Alessandro Ursic

USA Patriot Act

 

Approvato la prima volta in pieno clima post-11 settembre, prorogato di un solo mese nelle ultime due occasioni, ora il Patriot Act diventa una legge permanente degli Stati Uniti. Il controverso provvedimento che amplia i poteri di polizia nelle indagini anti-terrorismo, in scadenza il 10 marzo, è stato infatti approvato dal Senato e dalla Camera dei rappresentanti. Manca solo la firma, scontata, del presidente Bush, che incassa una vittoria cercata da mesi.

Il testo

Delle 16 disposizioni in scadenza, 14 sono state rese permanenti e due sono state rinnovate per altri quattro anni. Ma il testo che ha passato l’esame del Congresso è diverso da quello originale. Preoccupati per un’eccessiva limitazione delle libertà civili, gli oppositori del Patriot Act a Washington non avrebbero votato la legge così com’era e avrebbero anzi bloccato i lavori parlamentari con una manovra ostruzionistica: per questo motivo le ultime due volte il provvedimento era stato solo prorogato di trenta giorni. In questi due mesi di rinvio è stato preparato un compromesso per addolcire la pillola. La disposizione più controversa, quella che permetteva all’Fbi di chiedere alle librerie e alle biblioteche l’elenco dei libri presi da una persona sospetta, è stata in parte rimossa. Un’altra novità riguarda quelli che ricevono una richiesta segreta di informazioni da parte del governo: non saranno più obbligati a rivelare all’Fbi i nomi dei loro avvocati. Un terzo cambiamento permette di fare ricorso contro un mandato di comparizione ricevuto per rivelare informazioni personali. Ma solo dopo un anno.

USA Patriot ActI voti e le reazioni.
Sufficiente? Evidentemente sì. Il testo emendato è passato al Senato per 89 voti a 11 e alla Camera per 280 voti a 138, solo due in più del necessario quorum di due terzi. In ogni caso, molti membri dell’opposizione democratica hanno votato con la maggioranza. Il repubblicano James Sensenbrenner, presidente della Commissione giustizia della Camera e uno dei relatori del Patriot Act, ha difeso il testo: “I controlli del Congresso e dell’opinione pubblica non hanno prodotto nessun esempio di come il Patriot Act sia stato usato per violare le libertà civili degli americani”, ha detto. Se nel 2001 però la legge passò per 98 voti a 1 (sic) al Senato e 357 a 66 alla Camera, è evidente che molti all’opposizione (e anche qualche repubblicano che su questo si è schierato con loro) hanno cambiato idea e ora considerano eccessiva questa legge. Per Russell Feingold, il senatore democratico che nel 2001 fu l’unico a votare contro, le nuove protezioni alla libertà civili contenute nel testo emendato sono “talmente modeste da essere insignificanti”.

Tanto rumore per nulla?

Più che altro, è l’utilità stessa del Patriot Act ad essere in discussione. Per i primi due anni l’amministrazione Bush non ha fornito dati in merito a quante persone sono state oggetto di indagini anti-terrorismo. Nel 2004 l’allora ministro della Giustizia John Ahscroft rivelò che gli accusati di crimini del genere erano 370, di cui circa la metà erano stati trovati colpevoli. L’anno scorso, Bush parlò di più di 400 accusati. I sondaggi hanno però rivelato che al pubblico, di tutto ciò, arriva poco. Alla domanda “cosa sa del Patriot Act”, più o meno la metà della popolazione statunitense risponde “poco o niente”, con piccole variazioni percentuali a seconda del periodo. E intanto il consenso cala: se nel 2003 solo il 22% degli americani pensava che il Patriot Act andasse troppo in là, nel 2005 la percentuale era salita al 46%.
Anche la rivelazione che l’amministrazione ha controllato senza un mandato giudiziario le comunicazioni di migliaia di americani, facendole spiare dalla National Security Agency, ha contribuito al calo di popolarità del presidente.
E ora la faccenda approderà in Congresso, dove è stata predisposta una serie di udienze d’indagine. Messosi alle spalle il Patriot Act, ora Bush dovrà affrontare un’altra battaglia.

da peacelink