Probabilmente la questione delle Opere complete di Marx ed Engels non appassiona folle di militanti: gli ex comunisti hanno da tempo "messo Marx in soffitta" (per usare una vecchia espressione di Giovanni Giolitti), e i due partitini comunisti sono troppo impegnati a litigare fra loro per occuparsi di questa "roba da intellettuali." Insomma, oggi è già stravagante leggere il Manifesto, figuriamoci se ci si sbatte a compulsare i Grundrisse o a verificare lo stato delle cose per quanto riguarda le opere di Marx e di Engels. Comunque riproduciamo un interessante contributo comparso su Critica marxista. I. Da Rjazanov alla Mega A dispetto dell’enorme diffusione dei loro scritti, Marx ed Engels rimangono ancora privi di un’edizione integrale e scientifica delle proprie opere. La prima ragione di questo paradosso risiede senz’altro nell’incompiutezza e nella frammentarietà dell’opera di Marx. Durante gli ultimi anni di vita, infatti, interrogato da Kautsky a proposito di un’eventuale pubblicazione delle proprie opere complete, egli risponde: «queste opere dovrebbero innanzitutto essere scritte!» In secondo luogo, sulla pubblicazione dei lavori dei due autori hanno influito le vicende del movimento operaio, che troppo spesso hanno ostacolato anziché favorito l’edizione dei loro testi. Il primo tentativo di pubblicare tutti gli scritti di Marx ed Engels risale agli anni Venti quando, David Borisoviç Rjazanov, formidabile studioso e conoscitore di Marx, direttore nella neonata repubblica dei Soviet dell’Istituto Marx-Engels, avviò la pubblicazione in lingua originale dell’opera completa, la Marx Engels Gesamtausgabe (Mega). Le epurazioni dello stalinismo però s’abbatterono anche sugli studiosi dell’istituto, lo stesso Rjazanov fu destituito e condannato alla deportazione nel 1931, ed il progetto venne interrotto nel 1935. Dei 42 volumi inizialmente previsti, soltanto 12 furono dati alle stampe. Ancora in Unione Sovietica, dal 1928 al 1946, fu pubblicata la prima edizione in russo delle opere complete, la Socinenija, che ad onta del nome riproduceva un numero parziale di scritti, ma che con i suoi 28 volumi (in 33 tomi) fu comunque, per l’epoca, la raccolta quantitativamente più considerevole. Dal 1956 al 1968 nella Repubblica democratica tedesca, per iniziativa del Comitato Centrale della Sed, furono stampati 41 volumi (in 43 tomi) della Marx Engels Werke (Mew). Tale edizione, però, era tutt’altro che completa ed era appesantita dalle introduzioni e dalle note che, concepite sul modello dell’edizione sovietica, ne orientavano la lettura secondo la concezione del marxismo-leninismo. Ciò nonostante, essa costituì la base di numerose edizioni analoghe in altre lingue tra cui anche le Opere italiane, le quali in realtà non sono mai state completate e sono apparse solo in 32 dei 50 volumi previsti. Il progetto di una “seconda” Mega, che si prefiggeva di riprodurre in maniera fedele e con un ampio apparato critico, tutti gli scritti dei due pensatori, rinacque durante gli anni Sessanta. Le pubblicazioni, avviate nel 1975, furono tuttavia anch’esse interrotte, stavolta in seguito al crollo del blocco dei paesi socialisti. Nel 1990, con lo scopo di completare l’edizione storico critica delle opere di Marx ed Engels, diversi istituti in Olanda, Germania e Russia hanno costituito la Fondazione Internazionale Marx Engels (Imes). Dopo un’impegnativa fase di riorganizzazione, nella quale sono stati approntati nuovi principi editoriali, e dopo il passaggio di casa editrice, dalla Dietz Verlag all’Akademie Verlag, dal 1998 è ripresa la pubblicazione della Marx Engels Gesamtausgabe, la cosiddetta MEGA. Questa impresa è tanto più importante se si considera che una parte notevole dei manoscritti, dell’imponente corrispondenza e dell’immensa mole di estratti e annotazioni che Marx era solito compilare dai testi che leggeva, è ancora inedita. Il progetto complessivo, al quale partecipano studiosi che operano in Germania, Russia, Olanda, Francia, Stati Uniti, Giappone, Danimarca ed Italia, si divide in quattro sezioni: la prima comprende tutte le opere, gli articoli e le bozze escluso Il capitale; la seconda Il capitale e tutti i suoi lavori preparatori a partire dal 1857; la terza l’epistolario; la quarta gli estratti, le annotazioni e i marginalia. Fino ad oggi dei 114 volumi previsti