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Piero Ignazi
Laicità repressa |
Se c'è un problema di minoranze offese e marginalizzate, oggi in Italia, esso riguarda ancora una volta i laici.
La Città del Vaticano, in termini di diritto internazionale, è uno Stato sovrano titolare di 'soggettività internazionale'. È ammesso come osservatore permanente all'Onu, mantiene rappresentanze diplomatiche presso gli organismi internazionali e scambia ambasciatori accreditati con tutto il mondo. In termini istituzionali la Città del Vaticano è una sorta di monarchia elettiva. Al vertice dello Sato vi è infatti una figura assimilabile a un presidente a vita, eletto da un conclave di maggiorenti (i cardinali). Il pontefice esercita la sua attività coadiuvato da un consiglio da lui scelto (come nelle corti di un tempo) a cui sono affidati compiti e funzioni varie; ma è da lui che promana ogni iniziativa in campo civile, oltre che religioso ovviamente. Come è scritto nel sito ufficiale del Vaticano, "nell'esercizio della sua suprema, piena ed immediata potestà sopra tutta la Chiesa, il romano Pontefice si avvale dei dicasteri della curia romana, che perciò compiono il loro lavoro nel suo nome e nella sua autorità, a vantaggio delle Chiese e al servizio dei sacri pastori". Del resto, anche l'articolo 1 della Costituzione della Città del Vaticano, entrata in vigore il 22 febbraio 2001, non lascia adito a dubbi sul suo ruolo: "Il Sommo Pontefice, Sovrano (sic) dello Stato della Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario".
Ebbene, in base a questi dati, sotto il profilo giuridico-politico, il Sommo Pontefice Benedetto XVI è, innanzitutto, un capo di Stato. E, come ogni altro capo di Stato, quando va in visita in un altro paese, può essere omaggiato e osannato oppure può essere criticato e contestato. Ancora prima di ogni valutazione sulla vicenda dell'invito della Sapienza di Roma, questo è il primum mobile della questione. Chi mette piede in uno Stato democratico come, pur con enormi difetti e manchevolezze rimane ancora, forse per poco, l'Italia, è sottoposto alle regole della democrazia. In cima alle quali c'è la libertà di espressione, verbale e non verbale. Quando Richard Nixon venne in Italia e il ricevimento in suo onore fu disturbato dalle proteste di piazza, che arrivavano fino alle ovattate stanze del Quirinale, 'quel' presidente rispose ai suoi imbarazzati anfitrioni: "No problem, this is democracy".
Premesso tutto ciò, rimane il versante politico della questione. Anzi, più che politico, delle buone maniere: su questo i papa-fans hanno ragione da vendere, non si invita qualcuno sapendo di metterlo a rischio di sgradevoli contestazioni. Prima ci si accerta che sia accolto con largo consenso e poi, se ci sono degli irriducibili, si soprassiede. Il pasticciaccio e la brutta figura ricadono tutte sul rettore della Sapienza. Abilmente, la curia vaticana ha colto la palla al balzo per avviare una campagna di vittimizzazione, consentendo ai sicofanti di turno di lanciare allucinanti proclami sulla "libertà di parola negata".
L'episodio getta comunque un fascio di luce sullo stato della laicità in Italia. Da un lato è, essa sì, praticamente ridotta al silenzio dalla continua aggressione verbale che le gerarchie ecclesiastiche di ogni ordine e tipo scatenano contro chi non si allinei. Ma dall'altro, checché strombettino le fanfare clericali, dal Foglio in su, il processo di secolarizzazione avanza. Gli studi condotti sotto la supervisione del professor Renato Coppi per l'Osservatorio sulla Secolarizzazione e pubblicati da Critica Liberale dimostrano come la secolarizzazione sia andata costantemente avanzando dal 1991 al 2004 (data dell'ultima rilevazione). Questo processo trova conferma nella sconsolata conclusione di una approfondita ricerca curata da Franco Garelli, Gustavo Guizzadi ed Enzo Pace, secondo la quale "Dio, Cristo, la Bibbia, sono diventati anche per alcuni fedeli oggetti incerti di fede".
Per far fronte a questo deperimento la Chiesa ha elevato il livello di scontro, intervenendo in ogni settore della vita civile italiana (e di altri paesi). Ad esempio, con la massima tranquillità certe diocesi discutono sulla eventuale costruzione di moschee, sentenziando sul diritto di altri a praticare degnamente la loro religione. E non si limita a questi aspetti, e ad altri assai materiali e terreni (si veda la perorazione per gli ospedali cattolici della capitale fatta dal papa a sindaco e presidenti di Regione e Provincia la scorsa settimana): la Chiesa pretende anche di delegittimare qualunque altra etica non fondata sui principi della fede cattolica, come se i non credenti o i cultori del libero pensiero fossero una sottospecie morale, degli Untermenschen dell'anima. Se c'è un problema di minoranze offese e marginalizzate, oggi, in Italia, esso riguarda, ancora una volta, come nei secoli passati, i laici. Non certo la Chiesa, onnipresente su tutti i media.
L’espresso, 25.01.2008