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Gaddo de Anna
già Segretario cittadino PdCI Udine
A Udine il 31/3/2005 si è tenuto un convegno - promosso dal PdCI - tendente ad illustrare le barriere architettoniche presenti ad impedire un normale utilizzo dei bancomat, da parte di invalidi e non vedenti.
Ecco le considerazioni che ci hanno portato ad affrontare quest’argomento.
Tante le barriere esistenti: elencarle tutte sarebbe pressoché impossibile.
E questo perché nascono dalla grande madre di tutte le barriere: la mente umana.
O meglio, da quella emanazione della mente umana che è la Ragione, troppo spesso confusa con l’Intelligenza, che è un’altra cosa.
Perché l’Intelligenza è solo una modalità, peraltro molto spesso trascurata.
Non il soggetto principale che è, invece, appunto la Ragione.
Alle volte supportata da un suo elemento complementare: la Fantasia.
Come questa è stata in grado di generare morbide sculture, emozionanti dipinti, avvolgenti musiche, affascinanti letterature, altissime opere d’arte e opere di grandissimo ingegno tecnico, è riuscita anche ad essere assai faconda nell’immaginare incredibili torture, inaffrontabili nefandezze, sistemiche uccisioni singole e di massa, assurde sofferenze cinicamente inferte, acuti dolori, non solo fisici, ma comunque procurati.
Tutte cose che, nel bene e nel male, vanno oltre la natura e quindi aldilà del bene e del male, per dirla con Nietzsche.
Perché la Ragione è un errore della Natura ed il suo sorgere, il suo svilupparsi nel tempo, sono sfuggiti al controllo della Natura stessa ed alle sue finalità primarie che sono di protezione della vita.
Anche se questo può apparire un altro discorso, in effetti ci aiuta a capire come una maligna immaginazione possa essere variegata nelle soluzioni.
E anche i bancomat, assieme alle strutture che li contengono, ne sono un’espressione molto evidente.
Forse non sono la barriera con la B maiuscola, quella contro cui cozza ad ogni momento chi si muove in carrozzina, o la barriera che deve a tentoni affrontare chi non vede, o che deve faticosamente superare la donna incinta oppure la madre (o il padre) con un piccolo nel passeggino.
Ma fanno certamente parte di quei momenti di disuguaglianza, procurata ed imposta, qualche volta per distrazione, ma il più delle volte per ignoranza.
Nel senso dell’ignorare, del non sapere; ma un po’ anche del non curarsene.
E quindi, come tutti i momenti di disuguaglianza, anche il bancomat, per come è strutturato, è una barriera da abbattere assieme a quel “non sapere” di cui è figlia.
La lobby interessata in primis a tutto ciò è quella bancaria, mai particolarmente sensibile verso le esigenze sociali, salvo ciò non comporti un ritorno d’immagine, spesso chiave d’accesso a nuovi business.
Ma anche Poste Italiane, imitatrici di banche, pur senza esserlo.
Tante e tali le varietà e le combinazioni di barriere, che sono presenti ad impedire una qualche fruibilità degli sportelli bancomat, che senza dubbio non derivano solo dalla noncuranza: troppa la fantasia necessaria e troppa sottile cattiveria sarebbero state necessarie per raggiungere tali traguardi.
80 circa i bancomat presenti nella città di Udine; addirittura 4 quelli accessibili e fruibili.
Dato inversamente proporzionale all’entità del tasso di inciviltà che da ciò ne deriva e che rende minus chi minus non è, soprattutto come dignità e diritto.
Perché proprio i bancomat?
Perché, alla fine della corsa, essere comunisti, oltre che mangiare i bambini, seminare terrore, miseria, fame, morte e malattie, significa anche operare perché l’uguaglianza non sia solo una chiacchiera ma un dato di fatto e perché la civiltà ed il rispetto verso gli altri non siano scienze occulte.
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