ne sono stati pubblicati 49, ognuno dei quali consta di due tomi: il testo più l’apparato che contiene gli indici ed ogni tipo di informazione aggiuntiva. II. Carteggio Il volume che qui si vuole presentare – Marx-Engels, Gesamtausgabe (Mega), Dritte Abteilung, Band 9: Briefwechsel Januar 1858 bis August 1859, Berlin, Akademie Verlag, 2003, 2 voll., pp. 1301, euro 188 – è l’ultimo edito. Esso include una parte del carteggio che per tutta la vita si è svolto tra Marx ed Engels e tra loro e tantissimi altri corrispondenti. L’ammontare complessivo del numero delle lettere è enorme. Ne sono state ritrovate oltre 4.000 scritte da Marx ed Engels, di cui 2.500 sono quelle che si sono scambiate tra di loro, e 10.000 quelle ricevute da terzi. Altre 6.000, inoltre, pur non essendoci pervenute, hanno lasciato testimonianza certa della loro esistenza. In seguito alle nuove linee editoriali, tutte le lettere seguono rigorosamente il criterio della successione cronologica e non sono più divise, come una volta, in due parti distinte, l’una con le lettere scritte da Marx ed Engels e l’altra con quelle da essi ricevute. Il testo in questione, presenta la corrispondenza intercorsa tra il gennaio del 1858 e l’agosto del 1859. Questo periodo racchiude uno snodo importante nell’elaborazione dell’opera di Marx che si dedica febbrilmente ai suoi studi affrontando al contempo una vita di stenti. Delle 311 lettere conservate 115 sono di Marx e 45 di Engels, 127 di queste sono quelle che si sono indirizzate reciprocamente, mentre quelle a loro inviate da terzi sono 151 di cui ben 92 inedite. Nel 1858, Marx ha quarant’anni. La crisi economica sviluppatasi nel ‘57 riaccende in lui la speranza di una ripresa del movimento rivoluzionario dopo il decennio di riflusso seguito alla sconfitta del 1848. Pervaso da una nuova produttività intellettuale, ritorna alla stesura della sua «Economia», della quale espone per la prima volta il progetto in una lettera a Lassalle, a cui chiede di trovargli un editore. Definisce il suo lavoro una «critica delle categorie economiche» ovvero uno studio che è «contemporaneamente descrizione del sistema e, attraverso la descrizione, critica del medesimo». Poco oltre è contenuta la celebre suddivisione del piano della sua opera in 6 libri in cui Marx si propone di trattare in successione: il capitale, la proprietà fondiaria, il lavoro salariato, lo Stato, il commercio internazionale ed il mercato mondiale. Infine, nella stessa lettera, Marx accenna a due ulteriori lavori: la critica e la storia dell’economia politica e del socialismo ed un breve schizzo storico sullo sviluppo delle categorie e delle relazioni economiche. Proprio in vista di questo progetto, Marx redige durante i primi mesi del 1858, quattro degli otto quaderni che costituiscono i famosi Grundrisse, i lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica. Non destinati alla stampa, ma concepiti al fine di meglio chiarire il proprio pensiero, i Grundrisse sono un osservatorio privilegiato attraverso cui seguire il formarsi delle concezioni del loro autore. Pur interamente dedicati al «capitolo del capitale», in essi il discorso si allarga continuamente ai temi degli altri sei libri originariamente previsti. L’impeto della scrittura è tale che Marx, dopo una pausa dovuta all’aggravarsi delle sue condizioni di salute, quando rilegge il testo, vi rileva problemi sia rispetto all’ordine e l’equilibrio delle parti che rispetto alla chiarezza dell’esposizione. Questi manoscritti, sconosciuti allo stesso Engels e così decisivi per l’interpretazione di Marx, saranno pubblicati per la prima volta a Mosca, all’insaputa di tutti e svincolati da ogni riferimento alla MEGA, tra il 1939 ed il 1941. Soltanto la ristampa del 1953 permetterà la conoscenza di quella che possiamo considerare la prima redazione de Il capitale, a ben cento anni di distanza dalla sua stesura. Ancora di più si dovrà attendere per le traduzioni: la versione francese uscirà nel 1967-68, quella italiana nel 1968-70, mentre quella spagnola e quella inglese giungeranno solo nel 1973. Attanagliato dai problemi materiali durante il giorno, Marx intraprende il suo lavoro ai «principles economici» soprattutto di notte, sostenendosi soltanto con limonate e con una quantità enorme di tabacco. Dalle lettere ad Engels, emergono tutte le