Klaus Barbie: carriera di un torturatore

Nikolaus Barbie nacque a Bad Godesberg il 25 ottobre 1913 da due insegnanti cattolici che si sposarono soltanto nel gennaio seguente alla nascita del figlio. Il padre - che fu anche suo insegnante sino all’età di 11 anni - fu un genitore severo e iflessibile. Nella primavera del 1923 Barbie si trasferì a Trier per frequentare il Friedrich-Wilhelm Gymnasium. Nel 1925 si ricongiunse alla famiglia che a sua volta si trasferì nella cittadina. Barbie fu un allievo mediocre in tutte le materie eccezion fatta per le lingue nelle quali si dimostrò particolarmente dotato. Nel 1933 la famiglia Barbie venne colpita da un duplice lutto: nell’arco di un anno morirono sia il padre che il fratello minore. Le ristrettezze economiche in cui cadde ciò che rimaneva della famiglia impedirono a Barbie di realizzare il suo desiderio di iscriversi all’università.
Il 2 aprile 1933 si iscriveva alla Gioventù Hitleriana cui iniziò a dedicare tutto il suo tempo essendo privo di occupazione. Lavorò come volontario nel campo di lavoro del partito nello Schleswig-Holstein. Nel 1934 si aggregò al movimento di resistenza clandestino che occupava nella Renania ancora sotto occupazione militare francese. Nel 1935 entrò a far parte delle SS venendo impiegato nelle fila del SD il servizio segreto nazista. Il suo primo incarico fu quello di aiutante del capo del partito nazista di Trier. Il 26 settembre 1935 venne assegnato all’ufficio centrale (Hauptamt) del SD. Nel 1937 - in quanto membro delle SS - venne iscritto d’ufficio al Partito Nazionalsocialista. Nell’ottobre del 1936 venne trasferito nuovamente, questa volta all’ufficio del SD di Dusseldorf.

Nel 1939 lo troviamo a Dortmund dove è impiegato nell’ufficio II/122 “Liberalismo e Pacifismo” e nell’ufficio II/123 “Movimenti di Destra”. Di fatto il suo compito era osservare l’attività dei circoli cittadini che si muovevano intorno alle idee non conformi alla linea del partito nazista. La sua attività riscosse il consenso dei suoi superiori e - sempre nel 1937 - venne inviato ad un corso speciale per aspiranti ufficiali a Charlottenberg. Il 20 aprile 1940 ottenne i gradi di sottotenente delle SS. Nello stesso anno si sposò con la ventitreenne Regine Willis. Il 29 maggio venne assegnato all’ufficio dell’SD di Amsterdam nell’Olanda occupata. Qui iniziò il suo lavoro come membro della subsezione III/C “Cultura” il cui compito era indagare sulle tendenze antinaziste nelle organizzazioni e associazioni scientifiche, culturali, educative, religiose, sportive e nei circoli di intrattenimento. Nel novembre 1940 gli venne assegnata la missione di collaborare alla deportazione degli ebrei olandesi.
Stabilitosi ad Amsterdam si guadagnò ben presto fama di spietato persecutore. Incrociato un venditore di gelati ebreo lo uccise in mezzo alla strada perché - a suo giudizio - la sua vittima non lo aveva salutato con la necessaria deferenza. Nel novembre 1942 - quando le truppe tedesche occuparono anche il territorio della Francia di Vichy - Barbie venne inviato a Lione che era considerata una città infestata dalla Resistenza francese. La preoccupazione dei nazisti era molto alta tanto da formare una speciale unità (Einsatzkommando) incaricata di stroncare i movimenti di resistenza. Il comandante di questa unità era il capitano Heinz Hollert di cui Barbie divenne il vice. Nell’estate del 1943 arrivò a Lione Werner Knab, un veterano delle SS che era stato capo della Gestapo a Kiev e Barbie si ritrovò ad essere il terzo in grado nel comando della Gestapo lionese mentre Hollert divenne il vice di Knab. Questa situazione durò poco: nel maggio 1944 Hollert morì durante un bombardamento alleato che colpì il comando delle SS e Barbie ridivenne vice. Oltre ad assistere Knab, Barbie prese il comando della Sezione IV cioé la sezione investigativa impegnata nella ricerca degli ebrei.
Nominato capo della Gestapo di Lione Barbie si distinse per la deportazione di centinaia di ebrei e la tortura ed eliminazione fisica di altre centinaia di patrioti francesi. I suoi sistemi erano spicci e crudeli. Aveva stabilito il suo quartier generale all’Hotel Terminus di Lione che divenne il luogo per le sue torture ai danni dei sospetti. Ma non soltanto le persone che in qualche modo avevano legami con la resistenza costituivano le sue vittime. Barbie aveva escogitato il sistema di rastrellare a caso i passanti per le strade di Lione e di torturarli sino a che qualcuno stremato dal dolore non si decideva a rivelare qualcosa. Fu Barbie che scovò quarantaquattro bambini ebrei nascosti nel villaggio di Izieu e li deportò ad Auschwitz.
Il 7 giugno 1943 Barbie catturò un membro della Resistenza, René Hardy, e attraverso di lui riuscì a mettere le mani su Jean Moulin uno dei principali capi della Resistenza francese insieme ad altri due patrioti, Poerre Brossolette e Charles Delestraint. Le sue tracce si persero con la liberazione di Lione da parte delle truppe alleate.

