(1919) Le contraddizioni del sistema capitalistico mondiale, che gli stanno nascoste in seno, scoppiarono con forza enorme in una gigantesca esplosione, nella grande guerra mondiale imperialista. Il capitalismo cercò di sopraffare l'anarchia che aveva in sé organizzando la produzione. Al posto dei numerosi uomini d'affari in concorrenza fra loro, furono formate delle potenti organizzazioni capitalistiche (gruppi monopolistici, cartelli, trust), il capitale finanziario si unì al capitale industriale; tutta la vita economica fu dominata dall'oligarchia finanziario-capitalistica, che ottenne l'assoluto predominio organizzandosi in base a questo potere. Il monopolio prese il posto della libera concorrenza. Il capitalista individuale diventò monopolista. La folle anarchia fu sostituita dall'organizzazione. Ma mentre nell'ambito di ciascun paese l'anarchia del modo di produzione capitalistico fu soppiantata dall'organizzazione capitalistica, nell'economia mondiale le contraddizioni, la lotta concorrenziale e l'anarchia diventarono più acute che mai. La lotta tra i massimi stati, predoni organizzati, portò con ferrea necessità alla mostruosa guerra mondiale imperialista. L'avidità di profitti indusse il capitale mondiale a battersi per nuovi mercati, nuove prospettive d'investimento, nuove fonti di sostanze grezze, per la forza-lavoro a basso prezzo degli schiavi coloniali. Gli stati imperialisti che si dividevano tra di loro il mondo intero, che avevano trasformato molti milioni di proletari e contadini africani, asiatici, australiani e americani in bestie da soma, in quel terribile conflitto dovettero presto o tardi smascherare la vera natura anarchica deI capitale. Questa fu l'origine del maggiore fra tutti i crimini - la guerra mondiale di rapina. Il capitalismo cercò anche di eliminare le contraddizioni nella propria struttura sociale. La società borghese è una società di classe. Nei maggiori stati "civili" il capitale volle mascherare le contraddizioni sociali. Il capitale corruppe i propri schiavi salariati a spese dei depredati popoli coloniali, creò una comunanza d'interessi tra gli sfruttati e gli sfruttatori nei confronti delle colonie oppresse - i popoli coloniali gialli, neri e rossi e incatenò la classe operaia europea e americana alla "patria" imperialista. Ma lo stesso sistema di, solida corruzione che. creò il patriottismo della classe operaia,e la sua sottomissione morale, dalla guerra fu trasformato, nell'opposto. L'annientamento fisico, il completo asservimento del proletariato, la tremenda oppressione, l'impoverimento e il deterioramento, l'indigenza mondiale - questi furono i frutti finali della pace civile. Essa fallì. La guerra imperialista si trasformò in guerra civile. È nata una nuova epoca! L'epoca della dissoluzione del capitalismo, della sua disgregazione interna. L'epoca della rivoluzione comunista del proletariato. Il sistema imperialista sta andando in sfacelo. Fermento nelle colonie, fermento tra le piccole nazioni che in passato erano dipendenti, insurrezioni del proletariato, rivoluzioni proletarie vittoriose in certi paesi, dissoluzione degli eserciti imperialisti, completa incapacità delle classi dirigenti di continuare a guidare i destini dei popoli - questo è oggi lo stato di cose in tutto il mondo. L'umanità, la cui intera civiltà va ora in rovina, è minacciata dal completo annientamento.C'è una sola forza che può salvarla, ed è il proletariato. Il vecchio "ordine" capitalista non esiste più, non può più esistere. Il risultato finale del sistema di produzione capitalistico è il caos. E tale caos può essere sopraffatto soltanto dalla classe più vasta, dalla classe che produce, dalla classe operaia. Essa deve creare l'ordine autentico, l'ordine comunista. Deve distruggere il dominio del capitale, rendere impossibile la guerra, abolire le frontiere degli stati, mutare il mondo intero in un'unica comunità cooperativa, rendere realtà la fratellanza e la libertà dei popoli. D'altra parte, il capitale mondiale si sta armando per la sua ultima battaglia. Sotto il manto della 'Società delle Nazioni', vomitando torrenti di parole pacifiste, sta compiendo sforzi estremi per rabberciare il sistema capitalistico, che spontaneamente sta andando a pezzi, e per volgere le proprie forze contro la rivoluzione proletaria che cresce continuamente. Il proletariato deve dare una risposta a questa nuova e mostruosa cospirazione della classe capitalista con la conquista del potere, volgendo questo potere contro i propri nemici di classe e usandolo come leva per dare avvio alla rivoluzione economica. La vittoria finale del proletariato mondiale significa l'inizio della vera storia dell'umanità liberata.
