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Eticamente parlando |
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Le società che hanno ottenuto i migliori punteggi dal punto
di vista etico:
ALSO - Farmaci e integratori energetici
AMBROSOLI - Produzione miele
BALOCCO - Prodotti dolciari
BAULI - Prodotti da forno, pandori, panettoni
BONDUELLE - Verdure in scatola, congelate e fresche
CONAPI - Cooperativa produttori miele
COOP - Grande distribuzione
CTM - Importazione e distribuzione di prodotti del Commercio Equo
DECO - Cooperativa: alimentari e detersivi
GRANAROLO - Latte e derivati
ILLY - Caffè
LUCART - Carta
OROGEL - Settore agroindustriale, gelati e surgelati
POMPADOUR - Infusi e tè
RITTER - Cioccolata
SANGEMINI - Acque minerali
SCHIAPPARELLI - Cosmetici, farmaci, prodotti dietetici |
Ne hai proprio bisogno?
(lista incompleta dei prodotti da boicottare)
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ABBIGLIAMENTO:
Nike, Reebok, Adidas, Benetton, Chicco
ACQUA MINERALE: Claudia, Giara, Giulia, Limpia,
Lora Recoaro, Pracastello, Sandalia, Tione, Perrier, Vittel, Acqua
Vera, San Bernardo, S. Pellegrino, Panna, Levissima, Pejo, Ulmeta
(NESTLÉÉ), Ferrarelle, Igea, Antica Fonte, Boario,
Fausta, Vitas (DANONE)
ALIMENTARI: Milkana, Gradina, Rama, Maya (UNILEVER)
ANIMALI: Friskies, Buffet (NESTLÉ)
BENZINA: Shell, Esso, Agip, Totalfina-Elf, Mobil
BEVANDE: Nescafè, Nesquik, Nestea, Orzoro,
Beltè, Chinò, Mirage, Nestea, One-o-one, S.Bitter
(NESTLÉ), Coca Cola, Sprite, Fanta, Pepsi, San Pellegrino
CIOCCOLATO: Perugina, Baci, Nestlè (NESTLÉ)
CONSERVE: Berni, Condipasta, Condiriso (NESTLÉ)
COSMETICI: Atkinson (UNILEVER), l'Oréal,
Lancome (NESTLÉ), Johnson & Johnson, PalmoliveCreme:
Leocrema, Cutex (UNILEVER)
DADI per brodo: Maggi (NESTLÉ)
DENTIFRICI: Durban's, Benefit, lose-up, Pepsodent,
Mentadent (UNILEVER), Colgate, Johnson & Johnson
DETERSIVI: Coccolino, Omo, Bio Presto, Svelto,
Vim, Cif, Lysoform, Surf (UNILEVER)
DOLCI: Smarties, Kit Kat, Galak, Lion, After Eight,
Quality Street, Toffee, Polo, Rowntree, Motta, Alemagna, Nesquik,
Fruit Joy, Fruttolo (NESTLÉ), Marmellata Althea (UNILEVER),
Ritz, Oro Saiwa, Oro Ciok, Crackers Premium Saiwa, Cipster, Biscotti
Tuc, Pansaiwa, Urrà, Biscotti Vitasnella, Dolcezze del mondo,
Le Frolle, Wafer Saiwa, Biscotti Prince (DANONE-Saiwa), Mulino Bianco
(Barilla)
FORMAGGI: Locatelli (NESTLÉ)
GELATI: Algida, Carte d'Or, Eldorado, Magnum, Solero,
Sorbetteria di Ranieri (UNILEVER), Motta, Alemagna, Antica Gelateria
del Corso (NESTLÉ)
MAIONESE: Calvè, Mayò, Top down (UNILEVER)
OLIO: Bertolli, Dante, Friol, Maya (UNILEVER),
Sasso (NESTLÉ)
PASTA: Buitoni, Pezzullo (NESTLÉ), Barilla
PROFUMI: Fabergè, Brut 33 (UNILEVER)
SALUMI: Vismara, King's (NESTLÉ)
SAPONETTE: Lux, Dove, Rexona (UNILEVER)
SHAMPOO: Clear, Elidor, Axe, Denim, Dimension,
Dove, Timotei (UNILEVER), Palmolive, Johnson & Johnson
SPAZZOLINI: Gibbs (UNILEVER)
SURGELATI: Findus, Genepesca, Igloo (UNILEVER),
Surgela, Mare Fresco, La Valle degli Orti (NESTLÉ)
TÈ: Lipton, Tèati (UNILEVER)
YOGURTH E AFFINI: Yogurth Danone, Vitasnella, Actimel,
Danito, Danette (DANONE)
VARI PRODOTTI: Vallelata Galbani, Mozzarella Santa
Lucia, Galbanino, Bel Paese, Certosa (Galbani del gruppo DANONE),
Kodak, Mitsubishi. |
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Qui
di seguito alcune informazioni sui comportamenti delle multinazionali,
ma per saperne di più:
http://www.infact.org
http://www.retelilliput.net/nocar-nowar/1.htm
www.boycottbush.org
(in
fondo alla pagina il manifesto mondiale contro i "supermarchi"
USA)
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COMPORTAMENTI
NON ETICI: Abuso di potere, Sfruttamento Terzomondo, Danni all'ambiente,
Ogm, Diritti lavoratori,
Regimi oppressivi, Illeciti, Sfruttamento animali, Pubblicità
scorretta, Paradisi fiscali. Ha filiali in regimi oppressivi: Colombia,
Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya,
Messico, Marocco, Perù, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia
e Uganda.
RELAZIONI SINDACALI: nel giugno 89 i lavoratori della Gessy Lever
a San Paolo, Brasile, occuparono la fabbrica per rivendicare paghe
e condizioni di lavoro migliori; 87 di loro furono licenziati. Sebbene
poi i lavoratori ricevettero un aumento di paga, la direzione mancò
di riconoscere il consiglio di fabbrica eletto dai lavoratori.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: nel 1988 membri del sindacato dei
lavoratori nella fabbrica Elida Gibbs in Sudafrica scioperarono
per il salario minimo. La direzione aziendale ottenne un ordine
dalla Corte Suprema che reprimeva i membri del sindacato dall'interferire
con la produzione e distribuzione di merci. (Comunque, il sindacato
ultimamente ha vinto la sua rivendicazione per un salario minimo
mensile di R 195).
DIRITTO ALLA TERRA: Unilever ha una grande fabbrica di tè
a Pazar nella Turchia Orientale, un'area dalla quale la gente, la
maggior parte Kurdi, è stata espulsa secondo uno schema di
sviluppo deciso dal Governo Turco.
AMBIENTE: la compagnia è stata multata per 5.000 sterline
nel 1990 per il rilascio di 50 tonnellate di acido solforico concentrato
dalla sua fabbrica Crossfield Chemicals a Warrington (Gran Bretagna).
Secondo il Registro dell'Autorità Nazionale dei Fiumi, nel
periodo Gennaio-Marzo 1991 la compagnia ha superato gli scarichi
consentiti tre o più volte. Inoltre, tra l'1-9-1989 e il
31-8-1991 la compagnia fu dichiarata colpevole di inquinamento delle
acque.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: Unipath, filiale della Unilever,
è stata criticata da Maternity Alliance per l'offerta di
una fornitura mensile di un complesso vitaminico insieme ai kit
per il test della gravidanza. I gruppi fanno notare che nel 1990
il Dipartimento della Sanità consigliò alle donne
incinte di evitare di prendere integratori dietetici che includono
la vitamina A, a causa dei pericoli di difetti nel nascituro.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel febbraio 1992 Mid Somerset Earth First!
lanciò il boicottaggio della Unilever e dei suoi prodotti
dietetici integrali, alla luce dei test sugli animali e del comportamento
globale verso l'ambiente.
Riepiloghiamo i prodotti:
DETERSIVI: Coccolino, Omo, Bio Presto, Svelto, Vim, Cif, Lysoform,
Surf
SAPONETTE: Lux, Dove, Rexona
SPAZZOLINI: Gibbs
DENTIFRICI: Durban's, Benefit, lose-up Pepsodent, Mentadent
CREME: Leocrema, Cutex
SHAMPOO: Clear, Elidor, Axe, Denim, Dimension, Dove, Timotei
COSMETICI: Atkinson
PROFUMI: Fabergè, Brut 33
ALIMENTARI: Milkana, Gradina, Rama, Maya
MARMELLATA: Althea
GELATI: Algida, Carte d'Or, Eldorado, Magnum, Solero, Sorbetteria
di Ranieri
SURGELATI: Findus, Genepesca, Igloo
OLIO: Bertolli, Dante, Friol, Maya
MAIONESE: Calvé, Mayò, Top down
TÈ : Lipton, Tèati
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per informazioni: http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/microsoft/index1.htm
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per informazioni:
http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/ibm/ibm.htm |
COMPORTAMENTI
NON ETICI SEGNALATI: Abuso di potere, Sfruttamento Terzomondo, Danni
all'ambiente, Vendite irresponsabili, Ogm, Diritti lavoratori, Regimi
oppressivi, Illeciti, Pubblicità scorretta, Paradisi fiscali
COSA COMBINA NEL MONDO LA NESTLÉ:
REGIMI OPPRESSIVI: Nestlè ha filiali in Cina, Colombia, Egitto,
El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Libano,
Messico, Papua Nuova Guinea, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia.