difficoltà della sua condizione: «Non augurerei ai miei peggiori nemici di passare attraverso il pantano in cui mi trovo da otto settimane, con la rabbia per giunta che il mio cervello va in malora e la mia capacità di lavoro se ne va in pezzi con tutte queste schifezze»; «sono completamente incapace di lavorare, perché in parte perdo il meglio del tempo correndo di qua e di là e facendo inutili tentativi per scovare denaro, in parte la mia capacità di concentrazione, forse in seguito al mio maggiore esaurimento fisico, non resiste più ai guai domestici». Proprio alla vita domestica egli riserva un’amara considerazione: «privatamente, penso, vivo la più tormentata vita che si possa immaginare… Per gente che abbia delle aspirazioni più vaste non c’è peggior stupidaggine che sposarsi e consegnarsi così alle petites misères de la vie domestique et privée». Assillato dai creditori e dalla «miseria incancrenita», in assenza di carbone giunge una volta ad affermare: «se questa situazione dura, preferirei stare 100 tese sotto terra piuttosto che seguitare a vegetare così». Eppure, Marx non si lascia sopraffare dalla precarietà della propria condizione ed in una lettera all’amico Weydemeyer, riferendosi all’intento di portare a termine la sua opera, dichiara: «io devo perseguire il mio scopo a tutti i costi e non permettere alla società borghese di trasformarmi in una money-making machine». Dunque si applica con tenacia agli studi di economia politica e comunica ad Engels i suoi passi in avanti: «tutta la teoria del profitto, qual è stata finora, l’ho mandata a gambe all’aria». Inoltre si dedica all’apprendimento dell’algebra per superare le difficoltà incontrate nei calcoli aritmetici. A dare ulteriore impulso al suo lavoro è un dono che riceve da Ferdinand Freiligrath, il più importante poeta tedesco della rivoluzione del 1848: dei vecchi libri di Hegel che erano appartenuti a Bakunin. Tra questi, Marx rilegge la Logica che renderà «un grandissimo servizio» al suo metodo espositivo. Ed a tal proposito nella medesima lettera ad Engels afferma: «Se tornerà mai il tempo per lavori del genere, avrei una gran voglia di rendere accessibile all’intelletto dell’uomo comune in poche pagine, quanto vi è di razionale nel metodo che Hegel ha scoperto ma nello stesso tempo mistificato». Nel frattempo riesce a stipulare l’accordo con l’editore di Berlino Franz Duncker per pubblicare la sua opera in fascicoli, il primo dei quali si intitolerà Per la critica dell’economia politica. Alle gravi ristrettezze finanziarie, però, si uniscono le complicazioni dovute ai ripetuti attacchi di mal di fegato che gli impediscono finanche di tenere in mano la penna. La consegna del testo viene così continuamente rinviata anche perché a rallentarne la stesura, oltre alla malattia e ai lavori a cui è costretto per sostentarsi, contribuisce sia la meticolosità di un metodo di lavoro che impone la ricerca di prove sempre più scrupolose per le proprie tesi, sia l’esigenza di migliorare lo stile della propria scrittura. Su quest’ultimo punto, Marx, riferendosi alla sua opera, scrive a Lassalle: «Essa è il risultato di quindici anni di ricerche, dunque del periodo migliore della mia vita. Essa rappresenta per la prima volta in modo scientifico una importante concezione dei rapporti sociali. È dunque mio dovere di fronte al partito impedire che la cosa venga deformata da quella maniera di scrivere pesante e legnosa che è tipica di un fegato malato». Quando finalmente termina il «povero manoscritto», tarda a spedirlo perché non ha i soldi per effettuare l’invio! Rivolgendosi al solito Engels, trova un po’ di conforto nell’autoironia «Non credo che mai nessuno abbia scritto su “il denaro” con una tale mancanza di denaro». III. Giornalismo Spinto soprattutto da queste difficoltà materiali, Marx continua la sua collaborazione con il «New-York Tribune», il più importante quotidiano americano che contava all’epoca circa 200.000 abbonati. Anche di questa esperienza vi sono tracce nella corrispondenza attraverso cui si comprende, a volte con maggiore chiarezza che nei loro articoli, con quale attenzione Marx ed Engels seguano gli avvenimenti politici contemporanei. In seguito alla crisi del 1857 ed ai problemi finanziari del giornale, Marx è uno dei due soli corrispondenti europei a non essere licenziato. I