1. La conquista del potere politico La conquista del potere politico da parte del proletariato significa l'annientamento del potere politico della borghesia. I più potenti strumenti dell'esercizio del potere da parte della borghesia sono costituiti dalla macchina statale borghese con il suo esercito borghese guidato da ufficiali junker-borghesi, la sua polizia e gendarmeria, i suoi giudici e direttori di carcere, i suoi preti, funzionari ecc. La conquista del potere politico non significa soltanto un cambiamento della compagine ministeriale, ma l'annientamento dell'apparato statale del nemico, la conquista di una forza effettiva, il disarmo della borghesia, degli ufficiali controrivoluzionari, delle guardie bianche e l'armamento del proletariato, dei soldati rivoluzionari, della guardia rossa operaia; la destituzione di tutti i giudici borghesi e l'insediamento di tribunali proletari; l'abolizione del dominio dei funzionari statali reazionari e la creazione di nuovi organi d'amministrazione proletari. La vittoria del proletariato sta nel distruggere l'organizzazione del potere avversario e nell'organizzazione del potere proletario; sta nella distruzione del meccanismo statale borghese e nella costruzione della macchina statale proletaria. Soltanto dopo che il proletariato si sia conquistato la vittoria e abbia infranto la resistenza della borghesia esso può utilizzare i propri antichi avversari nel nuovo ordine tenendoli sotto controllo e recuperandoli gradualmente all'opera di edificazione comunista. 2. Democrazia e dittatura
La cosiddetta democrazia, cioè la democrazia borghese, non è niente altro che la dittatura mascherata della borghesia. La tanto esaltata "volontà collettiva del popolo" non esiste più di quanto esista il popolo come un tutto unico. Quello che esiste realmente sono le classi con volontà opposte e incompatibili. Ma dato che la borghesia è una piccola minoranza, ha bisogno di questa finzione, di questa impostura della “volontà del popolo” nazionale, cosicché dietro a queste parole altisonanti può consolidare il proprio dominio sulle classi lavoratrici e imporre loro la propria volontà di classe. Di contro il proletariato, in quanto larga maggioranza della popolazione, utilizza apertamente il potere delle proprie organizzazioni di massa, dei propri soviet, per abolire i privilegi della borghesia e garantire il passaggio alla società comunista senza classi. Nella democrazia borghese viene data importanza alle dichiarazioni meramente formali di diritti e libertà, benché per i lavoratori, per i proletari e semiproletari privi di beni materiali, questi siano irraggiungibili, mentre la borghesia utilizza le proprie risorse materiali, la propria stampa e le proprie organizzazioni per ingannare e frodare. Di contro il sistema sovietico, questo nuovo tipo di potere statale, attribuisce la massima importanza al fatto di dare al proletariato la possibilità di rendere reali i propri diritti e le proprie libertà. Il regime sovietico dà i palazzi, le case, gli stabilimenti tipografici, le scorte migliori di carta al popolo per la sua stampa, le sue riunioni, le sue associazioni. Soltanto in questo modo è possibile avere una effettiva democrazia proletaria. È solo sulla carta che la democrazia borghese con il proprio sistema parlamentare dà alle masse una partecipazione nell'amministrazione dello stato. Di fatto le masse e le loro organizzazioni sono totalmente estromesse dall'effettivo potere e dall'effettiva amministrazione statale. Nel sistema sovietico l'amministrazione passa per le organizzazioni di massa, e tramite loro per le masse stesse, poiché i soviet accostano un numero sempre crescente di lavoratori all'amministrazione statale; questo é