L'Oréal è presente anche in Perù e Marocco.
RELAZIONI SINDACALI: nel 1989 i lavoratori di una fabbrica di cioccolato
a Cacapava, Brasile, fecero sciopero. I lavoratori si lamentavano
delle misere condizioni di lavoro, compresa la discriminazione verso
le donne, la mancanza di indumenti protettivi e le inadeguate condizioni
di sicurezza. Entro due mesi dall'inizio dello sciopero la compagnia
aveva licenziato 40 dei suoi operai, compresa la maggior parte degli
organizzatori dello sciopero.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: recenti mosse della Nestlè
nel campo del latte in polvere per neonati comprendono un'ulteriore
violazione del Codice dell'OMS, cioè la pubblicità
del suo nuovo latte ipo-allergenico, Good Start, negli USA. Si è
saputo che alcuni neonati hanno sofferto di shock 'anafilattici',
con pericolo per le loro vite, dopo essere stati nutriti con questo
prodotto. Vedi anche il boicottaggio sotto.
TEST SU ANIMALI: L'Oréal è attualmente oggetto di
boicottaggio per il suo uso continuato di test sugli animali. La
stessa Nestlè è stata recentemente criticata dalla
BUAV (antivivisezionisti inglesi) per aver fatto test di cancerogenicità
del suo caffè su topi.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: la Nestlè è attualmente
oggetto di un boicottaggio mondiale per la pubblicità irresponsabile
del latte in polvere, e l'Oréal per i test sugli animali.
I prodotti:
BEVANDE: Nescafè, Nesquik, Nestea, Orzoro, Beltè,
Chinò, Mirage, Nestea, One-o-one, S. Bitter
ACQUA MINERALE: Claudia, Giara, Giulia, Limpia, Lora Recoaro, Pracastello,
Sandalia, Tione, Perrier, Vittel, Acqua Vera, San Bernardo, S. Pellegrino,
Panna, Levissima, Pejo, Ulmeta
DOLCI: Smarties, Kit Kat, Galak, Lion, After Eight, Quality Street,
Toffee, Polo, Rowntree, Motta, Alemagna, Nesquik, Fruit Joy, Fruttolo
CIOCCOLATO: Perugina, Baci, Nestlè
SALUMI: Vismara, King's
OLIO: Sasso
CONSERVE: Berni, Condipasta, Condiviso
FORMAGGI: Locatelli
PASTA: Buitoni, Pezzullo
DADI PER BRODO: Maggi
SURGELATI: Surgela, Mare Fresco, La Valle degli Orti
GELATI: Motta, Alemagna,
Antica Gelateria del Corso
CIBI PER ANIMALI: Friskies, Buffet
COSMETICI: L'Oréal, Lancome
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per informazioni:
http://www.tmcrew.org/mcd/index.html |
Nel
suo secolo di vita, l'impresa è stata coinvolta in intrighi
internazionali, in scioperi repressi nel sangue, corruzione, scandali
e colpi di stato. Ancora oggi passa per essere un'impresa dal pugno
di ferro con molti contenziosi aperti con il sindacato e con le
popolazioni dei paesi in cui opera. Dal '91 al '99 American Financial
Corporation ha pagato oltre tre milioni di dollari al partito repubblicano,
aggiudicandosi il quinto posto nel finanziamento ai partiti americani.
Approfitta della sua posizione di potere per imporre prezzi molto
bassi delle aziende agricole di cui si rifornisce.
Nel 1994, tramite un rapporto al Ministero del lavoro del Costa
Rica, il sindacato SITRAP ha denunciato l'esistenza di squadre armate
all'interno delle piantagioni e un clima di intimidazione. Il sindacato
ha aggiunto che molte società baleniere, compresa Chiquita,
tentano di distruggere i sindacati indipendenti convincendo i lavoratore
a iscriversi a sindacati padronali.
Esse licenziano gli attivisti sindacali e li schedano in apposite
"liste nere" affinché non possano trovare lavoro
in altre piantagioni. Nel 1995 in Honduras, Chiquita ha chiuso quattro
piantagioni. Secondo il sindacato locale si è trattato di
una scelta compiuta solo per indebolire il movimento dei lavoratori.
Chiquita ha approfittato dei danni provocati dall'uragano Mitch,
abbattutosi in America centrale nel 1998, per ricattare i lavoratori
con la minaccia della non riapertura delle piantagioni danneggiate
e per revocare diritti sindacali ed economici che erano già
stati conquistati.
