Aung San Suu Kyi

Nata nel 1945 a Rangoon, in Birmania (questa denominazione, legata ad un’etnia particolare e come tale sgradita alle minoranze spesso in lotta con il potere centrale, è stata abbandonata per assumere il nome ufficiale di Myanmar, etnicamente neutro), Aung San Suu Kyi è la figlia del Generale Aung San, noto come il padre dell'indipendenza birmana.

Dopo aver trascorso molti anni lontana dal proprio paese, nel 1988 vi ha fatto ritorno per assistere la madre malata, lasciando in Inghilterra il marito e i due figli.

A contatto diretto con le difficilissime condizioni del paese, sia dal punto di vista economico che da quello politico, proprio nel 1988 ha visto direttamente l'estremo acuirsi di questi problemi in seguito al colpo di stato dei militari.

Si è quindi impegnata in prima persona contro la dittatura e ben presto riuscì a conquistare la simpatia non solo dell’opposizione, ma di tutta la popolazione birmana: quando infatti nel 1990 la giunta militare convocò le elezioni - per fornire al mondo un'immagine di "normalità" del paese - la Lega Nazionale per la Democrazia, la coalizione guidata da Aung San Suu Kyi, conquistò l’82% dei voti.
Le votazioni furono annullate e Aung San Suu Kyi è stata condannata a sei anni di arresti domiciliari.

Le è stato di fatto impedito di tornare da suo marito che stava morendo di cancro, con la minaccia che se l'avesse fatto non avrebbe poi potuto rientrare in Birmania.

Nel 1991 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace.