EUROPA

La Convenzione

La Convenzione, raggiunto il proprio scopo, ha concluso i lavori il 10 luglio 2003.

Il suo sito resta aperto per consultazione. Il contenuto è aggiornato al 31 luglio 2003.

Il sito Futurum è aperto ai cittadini, alle associazioni e alle organizzazioni che desiderano seguire i dibattiti sul futuro dell'Europa.



È stato il Consiglio Europeo di Laeken, il 15 dicembre 2001, a decidere di istituire la Convenzione, con l'obiettivo di disegnare la struttura dell'Unione Europea soprattutto in vista del suo allargamento ai paesi candidati.

La Convenzione dovrà studiare una nuova ripartizione di competenze e di poteri tra l'Unione ed i Paesi membri, definire un nuovo ruolo del Parlamento europeo e dei suoi rapporti con i parlamenti nazionali, proporre una semplificazione dei Trattati su cui si fonda l'Unione, e definire lo status della Carta dei diritti fondamentali dei cittadini dell'Unione europea, solennemente proclamata nel corso del Vertice di Nizza del dicembre 2000.

La Convenzione è composta da una Presidenza (un Presidente, il francese Valéry Giscard d'Estaing, e due Vicepresidenti: l'italiano Giuliano Amato ed il belga Jean Luc Dehaene); 15 membri designati dai governi dell'Unione; 30 dai Parlamenti nazionali; 16 dal Parlamento europeo; 2 dalla Commissione europea.

Anche i 13 paesi candidati parteciperanno ai lavori della Convenzione, rappresentati con gli stessi criteri degli Stati membri (uno designato da ciascun governo e due per i rispettivi parlamenti) ma non avranno diritto di voto.

Parteciperanno anche, in qualità di osservatori, 6 membri designati dal Comitato delle Regioni, 3 dal Comitato economico e sociale, 3 dalle parti sociali, ed infine il Mediatore europeo.

In totale, quindi, la Convenzione è composta da 105 membri, 13 osservatori ed un centinaio di membri supplenti.

Anche le rappresentanze della società civile (parti sociali, settore privato ed ONG, mondo accademico….) saranno in qualche modo associate ai lavori della Convenzione, esse potranno essere ascoltate e consultate anche tramite forum pubblici di discussione.

Gli italiani impegnati a pieno titolo nella Convenzione, oltre a Giuliano Amato, sono: Gianfranco Fini per il governo, Marco Follini e Lamberto Dini per il parlamento, Cristiana Moscardini e Antonio Tafani per l'europarlamento, Claudio Martini per il Comitato delle Regioni ed Emilio Gabaglio per la Confederazione europea dei sindacati.

La Convenzione non è un organismo con poteri decisionali, ma presenterà un su primo rapporto al Vertice di Siviglia previsto per il giugno 2002, nonché un rapporto definitivo alla Conferenza intergovernativa di Atene del giugno 2003. Su tutte le questioni su cui la Convenzione non sarà in grado di raggiungere una posizione comune, saranno presentate le diverse opzioni emerse nel corso dei dibattiti.

La Convenzione terrà i suoi lavori - che saranno pubblici - a Bruxelles, e le riunioni plenarie previste sono 20.

Sono oltre 60 i punti - le vere e proprie domande - che il Vertice di Laeken ha consegnato alla Convenzione. Le risposte dovranno indicare quale strada imboccare per rispondere al problema dei problemi: quale futuro per quale Europa ?

La scelta di adottare il metodo aperto da parte della Convenzione punta a spostare il più possibile 'verso il basso' il livello di decisione politica.
"Non è possibile -si è sfogato Romano Prodi al termine del vertice di Nizza- che il futuro dell'Europa dipenda da riunioni di capi di Stato esausti, che prendono decisioni cruciali nel cuore della notte."
I quattro punti chiave su cui si incardinano i circa sessanta quesiti di Laeken e che impegneranno la Convenzione, si possono schematicamente indicare così:

1. La divisione di competenze e di poteri tra la UE ed i Paesi membri
2. La semplificazione dei Trattati su cui poggia l'Unione
3. Lo statuto della Carta dei diritti fondamentali
4. Il ruolo del Parlamento europeo e di quelli nazionali nella futura struttura istituzionale dell'Europa

Ma cerchiamo di vedere più in dettaglio le questioni ed i nodi che la Convenzione sarà chiamata a sciogliere.