Fonti sindacali rivelano che nelle piantagioni Chiquita si usano
pesticidi che l'organizzazione mondiale della sanità classifica
come molto pericolosi. Inoltre il sindacato aserisce che certi pesticidi
sono erogati con aerei, addirittura mentre c'è gente che
lavora in piantagione. L'alta quantità di pesticidi utilizzati
nelle piantagioni per la produzione di banane contamina i suoli
e i fiumi circostanti avvelenando le acque e uccidendo molte forme
di vita. Secondo l'inchiesta del "Cincinnati Enquirer"
pubblicata il 3 maggio 1998, in Centro America le filiali di Chiquita
usano vari sistemi, compresa la corruzione, per ottenere favori
dai governi e per aggirare le leggi che regolamentano il comportamento
delle imprese. Nel 1999 varie associazioni europee tra cui il Centro
nuovo modello di sviluppo, hanno concordato con COLSIBA, il coordinamento
sindacale dei lavoratori bananieri del Centro America, il lancio
di una campagna di pressione internazionale per indurre Chiquita
a relazioni sindacali più corrette e a garantire ai lavoratori
migliori condizioni di lavoro.
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In
Italia i prodotti con il marchio Diamond e Sunsweet sono distribuiti
da Noberasco.
Secondo la sezione sindacale americana Teamstars Local Union usa
pesticidi pericolosi. Le relazioni sindacali da parte di Diamond
sono pessime. Il sindacato accusa l'azienda di licenziare gli scioperanti
e di dare salari molto bassi. Continua il boicottaggio di Sun Diamond
per abusi nei confronti di lavoratori.
Nel 1985, in un momento di grave difficoltà finanziaria,
le aziende ottenne dai lavoratori un'autoriduzione dei salari del
30-40% e un maggior sforzo lavorativo che fece aumentare la resa
produttiva. Nel giro di poco tempo l'aziende recuperò e i
profitti balzarono all'eccezionale tasso del 40%. Nel 1991 i lavoratori
chiesero di far tornare i salari ai livelli originari, ma invece
di accogliere la richiesta, Diamond licenziò i 500 dipendenti
in sciopero e li rimpiazzò con nuovi braccianti intimiditi.
Dal 1993 il sindacato ha iniziato una battaglia senza quartiere,
anche a livello internazionale, per la reintegrazione dei lavoratori
licenziati e il ritorno dei salari a livelli ragionevoli.
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Il
Centro nuovo modello di sviluppo di Pisa, coordinato da Francesco
Gesualdi, pubblica ogni anno la Guida al consumo critico
(Edizioni Missionarie), che raccoglie informazioni riferite a 170
gruppi italiani ed esteri presenti con i loro prodotti nei supermercati
italiani. Tra questi, naturalmente, trova spazio anche il Gruppo
Danone, di cui vi proponiamo una sintesi del testo contenuto nella
guida.
Multinazionale alimentare di origine francese, il Gruppo Danone
è presente oggi in 27 paesi. Sorta nei primi anni Sessanta
come produttrice di contenitori di vetro, nel giro di una quindicina
di anni è divenuta una dei colossi mondiali dell'alimentare
e delle bevande. La proprietà del gruppo è frammentata
fra oltre 140 mila azionisti, i principali dei quali sono i banchieri
Lazard, la famiglia Agnelli e la società di assicurazione
Axa.
La produzione del gruppo Danone è costituita da: latticini
e prodotti freschi, settore in cui è leader mondiale, acque
e altre bevande, ma anche biscotti, pasta, salsa e contenitori in
vetro.
Negli ultimi anni è diventata leader nelle acque minerali
negli Stati Uniti [secondo operatore dopo la Nestlè], in
Argentina, in Cina, e in Indonesia.
Nel marzo dello scorso anno ha lanciato, insieme alla Nestlè,
il primo supermercato on-line per i prodotti di largo consumo delle
due aziende. Ha un accordo strategico mondiale con Coca-Cola per
la produzione e la commercializzazione di succhi di frutta.
In Italia Danone opera attraverso varie società: Danone,
Egidio Galbani, Gelaz, Italaquae, Saiwa, Sorgente Santagata, Birra
Peroni.
Danone fa parte di EuropaBio, un'associazione che raggruppa le industrie
con interessi nel settore delle biotecnologie, il cui scopo è
di intervenire a tutti i livelli per legittimarne l'impiego.
Da vari anni gli stabilimenti della sua controllata inglese HP Foods
inquinano gravemente l'ambiente circostante; secondo l'associazione
ambientalista "Hall of shame", la HP Foods occupa il settimo
posto nella graduatoria delle imprese manifatturiere inglesi più
inquinanti.
