Un esercito di cavalieri, dicono alcuni,
altri di fanti, altri di navi,
sia sulla terra nera la cosa più bella:
io dico, ciò che si ama


Saffo

"Dolce-ridente Saffo coronata di viole" la chiamò Alceo di Mitilene, che ebbe la fortuna di conoscere quella che è considerata la più grande poetessa mai vissuta.

Nacque ad Efeso nel 612 a. C. e morì nel 580., ma le notizie sulla sua vita sono scarse e poco attendibili.

Di origine aristocratica visse e morì nel principale centro dell’isola di Lesbo, Militene, tranne un breve periodo di esilio in Sicilia.
Compose in dialetto eolico inni, odi e epitalami (componimenti poetici in onore degli sposi) usando metri vari: celebre l'ode sugli effetti della passione, che fu rielaborata da Catullo nel Carme 51.
Molti degli epitalami furono scritti dalla poetessa nel momento in cui le ragazze che insieme a lei facevano parte della comunità legata al culto di Afrodite, Tiasos, si distaccavano da lei per sposarsi: allora avveniva la confessione sincera e la scrittura dei versi rappresentava il momento in cui l’amore di Saffo si rivelava.
L'amore è in lei il tema dominante e viene raffigurato come forza che sconvolge i sensi e la mente, e che trova le sue occasioni poetiche nella gelosia o nella contemplazione della bellezza delle fanciulle; non mancano però versi dedicati alla natura, ad Afrodite o alla figlia Cleide e al fratello.

Celebratissima fin dall’antichità, la sua figura fu presto avvolta da caratteri leggendari: celebre è il mistero del suo suicidio per un amore non corrisposto.