Con
questo scritto il Partito Comunista Cinese avviò la durissima
polemica che portò alla rottura coi partiti comunisti dell'Occidente
e con il PCUS. Lo riproduciamo, ovviamente, solo per documentare
quel profondo scontro ideologico.
LE DIVERGENZE TRA IL COMPAGNO TOGLIATTI E NOI
(dicembre
1962)
Il
Partito Comunista Italiano è un partito con una gloriosa
storia di lotta nei ranghi del movimento comunista internazionale.
Nelle loro lotte valorose sia durante i tenebrosi anni del dominio
di Mussolini sia durante i difficili anni della Seconda guerra
mondiale e dopo, i comunisti italiani e il proletariato italiano
hanno conseguito ammirevoli successi. I comunisti cinesi e il
popolo cinese hanno sempre tenuto in alta considerazione i compagni
del Partito Comunista Italiano e il popolo italiano.
In conformità con la sua coerente posizione di rafforzare
l’amicizia con i partiti fratelli, il Partito Comunista Cinese inviò suoi rappresentanti ad assistere al decimo
Congresso del Partito Comunista Italiano, che si tenne al principio
di dicembre, su invito di quest’ultimo. Noi avevamo sperato
che questo congresso avrebbe aiutato a rafforzare non solo la
comune lotta contro l’imperialismo e in difesa della pace
mondiale, ma anche l’unità del movimento comunista
internazionale.
Ma a questo congresso, con nostro rammarico e contro le nostre
speranze, il compagno Togliatti e alcuni altri dirigenti del Partito Comunista Italiano hanno rudemente attaccato il Partito Comunista Cinese e altri partiti fratelli su una serie di importanti questioni
di principio. Essi hanno fatto ciò in violazione dei principi
che guidano le relazioni tra partiti fratelli fissati nella prima
e seconda Dichiarazione di Mosca e in spregio degli interessi
della lotta unitaria del movimento comunista internazionale contro
il nemico.
Il rappresentante del Partito Comunista Cinese al congresso fu
costretto a dichiarare solennemente nel suo discorso di saluto,
che noi non eravamo d’accordo con gli attacchi e le calunnie
dirette contro il Partito Comunista Cinese da Togliatti e da alcuni
altri dirigenti del Partito Comunista Italiano. Nonostante ciò,
Togliatti e alcuni altri dirigenti del Partito Comunista Italiano
“respinsero con grande fermezza” le opinioni avanzate
dal rappresentante del Partito Comunista Cinese, continuarono
i loro attacchi al Partito Comunista Cinese e ad altri partiti
fratelli e persistettero nel condurre “il dibattito in pubblico”.
Così il decimo Congresso del Partito Comunista Italiano
diventò parte rilevante della controcorrente di recente
apparsa che va contro il marxismo-leninismo e che rompe l’unità
del movimento comunista internazionale.
In tali circostanze, noi non possiamo rimanere silenziosi, ma
dobbiamo pubblicamente rispondere agli attacchi contro di noi
condotti dal compagno Togliatti e da alcuni altri compagni; né
possiamo rimanere silenziosi circa le vedute da essi espresse,
che contravvengono ai principi fondamentali del marxismo-leninismo
e ai principi rivoluzionari della prima e della seconda Dichiarazione
di Mosca, ma dobbiamo pubblicamente commentare tali vedute. Noi
desideriamo dire francamente che su un certo numero di fondamentali
questioni del marxismo-leninismo esistono differenze di principio
tra il compagno Togliatti e alcuni altri dirigenti del Partito Comunista Italiano da una parte e noi dall’altra.
Dopo aver letto la relazione di Togliatti, il discorso conclusivo
al decimo Congresso del Partito Comunista Italiano e le tesi del
congresso, non si può fare a meno di pensare che egli e
alcuni altri dirigenti del Partito Comunista Italiano si stanno
allontanando sempre più dal marxismo-leninismo. Sebbene
il compagno Togliatti e alcuni altri abbiano, come al solito,
coperto le loro reali posizioni con l’uso di un linguaggio
oscuro, ambiguo e scarsamente intellegibile, una volta tolto questo
velo sottile, l’essenza delle loro posizioni diviene chiara.
Essi nutrono le più grandi illusioni circa l’imperialismo,
essi negano il fondamentale antagonismo tra i due sistemi mondiali
del socialismo e del capitalismo e il fondamentale antagonismo
tra l’oppressore e le nazioni oppresse; in luogo della lotta
di classe internazionale e della lotta antimperialista essi sostengono
la collaborazione di classe internazionale e la creazione di un
“nuovo ordine mondiale”. Essi hanno profonde illusioni
circa i capitalisti monopolisti in patria, essi confondono due
tipi di dittatura di classe largamente differenti: la dittatura
borghese e la dittatura proletaria e predicano il riformismo borghese,
o “riforme di struttura” come essi le chiamano, quale
sostituto della rivoluzione proletaria. Essi affermano che i principi
fondamentali del marxismo-leninismo sono diventati antiquati e
manomettono le teorie marxiste-leniniste sull’imperialismo,
la guerra e la pace, lo Stato e la rivoluzione, la rivoluzione
proletaria e la dittatura proletaria. Essi abbandonano i principi
rivoluzionari della prima e della seconda Dichiarazione di Mosca;
essi ripudiano le leggi universali della rivoluzione proletaria
o, in altre parole, il significato universale della strada della
Rivoluzione d’Ottobre e descrivono la “via italiana”,
che è l’abbandono della rivoluzione, come una “linea
comune per l’intero movimento comunista internazionale”.
In ultima analisi, la posizione presa da Togliatti e da alcuni
altri dirigenti del Partito Comunista Italiano si condensa in
questo: i popoli dei paesi capitalisti non dovrebbero fare la
rivoluzione, le nazioni oppresse non dovrebbero condurre lotte
per ottenere la liberazione e i popoli del mondo non dovrebbero
lottare contro l’imperialismo. In realtà, tutto ciò
soddisfa esattamente le esigenze degli imperialisti e dei reazionari.
In questo articolo, non ci proponiamo di discutere tutte le nostre
divergenze con il compagno Togliatti e alcuni altri compagni del
Partito Comunista Italiano. Qui esporremo le nostre vedute solo
su alcune delle importanti questioni in discussione.
1.
Sulla questione della guerra e della pace
Il compagno Togliatti e certi altri compagni non sono d’accordo
con noi, prima di tutto, sulla questione della guerra e della
pace. Nella sua relazione al decimo Congresso del Partito Comunista Italiano, Togliatti ha dichiarato: “Di questo tema si
discusse ampiamente nella conferenza dei partiti operai e comunisti
tenuta a Mosca nell’autunno del 1960. Vennero allora avanzate
dai compagni cinesi alcune posizioni che l’assemblea respinse.”
Egli ha parlato in termini deliberatamente vaghi e non ha menzionato
quali erano le opinioni avanzate dai compagni cinesi. Ma egli
ha poi parlato dell’inevitabilità della guerra come
sorgente delle dispute, il che ha fatto apparire evidente che
stava accusando i comunisti cinesi di non aver fiducia nella possibilità
di evitare una nuova guerra mondiale e di essere “bellicosi”.
Questa accusa portata dal compagno Togliatti e da alcuni altri
compagni contro il Partito Comunista Cinese è completamente
infondata e inventata.
Il Partito Comunista Cinese ha costantemente preso la posizione
di opporsi alla politica imperialista di aggressione e di guerra,
di impedire all’imperialismo di lanciare una nuova guerra
mondiale e di difendere la pace mondiale. Noi abbiamo sempre sostenuto
che fino a quando esiste l’imperialismo, ci sarà
terreno per guerre di aggressione. Il pericolo che l’imperialismo
possa cominciare una guerra mondiale esiste ancora. Ma, per i
nuovi cambiamenti che sono avvenuti nell’equilibrio delle
forze di classe internazionali, è possibile alle forze
della pace del mondo impedire all’imperialismo di lanciare
una nuova guerra mondiale, a condizione che stiano insieme, formino
un fronte unito contro la politica di aggressione e di guerra
seguita dagli imperialisti capeggiati dagli Stati Uniti e conducano
lotte risolute. Se l’imperialismo osasse assumersi il rischio
d’imporre una nuova guerra mondiale ai popoli del mondo,
tale guerra finirebbe inevitabilmente con la distruzione dell’imperialismo
e la vittoria del socialismo. Noi affermammo queste vedute alle
riunioni di Mosca del 1957 e del 1960. Le due riunioni di Mosca
inclusero queste nostre opinioni nei documenti comuni che furono
approvati e non le respinsero, come invece afferma Togliatti.
Poiché Togliatti e certi altri compagni sanno molto bene
qual è la posizione del Partito Comunista Cinese sul problema
della guerra e della pace, perché continuano a distorcere
e attaccare questa posizione? Quali sono le reali differenze tra
loro e noi?
Esse sono manifeste principalmente nelle tre seguenti questioni.
1. In primo luogo il Partito Comunista Cinese sostiene che la
sorgente della moderna guerra è l’imperialismo. La
principale forza di guerra e di aggressione è l’imperialismo
degli Stati Uniti, il più malvagio nemico di tutti i popoli
del mondo. Allo scopo di difendere la pace mondiale è necessario
denunciare la politica imperialista di aggressione e di guerra,
incessantemente e fino in fondo e fare appello ai popoli del mondo
perché mantengano un alto grado di vigilanza.
Il fatto che le forze del socialismo, della liberazione nazionale,
della rivoluzione popolare e della pace mondiale abbiano superato
le forze dell’imperialismo e della guerra non ha cambiato
la natura aggressiva dell’imperialismo e non può
cambiarla. Il blocco imperialista, capeggiato dagli Stati Uniti,
è impegnato in forsennati armamenti e preparativi di guerra
e sta minacciando la pace mondiale.
Coloro che attaccano il Partito Comunista Cinese affermano calunniosamente
che la nostra instancabile denuncia dell’imperialismo, e
specialmente della politica di aggressione e di guerra dell’imperialismo
degli Stati Uniti, mostra sfiducia nella possibilità di
evitare una guerra mondiale: in realtà ciò cui queste
persone si oppongono è la denuncia dell’imperialismo.
In molte occasioni essi si sono pubblicamente opposti alla denuncia
dell’imperialismo. Sebbene essi ammettano a parole che la
natura dell’imperialismo non è cambiata in realtà
essi abbelliscono l’imperialismo in cento e una maniera
e diffondono illusioni sull’imperialismo, e specialmente
sull’imperialismo degli Stati Uniti, tra le masse popolari.
Si ricorderà che tre anni fa, dopo le “Conversazioni
a Camp David”, alcune persone nel movimento comunista internazionale
parlarono molto del sincero desiderio di pace di Eisenhower, dicendo
che questo caporione dell’imperialismo degli Stati Uniti
era interessato alla pace proprio quanto noi. Si ricorderà
anche che quando Eisenhower arrivò in Italia, nel suo viaggio
europeo del dicembre 1959, alcuni compagni del Partito Comunista Italiano si spinsero fino ad affiggere manifesti, distribuire
manifestini e organizzare una cerimonia di benvenuto, sollecitando
tutti i partiti politici italiani e la popolazione di tutte le
categorie a porgergli il “saluto”.