Per quanto riguarda i diritti dei lavoratori dipendenti, la strategia
della Danone ha previsto negli ultimi anni una graduale chiusura
degli stabilimenti meno redditizi e l'accorpamento dei piccoli,
e la riduzione del personale. Nonostante nel 1996 e nel 1997 avesse
firmato col sindacato internazionale due accordi che la impegnavano
a informare i sindacati ed a concordare con essi i piani di ristrutturazione,
nel giugno 1998, si è aperto un grave scontro in Francia
in occasione della ristrutturazione dello stabilimento di Sant-Meloin.
I prodotti:
ACQUE MINERALI: Ferrarelle, Igea, Antica Fonte, Boario, Fausta,
Vitas
YOGURTH e AFFINI: Yogurth Danone, Vitasnella, Actimel, Danito, Danette
BISCOTTI e AFFINI (Saiwa): Ritz, Oro Saiwa, Oro Ciok, Crackers Premium
Saiwa, Cipster, Biscotti Tuc, Pansaiwa, Urrà, Biscotti Vitasnella,
Dolcezze del mondo, Le Frolle, Wafer Saiwa, Biscotti Prince
ALTRI PRODOTTI (gruppo Galbani): Vallelata Galbani, Mozzarella Santa
Lucia, Galbanino, Bel Paese, Certosa.
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Burger
King (al contrario di McDonald's) non è stato così
stupido da querelare a destra e a sinistra, e per questo motivo
che ovviamente non abbiamo la stessa quantità di materiale
anche su di loro. Se dovessero però citare qualcuno in giudizio
siamo sicuri che riusciremmo ad averne tantissime, ma prima di questo
mandateci tutte le informazioni su Burger King che avete.
Burger King della Gran Bretagna è stato al centro dell'attenzione
dei media nel 2002 quando si scoprì che stipulava i cosiddetti
contratti "zero-ore", il che significa che i lavoratori
non vengono pagati per i periodi di tempo nella giornata in cui
non hanno lavoro da fare (ad esempio a negozio vuoto). Sono stati
accusati di sottopagare il personale di sala fino a che hanno potuto.
Adesso hanno annunciato di non utilizzare più queste pratiche.
per informazioni: http://www.ran.org/ran/kids_action/actions.html-
http://www.econet.apc.org/fair/extra/best-of-extra/wildmon-burger-king.html
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Le
contestazioni ed i boicottaggi contro la PepsiCo Inc. si basano
sul fatto che opera e sostiene paesi con regimi dittatoriali. La
Pepsi ha sussidiarie in Birmania, Messico, Filippine e in Turchia.
La Pepsi ha nei suoi stabilimenti laboratori per esperimenti sugli
animali, dove fa studi nutrizionali su delle cavie, che usa anche
per testare la sicurezza di determinanti ingredienti.
per informazioni: http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/pepsico.htm
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per informazioni:
http://www.mcspotlight.org/ |
COMPORTAMENTI
NON ETICI SEGNALATI: Danni all'ambiente, Vendite irresponsabili,
Diritti lavoratori, Regimi oppressivi, Illeciti, Sfruttamento animali,
Pubblicità scorretta, Paradisi fiscali
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COMPORTAMENTI
NON ETICI SEGNALATI: Regimi oppressivi, Sfruttamento animali |
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COSA
COMBINA NEL MONDO LA NIKE
REGIMI OPPRESSIVI: tutte le scarpe Nike sono prodotte in Asia, in
particolare in Indonesia, Cina, Thailandia, Taiwan, Corea del Sud,
Vietnam.
RELAZIONI SINDACALI: in Indonesia i sindacati liberi sono illegali
e vengono repressi dall'esercito, i dirigenti sindacali sono licenziati,
imprigionati, torturati, ed anche uccisi.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: i lavoratori della Nike ricevono
un salario da fame, inferiore al salario minimo stabilito dalla
legge indonesiana. Lavorano esposti ai vapori delle colle, ai solventi,
alle vernici, per 12 ore al giorno.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: la Nike spende circa 180 milioni
di $ all'anno in pubblicità, quando sarebbe sufficiente l'1%
di questo budget per migliorare le condizioni di 15.000 lavoratori
indonesiani.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel 1990 Operation Push, un gruppo per
i diritti civili, ha lanciato il boicottaggio della Nike perché,
nonostante venda il 45% dei suoi prodotti ai neri, non vi sono afroamericani
ai vertici dell'azienda; essa inoltre non concede sufficienti benefici
sociali alla comunità nera.
