1937 Ai tempi dell'ultimo processo di Mosca io ho osservato in una delle mie affermazioni che Stalin, nella battaglia contro l'Opposizione, ha sfruttato le tendenze antisemite presenti nel paese. Su quest'argomento ho ricevuto una serie di lettere e domande che erano, nel complesso - non c'è ragione di nascondere la verità - piuttosto ingenue. "Come si può accusare l'Unione Sovietica di antisemitismo?", "Se l'URSS è un paese antisemita, esiste qualcosa che ancora si salvi?" Tale era il tema dominante di queste lettere.Queste persone sollevano obiezioni e sono perplesse poiché sono abituate a contrapporre all'antisemitismo fascista l'emancipazione degli ebrei realizzata dalla Rivoluzione d'Ottobre. A queste persone sembra ora che io stia strappando loro di mano un magico talismano. Tale modo di ragionare è tipico di coloro i quali sono abituati a pensare in modo volgare, non dialettico. Essi vivono in un mondo di immutabili astrazioni. Riconoscono soltanto ciò che li soddisfa: la Germania di Hitler è il regno assolutista dell'antisemitismo; l'URSS, al contrario, è il regno dell'armonia nazionale. Contraddizioni di importanza vitale, cambiamenti, transizioni da una condizione all'altra, in una parola, il processo storico reale, sfugge dalla loro fiacca attenzione. Non ci si è ancora scordati, spero, che l'antisemitismo era piuttosto esteso nella Russia zarista tra i contadini, la piccola borghesia cittadina, l'intellighenzia e lo strato più arretrato della classe operaia. La "madre" Russia era rinomata non solo per i suoi periodici pogrom, ma anche per l'esistenza di un considerevole numero di pubblicazioni antisemite che, a quell'epoca, godevano di una vasta circolazione. La Rivoluzione d'Ottobre abolì lo status da esiliati degli ebrei. Ciò, tuttavia, non vuol dire affatto che in un sol colpo essa si sia sbarazzata dell'antisemitismo. Una lunga e persistente battaglia contro la religione ha fallito ad impedire che, ancora oggi, migliaia e migliaia di chiese, moschee e sinagoghe venissero affollate da gente supplichevole. La stessa situazione prevale nella sfera dei pregiudizi nazionali. La legislazione da sola non cambia le persone. I loro pensieri, emozioni e concezioni dipendono dalla tradizione, dalle condizioni materiali di vita, dal loro livello culturale, ecc. Il regime sovietico non ha ancora venti anni. La parte più anziana della popolazione è stata educata sotto lo zarismo. La generazione più giovane ha ereditato molto dalla vecchia. Queste condizioni storiche generali dovrebbero di per sé render chiaro a qualsiasi persona pensante che, malgrado il modello legislativo della Rivoluzione d'Ottobre, è impossibile che i pregiudizi sciovinisti e nazionalisti, e specialmente l'antisemitismo, possano non essere persistiti con forza tra lo strato più arretrato della popolazione. Ma ciò non è affatto tutto. Il regime sovietico, in realtà, ha visto nascere una serie di nuovi fenomeni che, a causa della povertà e del basso livello culturale della popolazione, erano capaci di creare, come di fatto è accaduto, un rinnovato sentimento antisemita. Gli ebrei sono una popolazione tipicamente cittadina. Essi comprendono una considerevole percentuale della popolazione cittadina in Ucraina, nella Russia Bianca e persino nella Grande Russia. Il regime sovietico, più di qualsiasi altro nel mondo, ha bisogno di un numero assai vasto di funzionari pubblici. Questi sono reclutati fra la parte di popolazione cittadina più acculturata. Com'è logico gli ebrei risultano occupare un posto sproporzionatamente largo tra la burocrazia, specialmente tra i livelli medi e bassi. Noi potremmo di certo chiudere i nostri occhi innanzi a questo fatto e limitarci a vaghe generalizzazioni riguardo l'uguaglianza e la fratellanza di tutte le razze. Ma una politica da struzzi non ci permetterebbe di avanzare di un singolo passo avanti. L'odio dei contadini e degli operai per la burocrazia è un tratto fondamentale della vita sovietica. Il dispotismo del regime, la persecuzione di ogni critica, il soffocamento di ogni vivo pensiero ed infine la cornice giudiziaria, non sono altro che un mero riflesso di questo fatto basilare. Anche per mezzo di un ragionamento aprioristico sarebbe impossibile non concludere che l'odio per la