Claudio Natoli Gramsci in carcere: le campagne per la liberazione, il partito, l'Internazionale
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1. La storiografia gramsciana ha conosciuto in Italia negli anni piú recenti una rinnovata fioritura, che ha arricchito il patrimonio delle conoscenze su alcune fasi essenziali della biografia del comunista sardo e ha aperto campi di ricerca in precedenza inesplorati. Si è trattato di una netta inversione di tendenza rispetto ad un periodo di eclissi del pensiero e dell'opera di Gramsci prolungatosi per gran parte degli anni Ottanta, che ha coinciso proprio con il momento in cui al di fuori d'Italia se ne scopriva la ricchezza, l'originalità e la rinnovata attualità anche in riferimento all'analisi critica della società contemporanea: basti pensare all'interesse suscitato dalla pubblicazione negli Stati Uniti e nella Germania federale dell'edizione critica dei Quaderni del carcere. C'è da chiedersi a questo proposito in quale misura la caduta di interesse politico-culturale per l'opera di Gramsci non sia stata in Italia anche il sintomo di una crisi di identità che ha investito nel decennio trascorso l'insieme della sinistra italiana, del declino della cultura storica e del privilegiamento di modelli interpretativi tratti direttamente dalla politologia e proiettati esclusivamente sul presente, proprio in una fase in cui si assisteva all'emergere di una nuova destra che tendeva, attraverso l'uso manipolatorio dei mass media, ad espungere dalla storia d'Italia l'intera tradizione comunista, ad azzerare nella coscienza collettiva la memoria dell'antifascismo e della Resistenza e a delegittimare per questa via le basi stesse della Costituzione repubblicana.
Gli studi su Gramsci avevano conosciuto a partire dalla metà degli anni Sessanta una stagione di grande ricchezza, che era andata di pari passo con la nascita e lo sviluppo di una storiografia scientifica sul Pci e sul movimento comunista, avviatosi anche grazie all'apertura degli archivi, e che aveva comportato un profondo rinnovamento complessivo delle interpretazioni e delle metodologie della ricerca. Di particolare rilevanza era stata in questo contesto la revisione critica del paradigma, profondamente radicato nella tradizione comunista, della continuità della linea politica del gruppo dirigente del Pci e segnatamente tra Gramsci e Togliatti, anche se esso avrebbe continuato ad informare un filone non certo marginale degli studi sul Pci. Si era aperta cosí la strada a un approfondimento critico della figura e dell'opera di Gramsci, del suo contributo autonomo e dei suoi rapporti con il Pcd'I, con la politica dell'Internazionale comunista (Ic) e del partito sovietico negli anni Venti e Trenta, con particolare riferimento ai caratteri originali del nuovo gruppo dirigente del partito e dell'elaborazione teorico-politica alla base delle Tesi di Lione, ma anche alle lacerazioni e alle fratture che avevano accompagnato la degenerazione della lotta politica al vertice del partito russo e l'affermazione dello stalinismo 1. Al centro dell'attenzione si erano collocati in questo contesto il dissenso radicale espresso da Gramsci nei confronti dei metodi di direzione della maggioranza Bucharin-Stalin (espressa nella celebre lettera dell'ottobre 1926), e successivamente, della critica da lui rivolta all'intera politica della « svolta» ed alla linea « classe contro classe». 2 Parallelamente, anche a seguito della pubblicazione dell'edizione critica dei Quaderni del carcere 3, si era assistito al definitivo superamento dell'interpretazione di Gramsci come massimo esponente della tradizione nazionalpopolare italiana in un quadro di compatibilità con l'ortodossia marxista-leninista, che aveva peraltro subito un processo di progressiva erosione a partire dagli anni successivi al 1956 4. L'attenzione degli studiosi si spostava in questa nuova fase sul tema della centralità nel pensiero di Gramsci della tematica delle differenze tra Oriente e Occidente, dell'egemonia e del rapporto tra Stato e società civile 5, nonché sull'attualità e la ricchezza della categoria della « rivoluzione passiva» come chiave di lettura privilegiata della « grande crisi» del '29, dei fenomeni dell'americanismo e del fordismo, dei processi di rifondazione delle istituzioni borghesi avviatisi nell'ambito dei sistemi capitalistici piú avanzati e dello stesso fascismo 6. Nello stesso tempo si approfondivano l'originalità del marxismo di Gramsci e il suo rapporto con l'eredità leniniana, nonché il suo tentativo di rifondare la « filosofia della praxis» sulla base del superamento non solo dell'eredità della II Internazionale (ivi compreso l'ultimo Engels), ma anche della regressione « economico-corporativa» segnata dal corpus dottrinario del marxismo-leninismo dell'epoca staliniana. 7