Una delle parole d’ordine di benvenuto suonava così:
“I comunisti romani salutano Dwigh D. Eisenhower e,
a nome di duecentocinquantamila elettori della capitale della
Repubblica italiana, esprimono la fiducia e la volontà
che non sia delusa la grande speranza di pace accesa nell’animo
di tutti i popoli dall’incontro tra il presidente degli
Stati Uniti e il primo ministro dell’Unione Sovietica.”
Questo “saluto” fu pubblicato ne l’Unità
del 4 dicembre 1959.
Adesso noi sentiamo dire ancora da alcune persone che Kennedy
è anche più interessato di Eisenhower alla pace
mondiale e che Kennedy ha mostrato il suo interesse per il mantenimento
della pace durante la crisi nei Caraibi.
Si vorrebbe chiedere: “Questo modo di abbellire l’imperialismo
degli Stati Uniti è la corretta politica per difendere
la pace del mondo? Le incursioni nell’Unione Sovietica di
aeroplani spia inviati dall’amministrazione Eisenhower,
l’aggressione di Cuba da parte dell’amministrazione
Kennedy, gli altri cento e uno atti di aggressione in tutto il
mondo da parte dell’imperialismo degli Stati Uniti e le
sue minacce alla pace mondiale: non ha tutto ciò ripetutamente
confermato la verità che i caporioni dell’imperialismo
degli Stati Uniti non sono angeli di pace ma mostri di guerra?
Queste persone che cercano in continuazione di abbellire l’imperialismo,
non stanno forse deliberatamente ingannando i popoli del mondo?”
È chiaro come il cristallo che se si desse ascolto a quanto
dicono queste persone, l’imperialismo degli Stati Uniti
avrebbe cessato di essere il nemico della pace mondiale e pertanto
non sarebbe necessario combattere contro la sua politica di aggressione
e di guerra. Questa erronea opinione, che va apertamente contro
laprima e la seconda Dichiarazione di Mosca, può solo disorientare
i popoli del mondo amanti della pace, danneggiare la lotta per
la pace nel mondo e aiutare l’imperialismo degli Stati Uniti
a realizzare la sua politica di aggressione e di guerra.
2. In secondo luogo, il Partito Comunista Cinese sostiene che
la pace mondiale si può saldamente salvaguardare solo con
la lotta risoluta contro l’imperialismo capeggiato dagli
Stati Uniti, con il rafforzamento costante del campo socialista
e il rafforzamento costante del movimento nazionale e democratico
in Asia, Africa e America Latina, delle lotte rivoluzionarie popolari
in vari paesi e del movimento in difesa della pace mondiale. Per
conseguire la pace mondiale è necessario fare principalmente
affidamento sulla forza delle masse popolari di tutto il mondo
e sulle loro lotte. Nel corso della lotta per difendere la pace
mondiale, è necessario entrare in negoziati, su una questione
o l’altra, con i governi dei paesi imperialisti, incluso
il governo degli Stati Uniti, allo scopo di diminuire la tensione
internazionale, raggiungendo qualche specie di compromesso e arrivando
a certi accordi, salvo il principio che tali compromessi e accordi
non devono danneggiare i fondamentali interessi del popolo. Comunque,
la pace mondiale non può mai essere raggiunta solo con
i negoziati e in nessun caso dobbiamo riporre le nostre speranze
nell’imperialismo e separarci dalle lotte delle masse.
Coloro che attaccano il Partito Comunista Cinese travisano questo
nostro corretto punto di vista dicendo che mostra mancanza di
fiducia nella possibilità di evitare una guerra mondiale.
In realtà, sono essi a non avere fiducia nella possibilità
di impedire una guerra mondiale facendo affidamento sulla forza
delle masse e sulle loro lotte e sono contrari ad avere fiducia
nelle masse e nelle loro lotte. Essi vogliono che ipopoli del
mondo credano nella “ragionevolezza”, nelle “assicurazioni”
e nelle “buone intenzioni” dell’imperialismo
e ripongano le loro speranze per la pace mondiale sulla “mutua
conciliazione”, sulle “mutue concessioni”, sul
“mutuo accomodamento” e sui “ragionevoli compromessi”
con l’imperialismo. Per mendicare la pace dall’imperialismo,
queste persone non si fanno scrupolo di danneggiare i fondamentali
interessi dei popoli dei vari paesi, gettare a mare i principi
rivoluzionari e persino chiedere che altri sacrifichino anch’essi
i principi rivoluzionari.
Innumerevoli fatti storici provano che la vera pace non può
mai essere raggiunta mendicando la pace dall’imperialismo,
a spese dei fondamentali interessi dei popoli e a spese dei principi
rivoluzionari. Al contrario questo può solo aiutare a gonfiare
l’arroganza degli aggressori imperialisti. Il compagno Fidel
Castro ha giustamente detto che “la via della pace non
è la via del sacrificio o della violazione dei diritti
dei popoli, perché questa è precisamente la via
che porta alla guerra.”
3. In terzo luogo, il Partito Comunista Cinese sostiene che la
lotta per la difesa della pace mondiale, i movimenti di liberazione
nazionale e le lotte rivoluzionarie popolari nei vari paesi si
appoggiano a vicenda e non si possono separare. I movimenti di
liberazione nazionale e le lotte rivoluzionarie popolari sono
una potente forza che indebolisce le forze di guerra imperialiste
e difende la pace mondiale. Più si sviluppano i movimenti
di liberazione nazionale e le lotte rivoluzionarie popolari, meglio
è per la difesa della pace mondiale. I paesi socialisti,
i comunisti di tutti i paesi e tutti i popoli amanti della pace
del mondo devono appoggiare risolutamente i movimenti di liberazione
nazionale e tutte le lotte rivoluzionarie dei popoli nei vari
paesi e devono risolutamente appoggiare le guerre di liberazione
nazionale e le guerre rivoluzionarie popolari.
Tacciando questa nostra corretta opinione come “bellicosa”,
coloro che attaccano il Partito Comunista Cinese pongono, in effetti,
la lotta in difesa della pace mondiale in opposizione ai movimenti
di liberazione nazionale e alle lotte rivoluzionarie popolari
e in opposizione alle guerre nazionali di liberazione e alle guerre
rivoluzionarie dei popoli. Secondo loro, tutto quanto le nazioni
oppresse e i popoli oppressi possono fare è di ricevere
quanto è loro “concesso” dall’imperialismo
e dai reazionari, altrimenti disturberebbero la pace mondiale.
Queste persone asseriscono che se le nazioni oppresse e i popoli
oppressi dovessero opporsi alla guerra controrivoluzionaria con
la guerra rivoluzionaria, quando affrontano la repressione armata
dell’imperialismo e dei reazionari, ciò avrebbe “conseguenze
irreparabili”. Questo loro errato punto di vista può
solo significare che essi si oppongono alla rivoluzione delle
nazioni e dei popoli oppressi e chiedono che queste nazioni e
popoli abbandonino le loro lotte rivoluzionarie e le loro guerre
rivoluzionarie e si sottomettano per sempre al cupo dominio e
all’asservimento dell’imperialismo e della reazione.
I fatti hanno mostrato che ogni vittoria del movimento di liberazione
nazionale e della lotta rivoluzionaria dei popoli colpisce e indebolisce
le forze imperialiste di guerra e rafforza e accresce le forze
della pace nel mondo. Assumere la posizione di temere la rivoluzione
o di opporsi alla rivoluzione, porta come risultato regressi e
sconfitte per i movimenti di liberazione nazionale e per la causa
rivoluzionaria dei popoli e questo danneggerà soltanto
le forze della pace e aumenterà il pericolo che gli imperialisti
comincino una guerra mondiale.
Per concludere: sulla questione di come evitare una guerra mondiale
e salvaguardare la pace mondiale, il Partito Comunista Cinese
è costantemente stato per la risoluta denuncia dell’imperialismo,
per il rafforzamento del campo socialista, per il fermo appoggio
ai movimenti di liberazione nazionale e alle lotte rivoluzionarie
dei popoli, per la più larga alleanza di tutti i paesi
e popoli amanti della pace e, allo stesso tempo, per approfittare
appieno delle contraddizioni tra i nostri nemici e per l’utilizzo
del metodo dei negoziati e di altre forme di lotta. Lo scopo di
questa posizione è precisamente di impedire la guerra mondiale
e mantenere la pace mondiale. Questa posizione è in piena
conformità col marxismo-leninismo e con la prima e la seconda
Dichiarazione di Mosca. È la corretta politica per impedire
la guerra mondiale e per difendere la pace mondiale. Noi persistiamo
in questa corretta politica proprio perché siamo profondamente
convinti che è possibile impedire la guerra mondiale facendo
affidamento sulla lotta combinata di tutte le forze che abbiamo
menzionato sopra. Come può, dunque, questa posizione essere
descritta come mancanza di fiducia nella possibilità di
evitare la guerra mondiale? Come può essere chiamata
“bellicosa”? Ne risulterebbe soltanto una falsa pace
o ne verrebbe addirittura una guerra per i popoli dell’intero
mondo, se voi abbellite l’imperialismo, riponete le vostre
speranze di pace nell’imperialismo, assumete un atteggiamento
passivo o negativo verso i movimenti di liberazione nazionale
e le lotte rivoluzionarie dei popoli e v’inchinate e vi
arrendete all’imperialismo, come vogliono coloro che attaccano
il Partito Comunista Cinese. Questa politica è sbagliata
e tutti i marxisti-leninisti, tutti i popoli rivoluzionari, tutti
i popoli amanti della pace devono risolutamente contrastarla.
2.
Sulla questione delle armi nucleari e della guerra nucleare
Le divergenze che il compagno Togliatti e alcuni altri compagni
hanno con noi sulla questione della guerra e della pace trovano
chiara espressione nei nostri rispettivi atteggiamenti verso le
armi nucleari e la guerra nucleare.
Il Partito Comunista Cinese ha costantemente sostenuto che le
armi nucleari hanno un potere distruttivo senza precedenti e che
sarebbe una calamità senza precedenti per l’umanità
se dovesse scoppiare una guerra nucleare. È precisamente
per questa ragione che noi abbiamo sempre fatto appello per un
completo bando delle armi nucleari, cioè proibizione totale
degli esperimenti, della fabbricazione, della riserva e dell’uso
delle armi nucleari. Il governo cinese ha ripetutamente proposto
la creazione di una zona libera dalle armi atomiche che comprenda
tutti i paesi della regione asiatica e del Pacifico, inclusi gli
Stati Uniti.
Inoltre noi abbiamo sempre attivamente appoggiato tutte le giuste
lotte condotte dai paesi e dai popoli amanti della pace di tutto
il mondo per la messa al bando delle armi nucleari e per impedire
una guerra nucleare. Le affermazioni che il Partito Comunista Cinese sottovaluterebbe il potere distruttivo delle armi nucleari
e vorrebbe trascinare il mondo in una guerra nucleare sono assurde
calunnie.
1. Sulla questione delle armi nucleari e della guerra nucleare,
la prima divergenza tra noi e coloro che attaccano il Partito Comunista Cinese è se i fondamentali principi marxisti-leninisti
sulla guerra e sulla pace sono o no diventati superati da quando
sono apparse le armi nucleari.
Togliatti e alcuni altri credono che l’apparizione delle
armi nucleari “ha cambiato la natura della guerra”
e che “si dovrebbero aggiungere altre considerazioni
alla definizione del giusto carattere di una guerra”.
In realtà essi sostengono che la guerra non è più
la continuazione della politica e che non c’è più
alcuna distinzione tra guerre giuste e guerre ingiuste. In questo
modo essi negano completamente la teoria fondamentale marxista-leninista
sulla guerra e sulla pace. Noi sosteniamo che l’apparire
delle armi nucleari non ha cambiato e non può cambiare
la fondamentale teoria marxista-leninista per quanto riguarda
la guerra e la pace. Nella realtà, le numerose guerre che
sono scoppiate da quando sono apparse le armi nucleari, sono state
tutte la continuazione della politica e abbiamo ancora guerre
giuste e guerre ingiuste. In pratica coloro che sostengono che
non c’è più alcuna distinzione tra guerre
giuste e guerre ingiuste, si oppongono alle guerre giuste, o rifiutano
di appoggiarle, e sono scivolati nella posizione del pacifismo
borghese che si oppone a tutte le guerre.
2. Sulla questione delle armi nucleari e della guerra nucleare,
la seconda divergenza tra noi e coloro che attaccano il Partito Comunista Cinese è se si deve guardare al futuro dell’umanità
con pessimismo o con ottimismo rivoluzionario.
Togliatti e alcuni altri parlano fluentemente di “suicidio
dell’umanità” e della “totale distruzione
dell’umanità”. Essi credono che “sarebbe
vano persino discutere quale potrebbe essere l’orientamento
di questi frammenti di sopravvivenza riguardo all’ordine
sociale”. Noi ci opponiamo fermamente a tali toni pessimisti
e disperati.
Noi crediamo che è possibile raggiungere un completo bando
delle armi nucleari nelle seguenti circostanze: il campo socialista
ha una grande superiorità nucleare, le lotte dei popoli
nei vari paesi contro le armi nucleari e la guerra nucleare divengono
più vaste e profonde; essendo stati ulteriormente privati
della loro superiorità nucleare, gli imperialisti sono
costretti a capire che la loro politica di ricatto nucleare non
è più efficace e che il lancio di una guerra nucleare
da parte loro potrebbe solo accelerare la loro estinzione. Ci
sono precedenti per la messa al bando di armi altamente distruttive.
Uno di tali precedenti è il protocollo di Ginevra, concluso
da varie nazioni nel 1925, per la proibizione dell’uso in
guerra di gas asfissianti, velenosi e altri e dei metodi batteriologici
di guerra.
Se, dopo che abbiamo fatto tutto quanto era possibile per impedire
una guerra nucleare, l’imperialismo, ciò malgrado,
scatenasse una guerra nucleare, senza riguardo alcuno per le conseguenze,
ne risulterebbe l’estinzione dell’imperialismo e non
certamente l’estinzione dell’umanità. La Dichiarazione
di Mosca del 1960 pone in rilievo che “se i maniaci
imperialisti cominciassero una guerra, i popoli spazzerebbero
via il capitalismo dall’esistenza e lo seppellirebbero.”
Tutti i marxisti-leninisti credono fermamente che il corso della
storia conduce necessariamente alla distruzione delle armi nucleari
da parte dell’umanità e non condurrà certamente
alla distruzione dell’umanità da parte delle armi
nucleari. I teorici della “distruzione totale” dell’umanità
contraddicono le tesi contenute nei documenti comuni del movimento
comunista internazionale, il che serve solo a mostrare che essi
hanno perso tutta la fiducia nel futuro dell’umanità
e nel grande ideale del comunismo e sono caduti nel pantano del
disfattismo.
3. Sulla questione delle armi nucleari e della guerra nucleare,
la terza divergenza tra noi e coloro che attaccano il Partito Comunista Cinese concerne la politica da adottare allo scopo di
raggiungere con successo l’obiettivo di porre al bando le
armi nucleari e impedire una guerra nucleare.
Togliatti e alcuni altri propagandano zelantemente la terribile
natura delle armi nucleari e dichiarano chiassosamente che “è
giustificato tremare” di fronte al ricatto nucleare
quando l’imperialismo degli Stati Uniti l’ostenta.
Togliatti ha anche detto che “la guerra deve essere
evitata a ogni costo”. Dunque secondo quanto lui e
alcuni altri dicono, avendo a che fare con la politica imperialista
degli Stati Uniti di minacce e di ricatti nucleari, la sola via
non dovrebbe forse essere la resa incondizionata e il completo
abbandono di tutti gli ideali rivoluzionari e di tutti i principi
rivoluzionari? È questo il genere di posizione che un comunista
deve assumere? Si può realmente impedire una guerra nucleare
in questo modo?
È impensabile che “tremare di paura” possa
commuovere l’imperialismo degli Stati Uniti e farlo diventare
così benevolo da voler abbandonare la sua politica di aggressione
e di guerra e la sua politica di ricatto nucleare. La realtà
prova l’opposto.
Più si “trema di paura”, più sfrenato
e avido diventa l’imperialismo degli Stati Uniti e più
persiste nell’usare minacce di guerra nucleare e nell’avanzare
richieste sempre maggiori. Non ci sono forse state abbastanza
lezioni pratiche di questo genere?
Noi sosteniamo che allo scopo di mobilitare le masse del popolo
contro le armi nucleari è necessario informarle dell’enorme
distruttività di queste armi. Sarebbe evidentemente sbagliato
sottovalutare tale distruttività. Comunque l’imperialismo
degli Stati Uniti sta facendo di tutto per disseminare spavento
per le armi nucleari, nel corso della sua politica di ricatto
nucleare. In queste circostanze, i comunisti dovrebbero porre
in rilievo la distruttività delle armi nucleari e nello
stesso tempo contrastare la propaganda imperialista degli Stati
Uniti di terrore nucleare, sottolineando la possibilità
di metterle al bando e di impedire una guerra nucleare; essi dovrebbero
tramutare il desiderio del popolo per la pace in giusta indignazione
contro la politica imperialista di minacce nucleari e guidare
il popolo alla lotta contro la politica imperialista di aggressione
e di guerra degli Stati Uniti. In nessun caso i comunisti devono
agire come propagandisti volontari per la politica imperialista
degli Stati Uniti di ricatto nucleare. Noi sosteniamo che la politica
imperialista degli Stati Uniti di ricatto nucleare deve essere
completamente smascherata e che tutti i paesi e i popoli amanti
della pace devono essere mobilitati il più ampiamente possibile
per condurre una lotta inesorabile contro ogni mossa degli imperialisti
degli Stati Uniti nei loro piani di aggressione e diguerra. Noi
siamo profondamente convinti che, facendo affidamento sulla lotta
unita di tutte le forze della pace, è possibile frustrare
la politica imperialista degli Stati Uniti di ricatto nucleare.
Questa è la politica corretta ed efficace per conseguire
il bando delle armi nucleari e impedire una guerra nucleare.
Noi ameremmo consigliare a coloro che attaccano il Partito Comunista Cinese di lasciare da parte i loro fallaci argomenti pessimisti,
di avere fiducia nella verità del marxismo-leninismo,
di farsi forza e prendere parte attiva alla grande lotta delle
masse contro la politica imperialista di ricatto nucleare e per
la difesa della
pace mondiale.
3.
L’imperialismo e tutti i reazionari sono tigri di carta
Il compagno Togliatti e alcuni altri compagni hanno vigorosamente
contrastato l’asserzione marxista-leninista del Partito Comunista Cinese che “l’imperialismo e tutti i
reazionari sono tigri di carta”. Nel suo rapporto al
recente congresso del Partito Comunista Italiano il compagno Togliatti
ha detto che “è sbagliato affermare che l’imperialismo
è una semplice tigre di cartone, che si può rovesciare
con una spallata”. Poi ci sono altre persone che asseriscono
che oggi “l’imperialismo ha
denti nucleari, quindi come può essere chiamato una tigre
di carta?”.
Il pregiudizio è più lontano dalla realtà
che l’ignoranza. Nel caso del compagno Togliatti e di alcuni
altri compagni, se non sono ignoranti, allora essi stanno deliberatamente
distorcendo questa asserzione del Partito Comunista Cinese.
Paragonando l’imperialismo e tutti i reazionari a tigri
di carta, il compagno Mao Tse-tung e i comunisti cinesi guardano
al problema globalmente da un punto di vista a lunga scadenza
e guardano alla sostanza del problema. Ciò che si vuol
dire è che in ultima analisi sono le masse del popolo che
sono realmente potenti, non l’imperialismo e i reazionari.
Il compagno Mao Tse-tung avanzò per la prima volta questa
asserzione nell’agosto del 1946, nella sua conversazione
con la corrispondente americana Anna Louise Strong. Era un periodo
difficile per il popolo cinese. I reazionari del Kuomintang, spalleggiati
in tutto dall’imperialismo degli Stati Uniti e godendo di
una immensa superiorità in uomini ed equipaggiamento, avevano
scatenato una guerra civile su scala nazionale. Di fronte ai forsennati
attacchi del nemico e al mito dell’invincibilità
dell’imperialismo degli Stati Uniti, la questione più
importante per la rivoluzione cinese e per il destino del popolo
cinese era se noi avremmo osato o no lottare, osato fare una rivoluzione,
osato carpire la vittoria. Fu in questo momento cruciale che il
compagno Mao Tse-tung armò i comunisti cinesi e il popolo
cinese ideologicamente con l’asserzione marxista-leninista
che “l’imperialismo e tutti i reazionari sono
tigri di carta”. Con grande lucidità egli disse:
“Tutti i reazionari sono tigri di carta. All’apparenza,
i reazionari sono terribili, ma in realtà essi non sono
così potenti. Da un punto di vista a lunga scadenza, non
sono i reazionari ma il popolo che è realmente potente.
Chiang Kai-shek e coloro che lo appoggiano, i reazionari degli
Stati Uniti, sono tutti anch’essi tigri di carta. Parlando
dell’imperialismo degli Stati Uniti, la gente sembra aver
l’impressione che sono terribilmente forti. I reazionari
cinesi stanno usando la ‘forza’ degli Stati Uniti
per spaventare il popolo cinese. Ma sarà provato che i
reazionari degli Stati Uniti, come tutti i reazionari della storia,
non hanno molta forza.”
Nel suo discorso alla riunione dei rappresentanti dei partiti
comunisti e operai dei paesi socialisti a Mosca, nel novembre
del 1957, il compagno Mao Tse-tung fece la stessa asserzione.
Egli disse: “Tutti i supposti potenti reazionari sono
semplicemente tigri di carta. Per la lotta contro il nemico, nel
corso di un lungo periodo ci siamo formati il concetto che strategicamente
dobbiamo disprezzare tutti i nostri nemici, ma che tatticamente
dobbiamo prenderli sul serio. Questo significa anche che per quanto
riguarda il tutto dobbiamo disprezzare il nemico, ma per quanto
riguarda ciascuna singola questione concreta, dobbiamo prenderlo
seriamente. Se per quanto riguarda il tutto, noi non disprezziamo
il nemico, commetteremo l’errore di opportunismo. Marx ed
Engels erano solo due persone. Tuttavia a quei tempi essi dichiararono
che il capitalismo sarebbe stato rovesciato in tutto il mondo.