burocrazia assuma una coloritura antisemita, almeno in quei posti in cui i funzionari ebrei sono una percentuale significante e sono posti innanzi ad un vasto esercito di masse contadine. Nel 1923 io proposi alla conferenza del partito bolscevico ucraino di assumere come funzionari individui capaci di parlare e di scrivere nella lingua delle popolazioni circostanti. Quanti ironici commenti vennero fatti a proposito di questa proposta, specialmente da parte dell'intellighenzia ebraica che parlava e scriveva russo e non aveva intenzioni di imparare la lingua ucraina! Bisogna ammettere che a questo riguardo la situazione è cambiata considerevolmente per il meglio. Ma la composizione nazionale della burocrazia è mutata di poco e, ciò che è assai più importante, l'antagonismo tra la popolazione e la burocrazia è cresciuto in modo mostruoso durante gli ultimi dieci-dodici anni. Tutti i seri ed onesti osservatori, specialmente coloro che hanno vissuto a lungo tra le masse di persone che lavorano assai duramente, portano testimonianza dell'esistenza dell'antisemitismo, non solo di quello vecchio ed ereditario, ma anche della nuova, sovietica, varietà. Il burocrate sovietico si sente moralmente in un campo assediato. Egli cerca con tutta la sua forza di rompere questo suo isolamento. La politica di Stalin, almeno per il 50 percento, è dettata da questa situazione. Cioè: (1) la demagogia pseudo-socialista ("Il socialismo è già compiuto", "Stalin ha dato, dà e darà una vita felice al popolo", ecc.); (2) misure politiche ed economiche designate per costruire attorno alla burocrazia un largo strato di nuova aristocrazia (le paghe sproporzionatamente alte concesse agli stacanovisti, ai militari, agli ordini onorari, alla nuova "nobiltà", ecc.); (3) sostenere i sentimenti nazionalisti ed i pregiudizi dello strato più arretrato della popolazione. Il burocrate ucraino, se è egli stesso un indigeno ucraino, tenterà inevitabilmente, al momento critico, di enfatizzare il fatto che egli è un fratello del muzhik e del contadino - non una sorta di straniero ed in nessuna circostanza un ebreo. Ovviamente non c'è in tale attitudine - ahimè!- neppure una goccia di "socialismo" o almeno di elementare democrazia. Ma è precisamente questo il nocciolo del problema. La burocrazia privilegiata, paurosa di perdere i suoi stessi privilegi, e conseguentemente completamente demoralizzata, rappresenta allo stato attuale lo strato più antisocialista ed antidemocratico della società sovietica. Nella lotta per la propria auto-conservazione essa sfrutta i pregiudizi più radicati e gli istinti più arretrati. Se a Mosca Stalin allestisce processi per accusare i trotskysti di gettar veleno sugli operai, allora non è difficile immaginare che folle sentiero possa seguire la burocrazia in alcune stamberghe ucraine e dell'Asia centrale! Colui che osserva attentamente la vita sovietica, anche se solo attraverso le pubblicazioni ufficiali, scorgerà di tanto in tanto in varie parti del paese spaventosi ascessi burocratici: bustarelle, corruzione, appropriazioni indebite, uccisione di persone la cui esistenza è imbarazzante per la burocrazia, stupri di donne e cose simili. Se noi potessimo tagliare verticalmente all'interno, vedremmo come tali ascessi risultano dallo strato burocratico. Qualche volta Mosca è costretta a ricorrere a processi dimostrativi. In tutti questi processi gli ebrei ricoprono inevitabilmente una vasta percentuale, in parte perché, come abbiamo già detto, essi compongono una grande parte della burocrazia e sono marchiati del biasimo verso di essa, in parte perché, spinto dall'istinto auto conservazione, il quadro dirigente della burocrazia, al centro e nelle provincie, si sforza di deviare l'indignazione delle classi operaie da se stesso sugli ebrei. Questo fatto era noto ad ogni osservatore critico dell'URSS già da dieci anni or sono, quando il regime di Stalin aveva rivelato a mala pena le sue caratteristiche basilari. La Battaglia contro l'Opposizione rappresentava per la cricca dominante una questione di vita o di morte. Il suo programma, i principi, i suoi collegamenti con le masse, tutto venne sradicato e messo in disparte a causa della bramosia di auto-conservazione della cricca dominante. Queste persone non