Barbie nel settembre 1944 all’avvicinarsi delle truppe americane bruciò tutti gli archivi della Gestapo di Lione e fece uccidere un centinaio di persone che conoscevano la sua attività. Eliminò anche ventidue agenti che lavoravano per suo conto e che si erano infiltrati nella Resistenza. Di ciò che fece Barbie negli ultimi dieci mesi di guerra non sappiamo nulla: scompare letteralmente da ogni documento ed anche la sua scheda personale nel registro delle SS non indica nulla.

grazie a: http://www.olokaustos.org/


Nel luglio 1945 il Comando Supremo alleato pubblicò un registro di criminali di guerra da ricercare, il Central Registry of War Criminals and Security Suspects (CROWCASS), dove compariva un certo "Barbier", accusato dai francesi di omicidio di civili e torture ai danni di personale militare. All'inizio del 1946, il Counter Intelligence Corps, il servizio di controspionaggio dell'esercito statunitense, predecessore dell'attuale Defense Intelligence Agency, ebbe notizia di un gruppo di ex ufficiali delle SS che avevano intenzione di proporsi al governo alleato per collaborare alla "lotta contro il comunismo". L'organizzazione aveva base a Marburg, in Assia, e grazie ad un infiltrato gli americani vennero a sapere che il capo era Klaus Barbie, sotto il falso nome di Becker. Soltanto agli inizi del 1947 gli americani riconobbero in Barbie l'ex capo della Gestapo di Lione.
Nel rapporto l'agente suggeriva ai suoi superiori che Barbie "poteva essere una buona fonte di informazioni su persone non ancora catturate durante l'operazione Selection Board (...) in più è molto probabile che Barbie sia utile per infiltrarsi nell'organizzazione spionistica sovietica attiva nell'area di occupazione americana in Germania". Il suggerimento non venne accettato dal comando, che ordinò l'immediata cattura di Barbie, il quale riuscì a sfuggire all'arresto rifugiandosi a Memmingen in Baviera.

A Memmingen fu casualmente scoperto da un agente del CIC, ma sorprendentemente gli americani decisero di non arrestare Barbie ma di arruolarlo: così, mentre il resto del servizio segreto americano lo cercava, Barbie per un mese lavorò indagando sulle attività di gruppi sospettati di essere filosovietici o nostalgici nazisti. Soltanto nel maggio 1947 l'ufficiale americano che gestiva Barbie si decise a segnalare la situazione al suo comando, ma sottolinenando che "il suo valore come informatore è molto più alto di qualsiasi uso se ne possa fare in prigione". Il comando non rispose e Barbie non fu arrestato.
La situazione era piuttosto delicata, e ingarbugliata, ma alla fine venne deciso che Barbie non fosse arrestato ma semplicemente convocato e interrogato.
Alla fine della lunga serie di interrogatori gli uomini del CIC conclusero che "Barbie è pronto a ritornare a Memmingen per riprendere il suo lavoro... Benché Barbie sostenga di essere un anticomunista, è probabile che la principale ragione che lo spinge a compiere i suoi sforzi e il suo impegno nel lavoro per gli alleati occidentali sia dovuto al desiderio di ottenere la sua personale libertà. Barbie appartiene ad una categoria che può essere arrestata automaticamente ed il suo attuale impiego gli garantisce la libertà personale, di vivere con la sua famiglia, uno stipendio decente, un appartamento e la sicurezza".
Barbie fu dunque autorizzato a riprendere la sua attività e per quasi un anno lavorò con il compito principale di infiltrarsi tra i comunisti tedeschi. Nel 1949 il comando del CIC ordinò il definitivo sbandamento della struttura di Barbie, che venne trasferito con tutta la famiglia ad Augsburg, nella Baviera meridionale controllata dalle forze statunitensi, per continuare ad occuparsi del partito comunista tedesco.
Fin dal 1948 i servizi francesi iniziarono a reclamare Barbie, trovando strenue resistenze nei comandi americani. Il caso arrivò sui banchi dell'Assemblea Nazionale transalpina, le richieste diplomatiche si moltiplicarono, le lettere degli ex partigiani e combattenti tempestarono gli uffici diplomatici americani in Francia. La posizione ufficiale del Dipartimento non mutò: Barbie era irreperibile e lo si stava ricercando attivamente. Mentre tutto ciò accadeva, Barbie continuava tranquillamente a lavorare ad Augsburg, a tutti gli effetti operativo alle dipendenze del 66º distaccamento US Army's intelligence arm.

Tuttavia il pericolo di essere individuato era incombente. Paradossalmente Barbie era ricercato dall'alto comando americano in Germania e dalla stessa polizia tedesca. Sarebbe bastato un banale incidente, un controllo o un tradimento per farlo cadere nelle mani "sbagliate".
Quindi il CIC decise che questi doveva uscire dalla Germania. La tecnica era abbastanza semplice: le persone da mettere "in salvo" venivano trasportate lungo la "via del topo", in codice Ratline, gestita da un prete croato, Padre Krunoslav Draganovi?, che dall'Austria conduceva in Italia e di qui verso il Sud America.

Il 12 febbraio nei documenti del CIC comparve per la prima volta il nome Klaus Altmann, che Barbie adotterà per la fuga. Il 14 febbraio il comando del CIC comunicò ad Augsburg che Klaus Altmann nei documenti d'espatrio da prepararsi doveva risultare un uomo d'affari residente ad Augsburg e diretto a Trieste. Successivamente venne emesso un documento di viaggio temporaneo con il numero di serie 0121454; si trattava di un documento in uso all'epoca per persone di nazionalità incerta o apolidi, quindi di fatto un salvacondotto per l'Italia.
A questo punto Barbie fu inserito nella via del topo e la sua gestione passò direttamente a Padre Draganovi?, il quale lo accolse, e l'11 marzo Barbie continuò, con moglie e figli, il viaggio verso Genova, dove giunse il giorno seguente alloggiando all'Albergo Nazionale, nella centralissima Via Lomellini, a pochi passi dagli approdi del porto genovese, da dove partivano i "vapori" per l'America.
Barbie si ritrovò tra le mani due documenti di vitale importanza: un permesso di espatrio per la Bolivia e un permesso di viaggio rilasciato dalla Croce Rossa Internazionale. Il permesso di espatrio per la Bolivia indica che Barbie è un meccanico, possiede 850 dollari e in Italia conosce Padre Dragonovi?. Inoltre, anche un altro prelato, residente in Bolivia, garantiva per lui, Padre Roque Romao, Guardiano della Comunità Francescana di Sacaba. In realtà non si sa molto di questa persona se non che sia stato di fatto il punto terminale della via del topo. Non si esclude né che fosse completamente all'oscuro che il suo nome garantisse l'entrata di un criminale nazista, né che fosse in realtà un nome di comodo.
Il 16 marzo 1951, Barbie si imbarcò a Genova ]sul piroscafo "Corrientes", alla volta di Buenos Aires, sotto la falsa identità di Klaus Altmann, un meccanico originario di Kronstadt, portando con sé la moglie ed i suoi due figli: Maria, nata nel 1941, e Klaus, nato nel 1946. Una volta arrivato in Argentina sarebbe passato successivamente in Bolivia, dove nel 1957 acquisì la cittadinanza boliviana con le false generalità di Klaus Altmann Hansen.

La carriera di Barbie in Bolivia fu caratterizzata da una stretta collaborazione con i governi dittatoriali più sanguinari che quel paese abbia conosciuto. Importante, e secondo alcuni decisivo, il suo contributo per la riuscita del colpo di stato di Luis García Meza Tejada nel 1980, conosciuto con il nome di Golpe della Cocaina. Secondo la testimonianza di Elio Ciolini, pubblicata su Panorama nel 1982, Barbie, nella sua veste di consigliere per la sicurezza del ministero degli interni boliviano, organizzò il golpe anche con l'aiuto dei neofascisti italiani Delle Chiaie e Pagliai.
Per il governo di García Meza, Barbie si incaricò tra l'altro di far pulizia dei piccoli narcotrafficanti per poter controllare meglio il mercato. Il gruppo paramilitare che dirigeva per conto di Garcia Meza, composto da neofascisti e neonazisti di vari paesi, era conosciuto come "los novios de la muerte", i fidanzati della morte.
Anteriormente, durante il governo militare di René Barrientos Ortuño, divenne presidente della società statale di navigazione boliviana Transmaritima. All'epoca quella società, ora scomparsa, contava una sola nave che sembra fosse dedita al commercio internazionale illegale di armi. Barbie fu anche nominato consigliere dei servizi segreti boliviani. Secondo alcune fonti potrebbe aver contribuito, come consigliere dei servizi segreti, alla cattura di Che Guevara a La Higuera nel 1967.