Ma trattando problemi concreti e con nemici particolari, commetteremmo
l’errore di avventurismo se non li prendessimo seriamente.”
Questa asserzione scientifica del compagno Mao Tse-tung fu confermata
molto tempo fa dalla grande vittoria della rivoluzione del popolo
cinese e ha ispirato tutte le nazioni oppresse e i popoli oppressi
impegnati in lotte rivoluzionarie. Ci si permetta di chiedere
al compagno Togliatti e a coloro che hanno attaccato questa asserzione:
“In quale particolare punto è sbagliata l’asserzione
del compagno Mao Tse-tung?”
L’analisi del compagno Mao Tse-tung sull’imperialismo
e su tutti i reazionari è completamente in accordo con
l’analisi di Lenin. Nel 1919 Lenin paragonò l’“universalmente
potente” imperialismo anglo-francese a un “colosso
con i piedi d’argilla”. Egli disse: “Sembrava
a quel tempo che l’imperialismo mondiale fosse una tale
tremenda e invincibile forza ch’era stupido per i lavoratori
di un paese arretrato tentare un’insurrezione contro di
esso. Ora [...] noi vediamo che l’imperialismo,
che sembrava un tale insuperabile colosso, ha provato davanti
al mondo intero di essere un colosso dai piedi d’argilla
[...] che tutte queste apparentemente enormi e invincibili
forze dell’imperialismo internazionale sono deboli e non
contengono alcun motivo di terrore per noi, che nel torsolo sono
marce.”
Non è forse il ragionamento di Lenin, nella sua descrizione
del “colosso con i piedi d’argilla”, lo stesso
di quello del compagno Mao Tse-tung, nel suo riferimento alle
“tigri di carta”? Noi domandiamo, che c’è
di sbagliato nell’asserzione di Lenin? È forse questa
asserzione di Lenin “antiquata”? Nella storia si sono
avuti innumerevoli esempi che provano che l’imperialismo
e i reazionari sono tutti tigri di carta. Nel 1917, prima delle
rivoluzioni di febbraio e ottobre, gli opportunisti dissero che
poiché lo zar e il governo borghese eranocosì formidabili,
sarebbe stata pura pazzia da parte del popolo prendere le armi.
Ma Lenin e gli altri bolscevichi combatterono risolutamente questa
posizione opportunista e guidarono fermamente le masse degli operai,
dei contadini e dei soldati a rovesciare lo zar e il governo borghese.
La storia ha provato che lo zar e il governo borghese non erano
altro che tigri di carta. Alla vigilia e nel corso della Seconda
guerra mondiale, i sostenitori della politica di pacificazione
e capitolazione dissero che Hitler, Mussolini e gli imperialisti
giapponesi erano invincibili.
Ma i popoli dei vari paesi combatterono risolutamente contro la
pacificazione e la capitolazione e alla fine essi vinsero la guerra
contro il fascismo. Ancora una volta la storia provò che
Hitler, Mussolini e gli imperialisti giapponesi non erano altro
che tigri di carta.
Noi sosteniamo che la questione che si trattino o no l’imperialismo
e tutti i reazionari strategicamente da tigri di carta quali essi
sono in realtà, è di grande importanza per la questione
di come le forze della rivoluzione e le forze della reazione devono
essere valutate, è di grande importanza per la questione
se i popoli rivoluzionari oseranno o no condurre la lotta, oseranno
fare la rivoluzione, oseranno carpire la vittoria ed è
di grande importanza per la questione di quale sarà il
futuro delle lotte mondiali dei popoli e quale sarà il
corso della storia. I marxisti-leninisti e i rivoluzionari non
devono mai aver paura dell’imperialismo e dei reazionari.
Ora sono passati per sempre i tempi in cui l’imperialismo
poteva mettersi sotto i piedi tutto il mondo e sono l’imperialismo
e i reazionari che dovrebbero aver paura delle forze della rivoluzione,
non il contrario. Ogni nazione oppressa e ogni popolo oppresso
devono avere prima di tutto la fiducia rivoluzionaria, il coraggio
rivoluzionario e lo spirito rivoluzionario per sconfiggere l’imperialismo
e i reazionari, altrimenti non ci sarebbe alcuna speranza per
nessuna rivoluzione. La sola via per ottenere la vittoria nella
rivoluzione è che i marxisti-leninisti e i rivoluzionari
combattano risolutamente ogni traccia di debolezza e di capitolazione
ed educhino le masse del popolo nel concetto che “l’imperialismo
e tutti i reazionari sono tigri di carta”, distruggendo
con ciò l’arroganza del nemico ed elevando lo spirito
delle grandi masse popolari, così ch’esse avranno
determinazione e fiducia rivoluzionarie, una visione e una fermezza
rivoluzionarie.
Il possesso delle armi nucleari da parte dell’imperialismo
non ha cambiato di una virgola la natura dell’imperialismo,
che è marcio nel torsolo e in declino, intimamente debole
sebbene forte all’apparenza; né ha cambiato di una
virgola il principio fondamentale marxista-leninista che le masse
del popolo sono il fattore decisivo nello sviluppo della storia.
Quando nella sua conversazione con Anna Louise Strong il compagno
Mao Tse-tung fece per la prima volta l’asserzione che l’imperialismo
e tutti i reazionari sono tigri di carta, gli imperialisti avevano
già le armi nucleari. In questa conversazione il compagno
Mao Tse-tung pose in rilievo: “La bomba atomica è
una tigre di carta che i reazionari degli Stati Uniti usano per
spaventare la gente. Sembra terribile, ma in realtà non
lo è. Naturalmente, la bomba atomica è un’arma
di sterminio, ma il risultato di una guerra è deciso dal
popolo, non da uno o due nuovi tipi di arma.”
La storia ha provato che persino quando l’imperialismo è
armato con le armi nucleari non può spaventare fino alla
sottomissione un popolo rivoluzionario che osa lottare. La vittoria
della rivoluzione cinese e le grandi vittorie dei popoli della
Corea, del Vietnam, di Cuba, dell’Algeria e di altri paesi
nelle loro lotte rivoluzionarie, sono state tutte ottenute in
un periodo in cui l’imperialismo degli Stati Uniti possedeva
le armi nucleari. L’imperialismo è sempre stato armato
fino ai denti e ha sempre cercato il sangue del popolo. Ma quale
che sia il tipo di denti che l’imperialismo ha, siano essi
cannoni, carri armati, missili, denti nucleari o qualsiasi altro
genere di denti che la scienza e la tecnica moderne possono fornirgli,
la sua natura marcia, decadente e da tigre di carta non può
cambiare.
In ultima analisi, né i denti nucleari né alcun
altro genere di denti possono salvare l’imperialismo dal
suo destino di estinzione inevitabile. Alla fine i denti nucleari
dell’imperialismo, e qualsivoglia altri denti esso possa
avere, saranno consegnati dai popoli del mondo al museo di storia,
insieme con lo stesso imperialismo.
Coloro che attaccano l’asserzione che “l’imperialismo
e tutti i reazionari sono tigri di carta” hanno ovviamente
perso ogni qualità che un rivoluzionario deve avere e sono
diventati invece miopi e timidi come topi. Il nostro consiglio
a queste persone è: meglio non legare il vostro destino
a quello degli imperialisti!
4.
Sulla questione della coesistenza pacifica
Le divergenze che il compagno Togliatti e alcuni altri compagni
hanno con noi si manifestano anche sulla questione della coesistenza
pacifica.
Il Partito Comunista Cinese e il governo cinese sono sempre stati
per una pacifica coesistenza tra paesi con differenti sistemi
sociali. La Cina è stata un’iniziatrice dei noti
cinque principi della coesistenza pacifica. Sulla base di quei
cinque principi la Cina ha allacciato amichevoli relazioni con
molti paesi, ha concluso trattati di amicizia o trattati di amicizia
e non-aggressione con lo Yemen, la Birmania, il Nepal, l’Afganistan,
la Guinea, la Cambogia, l’Indonesia e il Ghana e ha raggiunto
soddisfacenti soluzioni di questioni di confine con la Birmania,
il Nepal e altri paesi. Nessuno può negare questi fatti.
Tuttavia nel movimento comunista internazionale ci sono persone
che vilipendono e attaccano la Cina perché si opporrebbe
alla coesistenza pacifica. La ragione per la quale essi fanno
ciò è di mascherare le loro proprie posizioni erronee
e contrarie al marxismo-leninismo su questa questione.
Sulla questione della coesistenza pacifica, le nostre divergenze
con quelli che ci attaccano sono le seguenti. Noi crediamo che
i paesi socialisti devono lottare per stabilire normali relazioni
internazionali con paesi che hanno un differente sistema sociale,
sulla base del mutuo rispetto per l’integrità e la
sovranità territoriale, reciproca non-aggressione, reciproca
non-interferenza negli affari interni, uguaglianza, mutuo beneficio
e coesistenza pacifica. Per quanto riguarda i paesi socialisti,
ciò non presenta alcuna difficoltà. Gli ostacoli
vengono dall’imperialismo e dai reazionari di vari paesi.
È inconcepibile che la coesistenza pacifica possa essere
conseguita senza lotta. È ancor meno concepibile che l’instaurazione
della coesistenza pacifica possa eliminare le lotte di classe
sull’arena mondiale e possa abolire l’antagonismo
tra i due sistemi, socialismo e capitalismo, e l’antagonismo
tra le nazioni oppresse e le nazioni che opprimono. La Dichiarazione
di Mosca del 1960 pone in rilievo: “La pacifica coesistenza
tra Stati non implica la rinuncia alla lotta di classe, come pretendono
i revisionisti. La coesistenza tra Stati con differenti sistemi
sociali è una forma di lotta di classe tra il socialismo
e il capitalismo.”
Ma il compagno Togliatti e coloro che attaccano la Cina sostengono
che mediante la “pacifica coesistenza” è possibile
“rinnovare la struttura dell’intero mondo” e
instaurare “un nuovo ordine mondiale” per costruire
per tutto il mondo “un regime economico e sociale capace
di soddisfare tutte le aspirazioni degli uomini e dei popoli alla
libertà, al benessere, all’indipendenza, al completo
sviluppo della personalità umana e alla pacifica cooperazione
di tutti gli Stati” e “un mondo senza guerre”.
Questo significa che è possibile, mediante la “coesistenza
pacifica”, cambiare una “struttura del mondo”
in cui esiste antagonismo tra i sistemi del socialismo e del capitalismo
e tra le nazioni oppresse e gli oppressori, che è possibile
eliminare tutte le guerre e realizzare “un mondo senza guerre”
quando ancora esistono l’imperialismo e i reazionari.
Assumendo questa posizione il compagno Togliatti e alcuni altri
compagni hanno completamente riveduto i principi di Lenin sulla
coesistenza pacifica e abbandonato la dottrina marxista-leninista
della lotta di classe; nella realtà essi sostituiscono
la collaborazione di classe alla lotta di classe su scala mondiale,
perorando una fusione dei sistemi socialista e capitalista. L’imperialismo
degli Stati Uniti sta ora facendo molto chiasso circa l’instaurazione
di una “comunità mondiale di nazioni libere”
e spera invano di assorbire i paesi socialisti nel “mondo
libero”, mediante “l’evoluzione pacifica”.