si fermano innanzi a nulla pur di proteggere il proprio potere ed i propri privilegi. Recentemente è stato rilasciato un annuncio al mondo intero che il mio figlio più giovane, Sergei Sedov, era sotto accusa per aver tramato contro gli operai. Qualsiasi persona normale concluderà: persone capaci di avanzare tali accuse, hanno raggiunto l'ultimo stadio di degradazione morale. È possibile in questo caso dubitare anche per un solo istante che questi medesimi accusatori siano capaci di incoraggiare i pregiudizi antisemiti delle masse? Precisamente nel caso di mio figlio entrambe queste depravazioni sono unite. Dal giorno della loro nascita, i miei figli portano il nome della loro madre (Sedov). Essi non hanno mai usato nessun altro nome - né alle scuole elementari, né all'università, né nella loro vita matura. Per quanto riguarda me, negli ultimi trentaquattro anni ho portato il nome di Trotsky. Durante il periodo sovietico nessuno mi ha mai chiamato col nome di mio padre (Bronstein), così come nessuno ha mai chiamato Stalin, Dzhugashvili. In modo da non costringere i miei figli a cambiar nome, io, per necessità di "cittadinanza", ho preso il nome di mia moglie (cosa che, per la legislazione sovietica, è perfettamente legale). Però, dopo che mio figlio, Sergei Sedov, è stato accusato di tramare contro gli operai, il GPU ha comunicato alla stampa sovietica ed estera che il nome "reale" (!) di mio figlio non è Sedov ma Bronstein. Se questi accusatori avessero voluto enfatizzare la connessione dell'accusato con me, essi lo avrebbero chiamato Trotsky, poiché politicamente il nome Bronstein non significa niente per nessuno. Ma essi stavano giocando un'altra partita; ovvero, essi desideravano enfatizzare la mia origine ebrea e quella semi ebrea di mio figlio. Mi sono soffermato su quest'episodio poiché esso ha un carattere vitale, seppur affatto eccezionale. Tra il 1923 e il 1926, quando Stalin, con Zinov'ev e Kamenev, era ancora un membro della "Troika", le corde dell'antisemitismo venivano suonate con estrema cauzione ed in modo mascherato. Oratori assai istruiti (Stalin già allora tramava furtive battaglie contro i suoi soci) dicevano che i seguaci di Trotsky erano piccoli borghesi delle "piccole città", senza nessuna definizione della loro razza. In realtà ciò era falso. La percentuale di ebrei nelle file dell'Opposizione non era affatto più grande di quella presente nel partito e nella burocrazia. È sufficiente elencare i nomi dei leader dell'Opposizione per gli anni 1923-25. I. N. Smirnov, Serebryakov, Rakovsky, Piatakov, Preobrazhensky, Krestinsky, Muralov, Beloborodov, Mrachkovsky, V. Yakovlev, Sapronov, V. M. Smirnov, Ishtchenko - russi a tutti gli effetti. Radek all'epoca era solo un mezzo simpatizzante. Ma, così come nei processi dei funzionari corrotti e di altri farabutti, così anche al tempo dell'espulsione dell'Opposizione dal partito, la burocrazia ha volutamente enfatizzato i nomi dei membri ebrei di secondaria importanza. Ciò fu discusso piuttosto apertamente all'interno del partito, e, indietro sino al 1925, l'Opposizione vide in questa situazione un lampante sintomo del decadimento della cricca dominante. Dopo che Zinov'ev e Kamenev si sono uniti all'Opposizione, la situazoine è cambiata radicalmente in peggio. A questo punto si è creata una grande e perfetta occasione per dire ai lavoratori che a capo dell'Opposizione stavano tre "insoddisfatti intellettuali ebrei". Sotto la direzione di Stalin, Uglanov a Mosca e Kirov a Leningrado hanno portato avanti sistematicamente e quasi completamente allo scoperto questa linea. In modo da dimostrare più nettamente agli operai le differenze tra il "vecchio" corso ed il "nuovo", gli ebrei, anche quando incondizionatamente devoti alla linea generale, furono rimossi dai posti di responsabilità che ricoprivano all'interno del partito e dei Soviet. Non solo nelle campagne, ma anche nelle industrie di Mosca l'accanimento contro l'Opposizione a partire dal 1926 assume spesso un completamente ovvio carattere antisemita. Molti agitatori parlavano sfacciatamente: "Gli ebrei sono nulla". Io ho ricevuto centinaia di lettere che deploravano i metodi antisemiti utilizzati nella lotta contro l'Opposizione. grazie all'Archivio Internet dei Marxisti |