Nel 1971 il procuratore generale di Monaco di Baviera dichiarò chiuso il dossier Barbie, "per mancanza di prove". Dopo pochi mesi i cacciatori di nazisti Serge e Beate Klarsfeld rintracciarono Barbie, ma il governo boliviano dell'epoca negò l'estradizione. Raggiunto nel suo rifugio boliviano da numerosi giornalisti, Barbie continuò tenacemente a negare di essere il "boia di Lione". Solo nel 1972 si decise a gettare la maschera e in un'intervista al giornale Estado do Brasil ammise la sua vera identità. Poco prima del suo arresto, avvenuto per una truffa, Barbie ebbe a dichiarare a La Paz di sentirsi "ormai nell'anticamera della morte" e, poiché egli aveva perduto tutto (suo figlio Klaus era morto in un incidente d'auto e sua moglie era stata uccisa da un tumore), non gli importava più nulla di morire. Due anni dopo così si espresse in un'intervista:
«Ovviamente sono fiero di quello che ho fatto durante la guerra. Se non fosse stato per me la Francia adesso sarebbe una repubblica socialista sovietica

Nel 1981 una rivolta militare in Bolivia rovesciò il governo García e, nei successivi 14 mesi, si alternarono altri tre governi militari. Questi, non riuscendo a trovare una soluzione ai gravi problemi economici e sociali del Paese, decisero di riconvocare il Congresso eletto nel 1980. Nell'ottobre 1982 finì definitivamente il periodo dittatoriale e Hernán Siles Zuazo diventò Presidente a seguito di libere elezioni democratiche. Nel 1983 Barbie venne estradato in Francia.

Su Klaus Barbie furono archiviate 85 pagine da parte dell'FBI dal 1972 al 1987. Gli archivi contengono circa 43 memorie. Anche la CIA ed il Dipartimento di Giustizia statunitense erano in possesso di dossier su Barbie. I rapporti rivelavano tra le altre cose che nel 1972 sia l'FBI che il dipartimento di giustizia sapevano che Klaus Altmann era realmente Klaus Barbie.
Una curiosità: Siles Zuazo era Presidente della Bolivia sia nel 1957, quando Barbie acquisì la cittadinanza boliviana, sia nel 1983, al momento della cattura e dell'estradizione.

Più di cento persone, vittime e testimoni, accorse alla sbarra per deporre le proprie testimonianze
Il processo nei suoi confronti si celebrò dal maggio al luglio del 1987 e la corte chiese conto a Barbie, oltre all'imputazione generica di crimini contro l'umanità, dei seguenti crimini:

  • Il massacro di 22 ostaggi nello scantinato dell'edificio della Gestapo durante l'estate del 1943;
  • L'arresto e la tortura di 19 persone durante l'estate del 1943;
  • Il rastrellamento di 86 persone dagli uffici dell'U.G.I.F. (Union Générale des Israélites de France) il 9 febbraio 1943;
  • La fucilazione di 42 persone (di cui 40 erano ebree) come uccisioni di rappresaglia durante gli anni 1943 e 1944;
  • La cattura, la tortura e la deportazione degli operai ferroviari di S.N.C.F. il 9 agosto 1944;
  • La deportazione ad Auschwitz di 650 persone (50% ebrei, 50% partigiani);
  • la fucilazione di 70 prigionieri del carcere lionese di Montluc-à-Bron il 17 agosto 1944 ed il 20 agosto 1944, dei quali due erano sacerdoti;
  • L'arresto e la deportazione di 55 ebrei (52 erano bambini) da Izieu.

  • Barbie gestì in modo teatrale il processo sin dal primo giorno: affermò di chiamarsi Klaus Altmann (il suo pseudonimo usato in Bolivia) e formulò la richiesta di esser rilasciato dal processo e di ritornare nella prigione di St. Joseph, asserendo che l'estradizione fosse tecnicamente illegale; ciò gli fu accordato, ma venne richiamato il 26 maggio per affrontare alcuni dei suoi accusatori, davanti ai quali affermò che non aveva "nulla da dire".
    L'avvocato della difesa, Jacques Vergès, aveva fama di attaccare il sistema politico francese, in particolar modo il suo impero coloniale: al processo espose i crimini di guerra commessi dalla Francia sin dal 1945. Molte delle accuse contro Barbie furono quindi ritirate, grazie alla legislazione protettiva verso persone accusate di crimini inerenti a Vichy o all'Algeria Francese. Vergès asserì inoltre che le azioni di Barbie non erano state peggiori di quelle commesse dai colonialisti di tutto il mondo, e che il processo al suo cliente era un caso di persecuzione selettiva. Durante il processo Barbie pronunciò la sua frase più celebre, ovvero: "Quando sarò dinnanzi al trono di Dio verrò giudicato innocente".
    Nel pomeriggio del 4 luglio 1987 la Corte del Tribunale di Lione condannò Klaus Barbie all'ergastolo per crimini contro l'umanità. Morì quattro anni dopo, nel carcere di Lione, il 25 settembre 1991, per leucemia.