Tesi 
                      di Lione
                     Forze 
                  motrici e prospettive della rivoluzione
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              19. 
                Le forze motrici della rivoluzione italiana, come risulta ormai 
                dalla nostra analisi sono, in ordine alla loro importanza, le 
                seguenti:
                
  
                1) 
                  la classe operaia e il proletariato agricolo; 
  
                2) 
                  i contadini del Mezzogiorno e delle Isole e i contadini delle 
                  altri parti d'Italia.   
                Lo 
                  sviluppo e la rapidità del processo rivoluzionario non 
                  sono prevedibili al di fuori di una valutazione di elementi soggettivi: 
                  cioè dalla misura in cui la classe operaia riuscirà 
                  ad acquistare una propria figura politica, una coscienza di classe 
                  decisa e una indipendenza da tutte le altre classi, dalla misura 
                  in cui essa riuscirà a organizzare le sue forze, cioè 
                  a esercitare di fatto un'azione di guida degli altri fattori in 
                  prima linea a concretare politicamente la sua alleanza con i contadini? 
                  Si può affermare in generale, e basandosi del resto sulla 
                  esperienza italiana, che dal periodo della preparazione rivoluzionaria 
                  si entrerà in un periodo rivoluzionario "immediato" 
                  quando il proletariato industriale e agricolo del settentrione 
                  sarà riuscito a riacquistare, per lo svolgimento della 
                  situazione oggettiva e attraverso una serie di lotte particolari 
                  e immediate, un alto grado di organizzazione e di combattività. 
  
                Quanto 
                  ai contadini, quelli del Mezzogiorno e delle Isole devono essere 
                  posti in prima linea tra le forze su cui deve contare la insurrezione 
                  contro la dittatura industriale-agraria, per quanto non si debba 
                  attribuir loro, all'infuori di un'alleanza col proletariato, una 
                  importanza risolutiva. L'alleanza tra essi e gli operai è 
                  il risultato di un processo storico naturale e profondo, favorito 
                  da tutte le vicende dello Stato italiano. Per i contadini delle 
                  altre parti d'Italia il processo di orientamento verso l'alleanza 
                  col proletariato è più lento e dovrà essere 
                  favorito da una attenta azione politica del partito del proletariato. 
                  I successi già ottenuti in Italia in questo campo indicano 
                  del resto che il problema di rompere l'alleanza dei contadini 
                  con le forze reazionarie deve essere posto, per gran parte, anche 
                  in altri paesi dell'Europa occidentale, come problema di distruggere 
                  la influenza della organizzazione cattolica sulle masse rurali.
  
                20. 
                  Gli ostacoli allo sviluppo della rivoluzione, oltre che dati dalla 
                  pressione fascista, sono in relazione con la varietà dei 
                  gruppi in cui la borghesia si divide. Ognuno di questi gruppi 
                  si sforza di esercitare una influenza sopra una sezione della 
                  popolazione lavoratrice per impedire che si estenda la influenza 
                  del proletariato, o sul proletariato stesso per fargli perdere 
                  la sua figura e autonomia di classe rivoluzionaria. Si costituisce 
                  in questo modo una catena di forze reazionarie, la quale partendo 
                  dal fascismo comprende i gruppi antifascisti che non hanno grandi 
                  basi di massa (liberali), quelli che hanno una base nei contadini 
                  e nella piccola borghesia (democratici, combattenti, popolari, 
                  repubblicani), e in parte anche negli operai (partito riformista), 
                  e quelli che avendo una base proletaria tendono a mantenere le 
                  masse operaie in una condizione di passività e far loro 
                  seguire la politica di altre classi (partito massimalista). 
  
                Anche 
                  il gruppo che dirige la Confederazione del lavoro deve essere 
                  considerato a questa stregua, cioè come il veicolo di una 
                  influenza disgregatrice di altre classi sopra i lavoratori. Ognuno 
                  dei gruppi che abbiamo indicati tiene legata a sé una parte 
                  della popolazione lavoratrice italiana. La modificazione di questo 
                  stato di cose è soltanto concepibile come conseguenza di 
                  una sistematica e ininterrotta azione politica della avanguardia 
                  proletaria organizzata nel Partito comunista. Una particolare 
                  attenzione deve essere data ai gruppi e partiti i quali hanno 
                  una base di massa, o cercano di formarsela come partiti democratici 
                  o come partiti regionali, nella popolazione agricola del Mezzogiorno 
                  e delle Isole (Unione nazionale, partiti d'azione sardo, molisano, 
                  irpino, ecc.). 
  