Era aperta cosí la strada per una ricostruzione complessiva della biografia di Gramsci estesa anche agli anni del carcere, al di là della cortina di silenzi e di reticenze o dell'immagine « monumentale» tramandata dalla tradizione di partito, ed attenta alla ricostruzione dei rapporti difficili e contrastati con il centro estero del Pcd'I e con l'Ic. Questi aspetti, dopo il lavoro pionieristico di Giuseppe Fiori 8, venivano approfonditi dagli studi di Paolo Spriano 9, anche sulla scorta del contributo essenziale fornito dalle testimonianze di Athos Lisa 10, di Umberto Terracini e 11 di altri protagonisti di quel tempo. Un punto di approdo di questo nuovo ciclo di ricerche era costituito nel 1977 dal lavoro di Spriano Gramsci in carcere e il partito 12, che ripercorreva sulla base di una documentazione archivistica in larga parte inedita le varie fasi della detenzione di Gramsci e i suoi rapporti con il gruppo dirigente del Pcd'I dal 1926 al 1937, ivi compresi i nodi piú delicati e controversi (dalla lettera di Grieco del 1928, al dissenso sulla « svolta» e sulla Costituente, al drammatico isolamento politico e personale che ne era derivato) e sollevava nel contempo altre questioni di centrale rilevanza, come le pratiche avviate per la modifica del regime carcerario di Gramsci, le iniziative in suo favore intraprese dai vertici dell'Ic e dal governo sovietico, le campagne condotte all'estero per la sua liberazione. Con questo lavoro, da lui definito di « inchiesta storiografica» , Spriano aveva il merito di affrontare con equilibrio e senza alcuna concessione di tipo « scandalistico» una questione « difficile, controversa, rimasta finora piena di ombre, campo di dispute e di illazioni». 13 Tuttavia, la documentazione da lui utilizzata permetteva di fornire una risposta attendibile solo relativamente al primo ordine di problemi, mentre le pur utili indicazioni riguardanti le altre tematiche restavano allo stato frammentario o richiedevano ulteriori sostanziali approfondimenti. Ma a questo punto ci si scontrava con il problema del reperimento di nuove fonti documentarie, custodite in altri fondi non ancora accessibili agli studiosi, a cominciare dagli archivi del Comintern e delle organizzazioni collaterali, del partito sovietico e del ministero degli Esteri dell'Urss.
Non si può affermare che questa via sia stata praticata con determinazione e convinzione negli anni successivi, pur tenendo conto delle difficoltà derivanti dal pesante clima di rinnovata « glaciazione» calato sull'Urss al tramonto del regime brezneviano. La ricerca gramsciana si arricchiva cosí nel corso degli anni Ottanta di rilevanti contributi sul contenuto teorico, sulla struttura e sulla scansione cronologica dei Quaderni del carcere 14, ma non registrava alcun sostanziale progresso sulle questioni lasciate irrisolte dallo studio di Spriano, che veniva ristampato ad undici anni di distanza senza modificazioni di rilievo, se si astrae dall'inserimento di una nuova piú ampia appendice documentaria. La ripresa degli studi su Gramsci in carcere risale in Italia alla fine degli anni Ottanta ed ha coinciso con un rinnovato impegno della Fondazione Istituto Gramsci sul terreno della storia del movimento comunista che ha assunto il carattere di una coraggiosa scelta controcorrente. Essa si è tradotta nella ripresa dell'azione per il recupero degli archivi del Pci custoditi a Mosca, nel progetto, attualmente in fase di attuazione, della nuova edizione nazionale delle opere di Gramsci, nella promozione di ricerche, nella valorizzazione e nella pubblicazione di nuovi documenti relativi agli anni del carcere provenienti da fondi depositati presso la Fondazione ed in precedenza inesplorati. Il complesso di questi materiali permette non solo di chiarire singoli episodi sino a tempi recentissimi rimasti oscuri o controversi, ma offre la possibilità di ricostruire