Negli ultimi anni il sistema scolastico italiano ha dedicato molte risorse all'adozione di tecnologie didattiche al fine di migliorare la qualità dell'istruzione, soprattutto mediante il ricorso alla multimedialità, ossia alla trasmissione di informazioni di tipo complesso e variegato (testi, immagini, suoni) con un unico supporto (il computer). In genere questa innovazione ha riscosso ampi consensi. La trasmissione di competenze informatiche è stata caldeggiata dalla "Commissione dei saggi" presieduta da Roberto Maragliano, incaricata nel 1997 di individuare le conoscenze fondamentali su cui si baserà l'apprendimento dei giovani italiani nei prossimi decenni. Secondo un'indagine Istat del 1999 sulla valutazione della scuola da parte dei cittadini, la grande maggioranza degli italiani - e soprattutto gli studenti - giudicano molto positivamente la diffusione dell'informatica nell'istruzione. L'ingresso nella scuola delle tecnologie informatiche è stato però accompagnato da atteggiamenti talvolta acritici e da una riflessione carente sulle loro implicazioni per la didattica e l'apprendimento. Ad esempio, viene da chiedersi se il corpo docente italiano - dotato di competenze professionali scarse e relativamente demotivato - sia capace di gestire i nuovi strumenti e percorsi cognitivi; se vi siano le risorse e la volontà richieste per eludere l'obsolescenza che strutturalmente connota la sfera dell'informatica; se la multimedialità non rischi di aggravare le disuguaglianze esistenti o di introdurne di nuove fra le diverse categorie di studenti. In merito a quest'ultimo punto alcuni spunti di riflessione possono essere tratti da una recente indagine dell'Istituto Cattaneo su un ampio campione di studenti delle scuole secondarie superiori Ammesso che la possibilità di accedere a un personal computer a casa propria - o, meglio, l'alfabetismo informatico che, si suppone, essa implica - costituisca una risorsa nel campo dell' apprendimento, diventa importante accertare quanto sia diffuso il possesso di un computer da parte degli studenti e come lo strumento venga usato. Nonostante le origini sociali molto differenziate dei loro corpi studenteschi (i liceali provengono in prevalenza da famiglie dotate di molte risorse materiali e culturali, mentre sono meno privilegiati i contesti familiari degli alunni degli istituti tecnici), la diffusione del computer presenta un profilo non molto dissimile nei quattro indirizzi di studio. Fra i diplomandi dell'istituto tecnico industriale si rileva il più alto tasso di possesso di computer (67%), seguito a breve distanza dal liceo scientifico (63%); pur essendo meno diffuso nelle altre due categorie, anche in queste ultime la maggioranza degli studenti ha un computer a casa. Le modalità di fruizione del computer evidenziano come l'importanza delle funzioni scolastiche sia cresciuta rispetto alla precedente rilevazione del 1993 , quando la parte del leone toccava ai videogiochi (il cui fascino rimane comunque intatto). La videoscrittura e la consultazione di dizionari e altre opere di riferimento su cdrom interessano la maggioranza degli studenti possessori di pc domestici. Si osservano anche alcune differenze di rilievo fra i quattro gruppi: il videogioco è più diffuso fra gli alunni degli istituti tecnici, ma lo sono anche i linguaggi di programmazione e altre applicazioni specialistiche, che presumibilmente possono essere rilevanti per l'attività di formazione. I liceali hanno invece maggiori opportunità di navigare in internet e di avvalersi della posta elettronica, e ciò dipende verosimilmente dalla configurazione più "ricca" dei mezzi informatici di cui dispongono. Il possesso o meno di un computer varia sensibilmente in funzione del genere degli studenti, in misura quasi identica nei quattro indirizzi; i maschi si staccano dalle femmine di 11-14 punti percentuali. Questo divario di genere contribuisce a rendere conto della differenza tra categorie di scuola: gli ambienti scolastici a più bassa diffusione di computer sono anche quelli con i corpi studenteschi più femminilizzati. Il divario di genere si ripropone anche sul versante degli impieghi. Fra coloro che hanno accesso a un computer, infatti, i maschi esprimono uno stile di fruizione molto più variegato, ossia tendono ad avvalersi del computer per un numero più elevato di impieghi. In particolare, a prescindere dal tipo di scuola, il consumo ludico, la connettività in rete e l'utilizzo di software specializzati sono una prerogativa maschile; rispetto ai loro compagni di classe, le ragazze manifestano invece una maggiore propensione ad usi più "tradizionali" -la redazione di testi e la consultazione di opere di riferimento - che si avvantaggiano meno delle caratteristiche più innovative delle tecnologie informatiche. Se, come pare, la possibilità di accedere a un personal computer a casa propria costituisce, o costituirà, una risorsa nel campo dell'istruzione, occorre chiedersi se il conferimento di un più ampio ruolo alla multimedialità non rischi di introdurre nuove forme di differenziazione, e magari di discriminazione, fra ragazzi e ragazze. Si tratta di una minaccia alla ormai consolidata superiorità femminile nei processi formativi. |