Le competenze nell'Unione.

Il primo grappolo di questioni sta nel 'chi fa cosa'. Quali dovranno essere le competenze esclusive dell'Unione, quelle proprie degli Stati membri e quelle condivise?

In che modo applicare al meglio il principio di sussidiarietà: cioè quali sono i livelli ai quali le diverse competenze possono essere attuate più efficacemente?

La nuova ripartizione delle competenze dovrà essere chiara e trasparente per i cittadini e rispondere alle loro aspettative. Cosa è opportuno che sia attribuito all'Unione e cosa agli Stati membri, anche in materie importanti come la difesa, la politica estera, la cooperazione nella giustizia.

Come rafforzare la cooperazione economica e coordinare più efficacemente le misure contro l'esclusione sociale e quelle per la salute, l'ambiente, la sicurezza alimentare? Occorre lasciare la gestione e l'esecuzione delle misure comunitarie solo agli Stati membri? O è preferibile che le competenze degli Stati siano ridefinite per favorire un più efficace livello di governo su scala macro-regionale?

Più democrazia nell'Unione

Obiettivo centrale: rafforzare la legittimità democratica dell'Unione. A questo puntano le domande che riguardano le istituzioni comunitarie, i parlamenti nazionali ed i meccanismi decisionali.

Ad esempio, per quanto riguarda l'Unione europea: come accrescere la legittimità e la trasparenza delle istituzioni comunitarie? Come rafforzare l'efficienza della Commissione? Chi dovrà eleggere il presidente della Commissione: il Consiglio, il Parlamento o direttamente i cittadini?

Vanno aumentati i poteri del Parlamento europeo e vanno riviste le modalità di elezione dei suoi membri? Va rafforzato il ruolo del Consiglio? E come si può garantire il controllo reciproco tra le istituzioni?

E per i Parlamenti nazionali, devono essere rappresentati in una nuova istituzione che affianchi Consiglio e Parlamento europeo? Devono avere un ruolo nei settori non di competenza del Parlamento europeo? Deve toccare a loro verificare preliminarmente che venga rispettato il principio di sussidiarietà?

Sui meccanismi decisionali. Come garantire l'efficienza e l'efficacia del funzionamento delle istituzioni europee con un'Unione che potrebbe arrivare a una trentina di Stati membri? Devono essere estese le decisioni per le quali sia prevista la maggioranza qualificata? Deve rimanere invariato oppure deve essere modificato il sistema dei semestri di presidenza? Come dare più coerenza alla politica estera comune, e come far rappresentare l'Unione nei consessi internazionali?

Semplificare gli strumenti.

Il processo di unificazione e le modifiche dei Trattati hanno portato ad un proliferare degli strumenti e degli orientamenti, che devono quindi essere circoscritti e ridotti.

In particolare: occorre distinguere tra misure legislative e di attuazione? È utile ridurre il numero di strumenti legislativi: norme direttamente applicabili, legislazione-quadro e strumenti non vincolanti? È auspicabile un maggior ricorso alla legislazione-quadro, per lasciare maggior autonomia agli Stati membri nel conseguimento degli obiettivi? Per quali materie il coordinamento aperto ed il mutuo riconoscimento sono gli strumenti più adatti? Quanto deve valere il principio di proporzionalità?

Verso una Costituzione europea

La domanda centrale, in questo capitolo, è quale testo dovrà sostituire i Trattati oggi in vigore? Va rivista la distinzione tra Unione e Comunità? E la suddivisione in tre pilastri? Va istituito un Trattato di base ed altre disposizioni da esso distinte?

La Carta dei diritti fondamentali va inserita nel trattato di base? Quali dovrebbero essere gli elementi essenziali di questa legge fondamentale: i valori che l'Unione promuove, i diritti ed i doveri fondamentali dei cittadini, i rapporti tra i Paesi membri all'interno dell'Unione?

Si tratta di quesiti decisivi, come si vede, e dalle risposte che ad essi saranno date si scioglieranno almeno alcuni dei nodi relativi al futuro dell'Unione Europea.