato in seguito all'attentato al Cinema Odeon di Genova, il 19 maggio 1944, nei pressi del Colle del Turchino, con Valerio Bavassano, altri quindici partigiani e quarantadue prigionieri pollitici. Medaglia d'Argento al V. M. Ai miei cari famigliari e agli amici e compagni tutti, vada in questa triste ora il mio piú caro saluto e l'augurio migliore per l'agognato "avvenire". Non piangete e ricordatemi. Questo è il solo premio a cui ambisco.Ricordate che l'Italia sarà tanto più grande quanto più sangue il suo popolo verserà serenamente. Mandoli Rino Irma Marchiani (Anty) 33 anni, casalinga nata a Firenze il 6 febbraio 1911. Nei primi mesi del 1944 è informatrice e staffetta dei gruppi partigiani formatisi sull'Appennino modenese; nella primavera dello stesso anno entra a far parte del Battaglione "Matteotti", Brigata "Roveda", Divisione "Modena", e partecipa ai combattimenti di Montefiorino. Catturata mentre tenta di far ricoverare in ospedale un partigiano ferito, è seviziata, tradotta nel campo di concentramento di Corticelli (BO), condannata a morte, poi alla deportazione in Germania; riesce a fuggire e rientra nella sua formazione di cui è nominata commissario, poi vice-comandante. Infermiera, propagandista e combattente, è fra i protagonisti di numerose azioni nel Modenese, fra cui quelle di Monte Penna, Bertoceli e Benedello. L'11 novembre 1944, mentre con la formazione ridotta senza munizioni tenta di attraversare le linee, è catturata, con la staffetta "Balilla", da una pattuglia tedesca in perlustrazione e condotta a Rocca Cometa, poi a Pavullo nel Frignano (MO). Processata il 26 novembre 1944, a Pavullo, da ufficiali tedeschi del Comando di Bologna, viene fucilata alle 17 dello stesso giorno nei pressi delle carceri di Pavullo, con Renzo Costi, Domenico Guidani e Gaetano Ruggeri "Balilla"). Medaglia d'Oro al V. M.. Sestola, da la "Casa del Tiglio", 1° agosto 1944 Carissimo Piero, mio adorato fratello, la decisione che oggi prendo, ma
da tempo cullata, mi detta che io debba scriverti queste righe.
Sono certa mi comprenderai perché tu sai benissimo di che
volontà io sono, faccio, cioè seguo il mio pensiero,
l'ideale che pur un giorno nostro nonno ha sentito, faccio già
parte di una Formazione, e ti dirò che il mio comandante
ha molta stima e fiducia in me. Spero di essere utile, spero di
non deludere i miei superiori. Non ti meraviglia questa mia decisione,
vero? Tua sorella Paggetto Ringrazia e saluta Gina. Prigione di Pavullo, 26.11.1944 Mia adorata Pally, sono gli ultimi istanti della mia vita. Pally adorata ti dico: saluta e bacia tutti quelli che mi ricorderanno. Credimi non ho mai fatto nessuna cosa che potesse offendere il nostro nome. Ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui... fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché la libertà trionfasse. Baci e baci dal tuo e vostro Paggetto Vorrei essere seppellita a Sestola. Luigi Mascherpa 51 anni, contrammiraglio, nato a Genova il 16 aprile 1893. Osservatore aeronautico nella prima guerra mondiale, decorato di Medaglia d'argento al Valor Militare. Comandante nel settembre 1943 della base navale di Lero (Egeo), dopo l'armistizio italiano ne organizza la difesa e assume il comando delle isole dell'Egeo. Dopo i massicci bombardamenti aerei tedeschi, iniziati su Lero il 26 settembre e l'attacco navale del 12 novembre successivo, dirige la difesa dell'isola sino all'esaurimento delle munizioni e alla conseguente resa, avvenuta il 14 novembre 1943. Fatto prigioniero dai tedeschi e deportato in Polonia, nel gennaio 1944 è tradotto a Verona nelle carceri Gli Scalzi e, nell'aprile successivo, a Parma nelle carceri San Francesco; semidistrutte quest'ultime in seguito ad un bombardamento aereo e quindi assalite dai partigiani che ne liberano i detenuti politici, rifiuta, con l'ammiraglio Ingo Campioni, di sottrarsi all'imminente processo. Processato il 22 maggio dal Tribunale Speciale di Parma, viene fucilato due