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La Reebok denuncia la Reebok, sulle condizioni di lavoro negli stabilimenti
che hanno sede nel Terzo mondo. Il primo rapporto della multinazionale
dell'abbigliamento sportivo, sulla vita nelle fabbriche indonesiane,
fornisce un quadro drammatico della situazione: in quei capannoni,
dove si producono le scarpe e le magliette destinate ai ragazzi
di tutto il mondo, gli operai devono fare i conti con continui disagi
e prevaricazioni. E cioè con molestie, discriminazioni sessuali,
costanti minacce alla salute. Il documento, che conta oltre quaranta
pagine, è stato redatto dagli ispettori inviati dalla stessa
Reebok. E la novità non è tanto nell'averlo commissionato
(ispezioni del genere non sono infrequenti, in aziende che hanno
centri di produzione in altri paesi), quanto nella decisione di
renderlo pubblico, in tutta la sua crudezza. Nel testo infatti si
parla apertamente delle terribili condizioni in cui i dipendenti
sono costretti a lavorare. Un "realismo", nel descrivere
la disumanità nel trattamento degli operai, che suona ancora
più inconsueto, se paragonato ad un analogo rapporto realizzato,
due anni fa, da un'altra multinazionale del settore, la Nike. In
quel caso, la relazione, dai toni molto soft, era stata aspramente
criticata, e la società accusata di aver tentato di mascherare
una situazione ben più grave. Ma forse proprio il "boomerang"
d'immagine che aveva colpito la Nike ha convinto Reebok ad adottare
una strategia differente, a recitare pubblicamente (e con la massima
pubblicità possibile) il mea culpa, per poi annunciare
radicali cambiamenti: i vertici hanno già comunicato che
per migliorare le condizioni nelle fabbriche indonesiane sono stati
stanziati 500.000 dollari. "E non è che l'inizio:
questa prima somma verrà utilizzata solo per tamponare le
prime emergenze", ha fatto sapere la multinazionale. E,
negli Stati Uniti, sono arrivate le prime reazioni positive: "Quello
che sta avvenendo - commenta Scott Greathead, direttore esecutivo
del Comitato legale per i diritti umani - testimonia di una
nuova consapevolezza delle aziende, che cominciano a rendersi conto
di come un'onesta analisi della situazione sia la strada migliore
da percorrere". Del resto negli USA le associazioni di
consumatori, che contano migliaia e migliaia di iscritti, conducono
da anni una battaglia contro lo sfruttamento della manodopera nel
Terzo mondo, in cui vengono denunciate soprattutto le condizioni
disumane in cui lavorano bambini e adolescenti. Lotte che appannano
l'immagine delle società che finiscono sul banco degli imputati,
e che spesso sono accompagnate da boicottaggi di alcuni prodotti,
sospettati di essere il frutto di queste violazioni dei diritti
umani.
|
per informazioni:
http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/benetton/index.htm |
per informazioni:
http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/disney.htm |
sfruttamento
lavoratori
per informazioni: http://www.tatavasco.it/boycott/chicco.htm |
Nel
1987 è stata nominata il più grande singolo emettitore
di metilene cloride negli USA e per questo è stata condannata
a pagare due milioni di dollari nel 1990.
Anche i dati dell'EPA del 1989 confermano che la Kodak era uno dei
nove peggiori inquinatori con materie chimiche tossiche negli USA
ed uno dei maggiori "rilasciatori" di sostanze conosciute
o sospette di essere cancerogene.
per informazioni: http://www.mcspotlight.org
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COSA
COMBINA NEL MONDO LA SHELL
REGIMI OPPRESSIVI: nel 1993, il gruppo Shell possedeva filiali in
Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India,
Indonesia, Iran, Kenya, Liberia, Mali, Messico, Marocco, Papua Nuova
Guinea, Perù, Filippine, Senegal, Siria, Turchia e Uganda.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: nel 1991 la Shell violava il codice
di condotta della Comunità Europea, pagando ai lavoratori
neri del Sudafrica dei salari inferiori al minimo legale. Inoltre
è una delle tre multinazionali coinvolte nella causa intentata
da 500 contadini del Costarica resi sterili dai pesticidi. La Shell
e la Dow Chemical avevano sviluppato e prodotto il pesticida DBCP,
che è proibito negli USA e che ha causato la sterilità
nei lavoratori delle piantagioni di banane. La Shell e la Dow Chemical
hanno bloccato il processo nel Texas per 7 anni. Negli USA la Shell
Mining Co. era nel 1989 una delle 5 imprese minerarie con le peggiori
misure di sicurezza.
