IL NOSTRO PROGRAMMA
IN SINTESI
L'avvio del processo rivoluzionario di trasformazione della società della
crescita e del consumo illimitato a una società della decrescita non può più attendere.
Infatti, mentre la prima trae la propria linfa vitale dalla disgregazione
delle relazioni sociali tradizionali (la famiglia, la piazza, il
campanile) mutandole in rapporti impersonali e asociali nei quali
trionfa il mercato delle grandi organizzazioni, impegnate nell'aumentare
la propria competitività e
i propri profitti, senza preoccuparsi dei costi sociali, economici
e umani di lungo periodo a recando con sé morte, sofferenza,
ingiustizia nel mondo, la società della decrescita è quella
nella quale i valori culturali attuali vengono completamente sovvertiti
di talchè - come
insegna Serge Latouche -
all'egoismo si sostituirà l'altruismo,
la cooperazione alla concorrenza, il piacere del tempo libero all'ossessione
del lavoro, la cura della vita sociale al consumo illimitato,
il locale al globale, il bello all'efficiente, il ragionevole
al razionale.
La società dello sviluppo economico e della crescita produce
precarietà nel lavoro, insicurezza del futuro, disagio,
impoverimento dell'ambiente in cui viviamo, cambiamenti climatici,
aumento della
povertà e il tutto in nome di una ricchezza sempre più concentrata
nelle mani di pochi individui.
Dobbiamo riappropriarci del nostro territorio e
della nostra storia, del nostro tempo, della nostra cultura e della
nostra umanità, della nostra capacità di
decidere autonomamente per noi stessi e per
le generazioni che ci seguiranno le scelte che interessano il nostro
territorio e la nostra comunità.
Il
mondo non è più depredabile, né nelle sue risorse
naturali, né nelle sue ricchezze umane di cui tutti noi siamo
nello stesso tempo proprietari e custodi per i nostri figli e per
coloro che verranno.
Ambiente
La cultura politica dominante nel mondo occidentale,
tanto a destra quanto a sinistra,
riconosce nel primato dell'economia classica della crescita del
prodotto interno lordo il livello di
benessere collettivo.
Noi proponiamo l'eliminazione del PIL come indicatore di benessere
e la sua sostituzione con
indicatori relativi alla qualità ambientale, urbana, territoriale,
sociale e al riconoscimento delle
diversità e delle culture.
Concretamente, noi sosteniamo:
• Centralità dell'agricoltura come
risposta ai bisogni essenziali: cibo, arredo e indumenti.
Valorizzazione dell'agricoltura locale di qualità e in particolare
dell'agricoltura di montagna.
No agli OGM. Difesa degli agricoltori e degli allevatori locali
mediante l'istituzione di
mercati di vendita diretta in ogni città. Consumo nelle
mense scolastiche di prodotti
locali.
• Uso parsimonioso dei beni della terra.
Gestione e proprietà pubblica
dell'acqua. Riduzione
dei consumi e dell'uso di energia elettrica. Incentivi tariffari
e regolamenti comunali per il
risparmio energetico e le energie rinnovabili
• Raccolta dei rifiuti "porta a porta" con tariffe
differenziate premianti per le famiglie che
producono meno rifiuti.
Lavoro
La pesante offensiva prodotta contro il mondo cooperativo
non ne ha intaccato il valore
e anzi rafforza la necessità di riaffermarne il ruolo indispensabile
per un'economia e una socialità
più giusta.
Noi sosteniamo in particolare l'imprenditoria
cooperativa perchè risponde a bisogni
tipici dei cittadini che le danno vita; e quindi vive direttamente
le problematiche sociale le questioni
dei territori e degli ambienti; specularmente, la cooperativa deve
essere vissuta come soggetto che
merita fiducia da parte dei decisori locali. Questo elemento produce
un comportamento virtuoso
anche rispetto alla possibilità di delocalizzare; è chiaro
che una impresa cooperativa ha una
relazione più forte con il territorio, costituendo una garanzia
di lavoro sul posto e non alla ricerca di
localizzazioni diverse. Quindi, la funzione prima della cooperativa è quella
di far partecipare il
cittadino - in veste di lavoratore, utente, imprenditore - alla
vita dell'impresa; per cui c'è una
valorizzazione dell'individuo non tanto e non solo come apportatore
di manodopera, ma come
cittadino intelligente in grado di intendere e di conoscere i processi,
di apportare un suo specifico
contributo e, di conseguenza, di assumere una propria responsabilità.
Ma proprio per queste ragioni, noi riteniamo che la cooperativa
debba mantenere le dimensioni più
consone alla sua natura e perpetuare quel rapporto di personalizzazione
e di radicamento che ne
costituiscono, appunto, il principale valore fondante.
D'altra parte, la società della decrescita non può prescindere
dallo spostamento del baricentro
dell'economia dal mercato globale a quello regionale e locale.
Solidarietà
Riteniamo fondamentale liberarci
dal nominalismo diffuso con cui si usa il termine
solidarietà anche da parte di chi contribuisce in modo strutturale
al sistema di ingiustizia; e anche
da quella concezione e prassi di bontà paternalistica, assistenziale,
occasionale.
La solidarietà intesa nel senso profondo inizia dal prendere
a cuore, dal partecipare con le
emozioni e la ragione al dramma delle vittime, dell'ingiustizia
e della fame; delle violenze e delle
guerre, delle discriminazioni ed esclusioni, delle indifferenze
e delle diverse forme di razzismo.