giorni dopo, al poligono di tiro di Parma, con l'amm. Campioni. Medaglia d'Oro al V. M.. Frida mia, sii forte e coraggiosa. Iddio ti proteggerà... Ti abbraccio con tutta l'anima e con te mia Madre, i miei fratelli, la nonna tutti. Prega per me nelle tue preghiere come io dall'alto. dove Dio vorrà mettermi, ti seguirò sempre. Ti lascio un nome intemerato che ha una sola colpa: avere amato la Patria! Addio, Frida mia, perdonami dei dolori - di tutti i dolori - che ti ho dato nella vita. Il Padre Abate De Vincentis mi ha assistito fino all'ultimo - ti dirà di me. Coraggio ancora, Frida mia: Iddio ti farà sopportare tutto... un ultimo bacio terreno dal tuo Luigi Aldo Mei 32 anni, sacerdote, nato a Ruota (LU) il 5 marzo 1912. Vicario Foraneo del Vicariato di Monsagrati (LU), aiuta renitenti alla leva e perseguitati politici, dà ai partigiani assistenza religiosa. Arrestato il 2 agosto 1944 nella Chiesa di Fiano, ad opera di tedeschi, subito dopo la celebrazione della Messa, è tradotto a Lucca, sotto l'imputazione di avere nascosto nella propria abitazione un giornalista ebreo. Fucilato alle 22 del 4 agosto da un plotone tedesco, fuori Porta Elisa di Lucca. 4 agosto 1944 Babbo e Mamma, state tranquilli
- sono sereno in quest'ora solenne. In coscienza non ho commesso
delitti: solamente ho amato come mi è stato possibile.
Condanna a morte - I° per aver protetto e nascosto un giovane
di cui volevo salva l'anima 2° per aver amministrato i sacramenti
ai partigiani, e cioè aver fatto il prete. Il terzo motivo
non è nobile come i precedenti - aver nascosto la radio. 4 agosto - ore 5 Alla donna
di servizio Perfetti Agnese. Il Signore vi ricompensi per quanto
avete fatto per me e in aiuto al mio ministero. Vi chiedo perdono
di non avervi sempre dato esempio di santità sacerdotale.
Vi raccomando di diventare Santa... Il povero Don Aldo Mei, indegno Parroco di Fiano. Bruno
Parmesan (Venezia) 19 anni,
meccanico tornitore, nato a Venezia il 14 aprile 1925. Partigiano
nel Battaglione "Val Meduna", 4a Brigata, I Divisione
delle Formazioni Osoppo-Friuli, viene catturato nel gennaio 1945
a Meduno (UD), in seguito a una delazione, da militi delle Brigate
Nere. Processato il 2 febbraio dal Tribunale Militare Territoriale
tedesco di Udine, è fucilato alle 6 dell'11 febbraio, contro
il muro di cinta del cimitero di Udine, con Gesuino Manca ed altri
ventidue partigiani.
Udine, 10 febbraio 1945 Caro Papà e tutti miei cari di famiglia e parenti, dalla soglia
della morte vi scrivo queste mie ultime parole. Il mondo e l'intera
umanità mi è stata avversa. Dio mi vuole con sé. Il vostro per sempre Bruno Luigi Pierobon (Dante) 22 anni, laureando alla facoltà di Lettere di Padova, nato a Cittadella (PD) il 12 aprile 1922. Tra i primi partigiani sui monti di Recoaro terme (VC), alla costituzione della Ia Brigata Garibaldi è designato comandante del 1° Battaglione "Stella" operante nel Vicentino; nel marzo e aprile 1944 guida numerosi colpi di mano contro reparti e automezzi fascisti e tedeschi; su di una strada nei pressi di Recoaro, dove all'inizio del 1944 si è insediato il Quartier Generale tedesco in Italia, con quattro dei suoi libera sette compagni che su un autocarro tedesco vengono condotti alla morte; a Montecchio Maggiore con quaranta dei suoi assale la sede del Ministero della Marina della RSI, disarma il presidio e fa bottino di armi, munizioni e materiali. Designato comandante della Brigata, è catturato il 15 agosto 1944, a Padova, in seguito a una delazione; tradotto nella Casa di Pena di Padova, viene fucilato il 17 agosto, per rappresaglia in seguito all'uccisione del colonnello Fronteddu, con Primo Barbiero, Saturno Baudin, Antonio Franzolin, Pasquale Muolo, Cataldo Presicci, Ferruccio Spigolon, mentre contemporaneamente vengono impiccati Flavio Busonera, Ettore Calderoni e Clemente Lampioni. Medaglia d'Oro al V. M.. A mamma e papà, Nell'ultimo
momento un bacio caro, tanto caro. Ho appena fatto la SS. Comunione.
