.

 

 

Enrico Ceccotti

6. Elaborazioni per una politica di centro-sinistra


6.1 La Carta dei diritti

La Carta dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori è stata definita nel 2002. E’ un progetto di legge il cui compito non è di sostituire ma di integrare lo Statuto dei lavoratori del 1970, e dare attuazione alla Carta Europea di Nizza del dicembre 2000. Mette al centro i diritti fondamentali e universali di cittadinanza sociale dei lavoratori mantenendo i diritti acquisiti dei lavoratori subordinati tradizionali. E’ finalizzata a realizzare una "fase due" della legislazione del lavoro con l'introduzione di un sistema di tutele per tutte le forme di lavoro graduato secondo le caratteristiche e il bisogno effettivo di protezione, perché la flessibilità non deve essere pagata con precarietà e con intollerabili insicurezze e che la stabilità del lavoro rimanga un obiettivo. 
La "fase uno" ha coinciso con gli anni di governo dell'Ulivo, con l'emanazione del "pacchetto Treu" sul lavoro che ha permesso la creazione di occupazione con nuove modalità, di lavori flessibili. Ottenuto questo occorre introdurre delle tutele in modo che flessibilità e diritti non siano in contraddizione.
La Carta è divisa in tre aree: lavoro subordinato, lavoro autonomo, lavoro economicamente dipendente. Quest'ultima comprende l'universo dei lavoratori parasubordinati e dei collaboratori, ossia di tutte quelle persone, spesso giovani, che sono fuori dal diritto del lavoro. Ad esse occorre estendere i diritti più elementari: ad associarsi in sindacato, alla rappresentanza, alla contrattazione collettiva, alla salute e sicurezza sul lavoro. Sono previste quattro zone di intervento per tutto il mondo del lavoro, che dovrebbero tessere una rete comune di tutele di base a garanzia di ciascuno, a prescindere dal tipo di contratto col quale è occupato..
.
Formazione. La Carta sancisce il diritto alla formazione continua per tutti i lavoratori, in primo luogo per gli atipici, che più degli altri devono restare competitivi nel mercato. Tra le proposte principali: 1) il diritto di accesso gratuito alle informazioni riguardanti le offerte di lavoro e formative a livello territoriale, nazionale ed europeo, e poi il diritto ai servizi per l'impiego generali nei primi sei mesi di inoccupazione. 2) Dopo un anno di disoccupazione, si deve poter ricevere una proposta formativa, di riqualificazione o di lavoro. 3) Sono previsti finanziamenti pubblici e privati alla formazione. 4) Sono assicurate pari opportunità alle donne mediante la promozione di modalità formative “dedicate”. 5) Il lavoratore può costruirsi un percorso formativo individuale ricorrendo a un’ampia gamma di strumenti (congedi formativi, periodi sabbatici, orari flessibili, conti-ore ecc.). 6) La formazione deve essere certificata. 7) Le rappresentanze dei lavoratori hanno diritto all’informazione e alla consultazione periodica a tutti i livelli per prevenire fenomeni di obsolescenza professionale e squilibri di genere nella composizione della forza lavoro..
.
Ammortizzatori sociali. La priorità è l’armonizzazione dei trattamenti, da raggiungere mediante l’unificazione delle attuali indennità ordinarie e speciali di disoccupazione, dell’indennità di mobilità e anche della cassa integrazione speciale (mentre i prepensionamenti devono essere accantonati). Inoltre i contributi, le cosiddette “provvidenze sociali”, devono essere "personalizzati" a seconda delle caratteristiche individuali del lavoratore e lo devono accompagnare per tutta la vita. In primo luogo occorre garantire a tutti i lavoratori, anche ai lavoratori flessibili, destinati a cambiare attività frequentemente, una continuità contributiva e quindi una pensione. Altre tutele riguardano la possibilità di aprire un mutuo casa, e poi le tasse scolastiche, la maternità ecc. Un modo per organizzare queste provvidenze potrebbe essere la creazione di un “conto di sicurezza individuale”. Le tutele attive del reddito devono essere coordinate strettamente con l’attività dei servizi all’impiego e con la formazione continua. La Carta prevede l'estensione della cassa integrazione a tutte le imprese cui oggi non si applica, definendone però la durata “in modo rigoroso”. Inoltre l'indennità di disoccupazione aumenta dall'attuale 40% al 60% dell'ultima retribuzione, un miglioramento abbinato però alla disponibilità, da parte del disoccupato, a cercare lavoro e utilizzare i servizi all’impiego nel territorio. Si attiverebbe così il passaggio, cruciale per le politiche attive del lavoro, da un sistema assistenziale a uno in cui le persone “colgono le opportunità”..
.
Accesso e incentivi al lavoro. Gli Enti locali devono fornire informazioni puntuali sulle opportunità di lavoro nel territorio, rendendo operativi adeguati Servizi per l’Impiego, e stabilire incentivi per sostenere l’occupazione. Questo servizio va collegato con la formazione continua e con gli ammortizzatori, così che questi ultimi non divengano mera assistenza..
.
Diritti. La sicurezza e salute devono essere garantite in ogni impresa e per tutti i lavoratori, così come la tutela della maternità e i diritti sindacali.
Per quanto riguarda i costi dell’intero “pacchetto” di intervento, l’Ulivo prevede un totale di cinque miliardi di euro. Ai finanziamenti di ciascuna voce non dovrebbe provvedere solo lo Stato ma anche le parti sociali. Per gli ammortizzatori è prevista una nuova modulazione dei contributi dati dalle imprese a seconda del tipo di lavoro di cui usufruiscono: «farle pagare di meno per rapporti di lavoro a tempo indeterminato e di più per rapporti di lavoro a termine. Ciò incentiverebbe le imprese a privilegiare forme più stabili di relazioni lavorative e a farle partecipare in maniera più equa ai costi del sistema: è giusto che l’impresa che produce “clienti” del sistema della disoccupazione contribuisca in misura maggiore ai costi di quest’ultimo». In quanto all’apporto dei lavoratori, la Carta prevede espressamente il ricorso a forme mutualistiche e associative, così come ai fondi bilaterali categoriali o intercategoriali..
.
6.2  Il Programma dell’Unione