il solo modo in cui saranno gradualmente introdotti al governo dello stato tutti quanti i lavoratori. Il sistema sovietico é quindi basato sulle organizzazioni di massa del proletariato, sugli stessi soviet, sui sindacati rivoluzionari, sulle cooperative ecc. Con la separazione tra potere legislativo e potere esecutivo, con la mancanza del diritto di revoca sui mandati parlamentari, la democrazia borghese e il sistema parlamentare allargano l'abisso tra le masse e lo stato. Il sistema sovietico, al contrario, con il proprio diritto di revoca, con la fusione di potere legislativo ed esecutivo, col carattere dei soviet in quanto comitati collegiali dei lavoratori, unisce le masse con gli organi dell'amministrazione; e allo stesso obiettivo mira il sistema elettorale sovietico, che non si basa su artificiosi collegi elettorali territoriali, ma sull'unità di produzione. Perciò il sistema sovietico determina l'autentica democrazia proletaria, democrazia con e per il proletariato contro la borghesia. In questo sistema il proletariato industriale é privilegiato in quanto classe preminente, meglio organizzata e politicamente più matura, sotto la cui egemonia il livello dei semiproletari e dei piccoli contadini viene gradualmente elevato. Questi privilegi temporanei del proletariato industriale debbono venire utilizzati per liberare le masse più povere della piccola borghesia di campagna dall'influenza dei contadini ricchi e della borghesia, e per organizzarle e prepararle alla cooperazione nella edificazione del sistema comunista. 3. Esproprio della borghesia e socializzazione della produzione In questo quadro dei rapporti di classe la dissoluzione dell'ordine capitalistico e della disciplina capitalistica della manodopera rendono impossibile ricostruire la produzione sulle antiche basi. Le lotte salariali dei lavoratori, anche quando hanno successo, non portano nelle loro condizioni di vita il miglioramento sperato, perché l'aumento dei prezzi di tutti i generi di consumo rende illusorio ogni successo. Le condizioni di vita dei lavoratori possono venir migliorate soltanto se é il proletariato, non la borghesia, a controllare la produzione. La pressione di possenti lotte salariali, condotte dai lavoratori in tutti i paesi, che ne rispecchiano con chiarezza le disperate condizioni e che tendono a generalizzarsi, rende impossibile la produzione capitalistica. Per far crescere le forze produttive, per spezzare il più in fretta possibile la resistenza della borghesia, che prolunga l'agonia mortale della vecchia società e che minaccia quindi la vita economica di rovina totale, la dittatura del proletariato deve espropriare l'alta borghesia e gli junker e rendere i mezzi di produzione e di scambio proprietà comune dello stato proletario.
Il comunismo sta ora sorgendo dalle rovine del capitalismo; la storia non offre nessun'altra via per l'umanità. Gli opportunisti che continuano utopisticamente a richiedere la ricostruzione della società capitalistica per rimandare la nazionalizzazione, non fanno che prolungare il processo di dissoluzione, che comporta il pericolo della rovina totale. La rivoluzione comunista é nel contempo il migliore e l'unico metodo con cui si può sostenere la forza produttiva più importante - il proletariato - e con essa la società stessa.
4. La strada verso la vittoria
L'epoca rivoluzionaria esige che il proletariato si serva di quei metodi di lotta che ne concentrano tutta l'energia, vale a dire i metodi dell'azione di massa che conducono logicamente a scontri diretti in lotta aperta con l'apparato dello stato borghese. Tutti gli altri sistemi, come ad esempio l'uso rivoluzionario dei parlamenti borghesi, devono essere subordinati a questo scopo.
Per la riuscita di questa lotta é necessario rompere non solo con i puri e semplici lacchè del capitale e con i carnefici della rivoluzione comunista - ruolo giocato dalla destra socialdemocratica - ma anche con il "centro" (kautskiani) che, nei momenti più critici, abbandona il proletariato per civettare con i suoi nemici dichiarati.
D'altra parte é necessario formare un blocco con quegli elementi del movimento rivoluzionario dei lavoratori che, benché non appartengano ufficialmente al partito socialista, ora aderiscono nel complesso al punto di vista della dittatura del proletariato sotto forma di potere sovietico, per esempio, certi quadri sindacali.
La crescita del movimento rivoluzionario in tutti i paesi, il pericolo che l'alleanza degli stati capitalisti soffochi questo movimento, i tentativi da parte dei partiti socialtraditori di unirsi (la formazione dell’ "internazionale gialla" a Berna) per rendere dei servizi alla cricca di Wilson, infine l'assoluta necessità di coordinare l'azione proletaria - tutto ciò deve indurre alla fondazione di un'internazionale comunista veramente rivoluzionaria, veramente proletaria.
L'Internazionale, che subordina i cosiddetti interessi nazionali agli interessi della rivoluzione internazionale, darà forma concreta al mutuo soccorso del proletariato di diversi paesi, perché senza mutuo soccorso in campo economico e in altri campi il proletariato non sarà in grado di organizzare la nuova società. D'altra parte, in contrasto con l'internazionale gialla socialpatriottica, il comunismo proletario internazionale appoggerà i popoli coloniali sfruttati nelle loro lotte contro l'imperialismo al fine di favorire la rovina definitiva del sistema imperialistico mondiale.
Allo scoppio della guerra i criminali capitalisti affermarono di limitarsi a difendere la propria patria comune. Ma con le proprie azioni sanguinose in Russia, in Ucraina, in Finlandia, l'imperialismo tedesco svelò in breve tempo la propria natura predatoria. Ora gli stati dell'Intesa vengono smascherati anche agli occhi delle classi sociali più arretrate della popolazione, e si rivelano ladri e assassini del proletariato. Insieme alla borghesia c ai socialpalrioti tedeschi, con ipocrite parole di pace sulle labbra, stanno usando le proprie
armi e le proprie truppe coloniali , barbare e abbrutite, per soffocare la rivoluzione del proletariato europeo. Il terrore bianco dei cannibali borghesi é indescrivibile. Abbasso la cospirazione imperialista del capitale! Viva la repubblica internazionale dei soviet proletari!
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Sono passati settantadue anni dacché il partito comunista annunciò al mondo il proprio programma sotto forma di un Manifesto scritto dai massimi maestri della rivoluzione proletaria, Karl Marx e Friedrich Engels. Anche a quel tempo il comunismo, che era appena entrato nell'arena della lotta, fu aggredito con irrisione, menzogne, odio, e persecuzione dalle classi possidenti, che giustamente sentivano in esso il proprio nemico mortale. Nel corso di quei settant'anni il comunismo si sviluppò per vie intricate, periodi di precipitose avanzate alternatisi con periodi di declino; ha conosciuto dei successi, ma anche delle dure sconfitte. Tuttavia il movimento procedette essenzialmente sulla via indicata in anticipo dal Manifesto del partito comunista. L'epoca della lotta finale, decisiva, giunse più tardi di qual che gli apostoli della rivoluzione sociale avevano creduto e sperato. Ma ora è giunta. Noi comunisti, rappresentanti del proletariato rivoluzionario di vari paesi d'Europa, America, e Asia, che ci siamo riuniti nella Mosca sovietica, ci sentiamo e ci riteniamo gli eredi e gli esecutori della causa il cui programma fu annunciato 72 anni fa. È nostro compito generalizzare l'esperienza rivoluzionaria della classe operaia, ripulire il movimento dagli inquinamenti disgregatori dell'opportunismo e del socialpatriottismo, mobilitare le forze di tutti i partiti autenticamente rivoluzionari del proletariato mondiale e così facendo facilitare e accelerare la vittoria della rivoluzione comunista in tutto il mondo.
