Uno dei testi più brevi o meno ponderosi, della tradizione filosofica occidentale è composto di due pagine e mezzo, 65 righe distribuite in 11 Tesi la più Iunga delle quali (la prima) è di 13 righe e la più breve (l'undicesima) è di una riga e mezzo. Si tratta delle Tesi su Feuerbach redatte da Marx nel 1845 e pubblicate da Engels nel 1888 in appendice al volume Ludwig Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca. A dispetto della loro brevità, nelle Tesi vengono affrontati diversi problemi (il materialismo e l'idealismo, Hegel e Feuerbach, l'alienazione e la prassi, il conservatorismo e la rivoluzione) al punto che non è fuori luogo sostenere che esse costituiscano un'autobiografia intellettuale di Marx proprio perché attraverso esse si segue il percorso da lui intrapreso per giungere alla formulazione di quella specie di parola d'ordine contenuta nell'XI Tesi che recita nel modo seguente: «I filosofi finora hanno interpretato in modo diverso il mondo, quello che conta è cambiarlo»; si tratta di assegnare un compito nuovo, rivoluzionario alla filosofia. Come fa Marx a passare dalla filosofIa come pura e semplice speculazione alla filosofia intesa come onte del cambiamento, della rivoluzione? Già nella prima Tesi è apertamente dichiarato il nuovo punto di vista quando si parla di "attività rivoluzionaria, attività praticamente critica"; se c'è qualcosa di estraneo alla tradizione filosofica è il concetto di rivoluzione. Secondo Marx alcuni filosofi che lo hanno preceduto (Kant e Feuerbach, ad esempio) sono stati critici, ma non critici nel senso pratico, ossia nel senso di tradurre la critica in attività pratica; soltanto l'attività pratica è rivoluzionaria in senso rigoroso in quanto impone un programma che non abbia come suo oggetto specifico la critica delle astrazioni. «In realtà, per il materialista pratico, per il comunista, si tratta di rivoluzionare il mondo esistente, di metter mano allo stato di cose incontrato e di trasformarlo» (Marx-Engels, L'ideologia tedesca). Il concetto di "praticamente critico" corrisponde a quello di "praticamente rivoluzionario" e, presi nell'insieme, costituiscono la base della critica della filosofia intesa come speculazione o metafisica. Quindi la domanda intorno al fondamento filosofico della rivoluzione può essere formulata nei termini delle modalità di raggiungimento di un'attività intesa come materialismo pratico. La risposta si trova nelle Tesi VIII, IX e X. Tesi VIII: «Ogni vita sociale è essenzialmente pratica. Tutti i misteri che spingono la teoria verso il misticismo trovano la loro soluzione razionale nella pratica umana e nella comprensione di questa pratica.» Tesi IX: «Il culmine cui giunge il materialismo intuitivo, cioè il materialismo che non concepisce la sensibilità come attività pratica, è l'intuizione degli individui singoli e della società civile-borghese.» Tesi X «Dal punto di vista del vecchio materialismo è la società civile-borghese, il punto di vista del nuovo, la società umana o l 'umanità sociale.» Nell'ottava Tesi sono presenti alcuni elementi che costituiscono l'aspetto caratteristico del concetto marxiano di prassi: il suo carattere sociale, la sua peculiarità nel nesso teoria-prassi, la natura della sua razionalità. a} Il carattere sociale. «Ogni vita sociale è essenzialmente pratica»; in questo modo Marx imposta l'associazione fra sociale e pratico. Nelle Tesi precedenti o si parlava di prassi senza riferimento al sociale o si parlava di sociale senza riferimento alla prassi. Nell'ottàva Tesi, invece, è posto I'accento sul fondamento sociale dell'attività umana, sul fatto che tutte le sue manifestazioni sono sociali, appartengono ad un'attività che, essendo esercitata dall'uomo, è pratica. In sostanza, anche la forma più apparentemente privata e individuale della nostra esistenza è in realtà sociale perché sottoposta alle condizioni create dal lavoro di generazioni di uomini, dai loro commerci, dai loro scambi, dai loro modi di vivere e di riprodursi, di sentire e di parlare. b) Il nesso teoria-prassi. La teoria, attraverso i misteri, perviene al misticismo; questo fatto è reso possibile da due errori fondamentali: 1) la teoria non comprende la natura della vita sociale; 2) la teoria persiste a tal punto nell'incomprensione che si preclude qualsiasi strada per scoprire la vita sociale. In sintesi, si parte dalla convinzione che siamo noi ad ingannarci sulla realtà per arrivare alla conclusione che sia la realtà ad ingannare noi; in questo modo vediamo ovunque dei misteri o dei mistici proprio come Feuerbach, il primo, comunque, a dimostrare il fondamento