La cricca di Tito sta aiutando l’imperialismo degli Stati
Uniti, battendo il tamburo per “l’integrazione economica”
e “l’integrazione politica” del mondo. Coloro
che sostengono un “rinnovamento della struttura del mondo
intero” nella pacifica coesistenza, non dovrebbero forse
tirare una linea di demarcazione tra se stessi e l’imperialismo
degli Stati Uniti?
Non dovrebbero forse tirare una linea di demarcazione tra se stessi
e la cricca di Tito?
Ancora più assurda è l’affermazione che “un
mondo senza guerre” può essere raggiunto mediante
la pacifica coesistenza. Nella situazione attuale, è possibile
impedire all’imperialismo di lanciare una nuova guerra mondiale,
se tutte le forze amanti della pace del mondo si uniscono in un
largo fronte internazionale antimperialista unitario e combattono
insieme. Ma una cosa è impedire una guerra mondiale e un’altra
eliminare tutte le guerre. L’imperialismo e i reazionari
sono la fonte della guerra. In una situazione in cui l’imperialismo
e i reazionari esistono ancora, è possibile che questo
o quel genere di guerra possa verificarsi. La storia dei diciassette
anni successivi alla Seconda guerra mondiale mostra che le guerre
locali di un tipo o dell’altro non sono mai cessate. Le
nazioni oppresse e i popoli oppressi sono obbligati a fare la
rivoluzione. Quando l’imperialismo e i reazionari impiegano
la forza armata per reprimere la rivoluzione, è inevitabile
che succedano guerre civili e guerre di liberazione nazionale.
I marxisti-leninisti hanno sempre sostenuto che solo dopo aver
rovesciato il sistema imperialista e solo dopo aver abolito tutti
i sistemi di oppressione dell’uomo da parte dell’uomo
e di sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, e
non prima, sarà possibile eliminare tutte le guerre e ottenere
“un mondo senza guerre”.
Sulla coesistenza pacifica, noi abbiamo un’altra divergenza
con coloro che ci attaccano. Noi sosteniamo che la questione della
pacifica coesistenza tra paesi con differenti sistemi sociali
e la questione della rivoluzione delle nazioni oppresse e delle
classi oppresse sono due questioni di differente specie e non
questioni della stessa specie. Il principio della pacifica coesistenza
può essere applicato solo alle relazioni tra paesi con
differenti sistemi sociali, non alle relazioni tra nazioni oppresse
e nazioni che opprimono, non alle relazioni tra classi oppresse
e classi che opprimono. Per una nazione o un popolo oppressi,
la questione è di condurre una lotta rivoluzionaria per
rovesciare il dominio dell’imperialismo e dei reazionari:
non è e non può essere una questione di pacifica
coesistenza con l’imperialismo e i reazionari.
Ma Togliatti e coloro che attaccano la Cina estendono la loro
idea di “pacifica coesistenza” fino a includere le
relazioni tra i popoli coloniali e semicoloniali da una parte
e gli imperialisti e i colonialisti dall’altra. Essi dicono:
“Il problema della fame, che ancora affligge un miliardo
di persone” e “il problema dello sviluppo delle forze
produttive e della democrazia nelle aree sottosviluppate […] deve essere risolto mediante negoziati, cercando
soluzioni ragionevoli ed evitando azioni che potrebbero peggiorare
la situazione e causare conseguenze irreparabili.”
Essi non amano le scintille della rivoluzione delle nazioni e
dei popoli oppressi. Essi dicono che una piccola scintilla può
condurre alla guerra mondiale.
Un tale modo di parlare è veramente chiedere alle nazioni
oppresse di “coesistere pacificamente” con i loro
dominatori coloniali e chiedere loro di tollerare il dominio coloniale
piuttosto che resistere o condurre lotte per l’indipendenza
e tanto meno combattere guerre di liberazione nazionale. Questo
non significa forse che il popolo cinese, il popolo coreano, il
popolo vietnamita, il popolo cubano, il popolo algerino e i popoli
di altri paesi, che si levarono nella rivoluzione, hanno tutti
violato il principio della “pacifica coesistenza”
e hanno fatto male? È molto difficile per noi vedere alcuna
reale differenza tra un tale parlare e il predicare degli imperialisti
e dei colonialisti.
Ancora più sbalorditivo è il fatto che Togliatti
e alcuni altri estendono la loro idea di collaborazione di classe
sul piano internazionale fino a includere “l’intervento
congiunto” nelle aree sottosviluppate. Essi hanno detto
che “Stati di diversa struttura sociale” possono,
mediante reciproca cooperazione, “intervenire
congiuntamente”
per apportare il progresso nelle aree sottosviluppate. Parlare
così significa ovviamente diffondere illusioni nell’interesse
del neocolonialismo. La politica dell’imperialismo verso
le aree sottosviluppate, quale ne sia la forma o il modello, sarà
necessariamente una politica di saccheggio coloniale e non potrà
mai essere una politica interessata al progresso delle zone sottosviluppate.
I paesi socialisti devono naturalmente appoggiare i popoli delle
zone sottosviluppate: essi devono prima di tutto appoggiare le
loro lotte per l’indipendenza nazionale e quando l’indipendenza
è stata ottenuta essi devono appoggiarli nello sviluppare
le loro economie nazionali.
Ma i paesi socialisti non devono mai assecondare la politica colonialista
degli imperialisti verso i paesi sottosviluppati e tanto meno
“intervenire congiuntamente” con loro nelle aree sottosviluppate.
Chiunque faccia ciò tradisce l’internazionalismo
proletario e serve gli interessi dell’imperialismo e del
colonialismo.
È veramente possibile avere “coesistenza pacifica”
tra nazioni e popoli oppressi da una parte e gli imperialisti
e i colonialisti dall’altra? Che cosa significa in realtà
“l’intervento congiunto” nelle aree sottosviluppate?
L’incidente del Congo è la migliore risposta. Quando
il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approvò all’unanimità
la sua risoluzione per un intervento internazionale nel Congo,c’erano
alcuni nel movimento comunista internazionale che credevano che
questo fosse un brillante esempio di cooperazione internazionale.
Essi credevano che il colonialismo avrebbe potuto essere spazzato
via mediante l’intervento delle Nazioni Unite, che avrebbe
permesso al popolo congolese di ottenere la sua libertà
e indipendenza. Ma quale fu il risultato? Lumumba, l’eroe
nazionale del Congo, fu assassinato; Gizenga, il suo successore,
fu imprigionato; molti patrioti congolesi furono assassinati o
gettati in prigione e la vigorosa lotta congolese per l’indipendenza
nazionale fu seriamente compromessa. Il Congo non solo continua
a essere asservito ai vecchi colonialisti, ma è anche diventato
una colonia dell’imperialismo degli Stati Uniti, piombando
in ancor più profonde sofferenze.
Noi domandiamo a coloro che vociano di “pacifica coesistenza”
tra le nazioni e i popoli oppressi da una parte e gli imperialisti
e i colonialisti dall’altra e di “intervento congiunto”
nelle aree sottosviluppate: avete dimenticato la tragica lezione
dell’incidente del Congo?
Coloro che calunniano la Cina dicendo che è contro la coesistenza
pacifica, l’attaccano con l’accusa di aver commesso
errori nelle sue relazioni con l’India.
In spregio alla verità dei fatti ed evitando una distinzione
tra ragione e torto, essi biasimano la Cina per essersi scontrata
con l’India. Su questa questione, Togliatti ha detto: “Sappiamo
tutto ciò che di ragionevole e di giusto vi è nelle
rivendicazioni della Repubblica popolare cinese. Sappiamo pure
che le azioniarmate ebbero inizio da un attacco, ignoriamo di
quale entità, da parte indiana.”
Questo è stato un po’ più equo di quanto sia
stato l’atteggiamento di qualche sedicente marxista-leninista,
che lancia invariabilmente la falsa accusa che la Cina iniziò
gli scontri sul confine. Nondimeno Togliatti, senza fare distinzione
tra bianco e nero, asserisce anche che gli scontri armati cino-indiani
erano “irragionevoli e assurdi”. Domandiamo al compagno
Togliatti, di fronte alle assurde rivendicazioni territoriali
e agli attacchi armati su larga scala della cricca reazionaria
dell’India, che cosa avrebbe dovuto fare la Cina, per essere
chiamata “ragionevole” e non “assurda”,
doveva sottomettersi alle irragionevoli richieste e agli attacchi
armati della cricca reazionaria indiana? È forse possibile
che la sola via per la quale la Cina socialista poteva dimostrarsi
“ragionevole” e non “assurda” era di consegnare
con un inchino larghi tratti del suo territorio?
La posizione presa dal compagno Togliatti e da alcuni altri compagni
sulla questione del confine cino-indiano riflette il loro punto
di vista sulla pacifica coesistenza, cioè: nel condurre
questa politica i paesi socialisti dovrebbero fare una concessione
dopo l’altra ai paesi capitalisti, non dovrebbero combattere
nemmeno per difendersi quando soggetti ad attacchi armati, ma
dovrebbero cedere la loro sovranità territoriale. Possiamo
domandare: c’è qualcosa di comune tra questo punto
di vista e il principio della pacifica coesistenza che un paese
socialista deve seguire?
Coloro che accusano la Cina di opporsi alla pacifica coesistenza,
attaccano il popolo cinese anche perché appoggia la giusta
posizione del popolo cubano nella sua lotta contro l’imperialismo
degli Stati Uniti. Quando l’eroico popolo cubano e il suo
dirigente rivoluzionario, primo ministro Fidel Castro, respinsero
risolutamente l’ispezione internazionale come una violazione
della sovranità di Cuba e avanzarono le loro cinque giuste
richieste, il popolo cinese tenne gigantesche dimostrazioni di
massa e cortei in tutto il paese, in conformità con la
sua costante posizione per l’internazionalismo proletario
e appoggiò fermamente la lotta del popolo cubano in difesa
della sua indipendenza, della sua sovranità e della sua
dignità. C’era qualcosa di sbagliato in questo? Tuttavia
alcuni hanno ripetutamente accusato la Cina di creare difficoltà
nella situazione dei Caraibi e di voler gettare il mondo in una
guerra termonucleare. Questa calunnia contro laCina è la
più malvagia e la più spregevole.
Com’è possibile interpretare il risoluto appoggio
che il popolo cinese ha dato al popolo cubano nella sua lotta
contro l’ispezione internazionale e in difesa della sua
sovranità, nel senso che la Cina si stava opponendo alla
coesistenza pacifica o voleva gettare altri in una guerra termonucleare?
Questo significa forse che anche la Cina avrebbe dovuto fare pressione
su Cuba per forzarla ad accettare l’ispezione internazionale
e che solo facendo così la Cina si sarebbe conformata a
questa cosiddetta “coesistenza pacifica”? Se ci sono
alcuni che danno appoggio verbale alle cinque richieste di Cuba,
ma in realtà si oppongono all’appoggio del popolo
cinese a Cuba, non stanno forse costoro semplicemente smascherando
l’ipocrisia del proprio appoggio alle cinque richieste di
Cuba?
