Orchestra rossa
All'ambasciata sovietica di Vichy il 21 giugno 1941 un uomo si presentò all'addetto militare. «Ho un messaggio urgente per Mosca: questa notte Hitler attaccherà l'URSS». L'addetto militare cedette con riluttanza: gli seccava coprirsi di ridicolo. Ma il visitatore notturno aveva ragione: con amarezza lo scoprì il giorno dopo. Il visitatore si chiamava Leopold Trepper, alto, capelli biondi, un po' grasso.
Nato in Polonia nel 1904 da una famiglia modesta, aveva frequentato l'università di Cracovia. Poi fece il muratore, il fabbro. A 22 anni venne imprigionato perché comunista. Nel 1928, seguito da una fama di « agltatore rosso», scappò in Palestina, terra dei suoi correligionari. Nel 1930 di nuovo in galera: questa volta è la polizia inglese che se la prende con lui.
Emigra in Francia e si inserisce in una organizzazione di «corrispondenti operai» che fanno la spia per l'URSS. Scoperto, scappa a Berlino. Di qui passa a Mosca. Nel 1932, a 28 anni, entra nell'Accademia dell'Armata Rossa, dove segue i corsi del generale Orlov, teorico di spionaggio.
Nel 1937 torna in Francia, clandestinamente, per organizzare una rete di informatori. Nel 1938 passa in Belgio e mette assieme una catena di spie. Con 10 mila dollari recluta agenti. Assieme a Leo Grossvogel, comunista convinto, discendente di una ricca famiglia di industriali, fonda la Foreign Excellent Trench Coat, una compagnia commerciale di copertura. L'obiettivo è, soprattutto, anti-occidentale: Gran Bretagna e Francia sono sotto la lente di Trepper.
Scoppia la guerra e Trepper si sposta a Parigi. 1940: incontra Reillel Katz, un ebreo conosciuto in Palestina. Con lui, Grossvogel e Carlos Alamao (una spia russa truccata da sudamericano), Trepper organizza le basi di quella che verrà chiamata dai servizi segreti tedeschi l'Orchestra Rossa, die Rote Kapelle. A Berlino hanno un corrispondente d'eccezione: Harro Schulze Boysen, nipote dell'ammiraglio von Trip, discendente da una nobile famiglia prussiana.
Nel 1936 il maresciallo Göring fu testimone alle sue nozze. Nel momento di amicizia russo-germanica, Harro Schulze Boysen (che aveva in gioventù apertamente contrastato il regime nazista) chiamò attorno a sé vecchi amici e gettò le basi di un'organizzazione formidabile. Membro della sezione della stampa estera al ministero dell'Aeronautica, professore incaricato all'Accademia degli affari esteri, Rarro è uno degli uomini meglio informati di Germania. Sua moglie, Libertas, lavora al ministero della propaganda. Lo aiutano Arvid von Rarnack, nipote di un grande storico della Chiesa, la moglie Mildred, di origine americana; Adam e Greta Kuchkoff e altri.
Quando la stazione d'ascolto tedesca di Cranz localizzò emittenti clandestine che dal Belgio e da Berlino (fu uno scandalo!) comunicavano con Mosca, scoppiò il finimondo. Era il 26 giugno 1941. A metà novembre i tecnici della polizia e del controspionaggio nazista trovano finalmente una traccia: nei dintorni di Bruxelles, servendosi di vari rilevatori che si muovono a distanza, riescono a localizzare la zona delle trasmissioni: in rue des Atrebates. Prendono Carlos Alamao e due donne. Saltano fuori anche i nomi di Trepper e Katz.
Scoprono codici e formulari in bianco. Perfino le foto di Trepper e di Katz. Ma non sapevano dov'erano: li cercavano in Belgio, mentre si trovavano a Parigi.
Trepper volle riorganizzare la rete distrutta. Andò in Belgio e s'incontrò con un residente sovietico clandestino, il capitano Efremov. Gli diede 100 mila franchi belgi, e gli consigliò prudenza per sei mesi.Agli inizi del 1942 l'Orchestra Rossa inviò a Mosca notizie di enorme importanza sul movimento delle truppe, la situazione politica tedesca, i programmi degli attacchi in Europa. Ma un po' per il doppio gioco di Efremov, un po' per inspiegabili errori della centrale di Mosca, la rete fu scoperta e smantellata.
Trepper si lamentò spesso della lunghezza delle trasmissioni: Mosca pretendeva troppo e troppo a lungo.
La rete di Berlino saltò per un tragico messaggio in codice spedito dalla Russia: indicava indirizzi e località dei «coristi». Gli specialisti dell'Abwehr lo tradussero e saltò fuori il nome di Harro Schulze Boysen.
Per aver salva la vita l'ex pupillo del regime (convinto che la guerra finisse entro il 1943 con la disfatta nazista) propose agli uomini dell'Abwehr di sospendere la sentenza: in cambio si sarebbe impegnato a non far pubblicare l'enorme massa di documenti da lui depositati in Svezia.
Per un anno Harro e i suoi compagni avrebbero dovuto aver salva la vita. Convinto d'averla spuntata egli rivelò la verità: in Svezia non c'era alcun documento. Il 22 dicembre 1942 venne impiccato.
Il 19 fiovembre anche Trepper (tradito) finì nelle mani della Gestapo. Lo sorpresero dal dentista, sotto l'effetto di un anestetico. Si svegliò e credette di sognare: uomini in divisa gli tenevano le pistole puntate contro. Le sue prime parole sbalordirono gli stessi tedeschi: «E va bene, vi racconto tante cose, ma voi dovete accettare che non vi dica proprio tutto.»
I nazisti ebbero l'accortezza di non interrompere le tras,missioni dell'Orchestra Rossa. Mandavano, in codice, notizie false a Mosca. Si inventò che Stati Uniti e Inghilterra stavano trattando una pace separata con Hitler: si tentò, insomma, di prostrare il morale sovietico, rompendo il buon accordo tra gli alleati. Durò fino al 13 settembre 1943.
Seguito dal suo angelo custode della Gestapo, un giorno Trepper entrò in una farmacia. Uscì da una porta secondaria: non lo rividero più. Riapparve dopo la liberazione di Parigi.
Andò, alla fine, a Mosca.
Leopold Trepper, Il grande gioco. Le memorie del capo dell'Orchestra Rossa, Mondadori, 1976