Il programma dell’Unione, sulla base del quale sono state vinte le elezioni e si è andati al governo, trova nel binomio “lavoro e welfare” un asse portante dei valori che ispirano le politiche economiche e sociali. Il punto di partenza è la creazione di un circuito virtuoso tra sviluppo economico e sviluppo sociale, tra diritti e crescita, tra competitività e giustizia: un welfare state declinato come “ambito di giustizia” e come “fattore produttivo”. È in questo contesto va recuperato il nesso inscindibile tra diritti individuali, diritti del lavoro e diritti sociali, secondo un nuovo approccio allo "sviluppo umano" che veda l'idea di libertà non solo come attributo individuale, ma come impegno sociale. Viene riconosciuto e recuperato il ruolo determinante, per il livello e la qualità dello sviluppo, svolto storicamente dalla contrattazione e dall’iniziativa sindacale.
Le proposte del programma dell’Unione contro il declino per il futuro del lavoro si riassumono:.
.
Superamento della legge 30. Essendo contrari ai contenuti della legge n. 30 e dei decreti legislativi n. 276 e 368 che moltiplicano le tipologie precarizzanti si punta a:

- estendere a tutti i lavoratori delle tutele e dei diritti di base (maternità, paternità, tutela nella malattia e negli infortuni, diritti sindacali, ecc.) e dell'accesso al credito;
- favorire l’occupazione femminile ed estendere tutte le tutele alle giovani generazioni;
- aumentare la crescita professionale, attraverso il diritto alla formazione permanente;
- garantire e sostenere non solo il reddito attuale, ma anche dei trattamenti pensionistici futuri, con strumenti quali la totalizzazione di tutti i contributi versati e la copertura figurativa per i periodi di non lavoro;
- contenere le tipologie di lavoro flessibile numericamente e cancellare quelle più precarizzanti come ad esempio il job on call, lo staff leasing e il contratto di inserimento;
- sottoporre il lavoro a progetto alle regole dei diritti definite dalla contrattazione collettiva, in modo da eliminarne l’utilizzo distorto, tenendo conto dei livelli contrattuali delle categorie di riferimento e con una graduale armonizzazione dei contributi sociali;
- rivedere la normativa del lavoro interinale, anche considerando la impostazione legislativa definita dal precedente governo di centrosinistra;
- rivedere la normativa in merito agli appalti di opere e di servizi e alla cessione del ramo d’azienda, spesso utilizzata in modo fittizio per aggirare le tutele dei lavoratori attraverso il meccanismo delle esternalizzazioni: la disciplina va ricondotta alla sua corretta dimensione, giustificata esclusivamente da oggettivi requisiti funzionali e organizzativi..
.
La riforma del sistema degli ammortizzatori sociali. Il programma prevede di estendere le tutele nel mercato del lavoro riformando gli ammortizzatori sociali, potenziando i servizi pubblici all’impiego e la formazione professionale sul territorio, innovando e allargando le politiche attive di sostegno all’occupazione e per la formazione lungo tutto l’arco della vita.
La riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, prevede:

- l'incremento e l'estensione dell’indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori (anche discontinui, economicamente dipendenti e non subordinati);
- la costituzione di una rete di sicurezza universale che protegga tutti i lavoratori nei casi di crisi produttive;
- la difesa dell potere d’acquisto dei salari e delle pensioni. Il problema del potere d’acquisto non può essere disgiunto da una politica fiscale basata sul prelievo progressivo per tutti i redditi;
- la ripresa la concertazione e il consolidamento della contrattazione nazionale e di secondo livello e il giusto ruolo della legislazione a sostegno della contrattazione..
.
La politica attiva del lavoro. Le politiche del lavoro dirette a promuovere la piena e buona occupazione e a ridurre il tasso di precarietà si attuano incentivando la stabilità e la tutela del lavoro discontinuo.La forma normale di occupazione è il lavoro a tempo indeterminato, che permette a tutte le persone di costruirsi una prospettiva di vita e di lavoro serena. Un strumento per incentivare questo è la reintroduzione del credito di imposta a favore delle imprese che assumono a tempo indeterminato. Il lavoro flessibile non può costare meno di quello stabile e tutte le tipologie contrattuali a termine si debbono motivare sulla base di un oggettivo carattere temporaneo. Con specifiche iniziative legislative si possono rendere certi i percorsi di stabilizzazione del lavoro e per monitorare la formazione professionale al fine di scongiurare abusi e distorsioni nell'attuazione degli istituti contrattuali.

Le politiche specifiche per aumentare le opportunità di lavoro dei gruppi oggi sottorappresentati sul mercato del lavoro si sostanziano in:

- per i giovani, accrescerne istruzione e qualificazione professionale e stabilizzarne i rapporti di lavoro;
- per le donne, con strumenti che ne garantiscano la parità di diritti normativi, retributivi e pensionistici, senza discriminazioni. Anche a tal fine, favorire la conciliazione delle responsabilità genitoriali degli uomini e delle donne con la vita lavorativa;
- per gli anziani, con azioni che promuovano la vecchiaia attiva: sostegni e incentivi al reinserimento al lavoro, formazione professionale per adeguare le competenze; forme di passaggio graduale fra lavoro e non lavoro, anche con part time misto a pensione;
- per i lavoratori delle aree depresse, specie del Mezzogiorno, con incentivi mirati all’occupazione stabile e alla regolarizzazione del lavoro nero oltre che con il rilancio dello sviluppo di quelle regioni;
- per i soggetti disabili e svantaggiati, attraverso il superamento delle normative introdotte dalla "legge 30" e il potenziamento dei centri pubblici per i servizi di inserimento lavorativo mirato delle persone con disabilità;
- per i lavoratori immigrati estensione dei diritti.
Un ruolo rilevante per l'attuazione delle politiche attive del lavoro e della formazione di competenza delle regioni e delle autonomie locali può e deve essere svolto dai centri per l'impiego, nel quadro di principi e standard definiti a livello nazionale..
.
Lavoro nero e sicurezza. Il rispetto delle norme di sicurezza va reso più cogente anche attraverso un rafforzamento delle funzioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, dell’apparato sanzionatorio e con il potenziamento dei servizi ispettivi e di prevenzione.La piaga del lavoro nero si combatte con misure preventive e repressive e con studi di settore e appositi indici di congruità..
.
Processo del lavoro. È indispensabile una riforma del processo del lavoro orientata a garantire certezza e celerità nella soluzione delle controversie, con l’obiettivo di dare effettività a un sistema di tutele oggi compresso da una eccessiva durata del giudizio..
.
Concertazione. Permette una maggiore sinergia tra azione sociale e azione politica. Ciò si ottiene con il consolidamento dell’importante ruolo della contrattazione nazionale e di secondo livello e della legislazione a sostegno della contrattazione..
.
Il confronto sulla rappresentatività, sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacale ha il fine di individuare i criteri generali per affrontare il problema e fornire un quadro legislativo di sostegno al tema.