Muoio tranquillo. Il Signore mi accolga fra i suoi in cielo. È
l'unico augurio e più bello che mi faccio. Pregate per
me. Un bacio caro. Luigi Pierobon Giancarlo Puecher Passavalli 20 anni, dottore in legge, nato a Milano il 23 agosto 1923. Subito dopo l'8 settembre diventa l'organizzatore ed il capo dei gruppi partigiani che si vanno formando nella zona di Erba-Pontelambro (Como); svolge numerose azioni, fra cui quella al Crotto Rosa di Erba, per il ricupero di materiale militare e di animali da tiro. Catturato il 12 novembre 1943 a Erba, da militi delle locali Brigate Nere, è tradotto nelle carceri San Donnino in Como: più volte torturato, viene processato il 21 dicembre dal Tribunale Speciale Militare di Erba e fucilato lo stesso giorno, al cimitero nuovo di Erba, da militi delle Brigate Nere. Medaglia d'Oro al V. M.. È figlio di Giorgio Puecher Passavalli, morto nel campo di Mauthausen. Muoio per
la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di
soldato: spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni.
Iddio mi ha voluto... Accetto con rassegnazione il suo volere. Baci a tutti. Giancarlo Roberto Ricotti 21 anni, meccanico, nato a Milano il 7 giugno 1924. Nel settembre 1943 fugge dal campo di concentramento di Bolzano e si reca a Milano, dove si dedica all'organizzazione militare dei giovani del proprio rione; nell'agosto 1944 è commissario politico della 124a Brigata Garibaldi SAP, responsabile del 5° Settore del Fronte della Gioventù. Arrestato il 20 dicembre 1944 nella propria abitazione di Milano, adibita a sede del Comando del Fronte della Gioventù, è tradotto nella sede dell'OVRA in Via Fiamma, quindi a San Vittore; torturato ripetutamente, viene processato il 12 gennaio 1945 dal Tribunale Speciale per appartenenza a bande armate. Fucilato il 14 gennaio al campo sportivo Giurati di Milano, con Roberto Giardino ed altri sette partigiani. Proposto per la Medaglia d'Oro al V. M.. S. Vittore 13-1-45 A te mio dolce amore caro io auguro pace e felicità. Addio amore... Roberto Ricotti Condannato a morte Tu che mi hai dato le uniche ore di felicità della mia povera vita...! a te io dono gli ultimi miei battiti d'amore... Addio Livia, tuo in eterno... Roberto 14.1.'45 Parenti cari consolatevi, muoio per una grande idea di giustizia... Il Comunismo!! Coraggio addio!Roberto Ricotti 14.1.'45Lascio a tutti i compagni, la mia fede, il mio entusiasmo, il mio incitamento. Roberto Ricotti
Vito Salmi (Nino) 19 anni, tornitore, nato a Monteveglio (BO) il 15 ottobre 1924. Dal Febbraio 1944 partigiano della 142a Brigata d'Assalto Garibaldi, prende parte ai combattimenti di Montagnana (Parma). Catturato a Montagnana nella seconda metà dell'aprile 1944, per opera di fascisti e tedeschi che, guidati da un delatore a conoscenza della parola d'ordine, lo sorprendono nel sonno insieme ad una cinquantina di partigiani. Ttradotto nelle carceri di Parma, è condannato a morte dal Tribunale Militare di Parma e quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio. Fucilato il 4 maggio nei pressi di Bardi (PR), in rappresaglia all'uccisione di quattro militi, con Giordano Cavestro ed altri tre partigiani. Caro babbo, vado alla morte con orgoglio, sii forte come lo sono stato io fino all'ultimo e cerca di vendicarmi. Per lutto porta un garofano rosso. Ricevi gli ultimi bacioni da chi sempre ti ricorda. Tuo figlio Vito Saluti a tutti quelli che mi ricordano. Vendicatemi