Il Partito Comunista Cinese e il popolo cinese hanno sempre sostenuto
che il corso della storia è deciso dalla grande forza delle
masse popolari e non da alcuna arma. In più di un’occasione
abbiamo posto in chiaro che noi né chiedemmo la creazione
di basi missilistiche a Cuba né ci opponemmo al ritiro
delle cosiddette “armi offensive” da Cuba. Noi non
abbiamo mai considerato essere un atteggiamento marxista-leninista
brandire le armi nucleari come mezzo di soluzione delle dispute
internazionali. Né abbiamo mai considerato che l’evitare
una guerra termonucleare nella crisi dei Caraibi fosse una “Monaco”.
Ciò cui noi ci siamo vigorosamente opposti, cui ancora
vigorosamente ci opponiamo e vigorosamente ci opporremo in futuro,
è il sacrificio della sovranità di un altro paese
come mezzo per raggiungere un compromesso con l’imperialismo.
Un compromesso di questa specie può essere considerato
soltanto come una pacificazione a prezzo diconcessioni, al cento
per cento una pura e semplice “Monaco”. Un compromesso
di questo genere non ha nulla in comune con la politica di coesistenza
pacifica dei paesi socialisti.
5.
La “via pacifica e democratica al socialismo”
Nei fatti, non solo il compagno Togliatti e alcuni altri compagni
italiani chiamano alla collaborazione di classe in luogo che alla
lotta di classe sul piano internazionale, ma estendono il loro
concetto di “pacifica coesistenza” alle relazioni
tra le classi oppresse e gli oppressori all’interno dei
paesi capitalisti. Togliatti ha detto: “Tutta la nostra
azione nell’ambito della situazione interna del nostro paese
non è altro che la traduzione in termini italiani di quella
grande lotta per rinnovare le strutture del mondo intero.”
Qui la frase “tutta la nostra azione” significa quello
che essi chiamano “avanzata verso il socialismo nella
democrazia e nella pace”, o la via al socialismo mediante
“riforme di struttura”, com’essi la descrivono.
Sebbene a nostro parere l’attuale linea del Partito Comunista Italiano sulla questione della rivoluzione socialista sia sbagliata,
noi non abbiamo mai cercato d’interferire perché,
naturalmente, si tratta di una cosa sulla quale solo i compagni
italiani devono decidere. Ma ora, poiché il compagno Togliatti
proclama che questa teoria delle “riforme di struttura”
è una “linea comune all’intero movimento
comunista internazionale” e dichiara unilateralmente che la transizione
pacifica è “diventata un principio
di strategia mondiale del movimento operaio e del movimento comunista” e poiché
tale questione coinvolge non solo la fondamentale teoria marxista-leninista
della rivoluzione proletaria e della dittatura proletaria, ma
anche il problema fondamentale dell’emancipazione del proletariato
e del popolo in tutti i paesi capitalisti, come membri del movimento
comunista internazionale e come marxisti-leninisti non possiamo
non esprimere le nostre opinioni al riguardo. Il problema fondamentale
in ogni rivoluzione è quello del potere dello Stato.
Nel Manifesto del partito comunista, Marx ed Engels dichiararono:
“Il primo passo nella rivoluzione della classe operaia
è di elevare il proletariato alla posizione di classe dominante.”
Questa idea si ritrova in tutte le opere di Lenin. In Stato e
rivoluzione Lenin pose l’accento sulla necessità
di spezzare e infrangere la macchina dello Stato borghese e di
instaurare la dittatura del proletariato. Egli disse: “La
classe operaia deve spezzare, infrangere la ‘preconfezionata
macchina statale’ e non limitarsi semplicemente a impossessarsene”
e che “un marxista (è uno) che estende il riconoscimento
della lotta di classe al riconoscimento della dittatura del proletariato”.
Egli disse inoltre: “Tutto è illusione, fuorché
il potere.”
Illustrando le leggi comuni della rivoluzione socialista, la Dichiarazione
di Mosca del 1957 comincia con l’affermare che per imboccare
la strada del socialismo è necessario che la classe operaia,
il cui centro è il partito marxista-leninista, guidi le
masse lavoratrici a effettuare una rivoluzione proletaria, in
una forma o nell’altra, e a creare una forma o l’altra
di dittatura del proletariato.
Non esiste il minimo dubbio che le fondamentali teorie del marxismo-leninismo
e le leggi comuni della rivoluzione socialista enunciate nella
Dichiarazione di Mosca del 1957 sono applicabili universalmente
e, naturalmente, anche all’Italia.
Ma il compagno Togliatti e alcuni altri compagni del Partito Comunista Italiano sostengono che l’analisi di Lenin in Stato e rivoluzione
“non è più sufficiente” e che
il contenuto della dittatura proletaria è ora differente.
Secondo la loro teoria delle “riforme di struttura”,
non c’è bisogno nell’Italia di oggi di una
rivoluzione proletaria, non c’è bisogno d’infrangere
la macchina dello Stato borghese e non c’è bisogno
di instaurare la dittatura del proletariato; essi possono arrivare
al socialismo “gradualmente” e “pacificamente”,
semplicemente mediante una “successione di riforme”,
mediante la nazionalizzazione delle grandi imprese, mediante la
pianificazione economica e mediante l’estensione della democrazia
nell’intelaiatura della Costituzione della Repubblica italiana.
In realtà essi affermano che lo Stato è uno strumento
al di sopra delle classi e credono che lo Stato borghese, anch’esso,
possa condurre una politica socialista, essi affermano che la
democrazia borghese è una democrazia al di sopra delle
classi e credono che il proletariato possa elevarsi a “classe
dirigente” dello Stato facendo affidamento su tale democrazia.
Questa teoria delle “riforme di struttura” è
un completo tradimento delle teorie marxiste-leniniste sulla rivoluzione
proletaria e sulla dittatura proletaria.
L’Italia di oggi è un paese capitalista governato
dalla classe capitalista monopolista. Sebbene la Costituzione
della Repubblica italiana incorpori alcune delle conquiste ottenute
dalla classe lavoratrice italiana e dal popolo italiano mediante
le loro eroiche lotte di molti anni, essa è tuttavia una
costituzione borghese che ha al suo centro la protezione della
proprietà capitalista. Come la democrazia praticata in
tutti gli altri paesi capitalisti, la democrazia praticata in
Italia è una democrazia borghese, cioè una dittatura
borghese. La nazionalizzazione praticata in Italia non è
un capitalismo di Stato nel sistema socialista, ma un capitalismo
di Stato che serve gli interessi della classe capitalista monopolista.
Allo scopo di mantenere il suo sfruttamento e il suo dominio,
la classe capitalista monopolista può talvolta adottare
certe misure di riforma. È del tutto necessario per la
classe operaia nei paesi capitalisti condurre quotidiane lotte
economiche e lotte per la democrazia. Ma lo scopo di queste lotte
è di conseguire miglioramenti parziali nelle condizioni
di vita della classe operaia e del popolo lavoratore e, ciò
che è più importante, di educare le masse e organizzarle,
elevare la loro coscienza e accumulare la forza rivoluzionaria
per la conquista del potere dello Stato quando i tempi sono maturi.
I marxisti-leninisti favoriscono la lotta per le riforme, ma si
oppongono risolutamente al riformismo.
I fatti hanno provato che quando le rivendicazioni politiche ed
economiche della classe operaia e del popolo lavoratore abbiano
ecceduto i limiti permessi dai capitalisti monopolisti, il governo
italiano, che rappresenta gli interessi del capitale monopolista,
è ricorso alla repressione. Non hanno forse innumerevoli
fatti storici provato che questa è una legge inalterabile
della lotta di classe? Com’è concepibile che la classe
capitalista monopolista abbandoni i suoi interessi e il suo dominio
ed esca volontariamente dalla scena della storia?
Togliatti stesso non è completamente ignaro di ciò.
Sebbene egli abbia energicamente sostenuto la possibilità
di “spezzare il potere dei grandi
gruppi monopolisti”
entro l’intelaiatura della costituzione borghese, la sua
risposta alla questione: “Come si può fare ciò?”
è: “Non lo sappiamo”. Si può
così vedere che la teoria delle “riforme di struttura”,
sostenuta da Togliatti e da alcuni altri dirigenti del Partito Comunista Italiano, procede non dal materialismo storico e dallo
studio scientifico della realtà obiettiva, ma dall’idealismo
e dall’illusione. Tuttavia essi sono andati propagando energicamente
vedute che essi stessi sanno essere inattendibili e le hanno descritte
come una “linea comune all’intero movimento comunista
internazionale”. Una tale pratica da parte loro serve
solo a viziare e attenuare la lotta rivoluzionaria proletaria,
preservare il dominio capitalista e
negare radicalmente il ruolo della rivoluzione socialista. Non
è forse questa una nuova specie di tendenza socialdemocratica?
Recentemente, nei paesi capitalisti, alcuni comunisti che erano
politicamente degenerati e alcuni socialdemocratici di destra
hanno propagandato successivamente la teoria delle “riforme
di struttura”, usandola per attaccare i partiti comunisti.
Questo fatto è di per se stesso sufficiente a mostrare
quale stretta
somiglianza la teoria delle “riforme di struttura”
abbia con la socialdemocrazia e quanto lontana sia dal marxismo-leninismo!
La prima e la seconda Dichiarazione di Mosca pongono in rilievo
che la rivoluzione socialista può essere realizzata con
mezzi pacifici o non pacifici.
Alcuni hanno cercato invano di usare questa tesi per giustificare
la teoria delle “riforme di struttura”. È anche
errato citare la transizione pacifica unilateralmente come ”un
principio di strategia mondiale del movimento comunista.”
Dal punto di vista marxista-leninista sarebbe naturalmente nell’interesse
del proletariato e dell’intero popolo se potesse essere
realizzata la transizione pacifica.
Qualora appaia la possibilità di una transizione pacifica
in un dato paese, i comunisti devono lottare per la sua realizzazione.
Alla fin fine, possibilità e realtà, il desiderio
e la sua realizzazione, sono due cose differenti. Finora la storia
non è stata mai testimone di un solo esempio di transizione
pacifica dal capitalismo al socialismo.
I comunisti non dovrebbero riporre tutte le loro speranze per
la vittoria della rivoluzione nella transizione pacifica. La borghesia
non uscirà mai volontariamente dalla scena della storia.
Questa è una legge universale della lotta di classe. I
comunisti non devono neanche in minima misura indebolire la loro
preparazione alla rivoluzione. Essi devono essere preparati a
respingere gli assalti della controrivoluzione e a rovesciare
la borghesia con la forza armata, nel momento critico della rivoluzione,
quando il proletariato sta prendendo possesso del potere dello
Stato e la borghesia ricorre alla forza armata per reprimere la
rivoluzione.