DIRITTO ALLA TERRA: secondo un rapporto dell'ottobre 1991, una vasta
area di foresta tropicale intatta è minacciata da una serie
di 10 dighe idroelettriche, progettate per fornire energia ad un
complesso di miniere di bauxite e fonderie di alluminio nel Parà,
in Brasile. La miniera di bauxite è il primo di molti progetti
minerari in Amazzonia, ed è controllata da ALCOA (USA) e
da una filiale della Shell, Billiton. La fonderia della miniera
userà energia proveniente dalla diga Cachoeira Porteira,
che inonderà 911 Kmq di foresta tropicale, compresi alcuni
villaggi dell'Amazzonia. La diga inonderà anche terre abitate
da 23 gruppi di popoli indigeni, alcuni dei quali non sono ancora
venuti in contatto con l'uomo bianco. Secondo Survival International,
la Shell è coinvolta nelle ricerche di gas naturale sul fiume
Camisea in Perù, sulle terre degli Indios Machiguenga, vicino
alla zona degli Indios Kugapakori, non ancora contattati, e quindi
vulnerabili alle malattie. Nel 1990, secondo "The Ecologist",
la Shell ammise di aver scelto una zona in Thailandia per una piantagione
di eucalipti perchè sarebbe stato relativamente economico
sfrattare e risarcire più di 4.000 indigeni. Fu consentito
agli agenti della Shell di usare la corruzione e le minacce di violenza
per indurre gli indigeni a lasciare le loro terre.
AMBIENTE: nell'agosto 1989 la Shell fu accusata di aver causato
un'eruzione di petrolio alla raffineria di Stanlow. Si ebbe una
fuoriuscita di 37.500 litri di petrolio greggio, che inquinò
20 km dell'estuario del fiume Mersey. Nel primo processo da parte
della National Rivers Authority, la Shell ebbe una multa di 1 milione
di sterline. Fu giudicata incapace di "compiere il proprio
dovere di rispetto dovuto alla comunità". Secondo
l'Autorità Nazionale dei Fiumi, la Shell era più preoccupata
di salvare l'oleodotto che non di impedire la perdita, con un incremento
nella fuoriuscita di 7 tonnellate di petrolio. Nel 1992, la raffineria
Stanlow a Ellesmere Port era all'undicesimo posto nella lista di
Greenpeace dei 50 impianti industriali più 'sporchi', autorizzata
dalla NRA a scaricare rifiuti tossici nell'ambiente marino. Fu scoperta
ad inquinare illegalmente su 42 dei 275 campioni di acqua prelevati
dalla NRA. Fu scoperta anche a scaricare tre sostanze chimiche proibite
senza autorizzazione.
ENERGIA NUCLEARE: nel 1993, la British Lead Mills era membro del
Forum Nucleare Britannico, ed era fornitore di contenitori per materiale
radioattivo.
ARMAMENTI: la Shell è coinvolta nella produzione di tessuti
da mimetizzazione tramite Don & Low, e solventi, resine e altri
prodotti con la Shell Chemicals. La Shell inoltre fornisce carburante
alla marina ed alle forze aeree.
TEST SU ANIMALI: nel 1993 la Shell, su richiesta legale, ha testato
veleno per roditori su animali, ed anche altri prodotti chimici
come detergenti e anticongelanti prevedono test su animali.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel giugno 1993 la Shell interruppe gli
accordi per riconoscere i diritti dei lavoratori ad essere rappresentati
dai sindacati, nella raffineria Haven nell'Essex. Il sindacato TGWU
lanciò nell'agosto 1993 il boicottaggio della Shell, finché
non saranno restaurati i diritti democratici dei lavoratori.
per informazioni: http://www.tmcrew.org/csa/l38/wwi/shell/index.htm
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Una delle maggiori compagnie petrolifere mondiali, con stabilimenti
in mezzo mondo, ma sedi legali concentrate nei paradisi fiscali:
Isole Marshall, Isole Cayman, Bahamas, Lussemburgo... La Exxon-Mobil,
che in Europa si presenta come Esso, è responsabile di almeno
quattro disastri
naturali negli ultimi 11 anni.
Dopo che il presidente Bush Jr. ha dichiarato morto il protocollo
di Kyoto sulla riduzione dei gas ad effetto serra, il partito verde
internazionale ha lanciato il boicottaggio della Exxon-Mobil e delle
altre compagnie USA (Texaco e Chevron) che hanno generosamente finanziato
la campagna elettorale del nuovo inquilino della Casa Bianca.
per informazioni: www.corporatewatch.org
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COMPORTAMENTI NON ETICI SEGNALATI: Scarsa trasparenza, Abuso di
potere, Sfruttamento Terzo mondo, Commercio con l'esercito, Danni
all'ambiente, Diritti lavoratori, Regimi oppressivi, Illeciti.