Imperniato sulle questioni teoriche relative alla natura dello Stato e alla necessità della frattura rivoluzionaria, il primo congresso della Terza Internazionale non aveva avuto modo di precisare gli aspetti più importanti, di natura strategica e organizzativa, della fase che si era aperta con la presa del potere da parte dei bolscevichi russi. Su questo si concentrò il secondo congresso (Mosca, luglio 1920). Il primo congresso dell'Internazionale comunista non fissò alcuna condizione particolare per l'ammissione dei partiti alla Terza Internazionale. Quando fu convocato il primo congresso nella maggior parte delle nazioni esistevano soltanto dei movimenti e dei gruppi comunisti. Il secondo congresso dell'Internazionale comunista si riunisce in ben differenti circostanze. Questa volta nella maggior parte dei paesi non vi sono solo dei movimenti e delle tendenze, ma partiti ed organizzazioni comuniste. Ora si domanda con sempre maggior frequenza d'essere ammessi all'Internazionale comunista da parte di partiti e gruppi che sino a poco prima appartenevano ancora alla Seconda Internazionale, ma che non sono in effetti divenuti comunisti. La Seconda Internazionale è irrimediabilmente battuta. I partiti intermedi tra le due Internazionali ed i gruppi del centro, vedendo l'assoluta inutilità della Seconda internazionale, cercano di trovare appoggio nell'Internazionale comunista che sta diventando sempre più forte. Così facendo essi sperano di poter conservare 'autonomia' sufficiente e poter proseguire la loro vecchia politica opportunistica o 'centrista'. L'Internazionale comunista, per un certo verso, sta diventando di moda. Il desiderio di entrare a far parte dell'Internazionale comunista, espresso da qualche importante gruppo 'centrista', conferma indirettamente che questa ha riscosso in tutto il mondo le simpatie della stragrande maggioranza dei lavoratori coscienti e che ogni giorno sta diventando una forza sempre più consistente. L'Internazionale comunista è minacciata di invasione da parte di gruppi indecisi ed esitanti che non hanno ancora potuto rompere con l’ideologia della Seconda Internazionale. Per di più in alcuni partiti maggiori (Italia, Svezia, Norvegia, Jugoslavia, ecc.), nei quali la maggioranza ha fatto proprio il punto di vista comunista, sopravvive tuttora un'ala pacifista e riformista che attende soltanto il momento opportuno per rialzare la testa e dare inizio al sabotaggio attivo della rivoluzione proletaria ed aiutare così la borghesia e la Seconda Internazionale. Nessun comunista dovrebbe dimenticare la lezione della rivoluzione ungherese. Il proletariato pagò a caro prezzo la fusione dei comunisti ungheresi con la cosiddetta sinistra socialdemocratica. In conseguenza il secondo congresso dell'Internazionale comunista ritiene necessario stabilire in modo assolutamente preciso le condizioni d'ammissione di nuovi partiti e far notare a quei partiti che già sono stati ammessi, i doveri loro gravanti. Il secondo congresso dell'Internazionale comunista stabilisce le seguenti condizioni per l'entrata nell'Internazionale comunista: 1. Tutta l'attività di propaganda e di agitazione deve essere di natura autenticamente comunista e conforme al programma e alle decisioni dell'Internazionale comunista. Tutta quanta la stampa di partito deve essere sotto la direzione di comunisti fidati che abbiano dato prova di devozione alla causa del proletariato. La dittatura del proletariato non dev'essere considerata semplicemente come formula d'uso corrente meccanicamente appresa; bisogna propugnarla in modo da renderne comprensibile la necessità a qualsiasi comune operaio od operaia, ad ogni soldato e contadino, partendo dai fatti della loro vita di tutti i giorni, che bisogna riferire e utilizzare quotidianamente nella nostra stampa. I periodici e le altre pubblicazioni, e tutte le case editrici del partito, devono essere completamente controllate dal Comitato centrale del partito, indipendentemente dal fatto che in quel dato momento il partito sia legale o clandestino. Non bisogna permettere che organi di propaganda facciano un cattivo uso della propria autonomia e portino avanti una linea politica che non sia in assoluta armonia con la linea politica del partito. Negli articoli del giornale, nelle riunioni pubbliche, nei sindacati e nelle cooperative, ovunque gli aderenti all'Internazionale comunista siano presenti, è necessario denunziare, sistematicamente ed implacabilmente, non soltanto la borghesia, ma anche i suoi servi, i riformisti di ogni sfumatura. 2. Qualsiasi organizzazione che voglia aderire all'Internazionale comunista deve rimuovere, sistematicamente, i riformisti e i centristi da tutti gli incarichi di responsabilità all'interno del movimento operaio (organizzazioni di partito, comitati di redazione, sindacati, gruppi parlamentari, cooperative, organi di governo locali) e sostituirli con comunisti collaudati, anche se, soprattutto all'inizio, sarà necessario sostituire degli opportunisti "esperti" con dei semplici lavoratori di base. 3. Praticamente in tutti i paesi d'Europa e d'America la lotta di classe sta entrando nella fase della guerra civile. In questa situazione i comunisti non possono assolutamente contare sulla legalità borghese. Essi sono costretti a creare ovunque un'organizzazione clandestina parallela che nel momento decisivo aiuterà il partito a fare il suo dovere per la rivoluzione. In tutti i paesi in cui i comunisti non sono in grado di operare legalmente, a causa dello stato d'assedio o di leggi d'emergenza, è assolutamente indispensabile affiancare al lavoro legale quello clandestino. 4. Il dovere di divulgare le idee comuniste include il preciso dovere di portare avanti un'attività di propaganda sistematica ed energica nell'esercito. Laddove tale opera di agitazione sia impedita dalle leggi d'emergenza, bisogna portarla avanti clandestinamente. Il rifiuto d'assumersi un compito di questo genere equivarrebbe al ripudio del dovere rivoluzionario ed è incompatibile con l'appartenenza all'Internazionale comunista. 5. Bisogna fare opera d'agitazione metodica e sistematica nelle campagne. La classe operaia non può consolidare la propria vittoria se con la propria linea politica non si è assicurato l'appoggio di almeno parte del proletariato rurale e dei contadini più poveri, e la neutralità di parte della popolazione rurale rimanente. Attualmente l'attività comunista nelle zone rurali va acquistando un'importanza di primo piano. Bisogna portarla avanti soprattutto valendosi dell'aiuto dei lavoratori comunisti urbani e rurali che hanno stretti rapporti con le campagne. Il trascurare questo lavoro o affidarlo a elementi tentennanti, semi-riformisti equivale alla rinuncia alla rivoluzione proletaria. 6. Ogni partito che voglia aderire all'Internazionale comunista è tenuto a smascherare non soltanto il social-patriottismo dichiarato, ma anche la falsità e l'ipocrisia del social-pacifismo; a rammentare sistematicamente ai lavoratori che senza l'abbattimento rivoluzionario del capitalismo nessuna corte internazionale d'arbitrato, nessun accordo per la limitazione degli armamenti, nessuna riorganizzazione "democratica" della Società delle Nazioni, potrà impedire delle nuove guerre imperialiste. 