Ciò vale a dire che i comunisti devono essere preparati
a impiegare la doppia tattica: cioè mentre si preparano
al pacifico sviluppo della rivoluzione, essi devono essere pienamente
preparati per il suo sviluppo non pacifico. Solo in questo modo
essi possono evitare di essere presi alla sprovvista quando emerga
una situazione favorevole alla rivoluzione e quando la borghesia
ricorre alla violenza per reprimere la rivoluzione. Anche quando
è possibile assicurarsi il potere dello Stato con mezzi
pacifici, si deve essere preparati ad avere immediatamente a che
fare con l’intervento armato degli imperialisti stranieri
e con le ribellioni armate controrivoluzionarie appoggiate dagli
imperialisti. I comunisti devono concentrare la loro attenzione
sull’accumulazione della forza rivoluzionaria mediante instancabili
sforzi e devono essere pronti a combattere contro gli attacchi
armati della borghesia, quando sia necessario. Essi non devono
porre unilateralmente l’accento sulla transizione pacifica
e concentrare la loro attenzione su quella possibilità;
altrimenti essi necessariamente sopiranno lo spirito rivoluzionario
del proletariato, si disarmeranno ideologicamente, saranno completamente
passivi e politicamente e organizzativamente impreparati e finiranno
col seppellire la causa della rivoluzione proletaria.
Le tesi del compagno Togliatti e di alcuni altri dirigenti del
Partito Comunista Italiano sull’“avanzata verso il
socialismo nella democrazia e nella pace” ricordano alcune
delle affermazioni del vecchio revisionista Kautsky. Kautsky disse,
oltre quarant’anni fa: “Io prevedo […] che sarà possibile attuarla (la rivoluzione sociale
del proletariato) con mezzi pacifici, economici, legali e morali,
invece che con laforza fisica, in tutti i posti dove sia stata
instaurata la democrazia” (da La dittatura del
proletariato di Kautsky, pubblicato nel 1918). Non dovrebbero
forse i comunisti tirare una chiara linea di demarcazione tra
se stessi e socialdemocratici come Kautsky?
6.
Sulla questione del gruppo revisionista jugoslavo
Quanto il compagno Togliatti e alcuni altri compagni si sono allontanati
dal marxismo-leninismo e dalla prima e seconda Dichiarazione di
Mosca risulta più chiaramente dal loro ardente flirtare
con il gruppo revisionista jugoslavo. Un rappresentante del gruppo
di Tito, un gruppo di rinnegati del marxismo-leninismo, era stato
invitato al recente congresso del Partito Comunista Italiano e
gli è stata data una tribuna dalla quale denunciare la
Cina. Allo stesso congresso il compagno Togliatti e alcuni altri
compagni hanno pubblicamente difeso il gruppo di Tito e l’hanno
profusamente lodato per “il valore di ciò che
essi hanno fatto e fanno”. Noi desideriamo domandare
al compagno Togliatti e ad alcuni altri compagni: “Riconoscete
voi la Dichiarazione di Mosca del 1960 come ancora impegnativa
per voi?”. La Dichiarazione di Mosca del 1960 afferma inequivocabilmente:
“I partiti comunisti hanno unanimemente condannato la
varietà jugoslava dell’opportunismo internazionale,
una varietà delle ‘teorie’ revisioniste moderne
in forma concentrata. Dopo aver tradito il marxismo-leninismo,
ch’essi hanno chiamato antiquato, i dirigenti della Lega
dei comunisti jugoslavi hanno opposto il loro programma revisionista
antileninista alla Dichiarazione di Mosca del 1957; essi hanno
posto la Lega dei comunisti jugoslavi contro il movimento comunista
internazionale nella sua interezza.”
È possibile che questa condanna del gruppo di Tito sia
un errore? La risoluzione che fu unanimemente approvata dai partiti
comunisti di tutti i paesi deve forse essere gettata a mare, per
il capriccio o la volontà di un individuo o di alcuni individui?
Alla fin fine, i fatti sono fatti e i rinnegati del comunismo
rimangono rinnegati del comunismo. Il giudizio cui si è
arrivati nella Dichiarazione di Mosca non può essere rovesciato
da alcuno, chiunque egli sia.
Lungi dal rinunciare al suo programma completamente revisionista,
il gruppo di Tito vi si è attenuto nel progetto di costituzione
ch’esso ha pubblicato non molto tempo fa.
Il gruppo di Tito non ha cambiato la sua “via unica”
per costruire il “socialismo” mediante il vendersi
all’imperialismo. Al contrario, essi stanno lavorando sempre
più sodo al servizio della politica imperialista statunitense
di aggressione e di guerra.
Recentemente l’imperialismo degli Stati Uniti ha dato la
mancia al gruppo di Tito con “aiuti” extra per un
ammontare di oltre cento milioni di dollari. Sotto lo stesso vecchio
camuffamento dell’“essere al di fuori dei blocchi”
e della “coesistenza pacifica”, il gruppo di Tito
sta facendo tutto quanto può per sabotare il movimento
nazionale e democratico dei popoli dell’Asia, dell’Africa
e della America Latina e per minare l’unità del campo
socialista e di tutti i paesi amanti della pace.
Con lo sviluppo della linea revisionista del gruppo di Tito e
la sua crescente dipendenza dall’imperialismo degli Stati
Uniti, la Jugoslavia ha da lungo tempo cessato di essere un paese
socialista e la graduale restaurazione del capitalismo in Jugoslavia
è cominciata da molto tempo.
La restaurazione del capitalismo in Jugoslavia è avvenuta
non attraverso alcun colpo di Stato controrivoluzionario da parte
della borghesia e neanche attraverso un’invasione dell’imperialismo,
ma gradualmente, attraverso la degenerazione del gruppo di Tito.
In relazione a ciò, come indicò Lenin molto tempo
fa, “la questione principale di ogni
rivoluzione è,
senza dubbio, la questione del potere dello Stato. Nelle mani
di quale classe è il potere: questo decide di tutto”.
Il carattere di uno Stato dipende da quale classe tiene in mano
il potere dello Stato e da quale politica conduce. In Jugoslavia
oggi il potere dello Stato è nelle mani del gruppo di Tito,
un gruppo che ha tradito il marxismo-leninismo e la causa del
comunismo, ha tradito gli interessi fondamentali della classe
operaia jugoslava e del popolo jugoslavo e che impone un intero
sistema di linee politiche completamente revisioniste. Nella campagna
jugoslava, il contadino ricco e altre forze capitaliste si stanno
rapidamente sviluppando e la differenziazione di classe si sta
accelerando. Le leggi capitaliste della libera competizione e
del profitto stanno giocando un ruolo dominante in tutte le sfere
della vita economica jugoslava e l’anarchia capitalista
imperversa.
Può non essere del tutto senza profitto ascoltare ciò
che gli imperialisti hanno da dire nel loro apprezzamento del
gruppo di Tito. Gli imperialisti degli Stati Uniti hanno paragonato
il gruppo di Tito a una “pecora col
campanaccio”;
vale a dire che essi tendono a indurre alcuni paesi socialisti
a lasciare il campo socialista e a entrare nella “comunità
del mondo libero” di Kennedy attraverso l’influenza
dei revisionisti jugoslavi. L’esempio jugoslavo rende chiaro
che la lotta tra la via socialista e la via capitalista è
ancora in corso e che il pericolo della restaurazione del capitalismo
continua a esistere anche in un paese che ha imboccato la strada
del socialismo.
I fenomeni della degenerazione politica e della comparsa di nuovi
elementi borghesi dopo la vittoria della rivoluzione proletaria
non sono difficili da capire.
Lenin ha detto una volta che storicamente si sono verificate varie
specie di degenerazioni e che in date condizioni è possibile
che un pugno di nuovi elementi borghesi emergano tra i funzionari
sovietici. Sono precisamente i nuovi elementi borghesi ai quali
Lenin si è riferito che hanno occupato le posizioni di
governo in Jugoslavia.
Nel suo discorso conclusivo, il compagno Togliatti ha detto: “Quando
dici che in Jugoslavia sarebbe stato restaurato il capitalismo,
e tutti sanno che questo non è vero, nessuno crede neanche
a tutto il resto che tu dici, ciascuno pensa che tutto sia soltanto
un’esagerazione.”
Egli sembrava credere che questa fosse una completa confutazione
delle tesi marxiste-leniniste del Partito Comunista Cinese. Ma
il sofisma non altera la verità.
La sola ragione avanzata in appoggio all’arbitraria asserzione
che la Jugoslavia è un paese socialista è che uno
non vi può trovare un solo capitalista. È sempre
difficile per la gente vedere la verità, quando porta occhiali
colorati. Poiché vi sono molti punti di similarità
tra Togliatti e altri e il gruppo di Tito nella loro visione della
rivoluzione proletaria, della dittatura proletaria e del socialismo,
c’è poco da meravigliarsi che non riescano a vedere
la restaurazione del capitalismo in Jugoslavia e non riescano
a vedere i nuovi elementi borghesi in Jugoslavia.
È particolarmente sorprendente che certuni, mentre si vantano
ad alta voce delle loro intime relazioni con il gruppo rinnegato
di Tito, attaccano vigorosamente il Partito Comunista Cinese,
asserendo che la nostra unità con il Partito del lavoro
albanese, che è basata sul marxismo-leninismo, è
“inammissibile”. Queste persone non si fermano davanti
a niente nel loro tentativo di espellere il Partito del lavoro
albanese, un partito marxista-leninista, dal movimento comunista
internazionale e allo stesso tempo stanno cercando le vie per
inserire il rinnegato gruppo di Tito, che la Dichiarazione di
Mosca del 1960 inequivocabilmente condanna, nel movimento comunista
internazionale. Che cosa vogliono, costoro, in realtà?
Come dice il vecchio detto cinese: “Il simile va col
suo simile e il dissimile si separa”. Non dovrebbero
forse coloro che trattano il gruppo di Tito come fratello e che
nutrono un tale amaro odio per un partito fratello marxista-leninista,soffermarsi
un po’ a pensare alla posizione che stanno sostenendo?
7. Sulla questione se il marxismo-leninismo è o no superato
In ultima analisi, le nostre divergenze su un’intera serie
di problemi con il compagno Togliatti e alcuni altri compagni
che sostengono simili vedute, coinvolgono la questione fondamentale
se i principi base del marxismo-leninismo sono o no antiquati
e se la prima e la seconda Dichiarazione di Mosca sono o no superate.
Usando il pretesto che i tempi sono cambiati e le nazioni hanno
caratteristiche speciali, il compagno Togliatti e alcuni altri
compagni sostengono che il marxismo-leninismo è “antiquato”
e che le leggi comuni che governano la rivoluzione socialista,
quali sono state fissate nella Dichiarazione di Mosca del 1957,
non sono applicabili all’Italia.
Gian Carlo Pajetta, uno dei dirigenti del Partito Comunista Italiano,
si è spinto anche più lontano. Egli ha detto “come
siano diversi il marxismo di Marx e il leninismo di Lenin”.
È su tali pretesti che essi hanno riveduto e scartato i
principi fondamentali del marxismo-leninismo e hanno avanzato
e stanno vendendo al minuto ciò che essi chiamano la “via
italiana”, che è contraria al marxismo-leninismo.