molti articoli redatti durante questo periodo trattano ogni avvenimento di rilievo: il fallito attentato di Felice Orsini contro Napoleone III; il commercio estero ed il pauperismo industriale in Inghilterra; la rivolta in India; la crisi della circolazione monetaria; l’ultimo manifesto di Mazzini; le sorti della Compagnia delle Indie; l’emancipazione dei servi in Russia. Nello stesso periodo Charles Dana, direttore del giornale, invita Marx a collaborare al progetto della «New American Cyclopædia», pubblicata a New York tra il 1858 ed il 1863. Egli vi partecipa con l’incarico di compilare alcuni lemmi biografici e storici. Ma è Engels a scrivere la maggior parte degli articoli, come spesso accadeva anche per gli articoli del «New-York Tribune», in modo da permettere a Marx di avanzare nei suoi studi economici. Nel carteggio, troviamo anche tutte le informazioni relative alla nascita dell’opuscolo di Engels Po e Reno. Progettato dal «generale» nel febbraio 1859 con l’esigenza di valutare il quadro internazionale in cui si poneva il problema dell’unificazione dell’Italia e della Germania e per esporre il punto di vista del «partito» sulla guerra che si preparava tra la Francia, alleata del Piemonte, e l’Austria, compare anonimo in mille copie a Berlino nell’aprile 1859. Questa è la prima pubblicazione di Engels in tedesco dopo quasi dieci anni e non manca di avere il successo previsto da Marx, influendo notevolmente sull’opinione pubblica in Germania. La paternità dell’opuscolo è in seguito rivelata per evitare confusione dopo la diffusione anonima dello scritto di Lassalle La guerra italiana e il compito della Prussia, in cui si auspica l’alleanza dei tedeschi con Napoleone III e con i Savoia contro l’Austria ritenuta vero impedimento all’unificazione tedesca. Marx qualifica questa iniziativa come una violazione della «disciplina di partito» augurandosi, al contrario, una partecipazione prussiana nel conflitto a fianco dell’Austria per la sconfitta dello zarismo di cui Napoleone III era il giullare. Il rapporto con Lassalle, autore di 16 lettere nel volume, può essere ben osservato nella corrispondenza di questo periodo anche attraverso un’altra vicenda. Proprio in questi anni, infatti, egli dà alle stampe due opere: La filosofia di Eraclito, l’Oscuro di Efeso ed il dramma Franz von Sickingen. Una tragedia storica. Marx ed Engels, nelle lettere che indirizzano direttamente all’autore, esprimono su questi testi il proprio commento che, seppur critico, è sempre accompagnato da grande riguardo. Nel carteggio che collega Londra e Manchester, invece, i giudizi sono caustici e nei confronti di Lassalle il sentimento che prevale, ora come in seguito, è la diffidenza. Ultimo tema di rilievo è l’impegno col quale i due sostengono il giornale «Das Volk», organo dell’Associazione di cultura degli operai tedeschi di Londra, redigendo articoli relativi alla guerra italiana, raccogliendo sussidi, promuovendo la diffusione del settimanale ed assumendone infine la direzione. Nel giro di pochi numeri, però, la pubblicazione cessa per mancanza di fondi ed i due devono rinunciare ad esprimere il proprio parere su un giornale di Londra. Nel giugno del 1859, compare presso l’editore di Berlino Franz Duncker in una tiratura di mille copie, Per la critica dell’economia politica. Primo fascicolo. Marx è convinto che, con l’uscita del suo libro, il proudhonismo allora di moda in Francia sarà «stroncato alla radice», ma nonostante le sue attese e le sue speranze, le recensioni sono molto scarse e nessuna risonanza viene data all’impresa. Sebbene si dedichi alla stesura del secondo fascicolo, questo non vedrà mai la luce. Il lavoro va avanti, ma subisce molte altre interruzioni e per il primo volume di Das Kapital, il primo libro del piano della sua opera, bisognerà attendere il 1867. La restante parte del suo immenso progetto, contrariamente al carattere di sistematicità che spesso gli è stato attribuito, resterà un colossale, geniale e fecondissimo fallimento letterario costituito da manoscritti abbandonati, abbozzi provvisori e progetti incompiuti. Tuttavia questo materiale, per la complessità della sua natura frammentaria, è di enorme interesse e conserva, ancora oggi, tutta la sua efficacia come strumento per la critica del mondo contemporaneo. Critica marxista, n° 5, 2004 |