7. I partiti che vogliono aderire all'Internazionale comunista sono tenuti a riconoscere la necessità di una frattura completa ed assoluta con il riformismo e con la linea politica del "centro", e a propugnare il più diffusamente possibile questa frattura tra i propri membri. Senza di ciò non è possibile nessuna linea politica coerentemente comunista. L'Internazionale comunista esige assolutamente e categoricamente che si operi tale frattura il più presto possibile. L'Internazionale Comunista non può accettare che dei noti opportunisti, come Turati, Modigliani, Kautsky, Hilferding, Hilquit, Longuet, MacDonald, e altri abbiano il diritto di apparire quali membri dell'Internazionale comunista. Ciò non potrebbe non portare l'Internazionale comunista ad assomigliare per molti aspetti alla Seconda Internazionale, che è andata in pezzi. 8. Per i partiti dei paesi la cui borghesia possiede delle colonie ed opprime altre nazioni è necessario tenere un atteggiamento particolarmente esplicito e chiaro sulla questione delle colonie e dei popoli oppressi. Ogni partito che voglia aderire all'Internazionale Comunista è tenuto a smascherare i trucchi e gli inganni dei "propri" imperialisti nelle colonie, ad appoggiare non solo a parole ma con i fatti ogni movimento di liberazione nelle colonie, ad esigere che i propri imperialisti vengano espulsi da tali colonie, ad instillare nei lavoratori del proprio paese un atteggiamento di autentica fratellanza nei confronti dei lavoratori delle colonie e dei popoli oppressi, e a fare sistematicamente opera d'agitazione tra le truppe del proprio paese perché non collaborino all'oppressione dei popoli coloniali. 9. Ogni partito che voglia aderire all'Internazionale comunista deve svolgere attività sistematica e durevole nei sindacati, nei consigli operai e nei comitati di fabbrica, nelle cooperative e nelle altre organizzazioni di massa dei lavoratori. Bisogna costituire all'interno di tali organizzazioni delle cellule comuniste che, attraverso un'opera costante ed indefessa, conquistino alla causa del comunismo i sindacati e le altre organizzazioni. Nel corso del proprio lavoro quotidiano le cellule debbono smascherare ovunque il tradimento dei social-patrioti e le esitazioni del "centro". Questi nuclei debbono essere completamente subordinati al partito nel suo complesso. 10. Ogni partito appartenente all'Internazionale comunista è tenuto ad ingaggiare una lotta inesorabile contro l' "Internazionale" di Amsterdam dei sindacati gialli. Deve propagandare con il massimo vigore tra i sindacalisti la necessità di una rottura con l'Internazionale gialla di Amsterdam. Deve fare tutto il possibile per appoggiare l'Associazione internazionale dei sindacati rossi, aderente alla Internazionale Comunista, in via di formazione. 11. I partiti che vogliono aderire all'Internazionale comunista sono tenuti a sottoporre a revisione i componenti dei propri gruppi parlamentari e a destituire tutti gli elementi infidi, a far sì che tali gruppi siano subordinati al Comitato centrale del partito non soltanto a parole ma nei fatti, esigendo che ogni singolo parlamentare comunista subordini tutta la sua attività agli interessi di una propaganda e di un'agitazione autenticamente rivoluzionarie. 12. I partiti appartenenti all'Internazionale comunista debbono basarsi sul principio del centralismo democratico. Nell'attuale momento di aspra guerra civile, il partito comunista potrà assolvere al proprio compito soltanto se la sua organizzazione sarà il più possibile centralizzata, se si imporrà una disciplina ferrea, e se la centrale del partito, sorretta dalla fiducia degli iscritti, avrà forza ed autorità e sarà dotata dei più vasti poteri. 13. I partiti comunisti dei paesi in cui i comunisti operano nella legalità ogni tanto debbono intraprendere un'opera di epurazione tra i membri del partito per sbarazzarsi di tutti gli elementi piccolo borghesi che vi siano infiltrati. 14. Ogni partito che voglia aderire all'Internazionale comunista è tenuto ad appoggiare incondizionatamente tutte le repubbliche sovietiche nella loro lotta opposta alla controrivoluzione. Devono stimolare infaticabilmente il rifiuto dei lavoratori di trasportare armi e materiali destinati ai nemici delle repubbliche sovietiche e condurre, sia legalmente che illegalmente, l’azione di propaganda tra le truppe inviate contro le repubbliche sovietiche. 