Il socialismo scientifico, fondato da Marx ed Engels, è
un compendio delle leggi che governano lo sviluppo della società
umana ed è una verità che è universalmente
applicabile. Lo sviluppo della storia, lungi dal “rendere
superato” il marxismo, ha continuato a provare la sua illimitata
vitalità. Il marxismo si è continuamente sviluppato
nel corso della lotta del proletariato internazionale per conoscere
e cambiare il mondo oggettivo. Sulla base delle caratteristiche
dell’epoca dell’imperialismo, Lenin sviluppò
creativamente il marxismo nelle nuove condizioni storiche. Negli
anni dopo la sua morte, i partiti proletari di vari paesi hanno
arricchito il tesoro del marxismo-leninismo e certo non si sono
allontanati da questi principi fondamentali.
La via della Rivoluzione d’Ottobre, tracciata da Lenin e
le leggi comuni che governano la rivoluzione socialista e la costruzione
socialista, quali sono state fissate nella Dichiarazione di Mosca
del 1957, sono il comune cammino lungo il quale i popoli del mondo
stanno avanzando, verso l’abolizione del capitalismo e l’instaurazione
del socialismo. Malgrado i grandi cambiamenti nella situazione
mondiale dalla Rivoluzione d’Ottobre, i principi fondamentali
del marxismo-leninismo, che sono illustrati dal cammino della
Rivoluzione d’Ottobre, brillano oggi ancora più luminosi.
Nel difendere il suo errato punto di vista, Togliatti ha detto
che la linea seguita dal Partito Comunista Cinese “non
corrispondeva affatto alla linea di strategia e tattica che venne
seguita, per esempio, dai bolscevichi nel corso della rivoluzione
dal marzo all’ottobre (1917).” Ciò non
è assolutamente conforme alla realtà storica della
rivoluzione cinese. Nella sua lunga lotta rivoluzionaria, nella
sua lotta contro il dogmatismo e l’empirismo e contro l’opportunismo
“di sinistra” e di destra, il Partito Comunista Cinese,
sotto la guida del compagno Mao Tse-tung, ha creativamente sviluppato
il marxismo-leninismo integrando la verità universale del
marxismo-leninismo con la realtà concreta della rivoluzione
cinese. Malgrado il fatto che la rivoluzione cinese, come la rivoluzione
di altri paesi, abbia molte caratteristiche particolari, i comunisti
cinesi l’hanno sempre considerata come una continuazione
della grande Rivoluzione di Ottobre. È stato seguendo la
via della Rivoluzione d’Ottobre che è stata vinta
la rivoluzione cinese. Le deformazioni di Togliatti sulla rivoluzione
cinese mostrano soltanto che egli sta cercando di trovare pretesti
per la sua peculiare linea, che va contro la verità universale
del marxismo-leninismo e contro le leggi comuni che governano
la rivoluzione socialista.
È necessario che un partito marxista-leninista integri
la verità universale del marxismo-leninismo con la pratica
concreta della rivoluzione nel suo paese e che applichi le leggi
comuni della rivoluzione socialista creativamente, alla luce delle
condizioni specifiche del suo paese. Il marxismo-leninismo si
sviluppa continuamente con la pratica. Certe asserzioni avanzate
da un partito marxista-leninista, durante un certo periodo e in
certe condizioni, devono essere sostituite con nuove asserzioni,
a causa del cambiamento delle circostanze e del tempo. Se non
si facesse così ne risulterebbe l’errore di dogmatismo
e perdite per la causa del comunismo. Ma in nessun caso a un partito
marxista-leninista è permesso usare il pretesto di certi
nuovi fenomeni sociali per negare i principi fondamentali del
marxismo-leninismo, per sostituire il revisionismo al marxismo-leninismo
e per tradire il comunismo.
A un certo punto dello sviluppo di un partito comunista, il dogmatismo
e il settarismo possono diventare il principale pericolo. La prima
e la seconda Dichiarazione di Mosca sono pienamente corrette nel
porre in evidenza la necessità di opporsi al dogmatismo
e al settarismo. Tuttavia, nelle presenti condizioni, il revisionismo
moderno è il principale pericolo per il movimento comunista
internazionale nella sua interezza, proprio come pongono in rilievo
la prima e la seconda Dichiarazioni di Mosca. Il revisionismo
moderno “che rispecchia l’ideologia borghese in
teoria e in pratica, deforma il marxismo-leninismo, lo svuota
della sua essenza rivoluzionaria e pertanto paralizza lo spirito
rivoluzionario della classe operaia, disarma e smobilita gli operai,
le masse dei lavoratori, nella loro lotta contro l’oppressione
degli imperialisti e degli sfruttatori, per la pace, la democrazia
e la liberazione nazionale, per il trionfo del socialismo.”
Attualmente i moderni revisionisti si oppongono al marxismo-leninismo
sotto il pretesto di opporsi al dogmatismo, rinunciano alla rivoluzione
sotto il pretesto di opporsi all’avventurismo “di
sinistra”, sostengono il compromesso senza principi e il
capitolazionismo sotto il pretesto della elasticità nella
tattica. Se non si conduce una lotta risoluta contro il revisionismo
moderno, il movimento comunistainternazionale sarà seriamente
danneggiato.
La recente apparizione di una corrente avversa, che è contraria
al marxismo-leninismo e che spezza l’unità del movimento
comunista internazionale, fornisce prove supplementari della correttezza
delle tesi della prima e della seconda Dichiarazione di Mosca.
In relazione alle principali caratteristiche del revisionismo,
Lenin una volta disse: “Determinare la sua condotta
di caso in caso, adattarsi agli eventi del giorno e ai mutamenti
della politica minuta, dimenticare gli interessi fondamentali
del proletariato, le caratteristiche principali del sistema capitalista
nella sua interezza e dell’evoluzione capitalista nella
sua interezza; sacrificare questi interessi fondamentali per i
vantaggi reali o supposti del momento: tale è la politica
del revisionismo.”
Il proletariato rivoluzionario e il popolo rivoluzionario certo
marceranno lungo la corretta strada tracciata dal marxismo-leninismo.
Per quanto difficile e tortuosa possa essere, essa è la
sola strada alla vittoria. Lo sviluppo storico della società
non seguirà né le “teorie” dell’imperialismo
né le “teorie” del revisionismo. Per quanto
possano aver fatto nel passato per il movimento operaio, nessuna
persona, o partito politico, o gruppo possono evitare di diventare
servi della borghesia ed essere gettati da parte dal proletariato,
una volta che abbandonano la strada del marxismo-leninismo e vanno,
scivolano sulla strada del revisionismo.
Noi siamo stati forzati a una pubblica discussione delle principali
divergenze tra il compagno Togliatti e alcuni altri compagni del
Partito Comunista Italiano e noi.
Ciò è avvenuto contro il nostro desiderio e non
sarebbe avvenuto se essi non ci avessero pubblicamente sfidato
per primi e non avessero insistito per un dibattito
pubblico. Ma anche se siamo costretti a entrare in un pubblico
dibattito, noi ancora speriamo sinceramente che sarà possibile
eliminare le nostre divergenze attraverso discussioni da compagni.
Anche se, con nostro rammarico, troviamo che Togliatti e i compagni
che condividono le sue posizioni si stanno sempre più allontanando
dal marxismo-leninismo, noi speriamo ancora sinceramente che non
vogliano andare più lontano, ma riacquistino l’orientamento
e ritornino alla posizione del marxismo-leninismo e ai principi
rivoluzionari della prima e della seconda Dichiarazione di Mosca.
Noi desideriamo guardare avanti. In molte
occasioni abbiamo suggerito di tenere una conferenza di rappresentanti
dei partiti comunisti e operai di tutti i paesi, per risolvere
le attuali divergenze nel movimento comunista internazionale.
Noi sosteniamo che i comunisti di tutti i paesi devono prendere
a cuore i comuni interessi della lotta contro il nemico e la causa
della rivoluzione proletaria, devono attenersi ai principi che
guidano le relazioni tra partiti fratelli, quali sono stati fissati
nella prima e nella seconda Dichiarazione di Mosca e devono eliminare
le loro divergenze e rafforzare la loro unità sulla base
del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario.
Questa è la speranza della classe operaia e dei popoli
di tutto il mondo.
La storia del movimento della classe operaia di tutti i paesi,
durante il secolo e più trascorso, è piena di aspre
lotte tra il marxismo e ogni specie di opportunismo. Sin dal principio
il movimento comunista internazionale è sempre avanzato
lottando contro e superando il riformismo, la socialdemocrazia
e il revisionismo. Oggi i revisionisti di ogni specie possono
far rumore per un certo tempo, ma ciò non indica forza,
ma debolezza da parte loro. Le tendenze revisioniste e neosocialdemocratiche
che sono ora apparse nel movimento comunista internazionale e
che assecondano le esigenze del capitalismo monopolista e dell’imperialismo
degli Stati Uniti, sono sostanzialmente il prodotto della politica
del capitalismo monopolista e dell’imperialismo degli Stati
Uniti. Ma i vari tipi di revisionismo non possono né bloccare
la vittoriosa avanzata delle lotte rivoluzionarie delle nazioni
e dei popoli oppressi, né possono salvare l’imperialismo
dal suo destino finale.
Nel 1913, nel corso della sua lotta contro l’opportunismo,
Lenin pose in rilievo, illustrando il destino storico delle dottrine
di Karl Marx, che sebbene il marxismo sia stato assoggettato a
deformazioni da parte degli opportunisti, lo sviluppo delle lotte
rivoluzionarie dei popoli in tutti i paesi gli aveva continuamente
portato nuove conferme e nuovi trionfi. Lenin correttamente predisse:
“[…] un trionfo ancora più grande attende
il marxismo, quale dottrina del proletariato, nel periodo storico
che si apre ora”. Adesso noi sentiamo che il marxismo-leninismo
è a un nuovo importante momento storico. La lotta tra la
corrente marxista-leninista e la corrente antimarxista-leninista
revisionista è ancora una volta posta all’ordine
del giorno dei comunisti in tutti i paesi, in forma acuta. Noi
siamo profondamente convinti che per quanto complicato possa essere
il corso della lotta, la corrente marxista-leninista alla fine
trionferà.
Oltre un secolo fa, nel Manifesto del partito
comunista, Marx
ed Engels lanciarono il coraggioso e valoroso appello al mondo
intero: “Che le classi dominanti tremino davanti a una
rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdere che le
loro catene. Essi hanno un mondo da vincere.” Questo
grande appello ispira tutti i rivoluzionari dediti alla causa
del comunismo e del proletariato in tutto il mondo e infonde loro
piena fiducia nel futuro, così che essi si sbarazzeranno
risolutamente di tutti gli ostacoli e avanzeranno arditamente.
Nel momento presente, i ranghi del proletariato internazionale
si stanno facendo sempre più serrati, la coscienza politica
dei popoli di tutti i paesi si eleva costantemente, le lotte per
la pace mondiale, la liberazione nazionale, la democrazia e il
socialismo stanno ottenendo una vittoria dopo l’altra e
le grandi idee del socialismo e del comunismo attraggono schiere
sempre più grandi tra le nazioni e i popoli oppressi, che
si trovano in una difficile e amara situazione.
Che l’imperialismo e i reazionari tremino davanti alla grande
marea rivoluzionaria della classe operaia e di tutte le nazioni
e di tutti i popoli oppressi del mondo!
Il marxismo-leninismo alla fine trionferà!
La causa rivoluzionaria della classe operaia e dei popoli di tutto
il mondo alla fine trionferà!
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