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per informazioni:
http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/eni_agip/index.html |
La
Mitsubishi Corporation (conosciuta soprattutto per le automobili
e per l'elettronica) è coinvolta nell'importazione di grandi
quantità di legname in Giappone. Il gruppo è anche
legato al commercio delle armi e all'industria nucleare.
per informazioni: http://www.mcspotlight.org
SETTORE
CHIMICO GENETICO per informazioni: http://www.tatavasco.it/archivio/biotech/biotech.htm |
per
informazioni: http://www.tatavasco.it/boycott/monsanto.htm
SETTORE FINANZIARIO: per informazioni: http://www.tatavasco.it/bancaetica.html
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Banche
legate in qualche modo al commercio d'armi
Banca Carige
Banca Commerciale Italiana
Banca di Roma
Banca Nazionale del Lavoro
Banca Nazionale dell'Agricoltura
Banca Popolare di Bergamo - Credito Varesino
Banca Popolare di Brescia
Banca Popolare di Intra
Banca Popolare di Novara
Banca San Paolo di Brescia
Banca Toscana
Banco Ambrosiano Veneto
Banco di Chiavari e della Riviera Ligure
Banco di Napoli
Banco do Brasil
Barclays Bank
Cariplo
Cassa di Risparmio di Firenze
Cassa di Risparmio di La Spezia
Crédit Agricole Indosuez
Credito Italiano
Istituto San Paolo di Torino
Monte dei Paschi di Siena
Ubae Arab Italian Bank
Unicredito Italiano
Unione Banche Svizzere
BOYCOTTBUSH
Campagna mondiale di boicottaggio dei supermarchi USA
«Bush
atao, Dunia bachao»: se Bush va via, la Terra starà
meglio. Con questo slogan alcuni indiani hanno salutato l'avvio
della campagna «Boycott Bush»,
che è diventata internazionale, in un affollato seminario
e con l'approvazione dell'assemblea dei movimenti contro la
guerra.
L'irachena Hana pensa che l'iniziativa dovrebbe sbarcare
anche nel suo paese, terra di conquista delle multinazionali.
Anche all'interno degli States sono diversi i gruppi che aderiscono
all'idea. Bush è l'espressione degli interessi che
l'hanno eletto; lasciar cadere gli acquisti è visto
come un modo di pressione concreto contro la «corporateAmerica»,
l'Impero, le sue guerre, lo stato di polizia e il militarismo.
In caso di adesioni massicce e coordinate, un simile attacco
all'immagine e ai profitti può indurre cambiamenti
di rotta da parte degli «attaccati» e comunque
nuocere ai loro profitti e all'artificiale espansione economica
americana (che favorisce Bush); al tempo stesso può
sostenere le produzioni dell'economia alternativa ed essere
un primo passo per l'altro mondo possibile. L'obiettivo della
campagna è ambizioso: gli USA rinuncino a essere una
superpotenza arrogante. Le richieste si riferiscono infatti
non solo all'Iraq ma ai trattati internazionali in materia
di diritti umani e di ambiente, al disarmo nucleare, chimico
e biologico, fino alla questione dell'agricoltura - Ogm e
compagnia.
Cosa
si boicotta? La top list di chi fa la politica USA (e al tempo
stesso produce beni di consumo): marchi di benzine Esso, Mobil,
Chevron, Texaco; CocaCola e Pepsi, Kraft e Marlboro, Microsoft
(ormai sostituibile) e Pfizer (farmaceutica); anche Mc Donald's,
che non ha pagato Bush ma di danni ne fa tanti. In verità
la lista dei prodotti è da mettere a punto. Le varie
campagne nazionali potranno poi scegliere i target più
adatti. Ad esempio in India le pile Dow Chemical, la multinazionale
chimica che ha ereditato Union Carbide e si lava tuttora le
mani della tragedia di Bhopal.
C'è
forse il rischio che i cittadini statunitensi si sentano attaccati
e reagiscano stringendosi intorno a Bush? «No: sarà
nostro compito, da dentro, far capire che è lui il
loro vero nemico», sostiene Jeff Conant, attivista
californiano. Come rispondere a chi teme che si perdano posti
di lavoro? «Se non si consumano quei prodotti, se
ne possono scegliere altri, meglio locali; dalle nostre noci
di cocco in Kerala a tutto il resto», dice un militante
dell'All India People's Science Network.
Boycott
Bush (www.boycottbush.org) si intreccia con
le azioni contro la CocaCola condotte in Kerala come in Colombia
e si inquadra nel network «Un'altra America è
possibile 2004. Sconfiggiamo Bush»: anch'esso parte
da Mumbai e stabilirà un ponte fra chi lavora contro
Bush da dentro e il resto del mondo, il quale ha diritto di
interferire nelle elezioni USA, visto che della Casa Bianca
è spesso vittima. È possibile che una stessa
compagnia appoggi candidati dell'una e dell'altra parte, dunque
meglio essere chiari: il boicottaggio continuerà anche
in caso di sconfitta di Bush, se gli obiettivi non saranno
raggiunti...
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