15. I partiti che mantengono ancora i vecchi programmi socialdemocratici sono tenuti a sottoporli a revisione quanto prima possibile, e a redigere, tenendo conto delle particolari condizioni del loro paese, un nuovo programma comunista che sia conforme ai deliberati dell'Internazionale comunista. Di regola il programma di ogni partito appartenente all'Internazionale comunista dev'essere ratificato da un regolare congresso dell'Internazionale comunista o dal Comitato esecutivo (CEIC). Se il programma di un partito non ottenesse la ratifica del CEIC, il partito in questione ha il diritto di appellarsi al congresso dell'Internazionale comunista. 16. Tutti i deliberati dei congressi dell'Internazionale comunista, così come i deliberati del suo Comitato esecutivo, sono vincolanti per tutti i partiti appartenenti all'Internazionale comunista. L'Internazionale comunista, che opera in una situazione di aspra guerra civile, deve avere una struttura assai più centralizzata di quella della Seconda Internazionale. Naturalmente l'Internazionale comunista e il suo Comitato esecutivo debbono tener conto in tutte le proprie attività della diversità di situazioni in cui si trovano a lottare ed operare i singoli partiti, e debbono prendere delle decisioni vincolanti per tutti unicamente quando tali decisioni siano possibili. 17. A questo proposito, tutti i partiti che vogliono aderire all'Internazionale comunista debbono cambiare nome. Ogni partito che voglia aderire all'Internazionale comunista deve chiamarsi: Partito comunista del tale paese (sezione dell'Internazionale comunista). Il fatto del nome non è soltanto una questione formale, ma una questione squisitamente politica e di grande importanza. L'Internazionale comunista ha dichiarato guerra a tutto il mondo borghese e a tutti i partiti della socialdemocrazia gialla. La differenza tra i partiti comunisti e i vecchi partiti "socialdemocratici" o "socialisti" ufficiali, che hanno tradito la bandiera della classe operaia, dev'essere resa comprensibile ad ogni semplice lavoratore. 18. Tutti i principali organi di stampa di partito di tutti i paesi sono tenuti a pubblicare tutti i documenti ufficiali importanti del Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista. 19. Tutti i partiti appartenenti all'Internazionale comunista e quelli che hanno fatto domanda d'ammissione sono tenuti a convocare al più presto, e in ogni caso entro quattro mesi dal secondo congresso dell'Internazionale comunista, un congresso straordinario per esaminare tutte queste condizioni d'ammissione. A questo proposito tutti i comitati centrali di partito devono provvedere a che i deliberati del secondo congresso dell'Internazionale comunista siano resi noti a tutte le organizzazioni locali. 20. I partiti che ora vogliono aderire all'Internazionale comunista, ma che non hanno ancora cambiato radicalmente la loro vecchia tattica, prima di entrare nell'Internazionale comunista debbono provvedere a che il loro comitato centrale e tutti gli organismi dirigenti centrali siano composti per non meno dei due terzi da compagni che già prima del secondo congresso propugnassero pubblicamente e inequivocabilmente l'entrata del proprio partito nell'Internazionale comunista. Si possono fare delle eccezioni con il consenso del Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista. Il CEIC ha anche il diritto di fare delle eccezioni nel caso dei rappresentanti del centro menzionati nel paragrafo 7. 21. I membri del partito che rifiutino in via di principio le condizioni e le tesi elaborate dall'Internazionale comunista debbono essere espulsi dal partito. Lo stesso vale specialmente per i delegati ai congressi straordinari. |