nei dettagli le varie fasi della detenzione di Gramsci, i diversi soggetti e il complesso intreccio di relazioni che ruotarono attorno alla sua persona, di riesaminare in una luce nuova i rapporti con il partito e le iniziative per salvare la sua vita e per ottenerne la liberazione. Di particolare interesse si è rivelato a questo proposito il ruolo svolto da due figure in precedenza ingiustamente relegate (o autorelegatesi) nell'ombra, i due principali tramiti del comunista prigioniero con il mondo esterno e con il centro estero del Pcd'I: Tania Schucht, che assunse su di sé tutto il carico dell'assistenza morale e materiale di Gramsci divenendone la principale interlocutrice sul piano personale e umano e facendo di questa opera lo scopo principale della propria vita 15, e l'economista di Cambridge Piero Sraffa. I loro carteggi e le corrispondenze con i familiari, in precedenza trascurati ed ora finalmente resi accessibili agli studiosi 16, si sono rivelati una fonte di inestimabile valore per restituirci quella dimensione soggettiva di Gramsci che era stata relegata nell'ombra da una lettura esclusivamente politica del suo pensiero e della sua opera, per ricondurci alla durezza estrema della vita carceraria, alla lotta quotidiana contro l'inesorabile deteriorarsi delle risorse fisiche e morali e per conservare la pienezza delle facoltà umane e intellettuali, al senso di isolamento politico e personale, al vanificarsi dei legami familiari, alle attese e alle disillusioni, alle tensioni e ai conflitti che sempre piú pesantemente contrassegnarono gli ultimi anni della sua detenzione. Ma al tempo stesso, questi documenti forniscono una quantità di informazioni e di indizi che permettono per la prima volta di tracciare un quadro sufficientemente completo, vivo e attendibile degli ultimi anni della vita di Gramsci, delle azioni progettate e di quelle portate a termine, dei suoi rapporti con i familiari e con il partito.
1995
* Desidero rivolgere un sincero ringraziamento a Giuseppe Vacca, Silvio Pons, Marcello Forti e Chiara Daniele, per l'incoraggiamento e il sostegno durante lo svolgimento di questa ricerca (Ministero dell'Università della ricerca scientifica e tecnologica, 40%).
1 Per una rassegna critica di questa fase degli studi si veda M.L. Salvadori, Gramsci e il problema storico della democrazia, Torino, 1970, pp. 154-185.
2 Tra i lavori piú significativi si veda F. Sbarberi, I comunisti italiani e lo Stato 1929-1944, Milano, 1980.
3 A. Gramsci, Quaderni del carcere, edizione critica dell'Istituto Gramsci, a cura di V. Gerratana, Torino, 1975.
4 Cfr. G. Vacca, L'interpretazione di Gramsci nel secondo dopoguerra, ora in Id., Togliatti sconosciuto, Roma, 1994, pp. 196-200.
5 Su questo punto cfr. G.C. Jocteau, Leggere Gramsci. Guida alle interpretazioni, Milano, 1977, pp. 96-154.
6 Di grande interesse su questi temi è il contributo di F. De Felice, Rivoluzione passiva, fascismo, americanismo in Gramsci, in Politica e storia in Gramsci, a cura di F. Ferri, vol. I, Roma, 1977, pp. 161-220.
7 Tra i lavori piú significativi si vedano L. Paggi, La teoria generale del marxismo in Gramsci, ora in Id., Le strategie del potere in Gramsci, Roma, 1984, pp. 427-498; Ch. Buci-Glucksmann, Gramsci e lo Stato, Roma, 1976 (ed. or. Paris, 1975).
8 G. Fiori, Vita di Antonio Gramsci, Bari, 1965.
9 P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, II, Gli anni della clandestinità, Torino, 1969, pp. 262-287.
10 A. Lisa, Memorie. Dall'ergastolo di Santo Stefano alla casa Penale di Turi di Bari, Milano, 1973.
11 U. Terracini, Sulla svolta. Carteggio clandestino dal carcere 1930-31-32, a cura di A. Coletti, Milano, 1975.
12 P. Spriano, Gramsci in carcere e il partito, Roma, 1977.
13 Dalla premessa di P. Spriano alla nuova edizione del libro (Roma, 1988), p. 7.
14 Tra questi contributi si segnalano G. Francioni, L'officina gramsciana. Ipotesi sulla struttura dei « Quaderni del carcere», Napoli, 1984; G. Vacca, Gramsci e Togliatti, Roma, 1991, pp. 5-114.
15 A. Natoli, Antigone e il prigioniero. Tania Schucht lotta per la vita di Gramsci, Roma, 1990.
16 P. Sraffa, Lettere a Tania per Gramsci, a cura di V. Gerratana, Roma, 1991; T. Schucht, Lettere ai familiari, a cura di M. Paulesu Quercioli, Roma, 1991.
da Studi Storici, n. 2, aprile-giugno 1995
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