                Questi 
                  partiti non esercitano una influenza diretta sul proletariato, 
                  ma sono un ostacolo alla realizzazione della alleanza tra operai 
                  e contadini. Orientando le classi agricole del Mezzogiorno verso 
                  una democrazia rurale e verso soluzioni democratiche regionali, 
                  essi spezzano l'unità del processo di liberazione della 
                  popolazione lavoratrice italiana, impediscono ai contadini di 
                  condurre a un esito la loro lotta contro lo sfruttamento economico 
                  e politico della borghesia e degli agrari, e preparano la trasformazione 
                  di essi in guardia bianca della reazione. Il successo politico 
                  della classe operaia è anche in questo campo in relazione 
                  con l'azione politica del partito e del proletariato.
  
                21. 
                  La possibilità di abbattimento del regime fascista per 
                  una azione di gruppi antifascisti sedicenti democratici esisterebbe 
                  solo se questi gruppi riuscissero, neutralizzando l'azione del 
                  proletariato, a controllare un movimento di masse fino a poterne 
                  frenare gli sviluppi. La funzione della opposizione borghese democratica 
                  è invece quella di collaborare col fascismo nell'impedire 
                  la riorganizzazione della classe operaia e la realizzazione del 
                  suo programma di classe. In questo senso un compromesso tra fascismo 
                  e opposizione borghese è in atto e ispirerà la politica 
                  di ogni formazione di "centro" che sorga dai rottami 
                  dell'Aventino. 
  
                La 
                  opposizione potrà tornare ad essere protagonista dell'azione 
                  di difesa del regime capitalista solo quando la stessa compressione 
                  fascista più non riuscirà a impedire lo scatenamento 
                  dei conflitti di classe, e il pericolo di una insurrezione di 
                  proletari e della sua saldatura con una guerra di contadini apparirà 
                  grave e imminente. La possibilità di ricorso della borghesia 
                  e del fascismo stesso al sistema della reazione celata dalla apparenza 
                  di un "governo di sinistra" deve quindi essere continuamente 
                  presente nelle nostre prospettive, (divisione di funzioni tra 
                  fascismo e democrazia, Tesi del V Congresso mondiale).
  
                22. 
                  Da questa analisi dei fattori della rivoluzione e delle sue prospettive 
                  si deducono i compiti del Partito comunista. Ad essa devono essere 
                  collegati i criteri della sua attività organizzativa e 
                  quelli della sua azione politica. Da essa discendono le linee 
                  direttive e fondamentali del suo programma. 
                   
                  Compiti 
                    fondamentali del Partito comunista
  
                23. 
                  Dopo aver resistito vittoriosamente alla ondata reazionaria che 
                  voleva sommergerlo (1923), dopo aver contribuito con la propria 
                  azione a segnare un primo punto di arresto nel processo di dispersione 
                  delle forze lavoratrici (elezioni del 1924), dopo aver approfittato 
                  della crisi Matteotti per riorganizzare una avanguardia proletaria 
                  che si è opposta con notevole successo al tentativo di 
                  istaurare un predominio piccolo-borghese nella vita politica (Aventino) 
                  e aver poste le basi di una reale politica contadina del proletariato 
                  italiano, il partito si trova oggi nella fase della preparazione 
                  politica della rivoluzione. Il suo compito fondamentale può 
                  essere indicato da questi tre punti:
  
                1) 
                  organizzare e unificare il proletariato industriale e agricolo 
                  per la rivoluzione; 
  
                2) 
                  organizzare e mobilitare attorno al proletariato tutte le forze 
                  necessarie per la vittoria rivoluzionaria e per la fondazione 
                  dello Stato operaio; 
  
                3) 
                  porre al proletariato e ai suoi alleati il problema della insurrezione 
                  contro lo Stato borghese e della lotta per la dittatura proletaria 
                  e guidarli politicamente e materialmente alla soluzione di esso 
                  attraverso una serie di lotte parziali.
  
                         
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