speculativo e mistico della filosofia. Questa deriva mistica conduce di filato all'ideologia che si fonda sulle illusioni, sui misteri, sui segreti, sulle mistificazioni, sui feticci, sui trucchi, sui fantasmi e sugli spettri. Di questo misticismo, che nulla spartisce con la teoria, si è nutrita, secondo Marx, tutta la filosofia a lui precedente, tutta la presunta teoria a lui precedente; la teoria come la intende Marx è conoscenza oggettiva che ha, come recita la Tesi VIII, la pratica umana, la prassi quale sua origine e suo oggetto. c) La nuova razionalità della prassi. Essa consiste nello stretto legame che si stabilisce fra teoria e prassi, anzi è proprio questa nuova razionalità che lega la teoria alla prassi. AI di sotto dei misteri richiamati nell'ottava Tesi, la teoria mette a nudo contraddizioni che risolve praticamente. Per esemplificare, riassumendo le parole di Marx, la coscienza è un prodotto sociale che esiste da quando l'uomo è comparso sulla terra; eppure gli uomini non si pongono che quei problemi a cui possono trovare una soluzione. Il nesso fra teoria e prassi è posto nei termini della mediazione dalla quale scaturisce il processo della conoscenza. Ancora più chiaramente, Marx afferma che I'uomo deve appropriarsi del concreto per riprodurlo "sotto la forma del concreto pensato" o "del procedimento del pensiero astratto, che si eleva dal semplice al concreto" e "riflette così il processo storico reale." In questo modo il rapporto tradizionale fra teoria e prassi è completamente sconvolto in quanto la prassi non è più semplice riduzione al puro fare empirico, quotidiano e contingente a cui la teoria dovrebbe rapportarsi; essa è la produzione materiale da parte degli uomini della loro esistenza, del loro pensiero; è storia reale. La teoria non è più speculazione, non è più misticismo; nasce con la prassi e con essa interagisce. Sorge sponatanea la domanda, che a ben vedere, è anche una riflessione: cosa fa Marx di diverso rispetto a tutti quei pensatori, da Platone a Cartesio fino a Kant e Hegel, che si sono posti il problema del nesso fra la teoria e la prassi e della realizzazione della prima nella seconda? A prima vista nulla, se si sostiene che la prassi sia estranea ai rapporti sociali; ma poiché per Marx non è così, in quanto la pratica e i rapporti sociali sono la stessa cosa, allora una differenza c'è: la prassi non è più la pura e semplice applicazione della teoria, ma essa è inseparabile dalla teoria, fa parte di quello stesso processo all'interno del quale teoria e prassi erano stati sempre considerati come elementi distanti differenti. Attraverso la distinzione tra vecchio e nuovo materialismo, operata nelle Tesi IX e X, Marx procede a un ultteriore chiarimento del concetto di prassi quale era stato descritto nella Tesi appena presa in esame. Nella Tesi IX Marx specifica i soggetti dell'intuizione, che coniuga sensibilità e attività pratica, individuandoli negli individui singoli che si muovono nella società civile-borghese. Tali individui, atomizzati e separati, vivono nella sempiterna ambiguità di essere membri della società e, ad un tempo, base di uno Stato che è espressione del dominio della borghesia; questa ambiguità è il risultato del vecchio materialismo che, non cogliendo le condizioni materiali della società civile-borghese, si ferma ad una sua rappresentazione ideologica. Compito del nuovo materialismo è svelare il mistero del dominio borghese: i lavoratori che, mentre producono, diventato essi stessi delle merci; il lavoro alienato che rende l'uomo estraneo a se stesso e alla natura; il capitale che è l'esistenza del lavoratore, un'esistenza però astratta, non autentica; la vita che, nella realtà, è la vita della proprietà. Questa, secondo Marx, è la realtà che viene svelata dal nuo vo materialismo, il cui obiettivo è la società umana o l'umanità sociale (Tesi X) in cui si realizzi la reciprocità e l'identità di umano e sociale. Il nuovo materialismo dà vita a quel movimento pratico che, dopo aver analizzato le condizioni reali, le rivoluziona nel mentre lotta contro Iil dominio della borghesia; è un movimento pratico in quanto, attraverso la prassi rivoluzionaria, crea l'accordo fra la coscienza degli uomini e il loro essere sociale; questo movimento pratico è il comunismo che, pur non essendo mai esplicitamente menzionato nelle Tesi, è chiaramente sottinteso nell'undicesima dove dall'interpretazione del mondo, appannaggio della teoria puramente critica e del vecchio materialismo, si passa al suo cambiamento, appannaggio della teoria critico-pratica e del nuovo materialismo. Rinascita, 25.03.2005 |