Non è bastato che questa destra rimettesse in discussione la storia del secolo appena trascorso, che per bocca di un esponente di AN - ora Ministro - si mettessero all’indice i libri di storia “comunisti” e si tentasse di rivalutare “i ragazzi di Salò” come combattenti per la patria. La Moratti è andata oltre, spingendo il revisionismo ben al di là dell’orizzonte storico, per abbracciare anche quello delle scienze esatte. Ma anziché confutare le tesi non gradite, anziché aprire un dibattito che, per quanto di parte, almeno avrebbe avuto il pregio di mettere idee diverse a confronto, ha scelto di censurarle, di farle sparire in silenzio. È così il Ministro ha preferito non parlare di Darwin piuttosto che sfidarlo in campo aperto, ha proposto di abolire l’evoluzionismo dai programmi scolastici anziché rischiare che se ne potesse discutere in classe. Ed è con questa forma di revisionismo becero, con una buona dose di sciatteria oltre che con spirito reazionario, che si sta tentando di manipolare la scienza e la storia. È così che si sta minando la cultura ed il futuro dei nostri figli. Non poteva essere diversamente. Questo governo, privo di cultura, diffida dei dibattiti e della libera circolazione delle idee. Anche quando, di fronte al coro delle proteste, ha dovuto fare un passo indietro, la Moratti lo ha fatto a modo suo: nominando una commissione speciale di cui, francamente non si sentiva alcun bisogno. Di colpo il nostro paese è tornato indietro di secoli, ai tempi di Galileo, quando l’Autorità giudicava la bontà di una teoria scientifica. Nel XXI secolo, in nessun paese democratico, il Governo entra nel merito della scienza. La discussione sulla fondatezza o meno di un'ipotesi scientifica avviene nei congressi e sulle pagine delle riviste tecniche e vede impegnata esclusivamente la comunità degli addetti ai lavori. Comunque, la commissione composta da esperti di alto profilo - il premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini, quello per la fisica Carlo Rubbia, tanto per citare qualche nome - ha condotto a termine il suo lavoro in modo rigoroso. Dopo un lavoro di alcuni mesi, la commissione di esperti è arrivata alle medesime conclusioni cui era giunta, in questi decenni, l’intera comunità scientifica internazionale: la teoria dell’evoluzione biologica per selezione naturale, proposta da Charles Darwin nel 1859 e confermata puntualmente dalle ricerche genetiche del secolo scorso, deve ritenersi una teoria scientifica solida che merita di essere insegnata nelle scuole. E non poteva andare diversamente, perché il pensiero di Darwin è, ormai, una scienza consolidata mentre il creazionismo era, e rimane, un atto di fede. Un atto del tutto legittimo, sul piano religioso, ma che non deve essere di impedimento al progresso della scienza ed alla sua diffusione fra la società e nelle scuole. D’altra parte, in nessuna parte del mondo, neppure nelle teocrazie più fondamentaliste, la ricerca scientifica può basarsi su un puro atto fede. Per intenderci, anche ampi settori della Chiesa cattolica considerano quella darwiniana una teoria solida e, comunque, l’unica ipotesi scientifica che è in grado di spiegare la moltitudine delle forme di vita sul nostro pianeta e di mettere insieme, in maniera organica, i fatti noti della biologia e della genetica. Dunque il lavoro è terminato con un risultato scontato e già noto, la Moratti ha espresso la sua «viva soddisfazione per la collaborazione offerta dagli illustri studiosi» ma tutto è sembrato finire li. Ma non è stato così, perché a questo punto, ed è la cronaca di questi giorni, è scoppiato il giallo del MIUR, il caso del documento sparito e poi riemerso, fortemente rimaneggiato, dai sotterranei del Ministero. La denuncia di Micromega è stata ripresa dai quotidiani ed è stata oggetto di interrogazioni al parlamento nazionale ed al parlamento europeo. Il furore ideologico di questa destra non si è fermata neanche di fronte al rapporto della commissione nominata dallo stesso Ministero. Solerti funzionari del MIUR hanno sentito il bisogno di edulcorarne i toni, di sbiadire i commenti sull’importanza dell’insegnamento delle teorie evoluzionistiche, quelle stesse eliminate per decreto da coloro che, più realisti del re, avevano voluto guadagnarsi i favori dell’ala più oltranzista della Chiesa. Qualunque siano state le motivazioni, questi gravissimi episodi denunciano, ancora una volta, la scarsa onestà intellettuale dell’attuale maggioranza che va oltre la censura, inaugurando la stagione degli omissis. Di fronte al tentativo di alcuni settori più retrogradi, influenzati da falsi motivi religiosi, di considerare l’evoluzione come una stramba teoria, di diminuirne l’autorevolezza come ipotesi scientifica, bisogna sfatare l’affermazione comune secondo la quale l’evoluzione sia solo una «teoria». L’evoluzione attraverso la selezione naturale è una legge che ha la stessa validità di qualsiasi altra legge della natura, sia essa la legge di gravità, o la teoria della relatività (il fatto che le equazioni di Einstein siano indicate ancora come teoria non le rende meno valide nel predire i moti delle stelle). L’evoluzione è un dato di fatto, messa in discussione soltanto da chi sceglie di negare l’evidenza, accantona il buonsenso e crede invece nel creazionismo o, con un espediente semantico di falsa modernità, nella “progettualità intelligente”. Perciò, alla vigilia del nuovo millennio, ci troviamo, ancora una volta, nella necessità di ribadire la centralità del pensiero scientifico. Uno dei doni più grandi che la scienza ci ha fatto è di aver spiegato il mondo senza ricorrere al soprannaturale; così la conoscenza scientifica ha progressivamente liberato il genere umano dalla superstizione e dalla paura. Qualunque teoria scientifica può commettere errori, ma il processo scientifico si auto-corregge, purché sia lasciato libero di procedere e venga applicato il metodo della verifica sperimentale, della riproducibilità delle previsioni, del continuo e necessario dubbio e, non ultimo, una certa dose di umiltà. La scienza ha avuto un grande peso anche nel progresso sociale e politico. Con l’aumentare della conoscenza, l’uomo ha imparato a prendere in mano il proprio destino e, aggiungerei, a stabilire l’universalità dei diritti che hanno permesso di gettare le basi delle democrazie moderne. Ecco perché l’attacco controriformista nei confronti del pensiero scientifico è un attacco al cuore della democrazia. Se non interveniamo, se la coscienza civile del nostro paese non saprà reagire, mandando a casa questo governo, anche sul versante della cultura e della scienza l’Italia rischia di collocarsi fuori dell’Europa e di diventare la retroguardia del pensiero moderno, insieme al Kansas e al Texas dove il creazionismo si insegna nelle scuole statali con pari dignità delle teorie scientifiche di Darwin. Dopo la guerra in Iraq, ed il Nigergate sarebbe un altro punto in comune con “l’amico Bush”, che del Texas è stato governatore e che il nostro presidente del Consiglio sembra considerare il “cattivo esempio” da prendere a modello.
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