Cindy
Sheehan non è un'illustre scienziata, né una scrittrice
di fama, e fino a qualche tempo fa il suo nome era del tutto
sconosciuto.
È solo una madre che ha perso il figlio nella guerra in
Iraq.
Ma se è vero che chi salva una vita salva l'intera umanità, chi
ha visto il proprio figlio morire in guerra ha dentro di sè
tutto il dolore del mondo.
Quello che è realmente
successo: una lettera di Cindy Sheehan
31 gennaio 2006
Cari amici,
come già saprete, la sera di martedì sono
stata arrestata poco prima dell'inizio del discorso annuale del
presidente sullo stato dell'Unione.
Sono senza parole e furibonda per quello che è successo,
oltre che piena di dolore per quello che abbiamo perso nel nostro
paese.
Ci sono state menzogne da parte della polizia
e distorsioni da parte della stampa. (Sorpresa!)
Desidero quindi
raccontarvi quello che è realmente successo.
Nel pomeriggio, durante l'incontro "The People's
State of the Union Address" a Washington D.C. dove mi accompagnavano
i deputati Lynn Woolsey e John Conyers, Ann Wright, Malik Rahim
e John Cavanagh, la Woolsey mi ha consegnato un biglietto per
assistere al discorso di Bush quella sera. In quel momento indossavo
una maglietta con la scritta: 2245 morti. Quanti altri ancora??
Dopo la conferenza stampa del People's State
of the Union, mi sono chiesta se volevo realmente recarmi ad
ascoltare il discorso di Bush al Campidoglio, perché l'idea
non mi piaceva. Sapevo che George Bush avrebbe detto delle cose
che mi avrebbero ferita e mi avrebbero irritata e sapevo che
non potevo interropere il discorso perché Lynn Woolsey
mi aveva dato il biglietto e non volevo mancarle di rispetto.
Avevo infatti già dato il biglietto a John Bruhns che
fa parte di Iraq Veterans Against
the War. L'ufficio stampa di
Woolsey aveva però già contattato i media e tutti
sapevano della mia presenza, mi sono quindi fatta coraggio e
sono andata.
Mi sono fatta ridare il biglietto da John Bruhns
e mi sono incontrata con un rappresentante dello staff del deputato
Barbara Lee nel Longworth Congressional Office Building e ci
siamo recati al Campidoglio tramite i passaggi sotterranei. Ho
superato due controlli di sicurezza.
Il mio biglietto era per la quinta galleria,
prima fila, quarto posto. La persona che mi avrebbe arrestato
pochi minuti dopo, mi ha aiutato a trovare il mio posto.
Mi ero appena seduta e sentivo caldo dopo aver
fatto tre piani di scale a piedi ed ho quindi aperto la felpa.
Mi sono girata verso la destra mentre me la toglievo e lo stesso
poliziotto ha visto la maglietta e ha gridato "Manifestante!" È venuto
di corsa, mi ha trascinato via dal mio posto e violentemente
(tenendomi le mani dietro le spalle) mi ha spinto su per le scale.
Gli ho detto qualcosa come: "Sto andando,
perché questi
modi così violenti?" A proposito, il suo nome è Mike
Weight.
Il poliziotto correva con me verso l'ascensore
gridando a tutti "lasciate passare". Quando siamo arrivati
all'ascensore, mi ha messo le manette e mi ha portato fuori per
aspettare l'arrivo della polizia. Uscendo dal palazzo qualcuno
ha detto, "Quella è Cindy
Sheehan". E allora il poliziotto mi ha detto di fare attenzione
ai gradini. Ho risposto: "Non era così preoccupato
prima, mentre mi trascinava su per le scale". Al che ha risposto: "Perché stava
manifestando". Incredibile, mi trascinano fuori dalla Camera,
la nostra Camera, perché "manifestavo".
Nessuno mi aveva detto che non potevo portare
quella maglietta alla Camera. Nessuno mi ha chiesto di toglierla
né di chiudere la giacca. Se me l'avessero chiesto, l'avrei
fatto, e dopo avrei scritto sulla soppressione del mio diritto
di espressione. Sono stata immediatemente e violentemente (ho
i lividi per dimostrarlo) portata via e arrestata per "condotta
illegale".
Dopo avermi catalogato gli effetti personali
e preso le impronte digitali, è arrivato un sergente simpatico
che ha visto la mia maglietta, commentando: "2245
eh? Io sono appena tornato dall'Iraq".
Gli ho spiegato che avevo perso mio figlio in
Iraq. In quel momento, l'enormità di tutto quello che
avevo perso mi ha colpito. Ho perso mio figlio. Ho perso il mio
diritto di espressione, garantito dal Primo emendamento. Ho perso
il paese che amavo. Che fine ha fatto la mia America? Mi sono
messa a piangere dal dolore.
Per quale motivo è morto mio figlio
Casey? Per quale motivo sono morti gli altri 2244 coraggiosi
soldati americani? Per quale motivo decine di migliaia di loro
sono ancora lì? Per questo? Non posso neanche indossare
una maglietta che riporta il numero di soldati uccisi da George
Bush e le sue politiche arroganti e ignoranti.
Indossavo la maglietta per fare una dichiarazione.
La stampa sapeva che sarei stata presente e ho pensato che ogni
tanto mi avrebbe ripresa con la maglietta. Non l'ho indossata
con l'idea di interrompere il discorso, altrimenti avrei aspettato
e aperto la giacca durante il discorso di Bush. Se avessi saputo
quello che succede a persone che indossano magliette che mettono
i neoconservatori a disagio, che sarei stata arrestata, forse
l'avrei pure fatto, ma non l'ho fatto.
Girano tante storie fantasiose su quello che è successo.
Ho incaricato degli avvocati di preparare una
battaglia legale sulla questione della libertà d'espressione.
E farò causa. È ora di riprendere le nostre libertà e
il nostro paese.
Non voglio vivere in un paese che proibisce a
qualunque persona, che abbia pagato o meno il prezzo più alto
per quel paese, di indossare, dire, scrivere o comunicare al
telefono qualsiasi dichiarazione critica sul governo. È per
questo che intendo riprendere le mie libertà. Per questo
non permetterò a Bush di portare via altro né da
me né da voi.
Ringrazio i 200 manifestanti che sono venuti
al carcere mentre ero detenuta per esprimere il loro sostegno...
abbiamo tanto potenziale per fare del bene... c'è molto
di positivo in tanta gente.
Dopo quattro ore di detenzione in due diversi
carceri, sono stata rilasciata. Di nuovo vi dico che sono talmente
sconvolta e arrabbiata che non riesco neanche a pensare.
Continuate a lottare? vi prometto che sarò con
voi.
Con affetto e speranze di pace,
Cindy
(Traduzione di Stephanie Westbrook e Andrea Spila)
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