Lorenzo Viale 27 anni, ingegnere alla FIAT, nato a Torino il 25 dicembre 1917. Addetto militare della squadra "Diavolo Rosso", poi ufficiale di collegamento dell'organizzazione "Giovane Piemonte", costretto a lasciare Torino, si unisce alle formazioni operanti nel Canavese. Viene catturato l'8 dicembre 1944 a Torino, nella propria abitazione, in seguito a una delazione, per opera di elementi delle Brigate Nere, essendo sceso dalla montagna nel tentativo di salvare alcuni suoi compagni. Processato l'8 febbraio 1945, dal Tribunale Co.Gu. (Contro Guerriglia) di Torino, perché ritenuto responsabile dell'uccisione del prefetto fascista Manganiello, viene fucilato l'11 febbraio al Poligono Nazionale del Martinetto, da un plotone di militi della GNR, con Alfonso Gindro ed altri tre partigiani. Torino, 9 febbraio 1945 Carissimi, una sorte
dura e purtroppo crudele sta per separarmi da voi per sempre.
Il mio dolore nel lasciarvi è il pensiero che la vostra
vita è spezzata, voi che avete fatti tanti sacrifici per
me, li vedete ad un tratto frustrati da un iniquo destino. Coraggio!
Non potrò più essere il bastone dei vostri ultimi
anni ma dal cielo pregherò perché Iddio vi protegga
e vi sorregga nel rimanente cammino terreno. La speranza che ci
potremo trovare in una vita migliore mi aiuta a sopportare con
calma questi attimi terribili. Bisogna avere pazienza, la giustizia
degli uomini, ahimè, troppo severa, ha voluto così.
Una cosa sola ci sia di conforto: che ho agito sempre onestamente
secondo i santi principi che mi avete inculcato sin da bambino,
che ho combattuto lealmente per un ideale che ritengo sarà
sempre per voi motivo di orgoglio, la grandezza d'Italia, la mia
Patria: che non ho mai ucciso, né fatto uccidere alcuno:
che le mie mani sono nette di sangue, di furti e di rapine. Per
un ideale ho lottato e per un ideale muoio. Perdonate se ho anteposto
la Patria a voi, ma sono certo che saprete sopportare con coraggio
e con fierezza questo colpo assai duro. Renzo Goffredo Villa (Franco - Ezio) 21 anni, studente, nato a Genova l'8 agosto 1922. Militante del PCI, verso la fine del 1941 insieme ad altri compagni (tra cui Saverio De Palo, caduto) organizza le cellule fra i portuali ed è fra i promotori di un centro di studi marxisti. Nella retata che colpisce i dirigenti comunisti genovesi, è arrestato nel novembre del '42. Tornato in libertà, è tra i fondatori del Fronte della Gioventù e partecipa all'organizzazione dei primi reparti armati dei GAP; commissario di distaccamento della 3a Brigata Garibaldi "Liguria", partecipa a numerose azioni e nel corso di una di esse è catturato dai fascisti; liberato in seguito all'amnistia del giugno 1944, continua la sua attività di propaganda e sabotaggio. Nuovamente arrestato, nelle carceri di Marassi viene torturato e processato il 29 luglio 1944; lo stesso giorno viene fucilato da un plotone delle Brigate Nere al Forte di San Giuliano (GE). Medaglia d'Argento al V. M.. Cara Milena, ho ricevuto la tua lettera. Ammiro la tua fermezza. Cerca di consolare la mamma e di volerle tutto il bene che non le ho dato io. Non rimproveratemi per questa fine, sono felicissimo di morire per la mia causa di giustizia. I compagni mi vendicheranno. Salutateli. Baci infiniti. Viva Stalin Goffredo
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