La solidarietà autentica pretende analisi e riflessioni
sulle cause, prevenzione, interventi culturali,
istituzionali e politici che incidano sul sistema di ingiustizia,
violenza, guerre, discriminazioni; nel
contempo la vera solidarietà coinvolge in presenza e organizzazione
di volontariato cosciente
culturalmente e politicamente che intervengono in situazioni concrete
senza dimenticare le cause e
il fine di costruire insieme un mondo più umano.
Non può esserci autentica solidarietà senza l'impegno
per la giustizia, i diritti, la legalità; non può
attuarsi in modo veritiero senza unire strutturalmente le comunità locali
in cui viviamo a tutte le
comunità del Pianeta, coinvolti dall'interdipendenza planetaria.
La solidarietà significa prendere a cuore, prendersi cura,
accompagnare le persone che per
diversi motivi e in particolari situazioni fanno più fatica
a vivere in questa società: dai bambini, agli
adolescenti, ai giovani, alle donne, agli anziani; a coloro che
sono coinvolti dalla dipendenza e
cercano di liberarsene a chi è ammalato, a chi si trova
in carcere o ne è uscito; ai disabili, agli
stranieri in difficoltà.
La solidarietà così intesa
e praticata non è un'opzione umana, culturale,
istituzionale e politica possibile, bensì fondamentale,
costitutiva, dirimente. Una politica in cui sia
assente la solidarietà così intesa non è politica,
proprio perché perde la sua motivazione e il suo fine
di governare la polis, cioè la città, il territorio.
Autonomia
Intendiamo per autonomia
l'autodemocrazia o l'autogoverno che si esprime
mediante la costituzionalizzazione di istituti di decisione affiancati
agli istituti di democrazia
delegata.
Vogliamo rendere parte integrante del processo di decisione - nei
piani, nei progetti e nelle politiche -
percorsi partecipativi strutturati, integrando gli impegni della
Carta di Aalborg e
delle Agende 21 locali negli strumenti di governo ordinario del territorio, dell'ambiente
e della gestione economica.
Si tratta di attuare concretamente il superamento della logica
dell'esercizio di democrazia ristretto
al momento del voto e dare realtà a concetti di partecipazione
attiva e democrazia diretta, capaci di
produrre politiche pubbliche più efficaci nei confronti
dei soggetti più deboli, mediante il loro pieno e
diretto coinvolgimento. Il coinvolgimento di una maggiore pluralità di
soggetti costituisce inoltre
un'occasione per ampliare la conoscenza del locale, acquisendo
rappresentazioni dei problemi che
difficilmente possono essere interpretate attraverso mediazioni
tecnico - scientifiche o politico -
burocratiche. Fra i molteplici punti di vista sottorapresentati
che caratterizzano la gestione dello
sviluppo locale, oltre a quello "di genere" vi sono ad
esempio quelli degli anziani, degli immigrati, dei
bambini, del mondo rurale, tutti soggetti che rivestono primaria
importanza nella cura del
territorio e nelle misure del buon vivere.
Pace
La questione della pace non è una
fra le altre, bensì quella costitutiva, dirimente tutte
le
altre: riguarda infatti la dimensione personale e relazionale;
quella economica, culturale, etica,
istituzionale, politica e religiosa.
Comprende i diritti della persona e di ogni comunità e popolo;
la giustizia, la legalità, la sicurezza per
ciascuno e per tutti.
La Pace è l'aspirazione più profonda, ampia e permanente
dell'umanità e la guerra ne è il
tradimento più grave e diffuso. In questa continua lacerazione
si colloca l'urgenza dell'impegno
personale e comunitario, culturale, istituzionale e politico, nelle
comunità locali, nei parlamenti
nazionali, in quello europeo, nell'ONU dei popoli da riformare
con urgenza.
Purtroppo, negli ultimi anni in modo drammatico, la guerra è stata
ripristinata come strumento "naturale" necessario, dopo
che era stata espulsa dalla storia con l'istituzione dell'ONU.
Come
conseguenza la produzione e il commercio delle armi sono in aumento,
la violazione dei diritti e del
diritto internazionale sono una realtà drammatica, accettata
con acquiescenza, non con lo sdegno e
l'impegno necessari. Si ritiene illusoriamente ed erroneamente
che le varie forme di violenza e di
terrorismo possono essere superate con una violenza ancor più grande;
ma come dimostra la
tragedia dell'Iraq la violenza produce violenza, la guerra uccide,
ferisce, distrugge, scava solchi di
distanza, rancore, odio.
Ribadiamo la fondamentale importanza della cultura della
non violenza attiva e della costruzione
della Pace, attivando energie spirituali e culturali, impegni istituzionali
e politici a livello locale e
planetario. È indispensabile per tutti crescere nella disponibilità al
dialogo, alla trattativa
intelligente, allo scambio, alla cooperazione; superare l'inimicizia
e riconvertire l'industria bellica in
progetti di sviluppo rispettoso delle autonomie e dell'ambiente
vitale è la
nostra prospettiva.
Ci
impegniamo per un mondo senza nemici e senza armi,
dove ciascuna persona e ciascun popolo
possono essere riconosciuti nella loro dignità e riconoscere
la dignità altrui.